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Autore: Avah    10/12/2012    1 recensioni
Margaret si svegliò nel suo letto, madida di sudore, come se avesse appena fatto una doccia. Le lancette luminose della sveglia sul comodino indicavano che erano quasi le due. La porta si aprì delicatamente, e nel rettangolo di luce si stagliò un'ombra nera. Avrebbe voluto gridare, ma tutto il suo corpo sembrava non voler rispondere alla testa. L'ombra entrò nella stanza. Era a meno di due metri da lei.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sognando l'Africa


Finalmente successe. Aveva sognato quel viaggio per anni, e ora si stava avverando. Margaret non stava più nella pelle, o almeno era in quello stato da circa due settimane, da quando la sua migliore amica Jasmin, di origine keniota, le disse che sarebbe tornata dai suoi parenti, e le avrebbe fatto piacere se lei l'avesse accompagnata. Margaret aveva accettato con entusiasmo. Quando mai poteva ripresentarsi un'occasione del genere?
Per quelle due settimane, le due amiche inseparabili non parlarono d'altro: del viaggio in aereo, del clima che si respirava laggiù, dei parenti di Jasmin, di quanto si sarebbero divertite insieme.
Quando, ogni notte, Margaret chiudeva gli occhi, la sua mente viaggiava nel lontano Kenya, tra le sue terre selvagge e le città modernizzate.
Poi, finalmente, arrivò il giorno della partenza. I loro genitori le salutarono con le lacrime agli occhi e mille raccomandazioni, come se dovessero partire per la guerra. Il grande velivolo tolse loro il fiato, e salirono con il cuore in gola per l'emozione, per l'avventura che stava per iniziare.
Sotto di loro, il mare splendeva con le sue mille sfumature di blu, azzurro e verde, mentre piano piano si allontanavano dalla loro vita quotidiana per avventurarsi nelle terre selvagge dell'Africa equatoriale.
Mentre stavano parlando di cosa avrebbero fatto quel giorno, subito dopo aver conosciuto i parenti di Jasmin che sarebbero andati a prenderle all'aeroporto, sentirono uno scoppio, poi l'aereo tremò. Immediatamente, tutti i passeggeri interruppero le loro occupazioni e si avvinghiarono al sedile, chiedendosi che diavolo stesse succedendo.
Dall'interfono si udì la voce del comandante: «Signori e signore, un attimo di attenzione, per favore. Qui è il comandante che vi parla» disse. «Abbiamo avuto un problema con un motore, ma riusciremo comunque a mantenere la rotta e arrivare a destinazione, soltanto impiegheremo più tempo del previsto. Grazie dell'attenzione.»
Sia Margaret che Jasmin non si erano tranquillizzate, e iniziarono a osservare fuori dal finestrino. Improvvisamente videro del fumo grigio, che si allontanava dietro di loro; capirono in un baleno che proveniva dal motore. Non fecero in tempo a chiamare un'hostess, quando ci fu un secondo scoppio e l'aereo ricominciò a tremare, come se si trovasse in una zona di fortissime turbolenze, ma poi si piegò da un lato e iniziò a precipitare. Tutto divenne nero.

Le due amiche si decisero ad aprire gli occhi quando intorno a loro sentirono delle grida e delle lamentele, e un caldo che le faceva avvampare. Riuscirono ad alzarsi e aiutare gli altri passeggeri rimasti incastrati tra le lamiere e i pezzi distrutti dell'aereo. Erano precipitati nel bel mezzo di una fittissima foresta, dove gli alberi si alternavano a minuscole radure, in cui era difficile stare in più di quattro persone.
I sopravvissuti si radunarono e iniziarono a guardarsi intorno, cercando qualcosa che li potesse aiutare. All'improvviso sentirono dei rumori, come di rami calpestati e il fruscio di foglie smosse. Tutti si strinsero istintivamente l'uno all'altro. Si trovarono faccia a faccia con un gruppo di indigeni, evidentemente vestiti da caccia, che puntavano contro di loro le lance dalle lame affilate, ma intuirono che non avevano niente da temere. Si capiva subito che quegli uomini avevano il terrore stampato in viso, così abbassarono le lance, facendo riprendere fiato a quei poveri disgraziati.
Però, a volte, le apparenze ingannano. Né Margaret, né Jasmin, né nessun altro capì cosa successe. Quegli indigeni, che a prima vista sembravano così gentili e non intenzionati a far loro del male, risero in modo beffardo e aizzarono di nuovo le lance, tendendole ben puntate contro le gole dei "bianchi". Li accerchiarono e poi li fecero marciare per un tempo interminabile. Jasmin non ce la fece più e crollò a terra, senza forze. Fece appena in tempo a voltarsi sulla schiena e vedere uno di quei indigeni alzare la lancia per scagliarsi contro di lei, e poi…

Margaret si svegliò nel suo letto, madida di sudore, come se avesse appena fatto una doccia. Le lancette luminose della sveglia sul comodino indicavano che erano quasi le due. La porta si aprì delicatamente, e nel rettangolo di luce si stagliò un'ombra nera. Avrebbe voluto gridare, ma tutto il suo corpo sembrava non voler rispondere alla testa. L'ombra entrò nella stanza. Era a meno di due metri da lei. Quando si fu avvicinata abbastanza, Margaret poté distinguere nitidamente i tratti del volto: era sua madre.
«Che è successo?» le chiese con fare dolce. «Ho sentito la tua voce. Mi sembravi parecchio agitata».
Quando si fu ripresa dalla paura iniziale, si lasciò andare e raccontò dell'incubo che aveva appena avuto. Sua madre la cullò dolcemente.
«Penso che forse sia meglio se rimandiamo il tuo viaggio in Africa, che ne dici?» disse poi, quando la figlia finì di parlare.
"Allora in parte era tutto vero" pensò lei. "Il viaggio era vero, e… e la partenza… la partenza è prevista per domani! Come lo dirò a Jasmin?!"
«Non ti preoccupare, avvertirò io alla tua amica» la voce di sua madre interruppe i suoi pensieri.
«Grazie, mamma» mormorò lei «Credo che per un bel po’ non vorrò sentir parlare di viaggi in aereo, men che meno dell'Africa».
 
***THE END***
  
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