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Autore: MartaJonas    10/12/2012    3 recensioni
Alex adorava il Natale. Adorava quelle luci, adorava quei sorrisi, adorava vedere la figura di Babbo Natale ad ogni vetrina, adorava vedere gli alberi addobbati ad ogni angolo delle strade.
L’unica cosa che non adorava era quel traffico insopportabile di New York. Ovviamente lei si riduceva, come il cinquanta percento degli abitanti della Grande Mela, a comprare i regali di Natale il 23 dicembre, il giorno dell’antivigilia di Natale.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Joe Jonas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cold December Night


 

 

November 2013

 

La pioggia di quella mattina la aveva svegliata. Era di buon umore, estremamente raro, soprattutto così presto. 

Si girò nel letto cautamente, premurandosi di non fare troppo rumore. 

Poi cominciò a fissarlo. I capelli ricci e corvini gli ricoprivano il viso, e gli scendevano fin sopra gli occhi; aveva un sorriso stampato in faccia nonostante stesse ancora dormendo; aveva in viso un’espressione da bambino, forse perché lo era davvero.

Un bambino, infantile, piccolo, egocentrico, ma con un grande, grandissimo pregio: la sincerità.  La verità sapeva dirla in faccia. 

Alexandra fissò il contorno delle labbra del giovane, la barba incolta e il naso all’insù. Sorrise a quella visione, chiudendo gli occhi per un attimo e riuscendo a ricordare ogni dettaglio della sera precedente. I sospiri smorzati, le sue mani ovunque, i suoi baci dolci e passionali. Ricordava ogni singolo particolare. Forse perché aveva aspettato quel momento da fin troppo tempo. 

La ragazza dai capelli lunghi e scuri, scostò la coperta che aveva addosso da un lato e sgattaiolò fuori dal letto, per poi andare a prendere la macchina fotografica rigorosamente marcata “Canon” poggiata sulla scrivania. 

Non sapeva fare foto, non aveva mai saputo farle. O le venivano sfocate, oppure tagliava le teste ai soggetti, o, ancora, succedeva che metà dell’immagine fosse ricoperta da un suo dito invece di raffigurare ciò che voleva. Era un disastro, un completo disastro a fare foto. Ma quella era la macchina fotografica di sua madre, che faceva la fotografa di professione. Aveva vinto concorsi, aveva acquistato fama e successo grazie ai suoi scatti. Mentre Alexandra si chiedeva come fosse possibile che lei non sapeva fare una foto messa a fuoco decentemente, la madre diventava una famosa fotografa. 

La mamma le aveva regalato quella macchia fotografica per il tredicesimo compleanno, augurando alla figlia di “immortalare i suoi attimi di vita più belli” con quella fotocamera, che l’aveva sempre accompagnata.  

Quello era di sicuro uno di quegli attimi. Momento che sarebbe rimasto estremamente privato, ma comunque un momento importante. 

Si avvicinò al letto e scattò una prima foto, poi salì su di esso, tra la coperte bianche, e scattò un’altra foto al moro, poi un’altra più da vicino, poi un’altra ancora. 

All’ennesimo “click” della macchina fotografica il ragazzo si svegliò capendo cosa stesse succedendo. 

-Fermati Alex! – disse con una voce impastata dal sonno, girandosi dall’altro lato e nascondendosi sotto le coperte. La ragazza però non ne voleva sapere di smettere. 

-Smettila! – si lamentò ridendo e guardandola negli occhi verdi e grandi. Lei gli sorrise facendogli un'altra foto. 

-Vieni qui signorina! –disse la il ragazzo cominciandole a fare solletico. Alexandra non si sottrasse a quella presa più di tanto, e finì tra le braccia del moro che la fissava. 

-Non faranno in giro del web queste foto, vero? – chiese fingendosi preoccupato. 

-No, scemo. – rise lei. – anche se te lo meriteresti. 

-E perché? – chiese baciandole una spalla. 

-Perché una volta tu eri Mr. “non mi innamorerò mai di te”, e poi siamo finiti a letto insieme. – rispose lei. – e poi anche perché invece di incoraggiarmi a farti foto mi dici “ Smettila!” – disse rifacendo l’imitazione della voce assonnata del ragazzo. 

-Quello sarei io? – chiese il moro, lei annuì. Il giovane cominciò a farle solletico, fino a farla ridere di gusto e a far si che lo pregasse di smettere. 

-E comunque mi pare che non ti sia dispiaciuto ieri sera – disse il ragazzo. Lei alzò le spalle sorridendo. 

-E mi pare anche che non ti dispiaccia se stiamo insieme – osservò il moro. 

-Per ora no … - disse la ragazza – ma Joseph, ti prego, non farmi pentire delle mie scelte. Non farmi pensare che alla festa del college di ieri sera sarei dovuta andarmene via da sola, e non con il mio migliore amico dai tempi del liceo. 

Ora la ragazza era seria, e guardava il giovane dritto negli occhi. 

-Non lo farò – promise Joe, lasciandole un dolce bacio sulla punta del naso. – Forza, ora fammi vedere le foto che mi hai fatto!  Disse rubandole la macchina fotografica. 

Le osservò per un po’, poi diede la sentenza. 

-O le cancelli, o le chiudi in una cartella segreta con password in un computer rotto. – disse spaventato. 

-Preferisco la seconda opzione – rispose la ragazza riappropriandosi della sua Canon, dopo avergli rubato un altro bacio. 

 

 

*

 

September 2015

 

Erano già passati 30 minuti dalle 10 del mattino, che era l’orario dell’appuntamento che Joseph le aveva dato. 

Alex tamburellava le dita sul tavolo dello Starbucks tra la quinta e la diciannovesima strada in un’umida mattina di New York. 

Odiava aspettare, Joseph lo sapeva, ma lui continuava ad arrivare in ritardo. 

Se entro i dieci minuti successivi non fosse arrivato, Alexandra se ne sarebbe dovuta andare. Non perché non voleva restare ad aspettarlo, ma perché se non fosse tornata al suo articolo di giornale sugli scontri in Medio Oriente, probabilmente qualcun altro lo avrebbe consegnato prima di lei. 

Anche se, visto il tono e l’entusiasmo con cui l’aveva chiamata, era curiosissima delle novità che doveva raccontarle. 

Sbuffò di nuovo finendo quello che era rimasto del suo frappuccino. 

-Ehi!  - finalmente sentì la sua voce provenire alle sue spalle.

-Ce l’hai fatta! – disse la ragazza enfatizzando – arriverai mai in orario ad un appuntamento? 

-Mmmmmh non credo – disse sedendosi di fronte a lei. – è una battaglia persa in partenza ormai. 

Joseph poggiò la cartellina piena di schizzi sul tavolo, e chiese al bancone di preparargli un caffè. 

-Quante ne hai presi di caffè da stamattina? – chiese la ragazza vedendo le occhiaie del giovane, dietro gli occhiali spessi dalla montatura nera, che portava. 

-Tre  … o quattro – rispose aspettandosi la solita ramanzina dall’amica 

-Ti viene la pressione alta se continui così! – lo rimproverò – quante volte te lo devo dire?!

-Lo so, lo so – rispose, scostandosi i capelli lunghi e ricci che gli ricoprivano la testa –ma dovevo finire un quadro ieri, avevo l’ispirazione!

-A proposito, come va? – disse indicando la cartella che aveva poco prima appoggiato lì vicino. 

-Più o meno – affermò – Ho un paio di commissioni, e tre mostre in programma. – disse sorridendo.

Joseph era un artista. Sì, un vero artista, libero professionista. Faceva quadri, sculture, e schizzi di ogni genere. Ed era bravo, bravissimo. Alex adorava vederlo all’opera, infatti trascorreva pomeriggi interi a guardarlo pitturare, o semplicemente impazziva osservando i suoi album degli schizzi. 

-Ne sono felice! – rispose lei – posso vedere? – disse indicando la cartella stracolma di fogli. 

-Fanno abbastanza schifo in realtà. – affermò – però se vuoi …

Alexandra non se lo fece ripetere due volte, e aprì la cartellina immergendosi in quegli schizzi, in quei colori, in quelle linee, in quei visi. 

C’era Joseph in ogni singolo soggetto. Ormai lo conosceva talmente bene da poter individuare perché avesse scelto un soggetto invece di un altro. 

-Diventi sempre più bravo, Joe. – disse, e vide gli occhi del giovane brillare. 

-Non sono niente di che, li ho presi molto velocemente – rispose il moro

-Non sto scherzando Joe, sono bellissimi. – affermò – sarà che io non so neanche disegnare un fiore, ma ogni volta, cavolo, mi incanti con quello che fai. 

-Grazie, davvero  -Joseph sorrise, mentre Alex metteva apposto le creazioni dell’amico. 

-Forza, che mi dovevi dire? Dimmi la grande novità! – lo incoraggiò la ragazza mettendosi a braccia conserte. 

Joe fece un sorriso, che poi cercò di reprimere. 

-Sto con una ragazza – affermò il giovane. 

Alex credé che un colpo di pistola dritto al cuore avrebbe fatto meno male di quella notizia. 

-Questa è davvero quella giusta, Alex. – continuò entusiasta il moro. – si chiama Jess, è semplice, bella, bellissima. Ha una buona famiglia, una sorella più piccola. Lavora come architetto in una azienda. È a dir poco perfetta. 

Alex non credeva di poter sentirsi più insignificante e inutile dell’ultima volta in cui Joseph aveva avuto una ragazza. L’ultima volta era stata più rabbia, per più ragioni. In quel momento, invece, il suo migliore amico, di cui era innamorata dal momento in cui l’aveva visto per la prima volta, sembrava davvero entusiasta, felice di quella situazione. E tutto ciò le faceva male, malissimo. 

-Hai una sua foto? – chiese con un sorriso. Alex si chiese come fosse riuscita a fingere così bene, mentre Joseph le mostrava la foto di quella ragazza che sembrava davvero la perfezione in persona. 

Che quella era “davvero quella giusta” l’aveva sentito a dir poco all’inizio di ogni relazione in cui si era messo in mezzo il suo amico, eppure quella volta Joseph era grande, era adulto ormai. Non aveva più una testa da sedicenne, e da come gliel’aveva descritta, quella non sarebbe stata una relazione superficiale, né sarebbe durata poco. 

-Lei è davvero bella – commentò Alexandra fissando i capelli biondissimi e gli occhi azzurri della giovane, prima di riconsegnare il cellulare al ragazzo – Le vuoi davvero bene, non è vero? 

Lo guardò negli occhi, e quando le rispose che sì, la amava davvero, vide che non c’era ombra di falsità nei suoi occhi. 

Una parte di lei, quella ipocrita e egoista, avrebbe preferito urlargli contro e dirgli che quella non era la ragazza per lui, e che lei era innamorata di lui da sempre. 

L’altra parte di lei, quella che le voleva più bene di  quanto ne volesse a se stessa, quella che voleva solo che lui stesse bene, quella che voleva star male lei pur di far felice lui, prevalse su tutto. 

-Sono davvero felicissima per voi, Joe. – disse poggiando una mano su quella del ragazzo. – vi auguro il meglio, davvero. 

Gli sorrise, e il ragazzo rispose allo stesso modo. 

 

*

 

December 2015

 

Alex adorava il Natale. Adorava quelle luci, adorava quei sorrisi, adorava vedere la figura di Babbo Natale ad ogni vetrina, adorava vedere gli alberi addobbati ad ogni angolo delle strade. 

L’unica cosa che non adorava era quel traffico insopportabile di New York. Ovviamente lei si riduceva, come il cinquanta percento degli abitanti della Grande Mela, a comprare i regali di Natale il 23 dicembre, il giorno dell’antivigilia di Natale. 

Mentre camminava per quelle strade affollate, con una decina di pacchi in mano, sentì il cellulare vibrarle nella tasca dei jeans. 

Imprecò, prima di trovare una panchina libera dove lasciare le buste. Si tolse i guanti e li buttò in un sacchetto, e finalmente riuscì a rispondere al telefono. 

-Pronto! – disse con voce estremamente felice. 

-Alex! – esclamò il ragazzo dall’altro capo del telefono. 

-Joe! Dimmi! – disse sedendosi tra i pacchi regalo che aveva comprato poco prima.

-Ascolta … - cominciò il ragazzo, poi sospirò – Non ce la faccio a venire – disse il ragazzo. 

L’umore della ragazza mutò in un attimo. Il sorriso scomparve e si trasformò completamente. 

Lei e Joseph si dovevano vedere quella sera, come ogni sera dell’Antivigilia di Natale per scambiarsi i regali che sarebbero stati aperti soltanto la notte di Natale. 

Da quando si erano conosciuti non era passato un solo anno in cui quello non fosse avvenuto lo “scambio dei regali”. 

-Ma … come mai? – disse cercando di nascondere inutilmente il suo vero stato d’animo. 

-Hanno cancellato l’unico volo per Dallas di domani mattina per un guasto al motore dell’aereo, e l’unico rimasto parte stasera alle nove. – spiegò il ragazzo rassegnato. I genitori di Joseph si erano trasferiti da qualche anno dalla loro casa in New Jersey in una più grande e spaziosa, e anche più economica, a Dallas, e come ogni Natale  la casa dei genitori era quella in cui si riuniva tutta la grande famiglia Jonas. 

-Non ce la fai proprio a venire? – chiese cercando di non far sembrare troppo disperata con quella sua voce che tremava ad ogni parola che pronunciava. Se fosse stata una bambina di 7 anni, quello sarebbe stato uno dei tipici momenti in cui piangere come una disperata. Ma non poteva, non aveva più 7 anni. 

-No Alex, non sai quanto mi dispiace … – disse con voce davvero dispiaciuta il ragazzo. 

-Dai, non fa niente Joe … - Alexandra diceva una cosa, anche se avrebbe voluto urlarne un’altra. – Significa che ci scambieremo i regali quando tornerai dal Texas. A proposito, salutami tutti. È da tantissimo che non vedo i tuoi genitori,e i tuoi fratelli. 

-Certo. Porterò a tutti i tuoi saluti Alex, e tu porta i miei alla tua famiglia. – si premurò di ricordarle il moro. 

-Ovviamente! – disse fingendo entusiasmo. Alex finì per considerarsi una buona attrice per come sapeva fingere allegria anche se era tutt’altro che allegra. 

-Ora devo andare Alex, ci sentiamo, e … buon Natale! – le augurò il ragazzo con tutta la dolcezza del mondo. 

-Buon Natale anche a te Joe – disse la ragazza prima di chiudere la chiamata. 

Sospirò prima di rimettere il suo cellulare nella tasca dei jeans, alzarsi, e riprendere in mano le buste che aveva appoggiato alla panchina. 

Ricominciò a camminare, e a pensare che da quando si era fidanzato l’aveva visto sempre di meno. Forse perché il suo lavoro cominciava ad ingranare, o forse perché quella era davvero una relazione seria e lei ne era tagliata fuori, ne sarebbe sempre stata tagliata fuori. Aveva incontrato Jess, un paio di mesi prima, ed era esattamente come l’aveva immaginata: perfetta in ogni suo singolo dettaglio. Era la donna per lui, e ora che avrebbe passato le vacanze di Natale con lui e la sua famiglia si rendeva conto che quella sarebbe potuta essere quella giusta per lui. Non era invidiosa, soltanto gelosa di ciò che per un po’, tempo prima, era stato suo, solamente suo. 

Alex sentì qualcosa di freddo poggiarsi sulla sua mano, ma soltanto quando i suoi capelli cominciarono ad essere coperti di piccole palline di ghiaccio si rese conto che stesse nevicando, e non poco. 

Quello sarebbe stato un Natale sotto la neve, un altro Natale sotto la neve da passare in New Jersey con la sua famiglia. Magari sotto le coperte, cantando canzoni intorno al pianoforte. 

Non credeva che le sarebbe mai potuto mancare così tanto il loro annuale scambio di regali; probabilmente era il solo fatto di non poterlo rivedere a farla stare male. 

Si ritrovò davanti alla porta del suo appartamento in pochi secondi, e anche se il suo shopping non era davvero concluso. Salì le scale e aprì la porta. 

Non era tutto buio come si aspettava, c’era un fonte di luce, proprio in soggiorno. Posò le buste che aveva in mano all’ingresso, senza preoccuparsi che fine avrebbero potuto fare. Avanzò piano, e si ritrovò il suo intero monolocale ricoperto di luci di Natale. Erano ovunque: in salotto, in cucina, nel tinello, e forse anche in bagno. Il cuore della ragazza cominciò a battere dell’impazzata, non sapendo cosa pensare. Poi si avvicinò al tavolo della stanza da pranzo. C’era una rosa rossa, e una piccola candela dello stesso colore e a forma di cuore. 

-Ti piace?-  disse una voce che proveniva dalle sue spalle, che le fece prendere uno spavento ma che riconobbe subito. 

-Joseph … ma … - disse la ragazza. 

-Mi hai sempre detto che avevi soltanto un triste albero di Natale qui, e neanche una vera decorazione Natalizia, nonostante tu le ami da morire, quindi se questo è il mio regalo di Natale spero che non ti dispiaccia. – la sua voce in quella luce fioca di quella stanza non faceva vedere per intero il suo viso. Il che lo rendeva ancora più affascinante di quanto non lo fosse già. 

Alex era completamente sconvolta. 

-Se non ti piace, ho comunque un altro regalo per te. – disse il ragazzo. 

-Ma … ma tu non dovevi partire? – chiese la giovane abbastanza sconvolta. 

-Credevi davvero che sarei mancato al nostro scambio di regali? Dopo tutti questi anni non mi conosci ancora abbastanza vedo! – disse il moro. 

-Era uno scherzo!- esclamò al ragazza – sei uno stronzo! – aggiunse ridendo mentre gli colpiva una spalla. – Ci avevo creduto! 

-Sono un bravo attore allora – si disse. – avrei dovuto fare l’attore, altro che artista. 

-Smettila di fare lo scemo!- gli ordinò la ragazza abbracciandolo – mi saresti mancato – gli confessò – da morire. Grazie per tutto, sul serio. 

-Ma non è finita qui  … - le sussurrò all’orecchio. 

-Aspetta! Prima io! –esclamò per poi aprire un cassetto della sua scrivania ed estrarre un album fotografico. 

-Avrei dovuto incartarlo, ma ormai, io ho avuto il mio regalo, e tu devi avere il tuo, anche se non è ancora Natale. Non è nulla di che, ma ci ho impiegato tre mesi per recuperale tutte – disse la ragazza porgendoglielo, guardandolo negli occhi.

Il ragazzo aprì la prima pagina e si vide ritratto in una foto con tanto di ciuffo enorme che gli ricopriva tutto un occhio, affianco alla sua migliore amica con l’apparecchio ai denti che rideva come una pazza. Scoppiò a ridere dicendo un “Oddio” per la sorpresa di vedere quella foto. 

-Ci sono tutte, anche se, come sai, non sono un granché. La fotografa è mamma, le mie vengono tutte sfocate, e nella metà delle foto o tu o io abbiamo la testa mozzata. – scoppiarono a ridere. 

-È bellissimo, sul serio. – disse continuando a sfogliarlo. – Credo però, che tu ora debba vedere questo. 

Le prese la mano e la condusse, dopo aver poggiato l’album fotografico sul tavolo della cucina, davanti a un quadro che era ancora coperto da un telo bianco. 

-Che cosa hai combinato Joseph? – chiese la ragazza. 

-Sei pronta? – domandò il moro lasciandole la mano, prima di tirare giù la copertura.

Alex cominciò a piangere quasi senza accorgersene.  Quel quadro raffigurava loro due, insieme. Joseph dai capelli lunghi e ricci e con gli occhiali da vista, che tentava di nascondere un sorriso, e fissava la ragazza davanti a lui, Alex, che sorrideva al ragazzo, più che con la bocca, con gli occhi. Era un disegno in bianco e nero, ma non c’erano bisogno di colori, era tutto estremamente perfetto e unico così com’era. C’erano loro, insieme, come amici, come fratelli, come amanti, come persone che si vogliono davvero bene. 

-Non so che dire – affermò con una voce rotta dal pianto la ragazza, che era rimasta completamente sconvolta. 

-Dimmi che mi perdoni. Mi perdoni perché sono stato una testa di cazzo a tradirti, al college. Mi perdoni perché sono stato uno stronzo, sono stato cieco, sono stato poco presente, sono stato assente, perché ti ho fatto soffrire, perché avrei dovuto lasciare prima di ieri Jess, perché avrei dovuto accorgermi prima del fatto che senza te, io non sono niente. Avrei dovuto capire che tu sei sempre stata qui, che tu mi hai sempre sostenuto anche quando non avresti dovuto farlo, anche quando ti faceva male. Perché sei stata un’amica, quando invece mi amavi, ma non come si ama un fratello. – così dicendo era avanzato sempre più verso di lei, fino a far arrivare le loro labbra a pochi centimetri di distanza. La baciò, con la semplicità e dolcezza più bella di tutto il mondo. 

Il mondo si fermò, il cuore smise di battere, e tutto sembrò estremamente perfetto in quella fredda notte di dicembre. Nella stessa notte in cui Alex e Joe si perdonarono, si baciarono, si amarono. Quella notte in cui tutto, finalmente, era al posto giusto nel momento giusto. Quella notte in cui due amici si trasformarono davvero in qualcosa di più. Quella notte in cui tutto sembrò avere un senso, e, al di là delle luci, dei quadri e delle foto, Alexandra e Joseph, ricevettero il regalo più importante e bello del mondo. L’amore. 











Buonasera a tutti! 
Dite che si vede che si nota troppo che è solo il 10 dicembre e io ho già voglia di Natale? Sì, forse sì ahahaha
Un grande applauso per chiunque si arrivato a leggere fin qui! E anche una confezione di biscotti natalizi in omaggio (?)
In ogni modo, se avete notato a  ogni data c'è allegato un link con una canzone, che mi ha ispirato quella particolare parte di OS. 
Non è nulla di particolare, lo so, è solo una storiella che mi è venuta in mente.  
Diciamo che io sono più per le FF, quindi questa è una delle mie prime OS "serie". 
Spero di ricevere pareri a riguardo, mi farebbe davvero piacere! :)
Nel caso in cui qualcuno sia interessanto sto scrivendo una FF a cui tengo molto, quindi se volete fare un salto, siete davvero buon accetti! Oppure se andate nella mia pagina, c'è tutto ciò che mi diletto a scrivere quando non ho nulla da fare ahahahah
Un bacio a tutti, 
Marta. <3
  
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