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Autore: Patta97    10/12/2012    3 recensioni
- E tu chi e che cosa saresti? – chiese Sherlock, ostentando il suo tono più pragmatico.
- Io sono io, Sherlock – rispose la creatura, con una voce bassa e leggermente acuta, come se si trovasse a metri di distanza dal letto e non a un passo. – Sono lo Spirito del Natale Passato –

E se Sherlock ricevesse la visita di tre Spiriti natalizi?
Note: Johnlock, Post Reichenbach
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!
Sì, sto rompendo parecchio in questo fandom, ultimamente.
Ma questa volta non è una semplice Johnlock, no! Il mio forse-non-così-piccolo ego si è voluto cimentare in qualcosa di "leggermente" più impegnativo e in cui certamente non riuscirò...
Tutto è partito da me che addobbavo la casa ieri pomeriggio... la mia mente contorta pensava ovviamente a Sherlock, ma le decorazioni natalizie che avevo fra le mani mi hanno indirizzata a uno dei miei classici preferiti: A Christmas Carol. E tutto ciò, unito allo spaventoso entusiasmo della mia adorata beta Lauur all'udire l'idea, ha portato a questo
Dato che ciò che ho detto sopra non vi interessava minimamente, vi lascio alla lettura di questo piccolo prologo.
Spero mi lascerete qualche parere,
Chiara

PS Ovviamente, oltre ai personaggi del telefilm, dichiaro che NON mi appartiene (purtroppo) nemmeno il romanzo da cui ho tratto spunto e citazioni. Tutti i diritti (mi sembrava il caso di dirlo), stavolta vanno anche a Charles Dickens (o ai suoi discendenti, fate un po' voi).
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- Non posso crederci! -
 
- A cosa? –
 
John fece una faccia interrogativa, che fece scemare per un attimo quella furibonda.
 
- Non puoi credere a cosa? – ripeté Sherlock.
 
John prese un bel respiro.
 
- Al fatto che tu sia come il Grinch, ecco a cosa – fremette il dottore.
 
L’espressione incredula passò sul volto di Sherlock.
 
- Io sia che? – domandò.
 
- Oh, per l’amor di Dio! – esplose John. – La tua continua voglia di mettermi in ridicolo e di non voler aprirti al mondo è semplicemente assurda! Tieni al tuo prezioso cervello più che a ogni altra cosa! Sei spocchioso e arrogante. Non c’è nulla che mi trattenga a festeggiare il Natale con te – sputò fuori, ferito dal comportamento freddo del coinquilino.
 
- Il Natale, John – commentò Sherlock, lapidario. – Il Natale. Il Natale fa schifo. Una festicciola commerciale senza morale che non serve assolutamente a nulla. È un periodo noioso, dove neanche un criminale osa tagliare un’unghia senza il permesso di Gesù bambino. Cresci, John: il Natale è per gli idioti. E se ti piace così tanto lo devi essere anche tu -
 
John rimase un attimo a guardarlo, inibito. La rabbia era evaporata come neve ai raggi del sole.
 
Voltò lentamente le spalle alla poltrona dove Sherlock stava seduto e si diresse a passi sicuri verso la porta.
 
Sherlock lo udì fare trambusto al piano superiore, sopra la sua testa.
 
Poi il rumore delle ruote di un trolley che sbattevano di gradino in gradino.
 
John fece nuovamente capolino nel salotto, il manico della valigia grigia nella mano sinistra e una faccia seria e rassegnata sul viso.
 
- Vado da Harry a passare il Natal… le feste. Saresti stato e sei il benvenuto. Ti lascio solo con… con i fantasmi dei tuoi casi. Brinda con loro, Sherlock Holmes – si chiuse la porta alle spalle. – E buon Natale – aggiunse oltre la lastra di legno.
 
*
 
Sherlock chiuse la porta della sua camera con particolare cura.
 
Mrs. Hudson era fuori per le vacanze con il farmacista di Oxford Street ed era totalmente solo in casa.
 
Non che questo l’avesse mai preoccupato. Anzi, solitamente quasi non notava di essere solo o in compagnia.
 
Ma quella sera, quella particolare sera, il litigio con John l’aveva scombussolato.
 
Le parole ferite e pungenti del medico rimbombavano in ogni anfratto del suo Palazzo Mentale, scuotendolo nelle fondamenta.
 
Non c’è nulla che mi trattenga… Vado da Harry a passare le feste… Ti lascio solo con i fantasmi dei tuoi casi... Brinda con loro…
 
I “fantasmi dei suoi casi”.
 
Sherlock non credeva nei fantasmi: tutte scemenze.
 
Ma da piccolo, quando la fantasia ancora gli scompigliava i capelli e abbordava in veste di pirata le navi dei sogni, aveva paura dei fantasmi.
 
Era sempre stato rassicurato su quel punto: i fantasmi non esistono.
 
Ne era sempre stato convinto.
 
Eppure si sentiva inquieto.
 
Aveva provato a fare qualche esperimento con una testa – regalo di Molly per Natale, ironia della sorte – ma era stato inutile: neanche i vari tipi di corrosione sulla fronte di quel cadavere non reclamato lo distraevano.
 
Si tendeva ad ogni minimo rumore e stava dritto come un fuso.
 
Provò a darsi un contegno, come se ci fosse qualcuno insieme a lui a rivolgergli scettiche occhiate.
 
Si sistemò sotto le coperte, nonostante non avesse la minima intenzione di dormire.
 
*
 
A mezzanotte, Sherlock si augurò mentalmente “Buon Natale”, con un tono talmente sarcastico che ne sarebbe stato fiero persino Joh… no. Nessun pensiero su John o sugli altri esseri sprovveduti che gironzolavano per le strade cantando canzoncine su pace e amore oppure sugli altri che si ostinavano a stare accanto a uno stupido camino a scambiarsi stupidi regali.
 
*

A mezzanotte e trenta minuti, Sherlock aveva appena finito di ripetere mentalmente simbolo chimico, numero atomico e peso atomico di ogni elemento della Tavola Periodica.

*

All’una meno un minuto, Sherlock si rotolava nel letto senza uno scopo preciso.
 
Quando improvvisamente una luce grigiastra invase la stanza.
 
Come già detto, Sherlock Holmes era sempre stato convinto che fantasmi, spiriti e affini non esistessero.
 
Erano illogici, al di là di ogni comprendonio: quando si muore il corpo si decompone e negli anni non rimane nulla, se non il ricordo nella mente di qualcuno.
 
Erano qualcosa di etereo e di immaginario, leggendario e totalmente fatto di idee.
 
Ma la mano che scostò prepotente le coperte da sopra il suo corpo tremante era abbastanza concreta.
 
Sherlock si sollevò su di un fianco, trovandosi faccia a faccia con un essere del tutto sovrannaturale.
 
Pensò subito di essersi addormentato ed accettò quasi rassegnato la sua proiezione onirica, disapprovando il proprio cervello così impressionabile.
 
Lo spirito aveva, infatti, in tutto e per tutto le sembianze di suo fratello Mycroft.
 
Ma era stranamente rimpicciolito, con le dimensioni di un bambino – un ragazzetto piuttosto brutto e sgradevole, a personale parere di Sherlock -.
 
Il suo corpo assomigliava un po’ a una televisione: dentro di esso si agitavano immagini sconnesse, separate da fotogrammi di gocce grigie. E da lui, come da un piccolo faro mogio o appunto un televisore, splendeva una fioca luce grigio-azzurra.
 
Teneva un ombrello lungo e nero sottobraccio, da usare nei momenti di depressione; allora lo apriva e lo posizionava sopra la testa, così sul suo corpo si proiettavano solo immagini senza interruzioni.
 
- E tu chi e che cosa saresti? – chiese Sherlock, ostentando il suo tono più pragmatico.
 
- Io sono io, Sherlock – rispose la creatura, con una voce bassa e leggermente acuta, come se si trovasse a metri di distanza dal letto e non a un passo. – Sono lo Spirito del Natale Passato – annunciò, pomposo.
 
- Passato da un pezzo? – chiese Sherlock, accovacciandosi sul materasso.
 
Nonostante lo “Spirito” avesse una voce gentile, Sherlock manteneva un tono distaccato e sardonico.
 
Perché di certo la faccia tremolante di Mycroft con cui quell’essere si ostinava a presentarsi, non lo aiutava sicuramente a renderlo simpatico agli occhi del consulente investigativo.
 
- No – sospirò l’essere. – Del tuo passato – chiarì, iniziando a indisporsi: era uno Spirito gentile, ma al momento impersonava Mycroft Holmes e non si sentiva molto disponibile verso gli ignoranti.
 
Sherlock continuava a fissare le immagini di pioggia nel petto tremulo del proprio interlocutore.
 
Se qualcuno avesse potuto chiederglielo, Sherlock non avrebbe saputo spiegarne il motivo; ma sentiva l’irrefrenabile bisogno di vedere quell’ombrello aperto e di seguire così con un filo logico le immagini, perché sembravano davvero immagini molto significative, indispensabili.
 
- Apri quell’ombrello! – quasi ordinò, più brusco del dovuto.
 
- Come! – esclamò lo Spirito, indignato. – Vuoi dare un senso così presto a ciò che in realtà non ne ha? Levando la pioggia, non potresti capire appieno quelle immagini, seppur vedendole e analizzandole. L’ombrello che porto sottobraccio è stato creato da te e da tutti quelli che cercano significati oscuri e intrinsechi dove non vi è che puro e semplice amore. Sei tu che mi costringi ad aprire quell’ombrello ogni volta che rigetti ciò che di bello ti sta attorno. E adesso seguimi, Sherlock Holmes, perché sono uno Spirito impegnato, ma quello che sto per mostrarti è a fin di bene - terminò, sibillino.
 
Se quel discorso fosse stato pronunciato dal vero Mycroft, Sherlock non avrebbe esitato a ridergli in faccia. Ma quell’essere davanti a lui di suo fratello aveva soltanto le sembianze e non l’essenza.
 
Sentì che scherzare su quello che aveva detto sarebbe stato un insulto, con pena immediato incenerimento.
 
Nonostante quello fosse un sogno, ovviamente.
 
Perché fantasmi, spiriti e affini non esistono, ovviamente.
 
Tutte scemenze.
  
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