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Autore: Ai_Sellie    10/12/2012    2 recensioni
« Mi fa così male la pancia, Renèe, questa volta sto sul serio per morire, lo sento. Mi mancherai. Ti lascio in eredità la mia patente e la moto; prenditene cura, mi raccomando ».
« La solita esagerata, è solo il ciclo ».
Scende con la mano ad accarezzarti il collo.
« Pensavo che da grande e meravigliosa donna matura quale ti definisci ci fossi ormai abituata ».
Sbuffi, rannicchiandoti maggiormente contro di lei.
« Tu non puoi capire, » borbotti.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Nessun contesto
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Storia scritta per la sesta sfida della Staffetta in Piscina indetta da piscinadiprompt, sul prompt Etre aimer /Comme je t'aime/ Semblait suffire {trad. Essere amato/ Come ti amo/ Sembra bastare} [Encore du temps– Le Roi Soleil OST] dai prompt orfanelli; per il prompt genderbender del mio tabellame preso su auverse; per la IV edizione della Maritombola indetta da maridichallenge, prompt 15 (X e Y hanno una relazione) della mia cartellina. <3

Il titolo è copiato dall'omonima "Due universi" di Claudio Baglioni. :D
Betata dall'adoratissima zia_chu. :3
Sarebbe un seguito un po' alla lontana di "Terraferma", ma può benissimo essere letta anche senza conoscere quella. /
Suvvia, non fate quelle facce; tanto lo sò che appioppare a Sirius il ciclo era il desiderio più scabroso di almeno la metà di voi. XD



Gemi di dolore rannicchiata sul letto, il lenzuolo attorcigliato alle gambe nude ed il volto premuto contro il maglione della tua ragazza.
« Mi fa male la pancia, » mugugni per l’ennesima volta, affondando maggiormente il viso nella lana.
La senti sbuffare un accenno di risata ed assecondare i tuoi movimenti, sistemandosi meglio contro la testiera del letto.
Quando è rincasata dal turno in ambulatorio, poche ore prima, l’hai presa per un braccio appena entrata dalla porta e letteralmente trascinata fino in camera, senza quasi darle il tempo di togliersi la giacca, pretendendo che ti facesse le coccole perché oggi ne avevi un gran bisogno, a detta tua.
Renèe ti ha guardato per un attimo confusa ed un po’ frustrata, sfinita dalle otto ore passate a raccapezzarsi tra anziane vedove preoccupate per la salute delle loro gatte e pappagallini in calore che proprio non ne volevano sapere di lasciarsi avvicinare da mani estranee. Poi deve essersi ricordata della tua sceneggiata della sera precedente ed ha sorriso, baciandoti la fronte.
Ha recuperato dal comodino il tomo di chissà quante pagine che ha preso in prestito dalla biblioteca questa settimana e si è seduta sul letto, lasciandoti libera di accoccolarti contro di lei.
Cominci a temere che il peso della tua testa possa averle fatto addormentare le gambe, ma lei ancora non se n’è lamentata e tu, d’altro canto, non hai comunque alcuna intenzione di spostarti.
Ti appunti mentalmente di lasciarle una fetta di torta più grossa domani a colazione, per farti perdonare.
« Mi fa così male la pancia, Renèe, questa volta sto sul serio per morire, lo sento. Mi mancherai. Ti lascio in eredità la mia patente e la moto; prenditene cura, mi raccomando ».
La senti ridere e sfiorarti l’orecchio con gentilezza, ma anche se non puoi vederla la conosci a sufficienza da sapere che non ha ancora alzato gli occhi dal suo libro.
« La solita esagerata, è solo il ciclo ».
Scende con la mano ad accarezzarti il collo.
« Pensavo che da grande e meravigliosa donna matura quale ti definisci ci fossi ormai abituata ».
Sbuffi, rannicchiandoti maggiormente contro di lei.
« Tu non puoi capire, » borbotti.
Renée sorride e scuote la testa, senti gli orecchini d’argento che le hai regalato per il vostro primo anniversario tintinnare appena a seguito di quel gesto.
Sai che non ne va matta e che li indossa solo per farti felice. Un po’ ti senti in colpa quando glieli vedi costantemente addosso, ma trovi che le donino così tanto che sarebbe un vero peccato dirle che potrebbe anche non metterli, se proprio non le piacciono, visto che hai la certezza quasi matematica che smetterebbe d’indossarli praticamente dal giorno dopo.
« Giusto, dimenticavo che io sono l’unico esemplare di essere umano di sesso femminile a non soffrire di quel terribile male ».
Ti volti a pancia in su per rivolgerle una linguaccia e lei finalmente smette di leggere per guardarti negli occhi.
« Guarda che sono serissima, » si difende.
« Sono una specie protetta. È per questo motivo che all’ultima ragazza che mi ha avvicinato in ambulatorio per chiedere informazioni hai accidentalmente rovesciato addosso il caffè? »
« Si chiama “difesa del proprio territorio”, che ne potevo sapere che era una cliente? » sbuffi, tornando a nascondere il volto nel suo maglione.
« E poi quella ci stava palesemente provando con te ».
« Voleva solo avere notizie della sua cagnolina malata ».
« Balle. Ho visto come ti guardava il sedere, mica sono scema ».
Renèe ride di nuovo e tu senti la sua pancia vibrare piacevolmente contro la tua fronte.
« Sei impossibile ».
« Però mi ami lo stesso ».
La senti muoversi appena e probabilmente sistemarsi gli occhiali da lettura sul naso, poi riappoggiare la mano sulla tua testa.
Ti volti di scatto nuovamente a pancia in su, colta da un improvviso dubbio che ti fa bruciare la bocca dello stomaco.
« Mi ami, vero? »
Ti guarda in silenzio per una manciata di secondi, poi sbuffa e scuote la testa sorridendo.
Ti scosta con una mano la frangia e si china a baciarti la fronte.
« Certo che ti amo, scema, altrimenti perché andrei in giro tutti i giorni con questi orribili orecchini? »
Sorridi e disegni con delicatezza il contorno delle sue labbra socchiuse con la punta dell’indice.
« Perché ti stanno bene e non ci capisci niente di gioielli ».
Chiudi gli occhi e torni a bearti delle sue carezze, mentre lei riprende a leggere ridacchiando.
La pace dura giusto un paio di minuti.
« Renèe ».
« Mh? »
« Mi fa davvero male la pancia ».
  
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