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Autore: RubyChubb    28/06/2007    3 recensioni
C’era una volta una ragazza che se ne stava in attesa di un maledetto aereo, il quale non sarebbe mai partito se non prima di almeno dodici ore. La causa di questo male era una terribile tempesta di neve che infuriava sulla città e che non aveva di certo intenzione di smettere...
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: i personaggi non sono di mia proprietà e con questa storia non voglio dare una rappresentazione veritiera della realtà. E' TUTTO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE!

Attenzione 2: non sono una fan dei Tokio Hotel, ma mi hanno affascinato. Di loro conosco solo l'età e le facce, non il comportamento e le attitudini. Se ci sono quindi errori riguardo a ciò, mi dispiace, ma purtroppo nè li conosco di persona, nè mi sono documentata al riguardo.

C’era una volta una ragazza che se ne stava in attesa di un maledetto aereo, il quale non sarebbe mai partito se non prima di almeno dodici ore. La causa di questo male era una terribile tempesta di neve che infuriava sulla città e che non aveva di certo intenzione di smettere. A quella maledetta tempesta non importava che la ragazza dovesse andare a svolgere il suo lavoro, no, proprio non gli interessava. Se ne stava lì fuori, a scagliare con forza e violenza neve e acqua sulle grandi vetrate, a fare scendere la temperatura vicino allo zero assoluto, a farla arrabbiare.
Avrebbe dovuto essere a Londra già tre ore fa, doveva portare la sua cliente a quel maledetto servizio fotografico … E chi era la sua cliente? Niente meno che sua cugina, una ragazza di 18 anni, con un gran futuro davanti a sé…
E lei chi era? La sfigata della sua agente. Era proprio in momenti come questi che rimpiangeva di non essere andata all'università, di non aver scelto di andarsene lontano dalla famiglia come tutti i suoi amici hanno fatto. No, lei aveva deciso di trovare un lavoretto dopo le scuole superiori e ci era riuscita, come segretaria. Solo due cose l’avevano distolta da quella possibile vita: la paga da schifo e una supplica di sua zia.
Sua cugina aveva vinto un importante concorso di bellezza e un talent scout l’aveva subito notata. A raccontarla sembrava una favola... Nel giro di un anno quella ragazzina, perchè per lei non era altro che una bambina cresciuta troppo in fretta, era riuscita a farsi un nome nell’ambiente delle sfilate. Poi sua zia, che non poteva più seguire la figlia in giro per l’Europa, le chiese se per favore non poteva farlo lei al suo posto… Lei conosceva bene l’inglese, suo padre era di Birmingham, aveva studiato francese a scuola e masticava qualcosa di spagnolo, poteva anche aiutarla meglio di lei, la madre, che parlava solo italiano. Poteva vivere una bella esperienza e aveva anche un’opportunità per conoscere l’ambiente e trovare un’occupazione, se era fortunata… aveva anche del denaro a disposizione: l'agenzia per cui sua cugina lavorava dava un fondo spese ai familiari delle clienti; era un'agenzia molto seria e voleva che fossero accompagnate finchè non avessero raggiunto la maggiore età... più che altro per evitare noie nel caso in cui queste fossero finite nei guai. 
Così la ragazzina era cresciuta, ora aveva appena diciotto anni, lavorava nella moda da quattro e lei la seguiva da tre. Un anno fa il vecchio agente di sua cugina l’aveva assunta come assistente personale e ora…  ora le aveva passato il timone, stava a lei guidare… A soli ventuno anni aveva sulle sue spalle molte più responsabilità delle sue coetanee. Sua cugina, che aveva anche un nome, Asia, era diventata una modella abbastanza richiesta e da poco aveva fatto il grande balzo nelle grandi marche… e poi le riviste d’alta moda, l’America, Los Angeles…Lei, che pure aveva un nome, Sasha, del quale si era sempre lamentata, era come Asia ad un passo dal grande salto, quello di abbandonarla all’aereoporto! Ma non lo avrebbe fatto per niente al mondo...
Qual era il suo compito principale? Farla uscire dai guai, evitare che prendesse una brutta strada, come diverse delle sue colleghe. Poi veniva la gestione degli impegni professionali, mondani e pubblicitari, che più o meno erano tutti e tre la stessa cosa. Perchè prima di tutto Asia era sua cugina, poi la sua cliente. L’aveva vista letteralmente nascere, perchè quando sua zia aveva partorito in macchina, in autostrada, bloccata nel traffico per via di un incidente, Sasha era seduta nel sedile davanti, travolta dalle doglie della zia. Erano iniziate mentre stavano andando al mare, accompagnate dalla mamma di Sasha, alias la sorella della zia. Poi si erano trovato bloccate nel traffico e lì era iniziato l’incubo.
Erano cresciute quasi come sorelle, quindi la conosceva abbastanza bene. L’aveva persa di vista solo dopo che era stata pescata dal suo vecchio agente, erano passati solo quattro anni, ma quella ragazzina non era più la bambina lagnosa con il naso perennemente pieno di moccio. Aveva iniziato a farsi un nome nell'ambiente della moda, erano finiti i tempi dei provini per partecipare a sfilate e servizi fotografici, negli ultimi tempi erano i diretti interessati a chiamarla. 
L’aeroporto di Berlino era quasi completamente vuoto, soprattutto la sala della prima classe, cioè quella dove Sasha e Asia avrebbero dovuto passare tutta la notte. Fortunatamente era talmente da prima classe che le poltroncine così larghe e comode stimolavano il sonno più del solito. Asia già dormiva, coperta con un plaid gentilmente offerto dalla hostess di terra in servizio. Sasha controllò per l’ennesima volta il palmare, scrutando gli appuntamenti che sarebbero saltati per via della tempesta di neve… se le previsioni del tempo si rilevano essere vere, sarebbero atterrate a Londra alle 10 di mattina, altrimenti il ritardo si sarebbe prolungato. In quel caso, non valeva nemmeno la pena prendere l’aereo per Londra, dato che il motivo di quel viaggio era solo un servizio fotografico e nient’altro… Soldi mancati, ma non di certo per colpa loro! Sarebbero rimaste a Berlino, dopodomani Asia avrebbe dovuto sfilare lì per una nota firma dell’alta moda.
L’orologio batteva la mezzanotte in questo momento e Sasha vide gli spazzaneve che cercavano di fare il lavoro che gli era valso quel nome invano. Quella turbolenza aveva bloccato tutta Berlino e non solo, anche Parigi e Copenaghen si trovavano nella medesima situazione: erano nell’occhio dell’inverno siberiano, era da cento anni che non faceva così freddo. Ripose il palmare, comunque non avrebbe potuto risolvere niente finchè non si fosse trovata pronta per l’imbarco. Si accoccolò sulla poltrona e si addormentò sotto il calore del suo plaid.
 


Sasha fu svegliata dalla voce amplificata dell’hostess, la quale avvertiva che il suo volo era cancellato. Erano le otto e dodici minuti.
“Come? Cancellato? E per quale motivo?”, chiese Asia innervosita all’hostess. Non era una grande campionessa di gentilezza a volte, soprattutto quando si innervosiva o aveva dei buoni motivi per essere arrabbiata…
“Il freddo intenso ha causato dei guasti che non possono essere riparati a breve. Mi dispiace signorina, la sistemeremo in un altro aereo al più presto.”
“Avrei dovuto già essere a Londra alle dieci di ieri sera!”, le gridò in faccia.
“Calmati! Calmati Asia!”, le fece Sasha, appena vide che la situazione sarebbe presto degenerata, “Non è successo niente. Se ci trovano un volo subito ce la faremo. Pensi che sia colpa loro se una bufera di neve si sia abbattuta sulla città?”, ribattè Sasha, arrabbiatasi per la cocciutaggine della cugina.
“Sicuramente avranno rotto loro l’aereo, non io!”, disse, andandosene verso le loro valige, nera più che mai.
“Mi dispiace per il comportamento della mia cliente, le assicuro che non è sempre così.”, disse Sasha all’hostess.
“Si figuri, non ci sono problemi. Vuole che le cerchi un posto sul primo aereo per Londra disponibile?”
“Ah, si, certamente!”
L’hostess premette qualche tasto e fece un paio di telefonate. Sasha non comprese molto bene ciò che diceva, l'hostess parlava in tedesco con il suo collega, non in inglese come aveva fatto finora con loro. Ad ogni modo capì che ci sarebbe stato da aspettare.
“Mi dispiace ma il primo aereo disponibile è per le dieci e mezza, sempre in prima classe.”
“Nessuno posto prima? Anche separate? Classe turistica?”
“Nessuno signorina.”, fece l’altra, scuotendo la testa.
Sasha sospirò… come gliel’avrebbe detto a Asia senza farla andare su tutte le furie?
“Grazie lo stesso, a questo punto non ci conviene nemmeno più partire…”
Nel tempo in cui stava formulando la frase, Asia la raggiunse per dirle che quelli del servizio fotografico avevano chiamato dicendo che anche il fotografo era in ritardo e che non sarebbe arrivato prima di mezzogiorno. Partiva da Oslo e anche lì tutto era stato bloccato dalla neve.
“Sono ancora liberi i posti delle 10.30?”, chiese Sasha all’hostess.

 

   
 
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