Attenzione: i personaggi non sono di mia proprietà e con questa storia non voglio dare una rappresentazione veritiera della realtà. E' TUTTO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE!
Attenzione 2: non sono una fan dei Tokio Hotel, ma mi hanno affascinato. Di loro conosco solo l'età e le facce, non il comportamento e le attitudini. Se ci sono quindi errori riguardo a ciò, mi dispiace, ma purtroppo nè li conosco di persona, nè mi sono documentata al riguardo.
C’era una volta una ragazza che se ne stava in attesa
di un maledetto aereo, il quale non sarebbe mai partito se non prima di almeno dodici
ore. La causa di questo male era una terribile tempesta di neve che infuriava
sulla città e che non aveva di certo intenzione di smettere. A quella maledetta
tempesta non importava che la ragazza dovesse andare a svolgere il suo lavoro,
no, proprio non gli interessava. Se ne stava lì fuori, a scagliare con forza e
violenza neve e acqua sulle grandi vetrate, a fare scendere la temperatura
vicino allo zero assoluto, a farla arrabbiare.
Avrebbe dovuto essere a Londra già tre ore fa, doveva
portare la sua cliente a quel maledetto servizio fotografico … E chi era la sua
cliente? Niente meno che sua cugina, una ragazza di 18 anni, con un gran futuro davanti a sé…
E lei chi era? La sfigata della sua agente. Era
proprio in momenti come questi che rimpiangeva di non essere andata all'università,
di non aver scelto di andarsene lontano dalla famiglia come tutti i suoi amici
hanno fatto. No, lei aveva deciso di trovare un lavoretto dopo le scuole
superiori e ci era riuscita, come segretaria. Solo due cose l’avevano distolta
da quella possibile vita: la paga da schifo e una supplica di sua zia.
Sua cugina aveva vinto un importante concorso di
bellezza e un talent scout l’aveva subito notata. A raccontarla sembrava una favola... Nel giro di un
anno quella
ragazzina, perchè per lei non era altro che una bambina
cresciuta troppo in
fretta, era riuscita a farsi un nome nell’ambiente delle sfilate. Poi sua zia,
che non poteva
più seguire la figlia in giro per l’Europa, le chiese se
per favore non poteva
farlo lei al suo posto… Lei conosceva bene l’inglese, suo
padre era di
Birmingham, aveva studiato francese a scuola e masticava qualcosa di spagnolo,
poteva
anche aiutarla meglio di lei, la madre, che parlava solo italiano.
Poteva vivere
una bella esperienza e aveva anche un’opportunità per
conoscere l’ambiente e
trovare un’occupazione, se era fortunata… aveva anche del denaro a
disposizione: l'agenzia per cui sua cugina lavorava dava un fondo spese
ai familiari delle clienti; era un'agenzia molto seria e voleva che
fossero accompagnate finchè non avessero raggiunto la maggiore
età... più che altro per evitare noie nel caso in cui
queste fossero finite nei guai.
Così la ragazzina era cresciuta, ora aveva appena
diciotto anni, lavorava nella moda da quattro e lei la seguiva da tre. Un anno
fa il vecchio agente di sua cugina l’aveva assunta come assistente personale e
ora… ora le aveva passato il timone,
stava a lei guidare… A soli ventuno anni aveva sulle sue spalle molte più
responsabilità delle sue coetanee. Sua cugina, che aveva anche un nome, Asia, era
diventata una modella abbastanza richiesta e da poco aveva fatto il grande
balzo nelle grandi marche… e poi le riviste d’alta moda, l’America, Los
Angeles…Lei, che pure aveva un nome, Sasha, del quale si era
sempre lamentata, era come Asia ad un passo dal grande salto, quello di
abbandonarla all’aereoporto!
Erano cresciute quasi come sorelle, quindi la conosceva
abbastanza bene. L’aveva persa di vista solo dopo che era stata pescata
dal suo
vecchio agente, erano passati solo quattro anni, ma quella ragazzina
non era
più la bambina lagnosa con il naso perennemente pieno di moccio. Aveva
iniziato a farsi un nome nell'ambiente della moda, erano finiti i tempi
dei provini per partecipare a sfilate e servizi fotografici, negli
ultimi tempi erano i diretti interessati a chiamarla.
L’aeroporto di Berlino era quasi completamente vuoto,
soprattutto la sala della prima classe, cioè quella dove Sasha e Asia avrebbero
dovuto passare tutta la notte. Fortunatamente era talmente da prima classe che
le poltroncine così larghe e comode stimolavano il sonno più del solito. Asia
già dormiva, coperta con un plaid gentilmente offerto dalla hostess di terra in
servizio. Sasha controllò per l’ennesima volta il palmare, scrutando gli
appuntamenti che sarebbero saltati per via della tempesta di neve… se le
previsioni del tempo si rilevano essere vere, sarebbero atterrate a Londra alle
10 di mattina, altrimenti il ritardo si sarebbe prolungato. In quel caso, non
valeva nemmeno la pena prendere l’aereo per Londra, dato che il motivo di quel
viaggio era solo un servizio fotografico e nient’altro… Soldi mancati, ma non
di certo per colpa loro! Sarebbero rimaste a Berlino, dopodomani Asia avrebbe dovuto sfilare lì per una nota
firma dell’alta moda.
L’orologio batteva la mezzanotte in questo momento e
Sasha vide gli spazzaneve che cercavano di fare il lavoro che gli era valso
quel nome invano. Quella turbolenza aveva bloccato tutta Berlino e non
solo, anche Parigi e Copenaghen si trovavano nella medesima situazione: erano
nell’occhio dell’inverno siberiano, era da cento anni che non faceva così
freddo. Ripose il palmare, comunque non avrebbe potuto
risolvere niente finchè non si fosse trovata pronta per l’imbarco. Si accoccolò
sulla poltrona e si addormentò sotto il calore del suo plaid.
Sasha fu svegliata dalla voce amplificata
dell’hostess, la quale avvertiva che il suo volo era cancellato. Erano le otto
e dodici minuti.
“Come? Cancellato? E per quale motivo?”, chiese Asia
innervosita all’hostess. Non era una grande campionessa di gentilezza a
volte, soprattutto quando si innervosiva o aveva dei buoni motivi per
essere arrabbiata…
“Il freddo intenso ha causato dei guasti che non
possono essere riparati a breve. Mi dispiace signorina, la sistemeremo in un
altro aereo al più presto.”
“Avrei dovuto
già essere a Londra alle dieci di ieri sera!”, le gridò in faccia.
“Calmati! Calmati Asia!”, le fece Sasha, appena vide
che la situazione sarebbe presto degenerata, “Non è successo niente. Se ci
trovano un volo subito ce la faremo. Pensi che sia colpa loro se una bufera di neve si sia
abbattuta sulla città?”, ribattè Sasha, arrabbiatasi per la cocciutaggine della
cugina.
“Sicuramente avranno rotto loro l’aereo, non io!”,
disse, andandosene verso le loro valige, nera più che mai.
“Mi dispiace per il comportamento della mia cliente,
le assicuro che non è sempre così.”, disse Sasha all’hostess.
“Si figuri, non ci sono problemi. Vuole che le cerchi
un posto sul primo aereo per Londra disponibile?”
“Ah, si, certamente!”
L’hostess premette qualche tasto e fece un paio di
telefonate. Sasha non comprese molto bene ciò che diceva, l'hostess parlava in tedesco
con il suo collega, non in inglese come aveva fatto finora con loro. Ad ogni
modo capì che ci sarebbe stato da aspettare.
“Mi dispiace ma il primo aereo disponibile è per le
dieci e mezza, sempre in prima classe.”
“Nessuno posto prima? Anche separate? Classe
turistica?”
“Nessuno signorina.”, fece l’altra, scuotendo la
testa.
Sasha sospirò… come gliel’avrebbe detto a Asia senza
farla andare su tutte le furie?
“Grazie lo stesso, a questo punto non ci conviene
nemmeno più partire…”
Nel tempo in cui stava formulando la frase, Asia la
raggiunse per dirle che quelli del servizio fotografico avevano chiamato
dicendo che anche il fotografo era in ritardo e che non sarebbe arrivato prima
di mezzogiorno. Partiva da Oslo e anche lì tutto era stato bloccato dalla neve.
“Sono ancora liberi i posti delle 10.30?”, chiese
Sasha all’hostess.