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Autore: AnimaDannata    11/12/2012    1 recensioni
Una nave da crociera. Due sconosciuti. Due maschere. Due occhi che si fissano da lontano. Due persone che si incontrano per caso, senza sapere chi sia l'altro.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi trovavo nella sala che dava sul ponte della nave assieme a tantissime altre persone. Avevo scelto di fare una crociera ai Caraibi e alle Antille per distrarmi un po' dopo mesi e mesi di duro lavoro. Lavoravo come desiner per una grossa azienda e da mesi aspettavo la promozione: questa era arrivata dopo tanti duri sacrifici, e il modo migliore per farmi un regalo, a detta di tutti i miei amici, era quello di prendermi una settimana di relax su questa splendida nave. 
Erano ormai 5 giorni che eravamo partiti, mi ero abituata alla mia cabina lussuosa, al cibo del ristorante e alle serate organizzate dall'animazione. Mi ero abituata al vociare della gente che mi stava intorno, alle famiglie felici e ai single come me. 
-Un margarita per favore. - chiesi poggiando i gomiti sul bancone del bar. Il barista sorridendo mi passò il mio drink, fissandomi negli occhi attraverso la maschera che portava. Mi guardai riflessa nel vetro dietro il barista. Ero irriconoscibile. Portavo una grossa maschera tutta paillettes, con un grosso fiore di plastica al lato e delle piume rosse, blu e verdi a fare da foglie. Avevo legato i capelli cercando di creare un acconciatura elaborata, ma forse il risultato non era dei migliori. Portavo un lungo abito da sera con uno scollo a cuore, che riprendeva i colori del vestito. Ci avevano avvisato ad inizio crociera dello svolgimento di questo ballo, e ci avevo permesso durante uno degli attacchi un uno dei porti prestabiliti di girare per negozi alla ricerca di un vestito e di una maschera. Molte persone prendevano quella nave solo per partecipare a quella festa, che a detta di tutti era straordinaria. 
Me ne rimasi per tutto l'inizio della serata appollaiata al bancone del bar, a chiacchierare ogni tanto con il barista e a bere qualche Margherita, senza eccedere. Mi guardai di nuovo attraverso quel vetro. Mi resi conto di essere sempre stata una persona ordinaria, che sgobba durante il giorno e che durante la notte se ne sta a casa a lavorare a maglia con un enorme gatto sdraiato in grembo. Cosa mi aveva spinto a partecipare a quella festa? ero la tipica persona spigliata sul lavoro ma terribile nelle relazioni di coppia. Ero goffa, impacciata. Ero timida e maldestra. Ordinai un altro Margherita. 
Sbuffai, fissando dal vetro le persone che ballavano dietro di me. Portavano tutte una maschera che rendeva impossibile stabilire chi fossero. Riconobbi qualche famigliola, solo perchè i bambini dopo un po' si erano stufati di portare addosso la maschera e l'avevano abbandonata in qualche angolo della sala. Sembravano tutti divertirsi. Anche i membri della banda che suonava sul palco alla mia destra sembrava spassarsela alla grande. Un bambino si mise a correre e mi urtò, mi voltai e scesi dal mio fidato sgabello per rimetterlo in piedi, mentre la madre prontamente si avvicinò per scusarsi. 
Fu proprio in quel momento che lo notai: mi fissava, dall'altro lato della sala. Almeno credevo, e speravo fissasse proprio me. Aveva dei capelli corvini e una mascella ben definita. Era alto, molto alto. Aveva delle spalle larghe, ed indossava un magnifico abito con una favolosa cravatta rossa. Teneva le mani dentro le tasche dei suoi raffinati pantaloni, era immobile mentre tutto il mondo attorno si muoveva. Avvampai di calore. Chi era quell'uomo così stupendo? possibile che non l'avessi notato in giro per la nave? Sentì le gote colorarsi, e mi accorsi di essere immobile anche io, intenta a fissarlo. Mi voltai di colpo e decisi che l'avrei guardato attraverso lo specchio, senza farmi notare. Mi sedetti di nuovo sullo sgabello, bevendo l'ultimo sorso del mio Margarita. Mi sentiì più sicura di me nel poterlo guardare attraverso lo specchio, più tranquilla. Lo cercai con lo sguardo nel punto in cui l'avevo visto la prima volta, ma lui non c'era più. Mi voltai di scatto, Era sparito. Dove poteva essere andato? per la prima volta durante la serata mi sentivo importante. Lui aveva guardato me. Quella maschera mi metteva al riparo dal suo sguardo tanto bastava per sentirmi un po' più coraggiosa. Desideravo sentire ancora quel suo sguardo su di me. 
-Quel ragazzo vi offre un altro Margarita, Signorina.- mi disse il barman indicando qualche sgabello più in la'. Mi voltai, sorpresa. Era la stessa maschera che mi fissava dall'altro lato della sala poco prima. Mi sentì bollente mentre annuì al ragazzo che mi fece un altro drink. Mi voltai a guardarlo. Sorseggiava il suo bloody mary fissando il vetro di fronte a lui, proprio come avevo fatto io fino a un momento prima. Ero felice. Presi imbarazzata il mio drink e iniziai a berlo nervosamente.
-Mi concede questo ballo, dopo aver finito il suo cocktail?- mi chiese la figura alle mie spalle. Guardai il riflesso del vetro. Teneva in mano il suo bloody mary mentre l'altra mano la tendeva verso il mio corpo, verso di me. Buttai giù tutto d'un sorso quel liquido che nella gola divenne bollente, quasi per timore che cambiasse idea prima della fine del mio bicchere. 
Vidi gli angoli della sua bocca sollevarsi in un accenno di sorriso. Aveva delle movenze affascinanti, degli occhi scurissimi, impenetrabili e misteriosi, così profondi che c'era da perdersi. 
Mi prese con delicatezza la mano, stringendola dentro la sua e mi guidò verso il centro della pista. Proprio in quel momento iniziò una nuova canzone. Mi sorpresi quando con un solo gesto della mano mi strinse forte al suo petto, guidandomi in una danza che sembrò infinità. Che diavolo stavo facendo? non avevo mai ballato nella mia vita ma lui sembrava non accorgersene. Era un perfetto ballerino ed un ottima guida. Mi stringeva il tanto giusto per non farmi perdere, ma allo stesso tempo la sua presa era così delicata che immaginai di poterci stare per sempre. 
I suoi occhi erano fissi sui miei. Ringraziai di aver scelto una maschera così grande: avrebbe nascosto in qualche modo il colore del mio viso che tendeva sempre più al porpora. 
Cercai di immaginare il suo viso senza maschera. Doveva essere mozzafiato. Ringraziai i miei amici mentalmente ad uno ad uno, per avermi regalato un'occasione del genere. Tutta la mia timidezza era volata via. O forse era semplicemente nascosta dietro questa maschera. 
La musica era così dolce e così struggente, chiusi un attimo gli occhi assaporando quel momento con tutte le mie forze, cercando di imprimere nella mia mente il ricordo di quegli occhi, di quella stretta e di quel petto su cui poggiai in un attimo di coraggio la guancia. Mi strinse più forte, come se non volesse lasciarmi andare. La canzone stava per finire. 
Mi sollevò il mento tenendolo tra le dita della sua mano. Erano ruvide, grandi. Lo fissai per un momento, gli occhi lucidi dall'emozione. Si avvicinò sempre di più, finchè non poggiò le labbra sulle mie stringendomi saldamente tra le sue braccia e chiudendo gli occhi ai quali ero incatenata. Feci lo stesso anche io, assaggiando il suo sapore, toccando quelle labbra morbide. Sentì un fuoco avvampare dentro il mio petto, dentro le viscere. Anche adesso, era delicato e forte nello stesso tempo. Quanto avrei voluto che quell'attimo durasse ore...Ma la musica finì e così anche il nostro bacio. Mi fissò di nuovo negli occhi, così scuri, così favolosamente particolari. Mi prese la mano con la sua e la avvicinò alle labbra, con lo sguardo fisso su di me. Dopo quel baciamano fece un inchino, e prima ancora che mi svegliassi dal tepore di quel bacio ed era già sparito. Lo cercai con lo sguardo in mezzo alla folla, vidi per un momento la sua maschera e poi scomparì dalla mia vista.
Per i restanti giorni della crociera cercai i suoi occhi tra la gente, tra tutte gli ospiti, invano. Era come se fosse sparito nel nulla. Fu solo quello, un bacio tra due maschere. Il più bel bacio della mia vita.





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