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Autore: Martichan97    11/12/2012    3 recensioni
« Vuoi ascoltare una storia?
Una storia veramente felice; prometto.
Penso che ti piacerà questa storia, perché è la storia di me e te. »
Quella degli Hunger Games è una storia triste: ragazzi che muoiono con la stessa velocità con cui crescono; un unico vincitore che ritorna afflitto da pene che nessuno osa immaginare; capitolini dispiaciuti perché l'annuale gioco ancora una volta si è concluso e il mondo tornerà noioso.
Tuttavia i racconti positivi esistono, anche se sono stati dimenticati.
È una storia felice quella che Macarena andrà a scrivere, perché non sempre ciò che incomincia male è destinato a concludersi in tragedia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Enobaria, Haymitch Abernathy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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The Runner.
- Which do you prefer: to run or to die? -




000. Do you wanna listen to a story?








“Capitol City, benvenuta! Carissimi spettatori, siete pronti a scoprire i tributi di quest'emozionante cinquantunesima edizione? Certo, siamo ancora tutti elettrizzati per l'emozionante edizione della memoria dell'anno scorso; ma confido che anche quest'anno non verremo delusi! E adesso, con un bell'applauso, accogliamo la prima tributa, Jewelry Collier, Distretto Uno!”

Si copre le orecchie con le mani, reprimendo il forte istinto di gridare.
Troppe luci da osservare, troppi colori da indossare, troppi suoni a cui prestare attenzione.
Capitol City è questo: troppo.
Non esiste cosa che non sia ingrandita.
In giro non si trovano persone che mostrano la loro vera natura, preferendo semplicemente nascondersi dietro una maschera di colori e finzione.
Addirittura, nemmeno gli animali sono ciò che il loro aspetto suggerisce: al suo arrivo nella sala di aspetto per le interviste, quello che sembrava essere l'innocuo cane rosa di un'accompagnatrice, poco mancava di staccarle una mano con le sue zanne da coccodrillo in miniatura.
C'erano state delle risate in sottofondo, ovvio, e anche delle strilla di terrore.  
Solo lei non si era mossa, paralizzata dallo stupore e dal dolore.
“Ehi dolcezza, i Favoriti quest'anno hanno la gloria assicurata. Per farla breve, o tiri fuori un argomento che li mette in cattiva luce o ti inventi una storia talmente triste da far concorrenza alle altre. Anche se poi non varrebbe a molto, visto che qui sono tutte storie tristi.” le dice una voce, quasi inciampando sul suo kimono di perline argentate e carpe azzurre.
Un vestito che calzerebbe alla perfezione su una sirena del Distretto Quattro – sì, a casa sua è usanza chiamare così i tributi femmina di quel posto per il modo fluido in cui nuotano – e non ad una bambina mingherlina come lei.
Allora gli darò una storia felice, talmente felice che non vorranno più finire di ascoltarla. Pensa quasi automaticamente, stringendo le braccia scheletriche al petto come se stesse ancora sorreggendo il suo morbido orso di pezza, di nome Ako.


“Smetti di stringerlo Maca, esci fuori con me! Fuori c'è tanto sole, tanta gioia e tanti bambini pronti a giocare con te!” strepita Circe, scuotendo la bionda testa ricciuta con foga; come a volersi convincere delle sue stesse parole.
“No, non voglio. Fuori il cielo è scuro e la gente è triste. Di bambini non ce n'è l'ombra, perché sono tutti nella fabbrica a costruire le rotaie e i pezzi dei treni. Nessuno giocherà con me, né tanto meno con te.” stringe al petto Ako, il suo fedele peluche, sedendosi sul letto appena rifatto con lo sguardo abbassato. Non riesce a guardare oltre le lenti sapendo che la sua gemella la scruterà tristemente.
“Sei una guastafeste Macarena! A volte mi piacerebbe che tu sparissi, perché se non esistessi il mondo sarebbe senz'altro un posto più felice!” detto questo, la bionda in piedi sulla porta corre al piano di sotto; preferendo non udire la sua risposta.
“E, di conseguenza, la nostra storia sarebbe più felice.” la bambina, rimasta da sola, accarezza piano la testa di Ako.
Indubbiamente, la loro è una storia
felice.


“Ti ringraziamo per la tua meravigliosa intervista Serena e ci auguriamo di rivederti su questo palco molto presto! Signori e signori, la piccola scintilla del Distretto Cinque!”


Il pubblico applaude e allora il fragore sembra intensificarsi a dismisura.
Macarena non può sopportarlo, è troppo per le sue orecchie fragili: il suono delle locomotive in partenza le hanno sempre ricordato un addio e nessuno ama gli addii quando si tratta di abbandonare i propri parenti.
“Presto toccherà a noi. Ti senti pronta?” le domanda il suo compagno di sventura, Elbory Smirnov.
“No, affatto. A dirla tutta ho più paura dell'intervista che dell'Arena vera e propria.” commenta, mordendosi il labbro inferiore.
“Come fai? Eppure sei così tranquilla. – le risponde, spalancando i suoi grandi occhioni verdi – Non si direbbe che tu hai paura”.
“Ci sono modi e modi di mostrare la paura e la dolcezza qui presente la tiene controllo. Correggimi se vado errato.” di nuovo quella voce, un po' tremante a causa dell'alcol.
“No, non la tengo sottocontrollo. Ho paura, è vero. Ma ho imparato a trarre forza dalla mia paura: esattamente come un corridore all'ultimo sprint, quando comprende di non aver più fiato ma sa che deve correre quei pochi metri che lo separano dalla vittoria. Io sono un corridore; io tratterrò il fiato e attraverserò il traguardo per prima.” spiega, serrando i pugni per mantenere il sangue freddo che fino ad ora l'ha contraddistinta dagli altri suoi avversari.
Nonostante queste belle parole, sa che una volta sul palco sarà completamente nuda. Nuda, sotto lo sguardo di una nazione. E non potrà correre a nascondersi da nessuna parte, perché il tempo di giocare a nascondino e acchiappino è finito.
Davanti alle telecamere, solo la vera Macarena Reis.


“Piccola bambina, vuoi giocare ad un gioco con me?” le chiede un uomo fatto di nuvole nere, comparso nei suoi sogni poco dopo che è caduta tra le braccia invitanti del sonno.
“Di che gioco si tratta?” domanda lei, stringendo il suo immancabile Ako e guardandolo innocente, coi suoi grandi occhi da cerbiatto.
“Devi correre.” le dice l'uomo, sorridendo. A dir la verità lei non ha idea di come sappia che ha sorriso, semplicemente se lo sente addosso.
“Tutto qui? È così semplice?” sbatte le palpebre lentamente, sporgendosi in avanti per toccare con mano quella consistenza nebulosa.
E proprio come le nuvole, il gas le scivola dalle mani; birichino.
“Certo, è semplice. Ma sarà difficile perché io corro più veloce di te e ti prenderò. Quando ti prenderò, il gioco sarà finito e tu dovrai prendere me. Solo che non potrai, perché io sono più veloce di te.” le rivela l'uomo nero, con un risata di pura contentezza.

Una risata che non impaurisce né Macarena né i suoi limpidi occhi viola.
“Quindi l'obiettivo del gioco qual è?” chiede dunque, formando una “o” muta con la bocca piccola; occhieggiandolo interessata e al tempo stesso annoiata. Sa già che questo gioco non le piacerà, tuttavia qualcosa le dice che se non accetterà avrà perso un'importante occasione. Una corsetta, dopotutto, che male può fare?
“Domanda interessante, bambina. Interessante. Visto che sei così intelligente, prova ad indovinarlo. E comincia a scappare.” un paio di occhi rosso carminio si scindono dalle nuvole nere che compongono l'uomo nero e una mano artigliata cerca di afferrarla.
La bambina la scansa appena in tempo, con uno strilletto impaurito.
Gli occhi rossi assumono un tono più crudele, quasi nutrendosi della sua paura.
Un altro filamento scuro prova ad immobilizzarla e lei lo schiva ancora, per miracolo. 
È allora che Macarena comincia a correre.


“È con gran dispiacere che salutiamo il Distretto Cinque e accogliamo insieme a noi il Distretto 6; la nostra amata fiocina di treni! Dunque, finalmente ho l'onore di dare il benvenuto all'undicesimo tributo di quest'edizione, Macarena Reis!”


Sale le scale con lentezza, quasi vergognandosi di ciò che avrebbe fatto.
Mentire.
Che brutta parola è per lei, questa.
Non le riesce mentire.
Adesso dovrà farlo: falsi sorrisi; false promesse; falsa contentezza.
L'unica cosa che rimpiange è che non ci sia Circe al suo posto: la amerebbero per la sua spigliatezza; la sua simpatia e la sua innaturale comicità.
Lei cos'è invece, al confronto della sua gemella? Una bambina spaurita che teme perfino la sua stessa ombra.
“Buonasera Caesar. Stai trascorrendo una bella serata?” esordisce cordiale, dopo che gli applausi estasiati del pubblico sono terminati e ha potuto finalmente sedersi su quelle confortevoli poltrone girevoli.
“Una bellissima serata direi; Macarena. Posso chiamarti Maca?” è una domanda di convenienza la sua, un sorriso altrettanto finto quello che si mostra agli occhi.
Solo che il pubblico non è abbastanza sveglio da intuirlo.
“Certo, come più ti piace.” quest'ultimo sospira emozionato. Sì, sta decisamente facendo un'ottima figura; però non sta calamitando l'attenzione.


“Devi averli tutti per te, dolcezza”.
“In che senso, signor Haymitch? Davvero non capisco”.
“Tu non preoccuparti, pensa solo a tirar fuori qualcosa che li convinca abbastanza a non dimenticarti. Sarà molto più facile”.
“Come avete fatto voi mentore?”
“No Oliver, Rhina. Io non ho cercato di convincere nessuno, mi è andata bene.”
Haymitch tace e con lui i due tributi del Distretto 12.
Elbory li imita e così fa lei.
Adesso il problema è un altro: trovare qualcosa che convinca la capitale a tal punto da far pendere l'ago della bilancia a suo favore.
Già... Ma cosa?


“Sono rimasti solo pochi attimi e parlare con te è stato veramente molto, molto bello. Soprattutto è stata toccante la parte riguardante la tua povera gemella; abbandonata da sola a casa. Dimmi un po' piccolina: nutri davvero la speranza di poterla rivedere?” domanda il presentatore – dai capelli viola quest'anno – accorato, facendo sì che la platea trattenga il fiato, emotivamente coinvolta.
“Ad essere sincera no, ma sperare è una delle poche cose che non mi costa; lo faccio volentieri.” risponde, con le mani giunte in grembo.
Tutti ridono, quando lei non ci trova niente di divertente. “Sei davvero una fanciulla molto simpatica piccola Macarena; spero di rivederti”.
“Caesar, non serve dire questo. Ora, spero tu voglia perdonarmi se ne approfitto per una presa di posizione. In fondo è la mia ultima serata, posso?” sussurra a bassa voce, certa che quella che le è venuta in mente sia una pessima idea.
Il pubblico ammutolisce e anche Caesar la guarda spaesato per un attimo: “cosa pensi di fare?” paiono dire i suoi occhi capitolini.
Gli occhi viola di Macarena rimangono inamovibili oltre la sottile montatura degli occhiali e le lenti pressoché invisibili. L'uomo è costretto ad annuire.
“Capitol City, probabilmente so che sono una stupida a fare così e che domani verrò uccisa subito. – prende coraggio, appoggiando la mano sinistra sul petto acerbo ed esile – Tuttavia, non credete di aver già udito troppe storie tristi questa sera? Nulla voglio togliere ai miei amici, perché mi sento sinceramente dispiaciuta per loro, ma non vi piacerebbe per una volta ascoltare una storia felice? Una storia che comincia bene e finisce bene. Potrei raccontarvene una adesso, se me lo concedeste.” un morbido sorriso le illumina le labbra, nel preciso istante in cui il segnale acustico interrompe la sua intervista.
La giovane si alza composta, inchinandosi, prima che il grande Caesar Flickerman le prenda la mano e annunci, come sempre, il nome del tributo, la sua provenienza e quello a cui andrà incontro.
Il pubblico la osanna, la prega di non sparire dietro le quinte perché vuole sentire quella storia.
Haymitch le lancia uno sguardo di approvazione: “Ben fatto dolcezza”.
Macarena Reis si lascia sfuggire un sospiro rassegnato: in cuor suo è contenta, perché ha ricalcato alla perfezione la sua gemella Circe. E Circe non perde mai; è un dato di fatto.
“Forza e coraggio Elbory; puoi farcela.” dice all'amico, battendogli una pacca sulla spalla.
“Ora che mi hai spianato la strada ce la faccio di sicuro. – la prende in giro, scherzosamente – Sul serio, bel lavoro Maca”.
E con questo scompare sul palco, per unirsi alla lista degli acclamati.
Intanto in testa le rimbomba un motivetto curioso, che la madre era solita cantare a lei e sua sorella per addormentarle:



« Vuoi ascoltare una storia?
Una storia veramente felice; prometto.
Penso che ti piacerà questa storia, perché è la storia di me e te. »

















N.d.A.P. (Nota dell'autrice pazza):
Alla fine l'ho pubblicata. °w°
Non ci credo nemmeno io, questo sgorbio finalmente è uscito dal computer. .w.
Probabilmente non piacerà a nessuno, perché queste idiozie non possono piacere. Insomma, gli Hunger Games sono una cosa talmente ovvia e la storia di un tributo che va e poi torna vincitore lo è ancora di più (almeno per me, che volevo scrivere qualcosa di interessante; le storie degli altri autori sono meravigliose viste sotto questo punto di vista).
Ma io sono la regina dell'ovvio, quindi è tutto apposto. ù.ù
Comunque sì, c'è Haymitch. <3
E no, non sono diventata scema tutto ad un tratto, so che il nostro caro ubriacone fa parte del Distretto Dodici: l'ho messo a sostegno di una del Sei perché... Perché sì, probabilmente un motivo plausibile mi verrà poi in mente col progredire della storia. ò.ò(Se progredisce; se).
Detto questo... anticipo che nelle introduzioni faccio pena, quindi se questa non è piaciuta mi pare normale. >.>
Adesso mi rintano in un angolino a guardare e vi lascio alla lettura; sappiatelo.
E che la fortuna possa sempre essere a vostro favore. ù.ù
  
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