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Autore: kymyit    11/12/2012    10 recensioni
Tutto era iniziato con una semplice domanda.
Un’innocente domanda partorita dall’ingenua mente di una piccola, minuscola, bambina. Mirn era una piccina molto intelligente, ma pur sempre una frugoletta, perciò Law fu quasi sollevato nel sentirle chiedere -Papà Law, ma Babbo Natale come farà a trovarmi?-
Lui era un mostro, amava fare fuori la gente, tagliarla a metà, strappare cuori, ricombinare teste e arti, si divertiva a creare il caos e a darsela a gambe, anche se in modo molto più discreto di quanto possa sembrare detta così. Ad ogni modo, Law non era mostro abbastanza da smentire le fantasie di una pargoletta a lui tanto cara come Mirn. Fra l’altro lui dormiva stravaccato sul suo orso e se il Male (come si divertivano a definirlo) può permettersi questo lusso, poteva il vecchio ciccione vestito di rosso non trovare un sottomarino nelle viscere del Nuovo Mondo?
-Ma certo.- rispose sorseggiando il caffè dalla tazza che la bimba gli aveva regalato. C’era disegnato un qualcosa riconducibile a un orso, il fatto che fosse colorato di un rosso vagamente familiare era da implicare allo strambo amore che la piccola aveva per qualcuno di sua conoscenza.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Note: Mirn è una pargola creata per la role con Ale-Mau. Volevo vedere Kidd di nuovo alle prese con lei per Natale, perciò, ecco a voi questa cosetta *^* 






Tutto era iniziato con una semplice domanda.
Un’innocente domanda partorita dall’ingenua mente di una piccola, minuscola, bambina. Mirn era una piccina molto intelligente, ma pur sempre una frugoletta, perciò Law fu quasi sollevato nel sentirle chiedere -Papà Law, ma Babbo Natale come farà a trovarmi?-
Lui era un mostro, amava fare fuori la gente, tagliarla a metà, strappare cuori, ricombinare teste e arti, si divertiva a creare il caos e a darsela a gambe, anche se in modo molto più discreto di quanto possa sembrare detta così. Ad ogni modo, Law non era mostro abbastanza da smentire le fantasie di una pargoletta a lui tanto cara come Mirn. Fra l’altro lui dormiva stravaccato sul suo orso e se il Male (come si divertivano a definirlo) può permettersi questo lusso, poteva il vecchio ciccione vestito di rosso non trovare un sottomarino nelle viscere del Nuovo Mondo?
-Ma certo.- rispose sorseggiando il caffè dalla tazza che la bimba gli aveva regalato. C’era disegnato un qualcosa riconducibile a un orso, il fatto che fosse colorato di un rosso vagamente familiare era da implicare allo strambo amore che la piccola aveva per qualcuno di sua conoscenza.
-Anche se non abbiamo il caminetto?- insistette preoccupata la bambina scribacchiando qualcosa su un foglio.
Law ci pensò su -Beh, ci sono tanti bambini che non hanno il caminetto, Babbo Natale li trova sempre.-
L’espressione impensierita della bambina scomparve per lasciar spazio a un sorrisino sollevato e la piccola si rimise a scrivere nuovamente, con passione. C’era forza, impeto, ma anche l’attenzione di un’adulta nella scelta delle parole. Il chirurgo, incuriosito, si portò in silenzio alle sue spalle per leggere.


Caro Babbo Natale, i miei papi sono molto cattivi, però con me sono tanto buoni, anche se papà Kidd è sempre adirato e papà Law si diverte a fargli i dispetti. Io però sono tanto buona e li voglio bene. Anche loro mi vogliono bene, perciò ti prego passa a trovarmi come quando ero al castello. Per Natale vorrei tanto che papà Kidd venga qui. E anche lo zio Killer. E tutti gli altri.
Lo zio Penguin ha tanta nostalgia, anche se è grande, puoi portargli lo zio Killer?
Poi, se hai spazio, puoi portarmi Samanta la principessa pirata, quella col kit da scienziata e il suo cucciolo geneticamente modificato Vito Misvito?
Ti voglio tanto bene!



Law non sapeva se ridere per quanto la bimba fosse infantile (in senso positivo) o per l’idea malsana che gli era appena venuta in mente. Le diede una dolce pacca sulla testa e si affrettò ad uscire nel corridoio trattenendo con i denti il sorriso maledetto che minacciava di aprirsi fra un orecchio e l’altro. Gli lacrimavano gli occhi per lo sforzo.
Represse ogni fantasia perversa e si diresse con calma in sala comunicazioni.





Kidd era seduto in sala da pranzo con un boccale stracolmo d’infuso alla valeriana. Non che credesse nella forza rilassante di quella tisana, ma arrivato ad un certo punto si era visto costretto a fare una scelta. O un inglorioso infarto o una bella tazza fumante di quella cosa.
Optò per la seconda scelta, non era minimamente intenzionato a semplificare le cose a quel bastardo con i denti a tastiera. Si maledì mille e più volte per avere ascoltato la voce della propria coscienza in quel malaugurato momento in cui si era visto costretto ad essere responsabile. Avrebbe voluto strozzare Killer se non avesse avuto ragione.
Quell’alleanza serviva, ma sarebbe stata la rovina dei suoi centri nervosi. Neppure Law era così scassacazzo,  il che la dice molto lunga sul perché il Capitano passasse molto del suo tempo libero a contemplare i mille e un motivo per fare fuori quel maledetto.
Sorseggiò la tisana, soffiò, stava per decidersi a tracannarla tutta d’un colpo quando il lumacofono suonò insistentemente.





Tutto era stato accuratamente predisposto per non dare troppo nell’occhio, quella notte. Ovviamente a Kidd non andava l’idea di mettersi in ridicolo a quel modo, ma Law era schifosamente convincente, perciò aveva acconsentito, a patto di fare a modo suo.
Tanto per cominciare: non voleva nessun Heart fra i coglioni, ci mancava solo che lo vedessero girare in quello stato. Poi mise in chiaro ventimila volte che, no, non avrebbe lasciato Kirachan davanti alla cabina di Penchan. Se tanto ci teneva, Penchan poteva portare il deretano sulla sua nave.
Le suole degli stivali scricchiolavano e scivolavano rumorosamente sul pavimento del sottomarino, ancora pochi passi, in silenzio.
Law si era premurato che avesse un sacco bello capiente e un bel po’ di bastoncini di zucchero. Lo aveva convinto a prestarsi a quella stupida impresa con la promessa di fargli trovare nella sua cabina del buon latte caldo e un biscotto speciale.
Che pervertito, però era una promessa allettante ed eccolo lì.
Inforcò la folta barba bianca, elemento indispensabile del cacchio, e aprì la porta della cameretta.
Mirn dormiva con una lucetta accesa sul comodino, stretta a un peluche. I capelli rossi scompigliati sul cuscino e un sorrisino soddisfatto sulle labbra. Chissà quanti bei sogni stava facendo…
 Kidd per un attimo s’intenerì e rimase fermo a fissarla, forse rimase così per troppo tempo, perché la bambina mugolò qualcosa e si girò sul fianco, verso di lui.
Il Capitano sussultò, temendo che si svegliasse e lo vedesse e si nascose in un angolo della camera. Non doveva assolutamente vederlo conciato così! Assolutamente!!
Con molta attenzione prese dal sacco un pacco scuro e glielo mise sul comodino. Le lasciò qualche bastoncino di zucchero e fece per ritirarsi dalla scena, in silenzio com’era venuto, quando fu colto dall’impulso irrefrenabile di carezzarle la fronte bianca.
E dire che fino a qualche giorno prima sbraitava alla sola idea di entrare in un negozio di giocattoli. Alla fine ci aveva trascinato anche Killer ed erano riusciti a combinare qualcosa per avere quella maledetta bambola. Non avevano ucciso nessuno e non avevano neppure pagato, meglio di così!
Sorrise compiaciuto e si concesse il lusso di trangugiare il latte e i biscotti lasciati lì apposta per lui, augurandosi che la bimba non avesse tentato qualche esperimento chimico a sue spese.


Pochi minuti dopo raggiunse quell’inferno peloso della camera di Law. Come immaginava, i suoi gusti non erano cambiati per nulla. Appena entrato vide, appunto, la solita tappezzeria pelosa e maculata, il tavolino con del latte e i biscotti e nessun chirurgo con le chiappe al vento. Ovviamente qualcuno voleva farlo fesso.
Si sentì minacciato, in pericolo. Guardingo perlustrò la stanza con lo sguardo, premurandosi di individuare immediatamente tutti i possibili nascondigli di quel fetente.
Apparentemente era tutto tranquillo.
-Room.-
Letale, sensuale, sussurro, Kidd tentò di colpire la voce alle sue spalle col braccio meccanico, ma il colpo andò a vuoto. Con la coda dell’occhio guardò la sagoma alla sua destra.
-Mi sei mancato, Law.- disse con un misto fra sarcasmo e sacrosanta verità.
-Anche tu, Kidd.- rispose quello sogghignando -Allora, mi hai portato quello che ti ho chiesto?-
-Sì.- sputò, iniziando a temere per la propria incolumità.
-Però Babbo Natale in pelliccia e goggle non si può vedere.-
-Sta’ zitto e ringrazia che almeno barba e cappello li avessi.- bofonchiò -Tu piuttosto, non sei stato a patti.-
Law alzò le spalle.
-Rilassati, Santa Kidd, prima di tutto consegnami il mio regalo.-
Kidd alzò le spalle e prese a spogliarsi, mostrando con orgoglio il fisico scolpito e ferito dalla ferocia di mille battaglie. Law rimase incantato a fissarlo, si gustò il petto possente, i fianchi larghi, le chiappe sode e il pacco glorioso celato dalla stoffa scarlatta del perizoma orlato di pelliccia bianca. Allungò le mani per tastarlo, cavolo se gli mancava, ma Kidd gli afferrò il polso.
-Prima scarto io il mio regalo.- disse sornione e quasi gli strappò di dosso la felpa.
-Ok, ok, quanta fretta!- il Chirurgo della Morte si finse quasi sdegnato e prese a spogliarsi. Via il cappello, via la felpa, via i pantaloni e le scarpe. Con gli slip ancora addosso si avvicinò al compagno e lo baciò.
-Buon Natale, Kidd.- gli disse sorridendo.
Kidd ricambiò -Buon Natale anche a te.-
Semplicemente perfetto, pensarono entrambi. Kidd perché pensava davvero che fosse tutto esattamente perfetto, Law perché Kidd si faceva infinocchiare sempre. Anche se doveva ammettere che il suo piano principale era di colpirlo a tradimento alle spalle.
-Room.- disse ancora e il buio calò su di loro sottoforma di sacco.
Kidd emise giusto un’esclamazione colorita e poi basta. Si rassegnò al suo destino, ma con classe, perché afferrò Law per il braccio prima che questo potesse svignarsela.
-Stavolta non me la fai.- gli ringhiò contro per trascinarlo nuovamente sotto il sacco. I bastoncini di zucchero cadevano da tutte le parti. Law si oppose, Kidd tirava.
Tira qui, tira lì, persero l’equilibrio rovinando sul tappeto in un groviglio di stoffa, pelle e zucchero.
Kidd si tolse il sacco di dosso con un gesto secco e fissò Law in cagnesco.
-Non riesci proprio a fare le cose come tutte le persone normali?- domandò prima che questi gli ficcasse in bocca un bastoncino  zuccherato.
Roteò gli occhi e bofonchiò un rassegnato -Fottiti.- del tipo “Tanto non cambi mai.”  




Quella fu la prima volta che fecero sesso dopo tante notti passate a sentire il gelo nel lato vuoto del letto. Per entrambi fu qualcosa di appagante, nonostante le trovate assurde di Law e la vendetta di Kidd, perché certo il Chirurgo della Morte non si aspettava che sentisse così tanto lo spirito natalizio da comprargli un completino da renna.  Il medico si rigirò pigramente fra le lenzuola, accoccolandosi contro il fianco del rosso che russava come una motosega, perso nei suoi sogni di gloria.
Bussarono alla porta.
Kidd grugnì, Law ignorò.
Bussarono ancora.
E ancora…
Kidd aprì un occhio, furente.
-Chi cazzo è?!- ruggì.
-Papà Kidd!- squillò una vocina gioiosa dietro la porta. Mirn abbassò la maniglia per entrare, ma era chiuso a chiave. -Papà, aprì!- esclamò saltellando, non stava più nella pelle e a stento riuscì ad attendere per il tempo necessario al Capitano di liberarsi delle prove del misfatto sotto il letto. Quando finalmente aprì la porta, la piccola gli saltò addosso, aggrappandosi alla sua gamba.
-Papà Kidd!!- esclamò.
-Ehi, ehi, piano! Vuoi che mi venga il diabete?- protestò, ma la piccina lo ignorò altamente e armata di regalo di Natale saltò sul letto, massacrando le reni di Law.
-Papi! Papi! Avevi ragione! E’ venuto!- urlò in preda alla gioia. Law si mise a sedere sul materasso, ringraziando mentalmente di avere avuto il buon senso di levarsi corna e corpetto dopo aver fatto sesso.
-Visto?- domandò scoccando un’occhiata a Kidd, disgraziatamente rivestito, onde evitare traumi permanenti alla pargola.
-Guarda!- continuava questa scartando il suo regalo -Mi ha portato Samanta e Vito Misvito!-
Era raggiante, adorabile, una delle poche occasioni in cui entrambi avvertirono contemporaneamente un senso di pace e di famiglia con lei. Si guardarono scambiandosi un mezzo sorriso, poi Law si dedicò alla bambina, le diede corda nel suo entusiasmo e con lei trascinò Kidd nel letto per tormentarlo con lo schifoso solletico e lui meditò di ucciderli entrambi, ma si limitò ad afferrare la bambina e a farla volare per la stanza.
Mirn rideva tanto, la sua risata cristallina e gioiosa era come un toccasana per due satanassi come loro.
-Vado a svegliare lo zio Shachi e lo zio Penguin!- esclamò correndo fuori dalla stanza  e trascinando coi piedi il fiocco rosso del pacco. Kidd guardò Law e scosse il capo, divertito.
-Penguin non lo trova di sicuro.- commentò il chirurgo.
-Papà Kidd!- la bambina tornò nella stanza e gli afferrò il dito, tirando con forza per fare abbassare il Capitano al suo livello.
-Che c’è?- fece lui.
Mirn mise le mani a coppa su suo orecchio e gli sussurrò -Tranquillo, non lo dico a nessuno che sei Babbo Natale.-
Lo lasciò spiazzato, semplicemente spiazzato e imbarazzato, ma lì per lì il suo spirito omicida era stato sedato, perciò semplicemente diede una pacca in testa alla bambina e la lasciò correre fuori dalla stanza per tormentare il povero zio Shachi.
Law emise un profondo e rumoroso sospiro.
-Sento che mi mancheranno notti come questa, Kidd.- sogghignò -Sei libero per l’epifania?-


   
 
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