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Autore: Tsukino Chan    28/06/2007    4 recensioni
Maito Gai ha un grosso, enorme, catastrofico problema. Il fatto che sia proprio a causa di questo problema che il giovanile maestro di Konoha sia depresso mette in allarme chi lo conosce bene. Ed è cos' che un gruppo di intrepidi Jonin sfideranno il caso per aiutare il loro amico. Siete pronti a sentir parlare di Alieni,vestiti eleganti,scommesse clandestine, ragazze adorabili e terribili catastrofi? Allora seguite le mirabolanti imprese della squadra T.I.V.A.D.G. (all'interno saranno presenti alcuni pairing di contorno. Vi consiglio di aspettarvi l'impossibile ^*^ ) In certi momenti OOC
Genere: Romantico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Una promessa sposa per Gai

ATTENZIONE!!!!!

La storia è ambientata durante la seconda serie di Naruto, quando il pestifero ninja contenitore di volpacchiotti innocui ha ormai sedici anni.

Se non volete sapere i pochi Spoiler che saranno presenti nella FF non leggetela.

Oppure leggetela lo stesso, autoconvincendovi che ogni cosa che troverete è frutto della mente di colei che scrive. (In realtà non è così... i personaggi della serie di Naruto appartengono a Masashi Kishimoto).

Credo sia tutto...

 

Maito Gai Depresso?

 

Il sole stava tramontando sull’affollata Konoha. Non che si notasse molto, probabilmente a causa dei numerosi strati di cumulo nembi bianco-grigiastri che si spalmavano nel cielo come tanti chili di panna montata male, però gli orologi segnavano un’ora vicina a quella prevista per il tramonto, indi per cui il sole stava tramontando.

 

Un paio di riconoscibilissimi scaldamuscoli arancione fluo si fermarono a pochi metri dal monumento per i caduti.

 

Il loro possessore osservava la lastra di pietra corrucciando le folte sopracciglia, mentre la nera scodella che spacciava per capelli rimaneva immobile nonostante il vento a forza quattro che spirava in quel momento.

 

Certamente l’atmosfera sarebbe stata più suggestiva sotto un tramonto che tingeva l’aria di rosso, ma lui era Maito Gai, mica il primo Hatake-icha icha dipendente-Kakashi con nuvoletta di pioggia per atmosfere angst  personale che passava.

 

Gai fissava la pietra nera.

 

E la fissava.

 

E la fissava.

 

E la fissava.

 

E la fissava.

 

[ ...Se ve lo state chiedendo, no, non si è incantato il disco...]

 

[ ...E no. La pietra non fissava Gai a sua volta...]

 

La fissava ed intanto rimembrava un giorno passato, ma non tanto passato remoto, neppure un imperfetto, no, era successo l’altro giorno, o almeno a lui così sembrava, ma in realtà di giorni ne erano passati molti, quindi  era più corretto dire che il passato di pomodori che aveva preparato il mese scorso doveva esser abbastanza cotto, quindi era un passato prossimo alla consumazione.

 

...

 

Temo d’aver perso il segno.

 

Ah si, trovato! Gai fissava quella che ormai tutta Konohagure indicava come “Lapide dei poveretti che ci avevano lasciato le penne in missione” e pensava ad una promessa che uno tra gli ultimi nomi incisi sulla pietra gli aveva fatto.

 

Asuma Sarutobi.

 

Gai avrebbe volentieri preso a pugni il monumento urlandogli contro tutto il suo giovanile disappunto per la morte del compagno di tante missioni.

 

Eppure non osava farlo, non tanto per rispetto alla pietra incisa, quanto per il terrore di quel che il quinto Hokage gli avrebbe fatto se avesse saputo cosa aveva osato fare durante uno sfoggio di giovanile dolore.

 

Quindi rimaneva fermo, in silenzio, a fissarla con tutto il disappunto possibile.

 

«Bu

 

«KHYAAAAAAAAAAAA!!!!!!»

 

Una mano si era posata sulla spalla del meditante ninja, che molto temerariamente aveva iniziato a correre in tondo urlando terrorizzato.

 

« Yo Obito! Asuma...» nel frattempo il proprietario della galeotta mano salutava pacificamente la pietra, incurante del solco che Maito stava tracciando sul terreno.

 

« Kakashi!» esclamò Gai, puntando un dito verso l’amico-nemico di sempre, il tutto ovviamente dopo essersi fermato ed aver assunto la giovanile posa del rimprovero perfetto. «Vergognati, ti sembra il luogo per  scherzi del genere! Io, Maito Gai, forte del potere della Giovinezza ti sfido per punirti dell’oltraggio che hai arrecato al luogo!»

 

Kakashi spostò lo sguardo sul ninja, che stava ridendo in maniera molto giovanile, ma soprattutto estremamente irritante.

 

Il copy-ninja si guardò intorno, poi s’indicò, sbattendo la meravigliosa ciglia con sguardo perplesso.

 

«Mi hai detto qualcosa?»

 

«....»

 

«...»

 

Gai si accasciò a terra in lacrime di frustrazione, prendendo a pugni l’erba e chiedendosi perché mai nessuno lo ascoltava. Nessuno che spesso e volentieri altri non era che Hatake-frequentatore di lapidi sotto la pioggia-Kakashi.

 

Come se non si volesse sfatare l’atmosfera emo che veleggiava intorno al copy-ninja, un cirrostrato proprio sopra il monumento iniziò ad oscurarsi, e in breve tempo copiosa cadeva la pioggia sulla testa dei due ninja.

 

Ad esser precisi, cadeva principalmente sulla scodella nero pece di Gai, poiché al primo accenno di condensazione acquea il previdente Kakashi aveva sfoderato un allegro ombrellino monoposto grigio topo, in pandan con i capelli.

 

«Che atmosfera angst...» mormorò a titolo informativo Kakashi.

 

Gai si limitò ad annuire con il capo.

 

La cosa lasciò parecchio interdetto l’altro ninja, che prese ad osservare l’esaltatore della giustizia con occhi a palla.

 

Insomma, Maito Gai era conosciuto per cinque importanti fattori:

 

1. la tutina verde abbinata ad orribili scaldamuscoli arancio-fluo

2. l’accoppiata di scodella e sopraciglione nero seppia.

3. il fatto che  quando aveva cinque anni inneggiava alla giovinezza distribuendo le foglie di fichi d’india. (le vecchiette in quel periodo se ne andavano in giro rasente i muri, nel vano tentativo di evitare il piccolo.)

4. le punizioni assurde che si autoinfliggeva, (di cui molti ne profittavano per farsi fare le pulizie di fondo a casa.)

5. il fatto di non trovarsi d’accordo con Kakashi se non su ragioni d’estrema importanza.

 

E per quanto il gruppo per la valorizzazione delle atmosfere emo non si trovi d’accordo, una pioggerella di  fronte ad una tomba non era una ragione d’estrema importanza per Maito Gai.

 

Kakashi giunse alla conclusione più ovvia.

 

Gai era stato rapito incidentalmente dagli alieni e sostituito da una copia, che in quel momento stava osservando, mentre l’originale vagava per mondi sconosciuti promuovendo la filosofia dei vestiti in spandex verde firmati “Konoha village mode”.

 

Poveri mondi alieni. Provava estrema pena nei loro confronti.

 

In quel momento Gai sospirò.

 

Kakashi sentì i brividi dietro la schiena. Possibile che fosse il vero Gai quello che aveva di fronte?

La sua teoria sugli alieni era semplicemente perfetta, però era sempre meglio accertarsene.

 

«Che ci fai qui?»

 

«Sono venuto a trovare Asuma...Lui... Doveva mantenere una promessa.»

 

Kakashi annuì sollevato. Asuma una volta gli aveva accennato di sfuggita ad una promessa fatta a Gai, una cosa che non era di dominio pubblico, quindi quello non era un alieno.Oppure si. Al momento gli lasciava il beneficio del dubbio.

 

«Gai... Va tutto bene?»

 

«Non è niente di grave davvero, non ti preoccupare...»disse quello con tono depresso.

 

Kakashi rimase a fissare shockato la bestia verde di Konoha.

 

Gai che parlava con tono depresso era l’equivalente dell’apocalissi biblica, di un coccodrillo che decide di nutrirsi di alghe, della possibilità che l’Hokage vincesse a poker.

Era in parole povere una terribile catastrofe.

 

Doveva fare assolutamente qualcosa!

Insomma, era troppo giovane per morire schiacciato da meteoriti infuocati che cadevano dal cielo, doveva ancora finire l’ultimo volume di Icha icha. No, non avrebbe permesso al Gai depresso di togliergli il sublime piacere di quella lettura!

 

«Senti, ti va di raccontarmi il problema?»

 

Da sotto l’acqua, che da pioggerellina era diventato violento acquazzone, Gai annuì, s’accomodò a terra, sporcando la giovanile divisa con fango fresco ed iniziò a raccontare.

 

Quando finì a Kakashi sembrava di esser stato colpito dal meteorite più grosso, quello dalla perfetta forma a balla da bowling gruvierata.

 

La cosa era di vastità impressionante. Avrebbe avuto bisogno di soccorsi. Di parecchi soccorsi.

 

 

 

Anticipazioni:

 

Dopo la disastrosa reazione a catena suscitata dalla notizia, i ninja si trovarono ad affrontare un problema altrettanto urgente.

Maito Gai, finito di pronunciare l’ultima parola della sconvolgente rivelazione, si era attaccato alla bottiglia di succo d’avocado, ed in quel momento stava dando spettacolo muovendosi al giovanile ritmo della macarena.

*

Iwashi sorrise, come a dire che era la cosa più ovvia del mondo.

«Tiriamo a sorte no?»

Kakashi sospirò.

«Bene... Qualcuno ha degli stuzzicadenti?»

Genma lo guardò sghignazzando dalla posizione da ippopotamo sul bagnasciuga che aveva assunto sulla sedia. Poi prese il  Senbon che stava masticando e lo gettò sul tavolo.

«Quello va bene?» chiese con voce angelica.

*

 

 

Quattro chiacchiere con l’autrice:

Il mio primo tentativo di FanFiction-Commedia con i personaggi di Naruto.

Non vi chiederò di esser clementi. Avete carta bianca, su sfogatevi! ^_^

Vi ringrazio comunque di esser arrivati fino a questo punto, spero di sentire le vostre opinioni.

 

 

K.f.C.

Tsukino Chan

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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