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Autore: Hermione grenger    11/12/2012    1 recensioni
I TRE EROI
A volte separarsi dalle persone che ami può essere un bene, come nel caso di questa storia, o un male. Valutate sempre se ne vale la pena lasciare queste persone, perché potreste non rivederle mai più.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tempo lontano, in un paesino di campagna chiamato Oèdin, viveva una piccola famiglia composta da Alef,il padre e tre fratelli:Ombroso,Reglus e Peter.                                                                                                     Era una famiglia come tante, abbastanza conosciuta perché Alef era il fabbro dalla cittadina. Peter era apprendista del padre nella fonderia, mentre Ombroso e Ruglus lavoravano i campi. Il lavoro procedeva bene e i campi davano raccolti abbondanti,  ma una mattina i tre giovani fratelli decisero di andare a lavorare in qualche altro paese.                                                                                -Padre, io, Reglus e Peter vorremmo andare a Foheningh per lavorare e guadagnare qualcosa.-disse Ombroso, incerto.                                                                           disse Alef,sperando che i figli l’avrebbero ascoltato:              indicò con la pipa Peter,  che gli rispose con un sorriso impacciato.                                                                         -Lo so, ma potremmo guadagnare qualche moneta per riuscire a portare avanti la famiglia e la fonderia-.  Alef andò nella sua stanza, prese la sua vecchia bisaccia, la guardò e poi la porse ai figli.                                    -Questa è stata una mia fedele compagna di viaggio per  molti anni>disse guardando la borsa come se fosse l’ultima volta: -Cercate di riportarmela intera!-aggiunse ridendo.      -Grazie padre, la terremo con cura-.                -Bene. Ora andate e che la fortuna sia con voi-.  Alef li guardò, fiero, allontanarsi per le vie del paese, poi rientrò in casa e chiuse la porta alle sue spalle.                                                                                             ~**~                                       Si fermarono sotto una quercia per riposare e mangiare qualcosa. La notte era alle porte:                                      -Dove dormiremo? Di certo non riusciremo ad arrivare al paese più vicino,dista molto tempo da qui e sta calando la notte-  chiese Peter.                                Ombroso si alzò e si guardò in giro, era deserto. Lì l’uniche anime vive erano loro, la quercia era l’unico albero in mezzo ad una prateria e l’oscurità stava per inghiottire il sole.                                                                                  -Muoviamoci prima che faccia buio, magari troviamo una locanda o una casa che ci accolga-. S’incamminarono subito e, come previsto da Ombroso, il viaggio non durò molto.                                              Oltre la foresta trovarono un vecchio maniero di stile medievale, con un portone centrale in legno e i merli sulle mura, ma quello che Ombroso notò subito era la mancanza di finestre: come avrebbero fato a vivere i padroni di quel castello? A meno che era disabitato.                  Entrarono spingendo il pesante portone verso l’interno, dentro era tutto buio. Reglus perse una delle torce appese al muro e si fece strada tra le ragnatele, quando arrivò ad una grande sala con tantissime statue sui mero e affreschi poco visibili alle pareti.                                                                            -E’ magnifico- sussurrò Reglus a bocca aperta impedendo la vista ai due fratelli che erano rimasti dietro al fratello fermo sulla porta.                                                                 Un mugolio acuto e lontano attirò la loro attenzione. Corsero via da quella stanza e cercarono le camere, sempre allerta ad ogni minimo rumore.                                                                              D’un colpo Ombroso, che guidava i fratelli, si fermò. Era in corridoio a fondo chiuso, che non  portava da nessuna parte. I fratelli si girarono giusto in tempo per vedere la creatura che aveva emesso lo strano verso, passare per i corridoi.                                                                               Un drago. Era una creatura enorme, con le squame verdi e lucide e orribili spuntoni che segnavano una linea lungo la schiena e la coda.                                                                  Il drago non li notò, fortunatamente, e proseguì oltre. Ombroso, Reglus e Peter rimasero in silenzio un attimo, poi cercando di fare il minimo rumore possibile,tornarono in dietro fino all’atrio. E fu qui che compirono il grande sbaglio. Il castello aveva infatti molti corridoi collegati l’uno con l’altro, quindi in quel corridoio si trovava anche la bestia. Questa volta non passarono inosservati, anche perché Reglus urlò per lo spavento. Subito il drago part’ alla carica, i tre ragazzi cercarono di scappare, ma Ombroso, che chiudeva la fila, venne afferrato dagli artigli del drago e portato via, mentre lui urlava e gridava aiuto.                          Spaventati dall’episodio, Reglus e Peter corsero fuori dal maniero più in fretta possibile e corsero fino ad arrivare alla radura che li aveva accolti.                                                                                  Poco più in là c’era una casetta solitaria fatta in legno e con il camino che fumava. Era abitata. La porta della casetta era piccola e le finestre appannate. Quando Reglus bussò, lui e Peter si aspettarono di trovarvi chissà quale creatura, dopo il drago; invece comparve loro davanti una vecchietta minuta.                                            -Oh! Dei giovani forestieri. Entrate, fa freddo fuori-.          La casa era accogliente e calda. Comprendeva una stanza con il piccolo divanetto e il tavolo; una scala s’intravedeva oltre la parete, forse portava alle camere da letto.                                                                 -Che cosa posso fare per voi, giovani forestieri? Da dove venite?-                                                                         -Noi…non…siamo forestieri- balbettò Peter -veniamo da Oèdin e siamo diretti a Foheningh, in cerca di lavoro. Ma durante il nostro cammino abbiamo avuto un inconveniente-                                                                    -Vede, nostro fratello, Ombroso, è stato...rapito dal drago che vive nel castello-Reglus raccontò, ma non era del tutto sicuro che la vecchia gli avrebbe creduto, invece…                                                                               -Oh! Quel drago causa già troppi problemi, ci mancava solo che si mettesse a rapire la gente-.  La vecchietta fece sedere I due ragazzi al tavolo e gli servì un piatto caldo, poi indicò loro le stanze e li invitò ad andare a dormire.  Quella mattina Reglus e Peter si alzarono presto, ma la vecchia era già sveglia e aveva preparato loro la colazione.                                                                            -Ben alzati! Forza mangiate, oggi dovete compiere la vostra missione: liberare vostro fratello e uccidere quel drago, se non vi uccide prima lui.- Peter rimase di sasso; sapeva che i draghi erano carnivori, ma non pensava che arrivassero fino a uccidere e mangiare gli umani! Si sedette a tavola e consumò velocemente la colazione.                                                                            La vecchietta andò in un’altra stanza e tornò in cucina con un fagotto tra le braccia. Tolse lo straccio che ricopriva l’oggetto e fece scintillare alla luce del lampadario tre spade lunghe e sottili.                                                 -Queste le fece mio padre molto tempo fa, con la speranza che qualcuno potesse usarle per uccidere quel maledetto drago che terrorizza Foheningh da anni. La loro lama è sottile, ma dura e resistente. Prendetele, tutte e tre, l’altra la darete a vostro fratello-.                                                  Reglus guardò meravigliato le spade lucenti e ne prese una: -E’ leggera-, disse ancora più sorpreso.                      I tre fratelli ringraziarono la vecchia e partirono         -Andate e liberate Foheningh dalla bestia! Che la fortuna vi assista!- li salutò questa dal ciglio della strada mentre li vedeva allontanarsi in direzione del castello. Le sale e i corridoi erano bui e a stento Reglus e Peter riuscivano a vedere dove andavano. Poi una stanza con le porte aperte da cui veniva una luce, li incuriosì.               Vi entrarono e videro il drago sdraiato sul pavimento di marmo che dormiva; sul cornicione più alto c’era una figura: Ombroso.                                                                            Reglus  si lanciò senza pensare addosso al drago, ma questo lo respinse con una zampata, buttandolo a terra. Reglus era fuori gioco, rimaneva solo Peter per salvare Ombroso. Decise d’agire d’astuzia: attirò l’attenzione della bestia e fece in modo di salire sul suo dorso. Il drago, infastidito, si levò sulle zampe posteriori, così facendo Peter riuscì ad arrivare fino a Ombroso, tagliare le corde che lo legavano e lanciargli la spada. Questi spiccò un volo per prenderla e atterrò ai piedi del drago; anche Peter saltò e insieme presero Reglus, che si era ripreso da poco.                                                                                  Corsero al portone, ma quando stavano per uscire, Ombroso si fermò: -Tu va con Reglus, aspettatemi fuori e non entrate per nessun motivo-                                                         -Ma dove vai?- chiese Peter -A uccidere il drago-rispose con voce ferma Ombroso, poi scomparì nell’ombra.   Il drago era ancora nella stanza in cui l’avevano lasciato. Ombroso si guardò attorno: c’erano molti appigli, ma altrettanto alti. Il suo piano era di salire su uno di quegli spuntoni, cogliere di sorpresa il drago e attaccarlo alle spalle, trafiggendogli la schiena. Cauto, cercò di arrivare alla parete e aggrapparsi al primo appiglio, ma questi era troppo alto perché Ombroso ci arrivasse. Poi mosse l’oggetto su cui era salito e il drago si accorse della sua presenza.                                                                             Ombroso, ormai allo scoperto, sguainò la spada e si lanciò contro la bestia, procurandogli un taglio profondo nella zampa. Il drago ruggì dal dolore. Subito si lanciò contro il ragazzo che, colto alla sprovvista, fece un tentativo di ferire anche un’altra zampa, ma senza successo e il drago lo gettò con forza contro il muro.  – Sono spacciato– pensò Ombroso, la spada gli era scivolata nella caduta e ora era finita in un angolo. Ombroso, con le forze che gli rimanevano, tentò di prendere la spada e afferrò l’elsa giusto nel tempo in cui il drago spalancò l’enormi fauci. Con uno sforzo enorme, Ombroso conficcò la spada nella bocca spalancata della bestia. Il drago cadde con un tonfo sul pavimento.                                    Senza esitare un attimo il ragazzo corse fuori, dove lo aspettavano Peter e Reglus, che si era ripreso. Dietro di loro, la folla del villaggio di Foheningh.                                                                          -Complimenti Ombroso. Sei un cavaliere valoroso: ci hai liberati dal fastidio del drago. Tutti noi te ne siamo grati-. Ombroso rimase sconvolto: -Chi sei? Come fai a conoscere il mio nome?-         -Io sono Spica, principessa del ragno di Neksmi, di fanno parte Oèdin, Foheningh e altre cittadelle. Per ringraziarti ti offro la mia mano, se l’accetterai, diventerai principe. E voi Reglus e Peter sarete sempre i benvenuti qui-. Ombroso guardò la principessa e poi i fratelli. -Accetto-                                                                            La folla esplose in applausi e grida.  Le nozze si celebrarono quel giorno stesso, Peter e Reglus tornarono dal padre, che aprì una nuova fonderia a Foheningh, dove si erano trasferiti.                                                                                                                                                                                                                       
  
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