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Autore: Balla_coi_Lupi_    11/12/2012    1 recensioni
Credevo fossi il principe delle favole, Jared.
C'era una volta... c'eravamo una volta.
Adesso non più.
Adesso c'è lei.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Cameron, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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C'eravamo una volta

 

 

 

Piove.

Raccolgo le ginocchia al mento e chiudo gli occhi. Lui è andato via.

Da quanto tempo? Due ore? Due minuti? Un giorno? Il tempo si annulla quando lui non c’è. Non capisco come questo sia possibile, forse sono solo una ragazzina innamorata, forse… sono stanca dei forse. Da un paio di settimane a questa parte non faccio altro che cercare di capire, di dissipare i forse dalla mia mente, di tenere il passo con tutto quello che di assurdo sta succedendo.

Ho freddo. Ho sempre freddo quando lui non c’è. Mi chiedo se ho mai vissuto davvero prima di quel giorno e come farò a farlo dopo.

Lo amo?

 

No. Sì. No. Sì.

Mi sento come divisa a metà.

Da un lato c'è la voglia di crederci, crederci sul serio. Alzare il mento, tirare fuori un sorriso e dire "Sì, ho un ragazzo anche io. Sì, sono felice. Sì, LO AMO." Ma poi mi ricordo di come è sempre andata, di tutte le ferite che mi sono dovuta leccare e che ancora mi porto dentro, e allora caccio giù quella vocina che mi dice "Provaci, Ivy, dài." e faccio come sempre. Mi chiudo a riccio e mordo.

Mordo e lacero, e allontano.

 

Si dice che la miglior difesa sia l'attacco ed è la strategia che io adotto sempre.

L'unica che conosco che funziona davvero.

Quella che ho appreso a mia spese da ragazzina, quando timida e ingenua m'intestardivo nel voler vedere la luce anche in chi affogava nelle tenebre.

Ferisci per non essere ferita.

Ferisci per non dover stringere i denti quando disinfetti i tagli slabbrati che non si rimarginano, per non dover aggiungere l'ennesima cicatrice all'elenco.

Ferisci perché è il solo modo per non morire dissanguata.

L'unico rovescio della medaglia è che la solitudine prende poi ad accompagnarti ovunque tu vada, come un cagnolino fedele.Non te ne liberi più e finisci per abituartici, girando involontariamente alla larga persino da chiunque sia davvero interessato a te.

Lontano.

Ad una distanza di sicurezza che non nuoce. Che non ti fa affezionare e poi delude.

Meglio un cuore d'acciaio impenetrabile che uno in briciole.

"Le vecchie abitudini sono dure a morire, Ivy. Non cambierai mai."

O forse lui ti ha già cambiata e neanche te ne sei accorta.

 

Il telefono squilla ed io alzo controvoglia il viso dalle ginocchia, soffocando il motodi speranza che mi aveva schiacciato lo stomaco giusto qualche istante.

E' lui. Fantastico.

"Dove la depositi la tua corazza ora? Perchè permetti che te la sfili senza remore? Per quale motivo lo lasci fare?"

Ogni strategia ha il suo tallone d'Achille.

Il mio ha labbra carnose, una simpatia pungente e corti capelli corvini.

Ha un volto... e persino un nome.

Lo stesso che lampeggia in quel momento sul display.

Jared.

Prendo una generosa boccata d'ossigeno, che manca sempre nell'aria dopo che lui se ne è andato, e rispondo.

 

Mi porto il telefono all'orecchio ma non parlo. Rimango in silenzio, il cuore che palpita all'impazzata, in attesa che sia lui a fare la prima mossa, come se stessimo giocando una partita a scacchi. Una partita con un prezzo troppo alto.

- Lo so che sei in linea, Ivy, è inutile rimanere in silenzio.

Ancora una volta le sue parole mi colpiscono come lame affilate, penetrano la mia carne, si insinuano nel profondo e io non trovo un modo per proteggermi, perché quel mio prezioso scudo non funziona con lui.

Ho imparato a mie spese che non valgono regole generali quando si tratta di lui, non si può semplicemente prevedere ogni sua mossa e ingannarlo, no; lui è imprevedibile, è inspiegabile e io non riesco, non riesco, non riesco più ad innalzare le mie barriere. Lui le abbatte.

Quest'amore altro non é che odio.

Quest'odio altro non é che amore.

- Jared...

Non trovo parole, perchè non ci sono parole se non l'unica che ho pronunciato, quella che ha un senso, quella che riassume tutti i miei pensieri, le mie emozioni.

Jared.

 

- Sono qui fuori.

Tremo. Fa freddo e non ci credo. So di non essere bella, di avere i capelli fuori posto e le occhiaie violacee e le lentiggini che si vedono troppo in quest'ennesima notte fredda piena di lacrime.

Apro la porta e lui entra. Gli occhi grandi e marroni, la maglietta grigia strappata sulle maniche, non hai freddo, Jed? La sua mano si avvicina al mio viso e mi mordo le labbra.

- Ehi.-  Mi sorride.

- Cos'altro vuoi?

Attacca prima di essere attaccata.

- Ivy, io...

- Che altro? Ti ho visto insieme a lei, ho visto come la guardi... Perché cazzo sei qui?

 La mia voce si spezza, diventa un lamento, una bustina di plastica accartocciata su se stessa, come come quelle di tutti preservativi usati per fare l'amore. Fare l'amore? No, mai. L'amore si fa insieme e da quel lato c'ero solo io.

- Be'? Perché cazzo sei qui?

Vorrei solo che tu fossi esattamente dove sono io.

Vorrei solo essere esattemente dove sei tu.

Si avvicina ed io indietreggio.

Non riusciremo mai davvero a raggiungerci.

 Ma mi raggiunge.

Mi afferra il polso, me lo stringe forte e so già che mi verrà il livido. Ma, in fondo, ha già lasciato un segno dentro di me, che brucia e mi devasta. Quello sul cuore.

E, mentre cerco di liberarmi invano dalla sua stretta, le sue labbra si avventano sulle mie, lasciandomi col fiato mozzato, la testa scombussolata. Ci provo, ci provo ad allontanarlo da me, ma la parte di me insana si oppone e, gelosa del suo giocattolo, risponde al bacio, abbandonandosi completamente a quelle braccia muscolose che mi cingono i fianchi.

E sì, mi rendo conto di essere malata, di avere un serio problema, perché non è possibile che dopo tutte le ferite che lui mi ha causato io non provi odio nel toccarlo.

Gli passo la lingua sul labbro inferiore, le mie mani sono nei suoi capelli scuri e mi compatisco, mi dò una giustificazione dicendomi che questa è l'ultima notte, l'ultima notte. Ho bisogno ancora di una notte, ho bisogno della mia dose quotidiana di droga, perché io sono un tossicodipendente consapevole delle sue scelte. E lascio che le sue mani bollenti mi alzino i lembi della maglietta, lascio che mi scaldi il corpo con il suo calore innaturale e ancora una volta non parlo. Non parlo e ingoio quelle lacrime che fremono per uscire, perché so di non avere molto tempo, devo sfruttarlo al meglio.

E gli mordo le labbra pensando che questa è la mia ultima notte.

Mi sdraia sul divano, ci sdraiamo.

Gli passo le mani sulla schiena. La conosco così bene ed ora è tutto diverso. Prima c’è stato il cambiamento fisico, poi tutto il resto, non so che sia successo ma è scivolato via lentamente. Mi bacia di nuovo ed il suo sapore è sbagliato. C’è il sapore di un'altra sulle sue labbra.

È allora che provo a scappare, cerco di allontanarmi ma è diventato troppo forte. Il suo corpo inchioda il mio e i suoi occhi neri mi devastano. Mi guardano dentro e lo leggo. Quello sono ancora capace a farlo.

Mi stanno chiedendo scusa. Come la prima volta che abbiamo fatto l’amore e aveva paura di farmi male, quando entrando lentamente in me non faceva altro che ripetermi all’orecchio scusa, scusa, scusa. Non voglio più vedere, non voglio più leggere, voglio solo sentire. Chiudo gli occhi e lui mi bacia le palpebre mentre mi leva i jeans.

Mi bacia il collo e la sua mano scende. Non voglio, non voglio, non voglio.

Chiudo gli occhi.

Lo voglio disperatamente.

- No, voglio che mi guardi.

Nel buio della stanza, a pochi centimetri da me, Jared mi respira addosso. Non ci sono più gli scherzi di una volta, i doppi sensi sulla panna del gelato, i gemiti  soffocati nell'auto di sua madre, i baci scambiati fra una lezione e l'altra. E mi mordo le labbra, e non ce la faccio perché non voglio che vada via, e la sua mano si muove. Gli conficco le unghie nella carne e posso vederlo sulle sue labbra, un ghigno soddisfatto che non ha niente di gioia. E allora lo graffio e non smettere, non smettere.

Lo faccio perché se lo merita.

Ti odio.

Va sempre più forte.

Ti odio.

E, forse, se stanotte ti amo con tutto quello che ho il mio petto si svuoterà e potrò stare bene senza di te.

 

Ti odio.

E non riesco a trattenermi e gemo. Forte come i suoi movimenti che mi portano all’orgasmo. E tremo. O forse è lui. Mi bacia e stringe le mani sui miei fianchi. Troppo. Fa male ed è questo quello che voglio.

Ti odio.

Perché ti amo troppo e odiare è più semplice. E odiare lei che ti ha portato via.

Mi guardi e mi specchio dentro i tuoi occhi. Dolore. Perché sembra che non sia la sola a stare male stanotte? Mi metto seduta e ti sento ansimare, vedo le tue mani tremare e poi le sento mentre con una mano mi sganci il reggiseno e l’altra accende la luce.

Luce. Lo sai che mi da fastidio e la tua voce si spezza.

- Ho bisogno di vederti, stanotte.

E riprendi a baciarmi.

Sono qui, sono qui, perché non mi vedi?

 

E io lo vedo.

Vedo i suoi occhi neri che brillano di luce propria, sono come la luna piena per me, come la Stella Polare, non riesco a smettere di guardarli e, ogni volta che mi ci vedo riflessa dentro, perdo un pezzo di me stessa che diventa suo, per sempre.

Lo sento dentro di me, penetrare nella mia anima e rimanere lì, perché quello è il suo posto di diritto che nessuno potrà mai, mai, mai, mai portargli via. Per sempre.

E poi mi porta in cima, mi porta su, su, su, più su e io non vorrei scendere mai, vorrei rimanere in quel posto eccitante per sempre, con lui, con lui, con lui. Ma i miei sono i pensieri stupidi di una squinternata, perché quell'attimo non dura più del suo tempo e poi tutto si spegne.

Tranne i suoi occhi. I suoi occhi che continuano a brillare, mentre mi guarda e  sì, ne sono quasi sicura  vedo una lacrima solitaria rigare la sua guancia, rendendo ancora più perfetto quel viso già estremamente bello. E io non resisto più, non ne sono capace, non ho questa forza di volontà, non con lui. Mi stringo a lui, appoggio la testa sul suo petto e spingo, cercando di nascondermi dalla realtà, sperando di riuscire a conservare il ricordo di lui di noi perché ne ho bisogno. Ne ho un disperato bisogno.

Mentre gli bacio il petto, il collo, l'addome, penso che il nostro tempo è ormai scaduto. Ricordati di me, amore mio. Ricordati del nostro tempo trascorso a prenderci cura l'uno dell'altra. Ricordati, mio dolce amore, del tempo trascorso a ferirci.

E i suoi occhi continuano a brillare nei miei.

 

La luce.

E' colpa di quella maledetta luce che lui ha voluto accendere se riesco a individuare dietro il rammarico e le scuse appesi alle sue ciglia, qualcosa che non brilla per me.

Un qualcosa più luminoso, che abbaglia addirittura e mi ferisce.

Io nei suoi occhi mi vedevo riflessa come la Luna, ma essa non è che un satellite, un astro anonimo che ha senso soltanto quando ruota attorno alla Terra, altrimenti potrebbe essere facilmente confuso con un asteroide alla deriva, un meteorite in procinto di schiantarsi.

E la Luna brilla di una luce non sua.

Riflette quella di una stella vera, grande e calda.

Una stella chiamata Sole, una stella che io non sarò mai, mai per lui.

Mi accarezza il viso e mi bacia la fronte sudata ed io vorrei soltanto diventare cieca per non vedere la verità che lui non sa dirmi.

Credevo fossi il principe delle favole, Jared.

C'era una volta... c'eravamo una volta.

Adesso non più.

Adesso c'è lei.

 

rigorosamente lupesco.

Accade anche che, quando una di loro soffre del terribile “blocco dello scrittore” (ehhhh…. che paroloni!) accendano la modalità brainstorming e soccorrano la malcapitata sommergendola di idee, incoraggiamenti e affetto incondizionato. Per lei e per il branco.

Accade, a volte, che si betino a vicenda, aiutandosi l’un l’altra a migliorare e a crescere nella scrittura.

Accade poi che sbuffino, si arrabbino e si lamentino perché a uno o più dei loro beniamini sono dedicate poche storie.

Accade, infine, che qualcuna butti lì una proposta: “Ma perché una bella storia su questo lupo così sexy e così ingiustamente trascurato non ce la scriviamo da sole?”.

E’ così che nasce questo account collettivo.

Inizialmente pubblicheremo le storie scritte in collaborazione, un pezzettino per una: vediamo dove riusciamo ad arrivare!

 


Angolo delle Autrici
(
aggiunto ai posteri in un momento di quiete)

Hallo!
Non so, mi sembrava doverosa un minimo di presentazione; sul nostro profilo (eh già, siamo un piccolo branco di Lupe!) ci sono un po' di info, ma credo che la maggior parte dei lettori che passeranno e sono passati da questa storia non ci capiteranno neanche per sbaglio, quindi, perché non spendere qualche parola qui?
Questa storia è stata scritta a dieci o dodici mani, insomma, da più di un cervello (si spera). Il nostro gruppo è nato un po' per caso, come agglomerato di ammmore per il Branco di LaPush: ce ne stavamo sempre a lamentarci sulla scarsità di storie riguardanti i Lupi, e lamenta lamenta, abbiamo dato vita ad una sessione di scrittura di gruppo. Potrebbe essere divertente (per voi) provare a rileggere e vedere se notate quando il testimone cambia di mano!

Su Jared non si trovano molte storie. Anzi diciamo veramente per niente, ed è un vero peccato. 
Questa storia doveva essere una Jared/Kim, agli inizi... poi è sfuggito un nome che non era quello giusto, e lei è diventata una OC con una testolina tutta sua.
Speriamo che possa comunque piacere.
La scuola di pensiero dominante nel nostro piccolo Branco accessorio è che l'imprinting è una gran menata: quindi non aspettatevi storie tutte smielate e cicicicici, sopratutto perché c'è una buona percentuale di angst (misto alle volte da finesses da scaricatrici di porto, ma questi sono casi particolari di Lupe particolari) che scorre nelle vene di tutte noi!  

Che altro dire? Il tempo è scaduto, meglio chiudere qui.
Grazie a chi legge e chi leggerà. Se ci lascerete due parole, non potranno che fare la nostra felicità.
A risentirci!

 

   
 
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