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Autore: rescuemetommo    11/12/2012    5 recensioni
'Beh... lei lavora nella rivista?' chiese spezzando il silenzio, che effettivamente mi metteva a disagio.
'Si..' risposi tristemente.
'Si trova bene?'
'Anche se la direttrice è una specie di barbie malefica, con 4 kg di silicone nelle tette, e le persone sono più false delle tette della redattrice, mi trovo bene..' dissi ironicamente, e lui rise.
'Come è andata oggi?' boom, domanda cruciale.
'Male, diciamo che non mi apprezzano per quello che sono.'
'In che senso?'
'Che vogliono mettere una pornostar come immagine per le pubbliche relazioni, invece che me. Nella società è ovvio che non ammettono le ragazze come me, non esteticamente perfette. Ma che ci vuoi fare? Ci stai male, ma devi andare avanti.' dissi con voce tremante e con il volto abbassato e gli occhi che mi pizzicavano.
'Oh, ma secondo me è una bella donna.'
***
'Facciamo un patto, se entro giugno non saremo in forma, non seguiremo più la dieta.' dissi propononendo il patto alle ragazze, le quali sorriso e urlarono un 'SI'
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EHILA'-

La scrittrice è qui c:
non è scritto benissimo ma sono qui per migliorare c:
allora, come vi sembra? spero vi piaccia, come ogni altra scrittrice.
E' corto ma è solo l'epilogo, cercherò di farli più lunghi c:
un bacio care lettrici silenziose o non c:



Il riflesso che vedevo nello specchio era orribile, come tutti i giorni del resto.
Non sono mai stata una bella ragazza e quel riflesso mi ha sempre disgustata, così tanto che una volta spaccai il vetro con un libro a causa della rabbia che provavo nei miei confronti.
Ogni giorno della mia vita ho sempre visto ragazze alte, magre e davvero belle, e di conseguenza pensavo "perché non posso essere come loro?". Questa domanda mi perseguitata sempre, come se Dio volesse farmi ricordare che io ero così, orribile, quasi volesse consumare i miei neuroni per trovare una risposta. Cercavo sempre di darmene una, e ogni volta davo la colpa a me stessa, perché sono io che ho permesso e voluto diventare così, non facendo niente per impedirlo.
Rinchiusa in un, troppo grande, jeans di taglia 48 continuai a prepararmi per andare a lavoro. Non mi truccai molto, tanto neanche un chirurgo professionista mi avrebbe aiutato.
 Al lavoro era un incubo. In quel lungo mi sentivo sempre a disagio. Vedevo tutte vestite con perfetti vestiti taglia 38, se non di meno, pantaloni calzati a pennello, firmati da marche famose, mentre io indossavo insulsi vestiti presi in vari negozi e mercatini.
Andai in garage e accesi la mia macchina, una bellissima Fiat 850 Spider degli anni 70, il mio orgoglio. Partii senza voglia.
Imesi nei miei pensieri, riuscii a notare che la macchina perdeva del fumo dal motore.
'Avanti piccola, puoi farcela!' dissi pregandola.
Pian piano stavo rallentando sempre di più.
'DANNAZIONE!' dissi nervosa.
Guardai l'orologio ed erano le 7.36. Bene, dovevo essere a una riunione per il giornale alle 8.05, non c'è l'avrei fatta. Con quel poco di fortuna che avevo, riuscii a parcheggiare e subito cominciai a correre verso la redazione del New York magazine.
Ero sudata e affannata, ma riuscii ad arrivare ed erano solo le 8, 5 minuti prima.
Entrai nell'ufficio del capo e trovai già alcuni miei colleghi, che salutai con un flebile 'ciao'.
Aspettammo tutti e finalmente la riunione cominciò.
'Bene, vi starete chiedendo come mai di questa riunione, vero? Oggi vorrei parlare di alcune cose che riguardano alcuni punti della rivista. Primo, le pubbliche relazioni. Vorrei dare un volto alla persona che si occupa di questa cosa.'
All'improvviso il cuore si fermò. Io mi occupavo delle pubbliche relazioni. Volevano usare la mia faccia per la rivista?
'E questa persona sarà Emily Waley, la nostra modella'
Una modella? Mi occupavo io dele pubbliche relazioni, no una bionda ossigenata con la sesta di seno e il fisico di una porno star.
'Scusa Amber' - il nome della direttrice - 'Ma mi occupo io di quella parte della rivista' dissi.
Lei mi guardò negli occhi, mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise.
'Cara Lizzie, sei una bravissima persona, ma non possiamo mettere la tua immagine sulla copertina.' disse guardando la ciambella che due minuti fa avevo addentato.
'Oh.... capisco, certo.' dissi amareggiata.
Non potevo crederci. Stavo malissimo. Non solo la mia piccola, la macchina, si era rotta, ora ho dovuto subire un colpo nell'orgoglio, nel mio essere donna. Sentivo le lacrime che chiedevono, supplicavano, di uscire, ma che molta difficoltà, le ributtai indietro.
Ero stufa, stufa di essere come sono, di non essere come le altre, di vedere la gente guardarmi come se avessero visto un ufo, mentre io volevo gridare 'SONO UNA FOTTUTA RAGAZZA DI 19 ANNI, NON UN ALIENO'
Si fecero le 7 ed era l'ora di andare via, e grazie alla segretaria, ero riuscita ad avere un passaggio dal ragazzo che consegnava la posta. La cosa strana, è che non l'avevo mai visto.
Mi disse che il ragazzo si trovava davanti l'entrata dell'edificio, in una grande macchina nera.
Eccolo li.
'Prima di tutto, grazie per il passaggio, non sarei sopravvissuta senza di te' dissi mentre aprivo la portiera ed entrai in auto.
Il ragazzo mi guardò perplesso e poi mi sorrise.
'Di niente, dove devi andare?' gli dissi dove eravamo diretti e lui ricambiò con un sorriso.
'Beh, lei lavora nella rivista?' chiese spezzando il silenzio, che effettivamente mi metteva a disagio.
'Si..'
'Si trova bene?'
'Anche se la direttrice è una specie di barbie malefica, con 4 kg di silicone nelle tette, e le persone sono più false delle tette della redattrice, mi trovo bene..' dissi ironicamente, e lui rise.
'Come è andata oggi?' boom, domanda cruciale.
'Male... diciamo che non mi apprezzano per quello che sono.'
'In che senso?'
'Che vogliono mettere una pornostar come immagine per le pubbliche relazioni, invece che me. Nella società è ovvio che non ammettono le ragazze come me, non esteticamente perfette. Ma che ci vuoi fare? Ci stai male, ma devi andare avanti.' dissi con voce tremante e con il volto abbassato e gli occhi che mi pizzicavano.
'Oh... secondo me è una bella donna.'  
  
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