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Autore: Meramadia94    11/12/2012    2 recensioni
Catherine, detta Kitty, è la sorella minore di Sherlock, appena arrivata da Liverpool per studiare alla London University.
Si ritroverà assieme al fratello e a John a risolvere un caso dove cinque spose muoiono assassinate nel giorno delle nozze.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Lestrade , Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Tiepida giornata primaverile a Londra, evento più unico che raro considerato che ci si trova in Inghilterra.
Un taxi nero come la pece si fermò davanti al 221B di Baker Street, dal quale scesero due uomini, diversi di altezza... e anche di umore visto che il biondo cercava di calmare il moro, che era decisamente alterato.
''No,no,no, no, no!!!!''- urlava Sherlock rosso come un tacchino-:'' non è possibile, ma perchè con tanti mondi così sovrasviluppati io dovevo nascere proprio in questo?!?''- urlò ancora aprendo la porta di casa facendo sobbalzare dalla paura la loro affittuaria.
''Santo cielo, ma che succede?''- chiese la donna preoccupata: non aveva mai visto Sherlock in quello stato.
''Sherlock, adesso calmati, va bene?''- tentò ancora John-:'' prendi un bel respiro e calmati, d'accordo? Non è successo nulla di grave: solo una svista.''
''Senti, non puoi venirmi a chiamare svista, fare il bucato con un braccialetto che vale chissà quanto, chiamare Scotland-Yard e un consulente investigativo per dire che qualcuno te l'ha rubato e poi ti accorgi che era tra la biancheria sporca.''
''E' vero, hai ragione, una svista alquanto insolita e decisamente....''- provò John.
''Stupida. Nemmeno l'idiota dell'anno, altrimenti detto Anderson, poteva prenderla. Non ci sono altre parole.''- concluse Sherlock.
''... ma non c'è bisogno di farne un caso nazionale.''- pensò John. Poi si rivolse alla loro affittuaria-:''Signora Hudson, sarebbe così gentile da prepararci un tè? Sherlock ha decisamente bisogno di calmarsi.''
''Si, lo credo anch'io.''- concordò Mrs Hudson-:'' ad ogni modo, è gia pronto ed è di sopra. C'è una signorina che chiede di vedere il signor Holmes. Le ho detto che probabilmente sareste tornati tardi e che non valeva la pena disturbarsi tanto, ma ha detto che non aveva fretta o impegni...''
''Ci mancava solo la scocciatrice testarda per coronare la giornata.''- sbuffò Sherlock.
''SHERLOCK!!!''- lo rimproverò John-:'' non fare il maleducato come tuo solito e vediamo cosa vuole quella signorina, visto che si è scomodata tanto a venire fin qui e ad aspettare tutto questo tempo.''
Al piano di sopra, videro la ragazza indicata dalla signora Hudson che stava  seduta proprio sulla poltrona di Sherlock.
''Ciao Sherl.''- Sherlock rimase completamente mezzo stordito dalla visione che c'era nel soggiorno.
Ragazza, ventuno anni, occhi azzurri come il ghiaccio, pelle ne troppo pallida ne troppo abbronzata, capelli lunghi e fluenti che arrivavano sino alla vita, rigorosamente ricciuti. Una maglietta a forma di canottiera bianca sotto una giacca rosa confetto, jeans chiari, scarpe con il tacco giallo canarino.
Sapeva che si trattava di una ragazzina, cioè una giovane donna, ma non si aspettava di trovare proprio quella ragazza.
''Che diamine ci fai tu a casa mia?''- non era arrabbiato, solo sorpreso di vederla.
''Anch'io sono molto felice di rivederti dopo tanto tempo.''- sospirò lei, tra il rassegnato e il divertito.
''Sherlock, ma ti pare il modo di salutare una signorina che viene qui per chiederti aiuto?''- lo rimproverò John.
''John, la signorina in questione è mia sorella.''- lo gelò Sherlock.
John aveva una faccia da pesce lesso. Questa poi!!! Vivevano assieme da diversi mesi e non lo aveva mai messo al corrente di avere una sorella più piccola?
''Piacere, Kitty Holmes e no, se se lo sta chiedendo, non è solo Kitty. Il mio vero nome è Catherine, ma preferisco essere chiamata Kitty. Lei deve essere il dottor Watson.''- disse la ragazza stringendo la mano al medico militare.
''Ad ogni modo si può sapere cosa ci fai a Londra invece di essere a scuola?''- poi la guardò con sguardo feroce-:''Non mi dire che sei scappata di casa e vuoi asilo politico da me, senza nemmeno avermelo chiesto...''
''Prima cosa, ho ventun' anni, ergo ho finito le superiori da due anni.''- lo rimbeccò lei-:'' seconda cosa, mamma sa  gia del fatto che sono qui.''- e nel dir così tirò fuori dalla tasca della giacca una lettera gia aperta con il timbro della London University e la porse al fratello.
Dopo che l'ebbe letta, John prese la parola-:''Complimenti. Domanda accettata... e che cosa farai all'università?''
''Criminologia''- fu la secca e determinata risposta-:''voglio dedicarmi al crimine come mio fratello.''
Mai che io incontri uno normale in questa famiglia,eh? pensò John.
''Dunque, questa è una semplice visita di cortesia... vero?''- fece Sherlock all'indirizzo della sorella.
Quest'ultima inziò a giocare nervosamente con una ciocca di capelli-:''Ehm.. veramente...''
Sguardo distolto, aria imbarazzata che solo una ragazza poteva avere, arricciava nervosamente i capelli nell'indice destro...
Sapeva fin troppo bene dove la sorella voleva andare a parare, inoltre aveva scorso qualcosa di molto voluminoso dietro alla poltrona.
''Non avrai davvero intenzione di piazzarti qui?!?''- fece Sherlock.
''Senti, non ho altre possibilità: Londra è la città più cara di tutta l'Europa, e con i risparmi del ristorante è gia tanto se ho potuto pagare il volo e l'iscrizione. Ho cercato un hotel economico ma prima di poterne pagare uno dovrei vendere gli occhi.''
''Un Bed&Breakfast?''- propose John.
''Gia tentato, e ho passato due giorni con quattro coinquilini che fumavano a tutte le ore e mi hanno quasi affumicato il cervello.''
Sherlock si lasciò scappare una risatina-:''Beh, potresti andare a stare da Mycroft.''
La ragazza fece una faccia terrorizzata-:'' Scherzi vero? Vivere con Mycroft vorrebbe dire avere una scorta  che ti segue ovunque tu decida di andare, bagno compreso.''
Il fratello ridacchiò leggermente immaginandosi la scena.
''Sherlock, per favore...''- arrivò quasi ad implorare-:'' mamma ha detto chiaro e tondo che se non le dicevo di aver  trovato un alloggio fisso entro tre giorni, avrei dovuto tornare subito a Liverpool.''
John e la ragazza lo fissarono. Il primo con l'aria di chi non si aspetta qualcosa non diverso da un sì come risposta e la seconda con speranza.
Sherlock sbuffò e poi rispose-:'' Sappi che non mi ritengo responsabile di eventuali incidenti domestici in cui potresti venire coinvolta.''
'' Tradotto dalla tua lingua, posso restare...''
''... a patto, è ovvio, che ti occupi della cucina e delle pulizie e che contribuisca all'affitto.''- concluse il fratello.
''Affare fatto.''- sorrise la ragazza riprendendosi la valiga.
''C'è una stanza libera al piano di sopra tra il bagno e la mia.''- le spiegò John. Detto questo la ragazza prese tutto quello che aveva portato con se, annunciando che sarebbe andata a rinfrescarsi un po'.
''Vi somigliate.''- sentenziò John.
''Come, scusa?''- fece Sherlock servendosi il tè in una tazza.
''Tu e tua sorella, voglio dire. Avete lo stessa combattività di chi non si arrende finchè non ha ciò che vuole... e devo ammettere che anche fisicamente ti somiglia.  Dico davvero, una gran bella ragazza.''
''John...''- fece Sherlock con un espressione mista a preoccupazione e sconcerto-:'' non metto in dubbio che Kitty sia una gioia per gli occhi, ma vorrei consigliarti caldamente di puntare a ragazze, come dire... un po' più grandi.''
John quasi si strozzò con il biscotto che aveva iniziato ad addentare-:''Ma figurati se mi metto a fare lo scemo con una ragazzina di vent'anni, per di più la sorella del mio migliore amico.''
''Era solo per essere sicuri...''- ribattè Sherlock.
 
 
''Kitty, la cena è... OH SANTO...''- John era entrato nella camera della loro nuova coinquilina per avvertirla che la cena era pronta in tavola e aveva visto che la stanza era decisamente cambiata dall'ultima volta che l'aveva vista, e fin qui nulla di strano.
Ma in genere, le ragazze giovani che aveva incontrato sino a quel momento addobbavano la loro stanza con foto e poster di attori, cantanti e cose del genere.
Lei, invece, aveva appeso articoli di cronaca nera e manuali di criminologia sulle mensole.
Beh... è una Holmes, pensò poi come se cercasse di consolarsi.
Nel frattempo la ragazza stava stendendo sul letto vicino alla finestra un plaid colorato sul quale risaltavano per la maggiore fiori di magnolia e tageti.
Indossava una blusa rosa scuro, jeans chiari e scarpe di ginnastica bianche. I suoi capelli riccioluti  erano raccolti in una chioma.
''Ciao John.''- ormai avevano stabilito di darsi del tu.
''La cena è in tavola.''- la informò John. Quella sera aveva preparato personalmente ( con un piccolo aiuto della loro dolce affittuaria) una cena per dare un degno benvenuto al terzo coinquilino di Baker Street.
La signora Hudson, dal canto suo, era felicissima di  non essere più l'unica donna di casa anche se si augurava con tutto il cuore che quella ragazzina con un musetto angelico non nascondesse come il fratello, una creatura insopportabile e diabolica.
I due scesero quasi all'unisono e insieme arrivarono in cucina.
''C'è qualcosa che mi sfugge su questa tavola...''- fece Sherlock guardando la disposizione delle stoviglie-:'' sbaglio o è apparecchiato per una persona in più?''
In quel momento si sentirono due suoni distinti, uno in coda all'altro: il campanello che suonava e la porta che si apriva.
In breve sul ciglio della porta dell'appartamento, comparve il maggiore degli Holmes con tanto di inseparabile ombrello.
''Mycroft.''- lo salutò Kitty andandogli incontro. Il più grande appoggiò l'ombrello allo stipite della porta e porse la mano alla sorella in segno di saluto.
Niente di particolarmente espansivo, come ben si addiceva a tutti gli Holmes, eccetto un sorriso contento.
Invece, Sherlock stava fissando il suo migliore amico con furia omicida.
''Cosa diavolo ci fa quest'individuo a casa nostra?!?''- gli chiese attento a non farsi sentire.
John alzò gli occhi al cielo-:''Ora individuo, non parlarne come se fosse la prima volta che lo vedi...''- gli rispose-:'' e poi ho pensato che sia a Mycroft che a Kitty avrebbe fatto piacere rivedersi dopo tanto tempo.''
Sherlock battè la testa contro il muro, indeciso se saltare da una finestra o soffocarsi mandando giu pane e acqua senza masticare, soffocando.
Se c'era una cosa di cui davvero Sherlock Holmes aveva un vivo terrore, oltre alla prospettiva di rimanere senza casi interessanti a tempo indeterminato, erano le ''allegre serate in famiglia''.
 
''... allora...''- fece Mycroft alla fine della cena inforchettando un pezzo di crostata di pistacchi-:'' raccontaci un po': che cos'hai combinato in questi due anni sabbatici?''
''Mi pare di aver capito che hai lavorato in un ristorante o sbaglio?''- rammentò John.
La ragazza finì la sua parte di torta e mise da parte il piattino-:''Sì. Dopo la scuola mi sono presa un po' di tempo per me e poi mi sono messa a lavorare come cameriera in un ristorante di lusso.
Poi, circa un anno fa, ho inviato tutto il mio curriculum scolastico alla London University facendo domanda per entrare in facoltà e due settimane fa mi hanno dato l'ok.''
''Mi stupisco solo che la mamma ti abbia lasciata andare senza troppi complimenti.''- commentò Sherlock, che tra i presenti era l'unico a non aver ancora toccato la sua razione di torta.
''E' stata quella l'impresa disperata: non ne voleva sapere di lasciarmi andare sola in una città come Londra. Poi le ho ricordato che anche voi due vivevate qui e l'ho convinta.''
''In altre parole, Sherlock e Mycroft costituiscono il tuo alibi.''- rise John, strappando una risatina anche a Sherlock.
''Più o meno...''- rispose Kitty. Non l'avrebbe mai ammesso, ma non era solo una questione di frequentare una buona università e dimostrare alla loro madre di poter badare a se stessa, come capita a tutti i ragazzi a un certo punto.
Le mancava il suo fratellone.
Il suo Sherlock.
Suo padre aveva fatto in tempo a vederla nascere che un incidente aereo se l'era portato via. La madre si occupava di lei, ma era difficile occuparsi di una bimba e mandare avanti un' azienda.
Quando aveva compiuto due anni divenne sempre più difficile: Mycroft lasciò la casa paterna per isciriversi all'università per conseguire una brillante carriera politica, e sua madre divenne più occupata che mai.
Sherlock aveva solo diciassette anni all'epoca e si occupò della sorellina, essendo l'unico che poteva.
Le insegnò a leggere sulla cronaca nera, invece delle fiabe le raccontava casi irrisolti della polizia con tanto di finale che lui stesso aveva risolto e per giocare le inventava storielle rompicapo e indovinelli.
Sherlock era stato l'unico uomo nella vita di Kitty Holmes e quest'ultima, l'unica persona alla quale si era mai interessato.
Eccezion fatta per John, ovviamente.
La serata si concluse, tutto sommato bene, e senza nemmeno troppi litigi da parte dei due fratelli maggiori.
''Cerca solo di tenerla lontana dai guai, intesi?''- si era raccomandato Mycroft prendendo l'ombrello per andare via.
 
 
Salve!!! Come mi ero ripormessa tanto e tanto tempo fa, ho deciso di pubblicare una fanfic dove fa il suo ingresso una sorella di Sherlock che ho immaginato io. Avevo gia pubblicato la sua apparizione in ''Omicidio sulla neve'', ma non mi era sembrato un granchè e quindi... tutto da capo!
Spero che non sia troppo Mary Sue, e sono pronta ad accettare ogni critica, ma mi raccomando: cattivi come l'aglio!!!
Dedicata a Padmini, come ringraziamento per i suoi consigli e a Mademoiselle Moody, che è stata una collega scrittrice fantastica, ma che continua ad essere una grande amica.
Per il ruolo di Catherine, ho scelto di usare come interprete Alexis Blendel.
  
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