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Autore: Andrechan    11/12/2012    0 recensioni
Mi chiamo Zelgadiss e ho tredici anni. Piacere di fare la tua conoscenza. Ok, a questo punto avrai capito che sto scrivendo perchè non ho altro da fare, ma ne approfitterò per raccontarti quello che è successo. Era stata una grande idea quella di travestirci anche noi per la vigilia di ognissanti. In quella data tutti i bambini di Elmekia (l'ennesima città pulciosa in cui ci aveva trascinato il nonno) si truccavano da esseri spaventosi per esorcizzare la paura dei defunti. Per una notte potevo smettere di essere quello che tutti credevano fossi, e iniziare a divertirmi davvero.
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Zelgadis Greywords
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vera forza

La Vera Forza

Allora, cominciamo.
E ora che diavolo scrivo? Ah si.
Caro Diario
mi chiamo Zelgadiss e ho tredici anni. Piacere di fare la tua conoscenza. E finalmente, dirai tu, visto che era da quando riuscivo a tenere una penna in mano che mia madre mi aveva regalato questo "bellissimo e utilissimo" libro, dalla copertina fichissima rossa amaranto con venature in rilievo, ma poi lo andavi ad aprire e... toh. Un mucchio di pagine bianche.
-Le riempirai tutte, prima o poi, vedrai...- mi disse la mamma dolcemente, mentre mi spettinava i capelli violacei.
-E ti stupirai, da grande, a leggerlo, e a rivivere i ricordi della tua infanzia. Inizia a scriverlo da domani.-
-Contaci.- le risposi secco.
E, approfittando di un suo attimo di distrazione, lo infilai su uno scaffale in cucina, tra il manuale con le ricette della prozia Kate e un barattolo di ceci ammuffiti.
Non avrei mai immaginato che sarebbe stato uno degli ultimi, tangibili ricordi di mamma. Ogni volta che lo prendo in mano, mi prende un senso di vuoto, di rabbia e di frustrazione.
Vabbè, tornando a noi.
Caro Diario
lo sai che mi sono già stancato di rivolgermi a te, quindi preferisco cambiare destinatario. Mi rivolgerò a me stesso del futuro.
Si, proprio tu. Lo so che stai leggendo, e che speri di farti grasse risate alle mie spalle, ma ti avverto. Se non sei diventato un guerriero fortissimo e uno sciamano coi controcazzi, non azzardarti a leggere oltre.
Sei rimasto? Bene, sono contento.


-ZELGADISS! MALEDETTO! Quella biblioteca era l'unico motivo per cui siamo passati in questa insulsa città! Ah, verrà il giorno che...-
Sentito? E' il nonno Rezo che sbraita come un isterico nella stanza accanto, e distrugge quello che gli capita a tiro. E' già da due ore che io, Zolf e Delgia siamo in castigo nella mia stanza, e ora persino le coperte puzzano di pelo di cagnaccio verde abbrustolito e poi bagnato. Mentre Zolf, strizzandosi le bende annerite, è riuscito a fare una melma nerastra con tutta la polvere che c'è sul pavimento. Si, forse dovrei pulire più spesso, ma una parte della polvere sono in realtà calcinacci che mi sono scrollato di dosso.
Ok, a questo punto avrai capito che sto scrivendo perchè non ho altro da fare, ma ne approfitterò per raccontarti quello che è successo.

-Va via, mostro! Non ti daremo i nostri dolci!-
-Questo è tutto da vedere, mocciosi.-
Roteai lo spadino con la destra sopra i loro nasi, mentre con la sinistra reggevo un sacco pieno zeppo di dolciumi, il bottino di almeno tre estorsioni. Ai miei lati avevo Zolf e Delgia che, sogghignando, guardavano minacciosi il gruppetto di 5 bambini dagli otto anni in su che avevamo di fronte.
Era stata una grande idea quella di travestirci anche noi per la vigilia di ognissanti. In quella data tutti i bambini di Elmekia (l'ennesima città pulciosa in cui ci aveva trascinato il nonno) si truccavano da esseri spaventosi per esorcizzare la paura dei defunti e andavano di casa in casa a chiedere caramelle, cioccolata e cibarie varie.
-Che paura che fai, capo.- mi sfottè Delgia, sghignazzando
-Ha parlato quello che non si è neanche dovuto travestire...- risposi sardonico - Un lupetto verde che cammina su due gambe e urla bestemmie è già abbastanza ributtante.-
Sentii un peso sulla spalla. Era la mano bendata di Zolf.
Il giovane mago quasi ventenne dai capelli azzurrini si era avvolto da capo a piedi con le bende dell'infermeria, e l'aveva spacciato per costume da mummia.
-Ragazzo mio, chissà cosa direbbe la gente a sapere chi sei veramente...-
Già. Zelgadiss Graywords. Il nipote del famoso Chierico Rosso. Il ragazzo santarellino che segue il venerabile Rezo in ogni dove nei suoi spostamenti, e a cui la gente attribuisce un animo compassionevole ed educato.
Per una notte potevo smettere di essere quello che tutti credevano fossi, e iniziare a divertirmi davvero. Mi ero preparato seriamente per l'occasione: avevo preso un bestiario dalla biblioteca itinerante del nonno e avevo cercato di copiare la bestia più orrida che avevo trovato.
Ora avevo un colorito verdognolo, pietre incollate ovunque col mastice, e capelli resi grigiastri e rigidi da un chilo di farina mischiato a colla.
-Allora, vi decidete a sganciare, si o no? Cosa diranno le vostre mamme, quando vi vedranno tornare con più di un ginocchio sbucciato?-
E, con la punta della spada, tagliai il ciuffo al più grande dei cinque. Gli sfigati si abbracciarono tra di loro, tremanti, e stavano quasi per mollare l'osso quando sentii una voce alle mie spalle.
-Perchè non te la prendi con qualcuno della tua taglia?-
Un ragazzino di un paio d'anni più di me. Alto, biondo e vestito da cavaliere straccione errante (o era semplicemente da un po' che non si lavava?). Puntava una spada grande più di lui verso di me, a qualche piede di distanza.
-Paladino dei miei stivali, perchè non pensi agli affari tuoi? Chi sei?-
-Non sciupo il mio nome per darlo a te- mi rispose, a cantilena. Ouch, che battuta bruttissima.
-Hai finito le frasi fatte o ne hai qualcun' altra?-
Lo spadaccino sgranò gli occhi, e poi contò sulle dita di una mano.
-Quella del "prenditela con qualcuno della tua taglia" l'ho già detta?-
Per poco non scivolai all'indietro.
-Capo, questo è uno scemo completo. Lascia che ci pensi io.-
Delgia sfoderò l'ascia che teneva al fianco e si scagliò contro lo sconosciuto. Sperai in cuor mio che volesse solo far paura a quel bellimbusto, ma sapevo che il lupone aveva una testa calda più di me. Poteva scapparci un ferito.
"Eh?"
Il cavaliere dalla pessima parlantina aveva scartato con disinvoltura l'affondo di Delgia. I due ora avevano le armi incrociate e sembravano possedere la stessa forza fisica, nonostante uno dei due fosse un incrocio di due bestie sovrumane.
-Mi dispiace per te, testa sciacquata, -disse Delgia- ma anche se te la cavi con la spada non potrai mai ferirmi sul serio, perchè sono figlio di troll.-
-Ah davvero? Figata. Allora proverò qualcos'altro.-
Bionda chioma sferrò un calcio nelle palle a Delgia, e quando il mio amico si accasciò a terra rantolante, lo colpì con la spada velocemente sminuzzandogli tutti i vestiti.
-ARGH!- Delgia si infrattò in un cespuglio, per nascondere le grazie che mamma lupa gli aveva dato. Non posso negare di aver riso, e tanto.
-AHAHAH lupastro lo dico sempre io che la tua forza bruta è inutile- Zolf si scrocchiò le dita -Vedrete grazie alla mia magia come bruceranno i lunghi capelli del decerebrato.-
Roteai le pupille.
-Zolf, mi raccomando, vacci pian...-
-Flare arrow! -
Mi chinai a terra. Delle frecce di fuoco partirono in tutte le direzioni, e un paio attraversarono la finestra della biblioteca davanti alla quale sostavano i cinque bambini. Una vampata seguita da puzza di carta bruciata mi fece capire che la serata non sarebbe finita bene.
-Flare arrow! FLARE ARROW!-
Ma nonostante quella pioggia insensata di fuoco, lo spadaccino evitava gli strali agilmente ad uno ad uno con caprioli e giravolte. Che fosse proveniente da qualche circo?
All'improvviso spiccò un salto e si avventò contro Zolf, reggendo la spada con entrambe le mani sopra la testa.
-Levitation!-
Il mago si sottrasse al nemico e volò in alto, fuori dalla sua portata.
-Ora basta. Invoco la fonte di tutti poteri, il fuoco rosso dalla luce brillante...-
-ZOLF SEI PAZZO SIAMO IN CITTA'!-
-Fireball!-
Il ragazzo mummia formò una palla di fuoco tra le mani, ma perse il controllo dell'incantesimo. Le bende che lo fasciavano presero fuoco.
-AAAAAAAAAAH!- precipitò a terra, proprio sopra il cespuglio in cui stava Delgia.
-AAAAAH- -AAAAAH-
Entrambi i miei stolti soci erano diventati due tizzoni ardenti. Si buttarono di corsa nell'unico pozzo del quartiere, avvelenando l'acqua con la loro sozzeria.
-Che ne diresti di arrenderti adesso, uomo pietra? Riconsegna i dolci agli innocenti del mio paese, vile marrano!-
Il giovane guerriero, che forse aveva appena ricordato la terza frase fatta del suo repertorio, iniziò a camminarmi intorno con la guardia alzata.
-Se pensi che io sia al livello di quei due deficienti ti sbagli...- Buttai il sacco a terra e accarezzai la lama della mia spada, forse felice che quella bravata notturna si stesse tramutando in qualcosa di più serio.
-Vediamo come te la cavi con un mago E spadaccino. ASTRAL VINE!-
Passando le punte delle dita sulla lama, essa si colorò di rosso vino, lasciando di stucco il mio avversario. Appena incrociammo le lame, tagliai la sua di netto come fosse burro.
-Sei veramente una bestia potentissima!- disse, mentre evitava i miei colpi, senza poter più pararli.
Ma era completamente scemo o faceva finta? Era evidente che ero truccato da bestia, non lo ero per davvero. Però...
In quel momento desiderai quasi essere quella bestia. Nonno Rezo mi parlava spesso di creature del genere , dotate di una enorme forza bruta e grandi potenzialità magiche. Mentre io ero purtroppo condannato a essere un mago di seconda categoria. Avevo troppa poca capacità magica, diceva il vecchio. Al pensiero che da grande Zolf avrebbe potuto lanciare il Dragon Slave e io no, mi ribolliva il sangue nelle vene.
All'improvviso, il moncherino della lama del mio avversario cadde a terra.
-Luce!-
Una lama di luce bianchissima incrociò la mia rosso incandescente. Che oggetto portentoso era quello?
Ci scambiammo tre stoccate fulminee. Feci un salto all'indietro. Quel fiotto di energia per poco non mi aveva tagliato il naso.
-Facciamola finita, non voglio farti del male!-
-Sta zitto!-
Neanch'io volevo fare un biondicidio, ma non potevo perdere così davanti a tutti. Io ero il più forte.
-Flare bit!-
Delle piccole sferette di fuoco gli sarebbero esplose in faccia, donando al suo incarnato sudicio un tocco di nero bruciato. E invece no.
Roteando la lama di luce, le scacciò via tutte come fossero mosche.
Era troppo.
-Invoco l'energia della terra, l'unica madre di ogni vita...-
Lo sciamanismo di terra non lo pratico ancora bene bene, ed è pericoloso abusarne, ma al diavolo. Avrei fatto sprofondare il tizio in un bel buco.
-DILL BRAND!-
Dal mio palmo poggiato a terra, una crepa spaccò in due il suolo e fece perdere l'equilibrio allo spadaccino, che finì faccia a terra.
Si, avevo vinto! Avevo vinto!
"Santi numi!"
La crepa che avevo formato nel terreno non cessò di aprirsi. Continuò lentamente, in modo frastagliato, fino a raggiungere la biblioteca.
-TOGLIETEVI DA LI'-urlai.
I bambini che volevo derubare erano rimasti davanti alla biblioteca, rigidi come stoccafissi. Una delle grosse statue si staccò dal cornicione e stava per rovinare su di loro...
-Luce!-
Quando lo spadaccino, rialzatosi, con un balzo si parò davanti a loro e tagliò la statua in due. Ma non era finita.
-Ray Wing!-
L'aria attorno a me si condensò in una bolla impenetrabile. Schizzai verso lo spadaccino e i ragazzini, inglobandol nel Ray Wing prima che accadesse l'irreparabile.
-AIUTO! Qui crolla tutto!-
Il ragazzino a cui avevo tagliato il ciuffo si aggrappò al mio fianco, mentre fuori dalla bolla il cornicione e uno dei muri della biblioteca ci franavano addosso.


-Grazie mille per averci salvato, Signore.- I cinque mi sorridevano. Mi stringeva il cuore ad aver tormentato così dei bambini così dolci.
-Si grazie mille, compare.- il biondo tossì per la polvere -Certo che per essere un teppista ne hai di fegato!-
-Non sono un teppista! Urgh!-
Quintali e quintali di macerie sostavano inerti al di sopra della bolla. Era da qualche minuto che cercavo di mantenere l'incantesimo, i palmi delle mie mani fissi verso l'alto, la fronte imperlata di sudore.
-E allora perchè ti sei comportato da tale?- chiese lui, senza che ci fosse un minimo di condanna nelle sue parole. Solo voglia di sapere.
-Io... non lo so... E' che sono stanco di fare la faccia bella al prossimo. Volevo dimostrare a tutti la mia vera forza.-
-La tua vera forza? E che sarebbe?- si grattò la testa. Chissà se c'era qualcosa in quel cranio a separare le orecchie.
-Come che sarebbe? Il potere, è ovvio. E' quello che ti fa rispettare dalla gente.-
-Nah, il potere porta solo guai, amico. Vedi questa spada? Sono scappato via di casa con lei, per evitare che i miei parenti continuassero ad ammazzarsi per questa... cosa.-
-Mi dispiace...- risposi, pensieroso - E allora secondo te qual è la vera forza?-
-Non lo so. Anzi lo so. E' da quando sono bambino che coltivo un sogno.-
-Cioè?-
-Quando troverò la donna che amo, la proteggerò anche a costo della vita. Solo così mi sentirò dannatamente forte.-
Proteggere? Rischiare la vita per qualcuno? In effetti aveva ragione, era quello che stavo facendo io in quel momento per quei ragazzi, e mi sentivo bene, quasi che tutto quello che avevo imparato fino ad allora finalmente acquistasse un senso.
Ma le forze mi stavano abbandonando.
Vedevo solo macerie attorno a me e il mondo iniziava a perdere i suoi contorni.
Un tintinnio. Sentii un tintinnio di un bastone piantato a terra con forza. Conoscevo quel suono, e avevo imparato a venerarlo e temerlo. Ma in quel momento era per me la musica più dolce del Creato.
-Z E L G A D I S S!!!!-
E fu così che finii la nostra avventura. Nonno Rezo ci ha salvato il culo come al solito.
Il ragazzo biondo? Purtroppo il vecchio lo ha riportato alla sua famiglia, che penso gli darà una punizione anche peggiore della nostra per il furto della spada.
Noi invece siamo confinati qui nella mia stanza, e dovrò convivere con due deficienti (che ora si stanno menando senza un perchè) fino a quando il Grande Rezo non deciderà di spostarsi in un'altra città.
Chissà se rivedrò più quel ragazzo. Non gli ho neanche chiesto il nome.
Bah, nel caso dovessi rivederlo, penso non farò menzione di questa storia. E' troppo umiliante prendere lezioni di vita da uno con la capacità cerebrali di Zolf con la febbre. Tanto, se ho capito il tipo, dagli tempo due giorni e non si ricorderà neanche dell'episodio.
Acc, il trucco che ho in faccia inizia a prudermi maledettamente, vado un attimo a lavarmi nel catino.

Fatto. E' stato un piacere rivedere la mia faccia pulita riflessa nell'acqua. Non so come ho fatto per un attimo a desiderare di essere un mostro per sempre.
Beh ora ti saluto, me stesso del futuro. Delgia e Zolf mi stanno dando troppo sui nervi, vado a menarli.
Ah un'altra cosa. Magari se anche tu dovessi trovare la donna della tua vita, prova a copiare un po' quel ragazzo biondo. Ma non andare in giro a sbandierarlo ai quattro venti come quello svampito. Lei non dovrà saperlo mai.

   
 
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