Anime & Manga > Psychic Detective Yakumo
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Autore: Christine_Heart    12/12/2012    7 recensioni
Sì, Yakumo è il mio filo del destino.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Ozawa, Nao Saito, Sorpresa, Yakumo Saito
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione: Spoiler del manga numero 3 e dell'anime.


Per via di un sorriso caldo.
 
 
Malgrado fossero solo le 09:15 di venerdì mattina, il cellulare di Yakumo risuonò insistente nella stanza. Allungò il braccio alla ricerca dell'oggetto.
Mise a fuoco la spia luminosa del suo cellulare nero, e notò il numero che non demordeva nell'attaccare.
Era il detective Kazutoshi Goto.
"Sì?" rispose con fare ovvio.
"Che problema c'è questa volta?" chiese tirandosi su.
Rimase in ascolto senza fiatare.
Poi con un sospiro si passò una mano tra i capelli: "Arrivo subito!" affermò serio.
Chiuse il cellulare e si alzò dal letto.
 
***
 
Chiuse l'acqua della doccia, e si avvolse intorno all' asciugamano.
Strofinò con forza i capelli bagnati, e uscì dal bagno.
Si sistemò i pantaloni, chiuse con cura la camicia e s'infilò con eleganza la cravatta intorno al collo.
Chiuse per bene il nodo, e dopo una pettinata veloce, uscì dalla stanza.
Si accostò a quella vicino camera da letto, e sbirciò dentro.
La culla sembrava immobile.
"Forse Isshin, dorme ancora?" pensò con affetto.
Entrò piano senza fare rumore, e si accostò al lettino.
Il piccolo fagottino che dormicchiava dentro, rise appena nel vedere il padre.
"Ma allora sei sveglio principino!" scherzò Yakumo, chinandosi sul figlio.
"E quando avevi intenzione di dirlo a me o alla mamma?!" gli chiese con dolcezza, sfiorandogli la guanciotta.
"Sì sta bene sotto le coperte, non è vero?" gli chiese poi con un bel sorriso.
Il piccolo Isshin si accoccolò vicino la mano del padre, e sereno rise di nuovo.
"Il papà non può fermarsi a giocare adesso: nonno Orso ha bisogno del mio aiuto, devo andare a lavoro!" gli spiegò con calma come se il piccolo potesse realmente capire.
"Vieni tesoro..." disse con calma prendendolo in braccio.
Gli sorresse con dolcezza la testolina, accarezzandolo, e lo lasciò appoggiare sul suo petto.
"....andiamo dalla mamma." concluse Yakumo afferrando i due piccoli calzini da dentro la culla.
 
***
 
"Buongiorno miei dormiglioni!!!" salutò felice Haruka.
Il piccolo Isshin sentendo la voce della madre, si voltò per cercarla.
"Ciao piccolo amore!" salutò di nuovo lei, baciando la punta del naso del bimbo che si era girato. Il piccolo sorrise divertito, continuando a stringersi al papà.
Yakumo sorrise nel vedere quella scena tanto carica d'affetto, affetto che lui poco ricordava.
"Hai dormito bene Yakumo?" gli chiese poi la moglie.
"Sì, e avrei dormito anche meglio se Goto non mi avesse svegliato con così tanta insistenza!" scherzò, togliendo dalla bocca del figlio la manica della camicia.
"Ha bisogno di te, non ti lamentare sempre." affermò Haruka con un sorriso prendendo il braccio il piccolo.
Yakumo sospirò rassegnato, passandosi una mano tra i capelli neri.
E il piccolo Isshin rise di gusto, sbattendo le manine.
"Papà è buffo, vero piccolo mio?" chiese Haruka, sistemando la sua mano sulla vita del piccolo e l'altra sotto le gambine che non stavano ferme tre secondi.
Baciò il capo del piccolo sorridendo al marito.
Yakumo sorrise ad entrambi, soffermandosi poi sul figlio.
Era così simile a lui. Era quello che non ricordava della sua infanzia.
Piccolo, grazioso, con due guanciotte paffute, occhi dolci dello stesso colore di Azusa, e capelli neri scurissimi, proprio come i suoi.
Era la sua sicurezza, il suo buon senso, il suo buon umore.
Un' altro frammento della sua vita che non lo temeva, ma che come molti l'amava per quello che era, l'adorava anche per la sua diversità, e non temeva quell'occhio rosso, diviso da una pupilla verticale, che ad altri sembrava poco raccomandabile.
Yakumo sorrise di nuovo, con quel pensiero confortante nella testa.
"Ricorda alla mamma che papà non è un pagliaccio!" scherzò chinandosi sul figlioletto.
Sfiorò la guancia del piccolo baciandogli la fronte.
Poi rapì le labbra della moglie.
La baciò senza fretta, assaporando il sapore delle labbra.
Continuò a baciarla con dolcezza anche sotto lo sguardo curioso e smarrito del piccolo.
"Sta tranquillo piccolino, capirai quando sarai più grande." scherzò Yakumo accarezzandogli la testolina, dopo aver notato il suo faccino stranito.
"Yakumo." lo rimproverò dolcemente la moglie.
Lui sorrise, ma il suo volto sembrava dire: Che cosa ho detto di sbagliato, è solo la verità.
Poi con un sospirò scoraggiato e una scrollata di spalle, precisò:
"Vado, altrimenti faccio tardi, e sai bene com'è fatto Goto." disse fissando gli occhi ametista della moglie.
"Prima di andare, potresti parlare con Nao?" chiese sfiorandogli la mano.
"Nao?" domandò subito Yakumo.
La piccola era rimasta a dormire da loro, alle volte succedeva.
"Perchè? Che cos'ha? Sta male?" domandò subito preoccupato.
"Non so...non mi ha voluto dire nulla." rispose Haruka onesta.
"Sta tranquilla, le parlo io." affermò sicuro, donandole un sorriso incoraggiante.
 
***
 
Yakumo si avvicinò con calma al divano su cui Nao sedeva comoda, guardando fuori dalla finestra.
"Nao!" la chiamò con dolcezza, sfiorandole appena la spalla.
La bimba alzò il capo sul cugino, che l'accolse con un sorriso dolce sul viso.
"Che cosa c'è?" gli chiese con dolcezza chinandosi di fronte a lei.
La piccola scosse il capo.
"Haruka mi ha detto che sta mattina non hai toccato cibo e che non vuoi andare a lezione, come mai, che succede?" chiese di nuovo fissando i suoi occhi castani.
Ma la piccola non rispose.
"Lo sai che se c'è qualcosa che non va, me lo devi dire subito, vero?"
Nao incrociò i suoi occhioni scuri in quelli diversi del cugino, e annuì convinta.
"Che cosa ti rattrista così tanto?" chiese Yakumo notando quella faccina triste.
"Non ti senti bene, tesoro?" domandò di nuovo preoccupato.
La bimba scosse di nuovo il capo, chinando il volto.
"Nao..." chiamò Yakumo con fare affettuoso.
"Se oggi non vuoi andare a lezione, sta bene, ma spiegami il motivo, cosa c'è che non va?"
Nao si voltò lesta verso Haruka, che felice giocava con il figlio, comodamente seduto nel seggiolone, che fin troppo contento rideva e batteva le manine, senza dare freno a quei piedini.
"Vuoi stare un po' con Isshin?" chiese come se non avesse capito.
Lei annuì, e le sue guance si colorarono appena di rosso.
"E va bene, però solo per oggi." gli disse Yakumo sicuro agitando un po' il dito.
Poi con un sorriso rassicurante aggiunse:
"Di la verità hai fatto tutta questa scena, solo per far tardi e rimanere tranquilla a casa, non è vero?!" chiese Yakumo sfiorando con il suo naso quello della cuginetta.
Lei rise allegra, imitando il più grande.
"Ti voglio bene Nao!" gli sussurrò con dolcezza.
La bimba gli sorrise con affetto.
Poi strinse i pugnetti sotto il mento chiudendo gli occhi, in una faccina solare.
Yakumo sorrise.
Malgrado tutto, lei non aveva perso la sua innocenza, la sua bellezza d'animo, era sempre la solita bimba carina che sapeva donare felicità solo con lo sguardo.
Yakumo le accarezzò la testa, e si tirò su.
 
***
 
Lasciò il salotto, con i passi allegri di Nao, che correva in cucina da Isshin.
Infilò la giacca scura , sistemandosi i risvolti.
Afferrò le chiavi di casa, e si avvicinò alla porta.
Prima di uscire abbassò lo sguardo sul mobiletto lì vicino.
Sorrise di nuovo spensierato.
"Ci vediamo questa sera." sussurrò sereno.
"Vi auguro una buona giornata." affermò soffermandosi sul volto solare dello zio, poi su quello pieno di vita e di gioia di Azusa sua madre e Takeda, l'unico uomo che aveva donato un po' di felicità nella vita di sua madre.
Sorrise di fronte a quelle foto, come faceva tutte le mattine.
Sorrise a quella foto, in cui lui poco più di un bambino, sembrava aver avuto una vera famiglia.
Sorrise, perchè adesso sapeva cosa voleva dire avere una vera famiglia felice.
Uscì di casa, con la premura di accompagnare la porta per non spaventare nessuno.

____

 
Toc Toc
 
Haruka fu riportata alla realtà dopo quel battere di nocche.
"Sì?" chiese distratta.
"Haruka, sono la mamma, posso entrare?" chiese gentile la donna.
"Entra pure mamma!" rispose felice.
"Sei pronta?" chiese poi la donna sbirciando da dietro la porta.
"Tu che dici?" chiese quasi divertita Haruka, accarezzando l'abito bianco e lungo.
Keiko, rimase senza parole.
"Sei bellissima." rispose trattendo le lacrime e prendendo le mani della figlia.
Haruka rise di gioia assieme alla madre.
"Pensi che a Yakumo piacerà?" chiese in dubbio.
"Yakumo non si concentrerà sull'abito, ma sulla persona che lo indossa...tiene a te più di qualsiasi altra cosa, ricordatelo!" affermò semplicemente Keiko.
 
Ti proteggerò!”
 
Haruka si ricordò subito le parole che Yakumo le aveva sussurrato su quel maledetto tetto, in quella orrenda notte.
Sorrise sollevata e serena.
"Grazie mamma!" rispose con semplicità.
"Ci vediamo dopo." affermò la donna accarezzandole la guancia.
"Non vedo l'ora!" scherzò l'altra.
Poi guardò la porta chiudersi, e ormai sola si soffermò sui raggi del sole che giocavano confusi su quelle superfici limpide e perfette della finestra, ripensando al viaggio che la sua mente aveva creato un paio di minuti fa.
"E' questo che vorrei per l'uomo che ho deciso di sposare." disse con onestà al suo cuore.
"Anche se è il classico musone sempre in collera con il resto del mondo, di quelli egoisti che non sanno cosa sia la gentilezza, uno che t'insulta con le tue stesse parole...sa essere giusto, buono e generoso. Ed è in quei momenti che tira fuori il meglio di sé, è in quei momenti che capisci chi è veramente, è in quei momenti che riconosco l'uomo che amo." pensò con un sorriso gioioso.
 
***
 
Era ora.
Il momento era arrivato.
Haruka doveva lasciare la stanza in cui si era rifuggita fino a quel momento
Ma era quello il passo più duro di tutti.
Era quello il momento in cui l'agitazione aveva il sopravento, in cui sentivi i piedi farsi di piombo, in cui sentivi le farfalle allo stomaco, il momento in cui le mani ti tremavano e il respiro si dimezzava, e il cuore si fermava.
Era quello in momento di paura.
Haruka quasi sobbalzò quando il padre gli accarezzò il braccio.
"Tutto bene?" chiese buono.
"Sì, certo." rispose accompagnando il tutto con un sorrisetto tirato.
"Andiamo?!" chiese con gentilezza l'uomo.
Haruka annuì, e con dolcezza passò la mano sotto il braccio di suo padre.
Tirò un sospiro profondo nello stesso istante in cui le porte della cappella si aprirono.
Era il momento di avanzare, ma camminare sembrava un impressa impossibile in quel frangente.
Amici e parenti si alzarono sulle note della marcia nuziale da tutti conosciuti.
E Haruka ignorando gli sguardi dei presenti continuava a respirare come se dovesse svenire da un momento all'altro.
Poi alzò gli occhi e lo vide.
Lo vide e tutto cambiò.
Yakumo si voltò, e le sorrise con affetto.
Un sorriso semplice, un accenno appena stampato sulle labbra, un sorriso piacevole, ma quel sorriso era solo per lei.
Non era di nessun'altra.
Era solo suo.
E quel sorriso così caldo, era servito a farle dimenticare tutto il resto.
Non c'erano più la chiesa, gli ospiti, la musica, l'agitazione...no.
C'era solo Yakumo.
E in attimo, in quel momento magico, in quel momento privato, ritrovò solo il calore della mano di Yakumo.
Fu la volta di Haruka, fu lei questa volta a sorridergli, quasi con timidezza.
E quando incontrò il volto solare dell'uomo che amava, quando incontrò i suoi occhi uno verde e l'altro cremisi, una lacrima le rigò il volto.
"Che cosa fai, già piangi?" sussurrò divertito.
"Non piangere, sciocchina..." gli continuò a dire sollevandole il volto.
"...altrimenti rovinerai il bel volto che adoro tanto." gli disse asciugando quella singola lacrima con il tocco del pollice.
 
Sì, era quello l'uomo che amavo.
Era quello l'uomo con cui volevo passare il resto della mia vita.
 
Erano quegli occhi che volevo vedere al mio risveglio.
Erano quelle mani che volevo sentire nel momento del bisogno.
Erano quelle dita che volevo sentire sul mio volto.
Erano quelle labbra che volevo baciare più volte.
Era quel corpo che volevo nelle notti d'inverno.
Era quel sorriso che voleva vedere tutti i giorni.
 
Non sarebbe più stato tormentato.
Non sarebbe più stato solo.
 
Sarebbe solo stato...Yakumo.
 
Sì, Yakumo è il mio filo del destino.




Note dell'autrice:

Salve a tutti!!! (^.^)
Eccomi qui con la mia prima ff dedicata a Yakumo-kun!!! :D
Io adoro Yakumo, c'è una venerazione totale nei confronti del personaggio, e della storia stessa!
Ma la cosa che adoro ancora di più, è vedere Yakumo che sorride con tenerezza ad Haruka!!! ^\\\^
Beh, aspetto con ansia le vostre opinioni. ù.ù 


Grazie mille per tutto. :)
Bacio ^3^
Chris.

Spiegazioni:
-Nao: Come sapete, Nao è sorda fin dalla nascita, ma riesce a percepire l'emozioni e i sentimenti altrui, in questa ff per semplificare il tutto, ho concesso un breve dialogo tra il protagonista e la cuginetta. ;)
-Nonno Orso: Definisco Goto nonno, solo perchè alla fine dell'anime il detective prende sotto custodia sia Nao che Yakumo, fuggendo così da figura paterna per entrambi. Orso solo perchè è un sopranome che gli viene "donato" spesso.
-Isshin: Questo è il nome dello zio di Yakumo, uomo che egli stesso vede come un padre. Nell'anime Isshin perde la vita, e mi sembrava significativo, nonchè giusto, che il nascituro avesse il nome del bonzo che è stato così vicino a suo padre ed inseguito anche a sua madre.
-Ti proteggerò: E' la frase che Yakumo nell'anime dice ad Haruka, svelando il suo affetto nei confronti della ragazza. Scena dell'epsiodio 13.
-
Anche se è il classico musone...: E' la descrizione che Haruka concede alla madre via telefono, nel terzo manga. Descrizione che io ho trovato fin troppo adatta a quel Yakumo chiuso e scontroso, che era all'inzio.
  
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