Era accucciata sul tappeto persiano di casa Cullen, la pelle diafana illuminata dalla luce soffusa creata dal camino acceso e scoppiettante del salotto.

Edward la fissava nascosto dietro la parete del grande corridoio centrale, come fosse un bambino sceso contro la volontà dei genitori per guardare un programma che gli era stato proibito.

Accanto a lei, sua sorella Alice, le stava raccontando dei suoi ultimi acquisti.

Bella sembrava ascoltarla interessata, annuiva di tanto in tanto non lasciando mai che il sorriso si spegnesse sulle sue labbra colorate da un leggero strato di rossetto dalle tinte scure.

Quel giorno si era truccata ed Edward non aveva potuto fare a meno di notarlo.

Conosceva ogni particolare del suo viso; il volto a forma di cuore, gli occhi da cerbiatta color del cioccolato fuso, le labbra piene, la pelle liscia dall'incarnato niveo, il naso piccolo e proporzionato.

Conosceva ogni piccola ruga di espressione, ogni piccola smorfia.

Poche erano state le volte in cui i loro sguardi si erano incontrati.

Poche erano state le volte in cui si erano rivolti la parola.

Eppure Edward sembrava percepire un legame crescente con lei, come un filo invisibile legato alla sua anima e a quella di Bella.

Era la nuova amica di sua sorella da quando si erano trasferiti nella piccola cittadina di Forks qualche mese prima; frequentavano lo stesso corso di biologia, si erano conosciute così, Bella l'aveva fatta sedere al suo fianco quando una Alice spaesata era entrata nell'aula del professor. Molina.

Sua sorella gli aveva raccontato talmente tanto spesso come era avvenuto il loro incontro che ormai ne conosceva ogni dettaglio e come fosse stato presente, la sua mente più volte aveva ricostruito quel momento, come facesse parte dei suoi ricordi.

Avrebbe voluto condividere con lei le mattinate a scuola ma purtroppo gli anni del liceo per lui erano terminati da un pezzo.

Frequentava l'università di medicina, situata poco fuori da Forks.

Voleva diventare medico, come suo padre, Carlie Cullen.

La sua, era stata una scelta quasi naturale.

- Ehi Edward, che ci fai lì? Nascosto come un sorcio!

A parlare era stata Alice.

Edward si trovò a scuotere la testa spazientito; sua sorella non sarebbe mai cambiata, sarebbe stata sempre il solito folletto pestifero dai grandi occhi scuri, il viso dolce da bambina, i capelli lisci e corti e l'altezza pari a quella di un nano da giardino.

- Non volevo disturbarvi. Ciao Bella!

Bella sorrise scoprendo i denti bianchi rivolgendomi un lieve cenno del capo come saluto.

- Se non volevi disturbare potevi rimanere chiuso nella tua stanza invece di spiarci!

- Sempre gentile tu, eh?

- A me non dispiace la sua presenza.

Esordì Bella, intromettendosi tra i nostri battibecchi.

- A me si, quindi sciò, vai via!

Alice gli lanciò un cuscino dalle tinte pastello sicuramente una delle cianfrusaglie che aveva tirato fuori dalla sua stanza.

- Vado, vado!

Edward lasciò sole le due amiche, non prima di aver visto ancora il sorriso di Bella.