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Autore: The Glass Girl    12/12/2012    2 recensioni
"-Sono stato con un altro- lasciò uscire dalle sue labbra giusto un filo di voce, quel poco che bastava per confessare alla sua anima gemella che lo aveva tradito.
Ogni secondo che passava, ogni attimo in cui guardava Kurt in quei suoi occhi così intensi si sentiva soffocare … e la sua gola bruciava, cazzo se bruciava.
I singhiozzi che avrebbe voluto far uscire in un sol colpo tutti insieme si stavano accumulando nella sua gola, uno sopra l'altro, schiacciati, incapaci di riuscire ad uscire."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Hello I'm just a fool who's willing, to sit around and wait for you.*







-Sono stato con un altro- lasciò uscire dalle sue labbra giusto un filo di voce, quel poco che bastava per confessare alla sua anima gemella che lo aveva tradito.

Ogni secondo che passava, ogni attimo in cui guardava Kurt in quei suoi occhi così intensi si sentiva soffocare … e la sua gola bruciava, cazzo se bruciava.

I singhiozzi che avrebbe voluto far uscire in un sol colpo tutti insieme si stavano accumulando nella sua gola, uno sopra l'altro, schiacciati, incapaci di riuscire ad uscire.

In quel momento, anche solo per un secondo, il cuore di entrambi cessò di battere e dal canto suo Kurt sperò che fosse tutto un sogno, di strizzare gli occhi, colmi di lacrime, e risvegliarsi nel suo letto, sotto le coperte calde, nella sua vecchia casa, a Lima.

Ma per quanto potesse strizzare gli occhi non accadeva nulla. Non veniva magicamente catapultato di nuovo a casa, di nuovo nei corridoi del Mckinley, a ridere e a scherzare con Rachel o a tentare di trattenere l'impulso di baciare Blaine davanti a tutti … no perché tutto quello non era un sogno, non si stava immaginando che Blaine fosse davanti a lui e che gli avesse appena confessato di averlo tradito, stava succedendo davvero.

La voce di Kurt, rotta, fu una stilettata in pieno cuore. Sembrava consumato dal dolore, come se un veleno potente gli stesse mangiando fuori tutte le energie che aveva a disposizione in quel suo corpo esile.

Il cuore di Blaine si comprimeva sempre di più ogni secondo che passava, si stringeva e si stringeva e i battiti aumentavano sempre di più.

Come un treno in corsa, il suo cuore faceva lo stesso identico rumore nel suo petto fin quando non vide Kurt allontanarsi.

Allora rallentò piano piano fino a fermarsi del tutto.

Per un attimo sperò davvero che il suo cuore avesse cessato di battere, che lui avesse cessato di vivere perché davvero, non poteva continuare la sua vita con l'immagine dell'uomo che amava che piangeva, i suoi bellissimi occhi azzurri rossi di lacrime e le sue guance macchiate, marchiata a fuoco nel  cuore che, ormai, non aveva più alcuna ragione di battere ancora.

 

***

 

Blaine rabbrividì mentre il vento gli punzecchiava la pelle, dispettoso.

Sentiva di nuovo quel dannato peso sul petto, ancora quel maledettissimo macigno che lo opprimeva, togliendogli il fiato.

Lo poteva percepire sulla sua cassa toracica ogni volta che ripensava a quella sera.

Gli mancava il fiato e poteva sentire le lacrime bucargli gli occhi e i singhiozzi bruciargli la gola.

E adesso era di nuovo lì, a New York, seduto su una panchina ad aspettare che Kurt uscisse da quel dannatissimo edificio per potergli parlare, ma anche solo per poter rimanere lì, nascosto nell'oscurità, fermo ad osservarlo da lontano.

Dentro di sé sapeva che, nel momento in cui le sue labbra si erano posate su quelle di un altro ragazzo, Blaine aveva rovinato la sua relazione con l'unico uomo che avesse mai amato.

Si strinse nel cappotto invernale dentro al quale era avvolto, tirandosi la sciarpa sul naso e sospirando.

Sfregò le mani, fredde e screpolate, sperando di potersi riscaldare, ma non era quello il calore di cui aveva bisogno, no.

Sentire le dita sottili ed aggraziate di Kurt carezzargli lente le guance, assaporare con lentezza e dolcezza le sue labbra … fare l'amore con lui, questo avrebbe potuto scaldarlo e non il calore prodotto dallo sfregamento della pelle delle sue mani.

L'oscurità che lo avvolgeva era spezzata solamente dalla debole luce emanata dai lampioni del parco.

Erano settimane che non lo vedeva, che non parlava con lui che tentava di non amarlo, tentava di non amarlo sì ma tanto non ci riusciva e non ci sarebbe mai riuscito, e per questo aveva tentato …

Blaine scosse la testa con violenza, per impedire alle lacrime, che già gli tormentavano gli occhi, di riuscire a rotolare giù lungo le sue guance.

Continuava a lanciare sguardi veloci all'edificio, per controllare se lui usciva, ma ogni volta che vedeva una persona diversa rimaneva sempre estremamente deluso e gemeva per la frustrazione, prendendosi il viso fra le mani e rischiando di scoppiare violentemente a piangere.

Era stato così stupido, così ingenuo e … faceva così male.

Da quando Kurt se n'era andato si era aperta una voragine nel suo petto che piano piano stava inghiottendo il suo cuore.

E aveva smesso di sorridere, aveva smesso di pensare a come sorprendere la sua anima gemella, che stava a chilometri e chilometri di distanza; aveva smesso di attendere con impazienza che il telefono squillasse, sperando di poter sentire la sua voce.

A volte pensava di essere sull'orlo della pazzia, gli sarebbe bastato un soffio per precipitare; sentiva la voce di Kurt a volte, sussurrargli ti amo, sussurrargli ti odio.

E vedeva i suoi occhi piangere, le sue labbra tremare ed il suo cuore creparsi.

E pensava che sarebbe potuto morire solamente per quelle immagini che gli annegavano la mente.

Gli mancava tutto di lui, gli mancava il suo sorriso, gli mancava il suo tocco leggero ed i suoi occhi, che si illuminavano quando lo guardava.

Arrivò un'altra folata di vento e Blaine sprofondò quasi nel suo cappotto, per tentare di ripararsi dal freddo di quella sera, ma i brividi continuavano a percorrere la sua colonna vertebrale, imperterriti.

In aereo aveva viaggiato da solo, ripensando a tutte le promesse che lui e Kurt si erano fatti e incolpandosi di averle infrante una dopo l'altra.

Blaine non riusciva a fare a meno di rimproverare se stesso per l'errore stupido che aveva commesso.

Dentro di sé sperava, con tutto il cuore e con tutta l'anima, che Kurt lo avrebbe perdonato, che lo avrebbe baciato con quelle sue labbra dannatamente perfette e che avrebbero fatto l'amore, dopo, fino allo sfinimento, aggrovigliati sotto le lenzuola, mentre si stringevano, non riuscendo a smettere di baciarsi mai, neanche per un secondo.

E quella panchina, sulla quale aspettava, era dannatamente fredda e lui si sentiva così maledettamente solo.

Ogni tanto quel silenzio che gli otturava le orecchie veniva spezzato da qualche risata distante, che si propagava fino a lui e che gli faceva venire ancora più voglia di piangere.

Perché per lui il mondo sarebbe potuto finire anche in quel momento, per lui la terra sarebbe potuta sprofondare quel giorno, perché se non c'era Kurt accanto a lui, allora davvero niente aveva più senso, nemmeno la musica.

Non riusciva a cantare ormai da giorni, era solamente in grado di ascoltare passivamente la musica che ogni tanto gli veniva propinata: i brani che gli altri cantavano al Glee, le canzoni che ogni tanto per caso gli capitava di ascoltare per strada o nei centri commerciali.

Ma non usciva più così spesso, anche perché non aveva più nessuno con cui farlo o, almeno, con cui valesse la pena di farlo.

I suoi occhi ambrati si fissarono ancora una volta sulla porta di quella maledetta scuola e stavolta rimasero fissi lì per una buona manciata di minuti, fin quando non scorsero un ragazzo: le spalle larghe, il corpo magro e slanciato, il ciuffo all'insù …

Il cuore gli balzò in gola in un secondo, spingendo fuori i singhiozzi che aveva tentato di trattenere ma che decise di mettere da parte per questa volta.

Il suo corpo si irrigidì, sotto il pesante cappotto invernale ed i suoi occhi ripresero a brillare.

Perché gli bastava vederlo per cambiare completamente; gli bastava anche solo posare gli occhi sulla sua figura a rischiarargli la giornata.

Emise un sospiro ed il suo fiato si materializzò in una nuvoletta di condensa leggera davanti al suo naso, ancora coperto dalla sciarpa calda.

Rimase immobile per qualche secondo, con le mani appoggiate sulle ginocchia ed il viso sempre più sprofondato in quella dannatissima sciarpa che sapeva di lui.

Ogni indumento sapeva di lui, anche i suoi. Ogni persona che gli passava accanto sembrava avere attaccato addosso alla pelle il suo odore.

Ogni sera, prima di andare a letto, si faceva una doccia calda e si strofinava la pelle scura, sperando che fra vapore, sapone ed olio di gomito, quel maledetto profumo riuscisse a dissolversi, magari gradualmente, fino a scomparire.

Ma poi, quando andava a letto, a rifugiarsi sotto le coperte, riusciva sempre a sentire sotto al naso quel profumo, il suo profumo, e anche per questo piangeva.

Sotto la sciarpa nascondeva un viso sciupato, due guance scavate e due occhi spenti; e aveva smesso di sorridere, non si ricordava nemmeno più come fare per curvare gli angoli della bocca verso l'alto, in un sorriso.

Ed era tutto così maledettamente senza senso: le sue giornate, la scuola, i corridoi così pieni di gente eppure così vuoti; non ne aveva parlato con nessuno, non ne era stato in grado perché sentire la propria voce sussurrare "l'ho tradito" avrebbe davvero potuto ucciderlo.

E poi sarebbero arrivate le classiche domande: perché l'hai fatto? Non lo ami più forse? Se ami non tradisci, se ami non tradisci.

E allora perché lui lo amava ancora, perché lo aveva tradito pur essendo consapevole del fatto che non avrebbe mai potuto dimenticarlo, che non avrebbe mai potuto dimenticare il loro primo incontro o il loro primo bacio e tutti i ricordi che avevano condiviso insieme e che lui custodiva gelosamente nel suo cuore, pieno di lui.

Blaine continuava a fissare da lontano quel ragazzo, che chiacchierava davanti alla porta della scuola, la mano stretta intorno alla tracolla del borsone.

E anche se era lontano, riusciva benissimo ad udire la sua voce, limpida, cristallina e … triste; e poteva vedere i suoi occhi, brillare nell'oscurità, un mare infinito di amore che lui aveva gettato al vento in un attimo di pura follia.

Che poi è quello, l'amore è anche follia, sconsideratezza, impulsività.

E allora Blaine si decise ad alzarsi, a staccarsi da quella panchina fredda su cui era rimasto seduto per ore e pensò che, sì, il giorno dopo si sarebbe di sicuro preso qualcosa, ma che no, non gli importava. L'unica cosa che gli importava era lui, quel ragazzo che continuava a parlare con una ragazza, con Rachel probabilmente e che si faceva sempre più vicino.

E più si avvicinava, più i suoi passi diventavano pesanti e più il suo cuore aumentava i battiti.

Tum tum tum, tum tum tum … un martello che gli scassava il petto, che gli sfondava la cassa toracica e che gli faceva dannatamente male.

E poi udì la voce di Kurt, sussurrare sorpreso il suo nome.

E anche se non riusciva a vedere il suo viso, per via dell'oscurità che li circondava, poteva benissimo ricordare ogni suo lineamento, ogni piccolo particolare che lui riteneva insignificante ma che Blaine non avrebbe mai potuto dimenticare.

Tossì all'improvviso, consapevole del fatto che aveva già un virus che vagava a piede libero in giro per il suo corpo.

Scrollò le spalle e tirò su con il naso, cercando di trattenere le lacrime mentre gli occhi della ragazza che stava difronte a Kurt che, sì, era Rachel, si spostavano dal suo amico a lui.

-Kurt io … possiamo parlare.-sputò fuori in un sol colpo, mentre cercava di rallentare i battiti del suo cuore.

Guardò prima lui, poi Rachel, implorante.

L'amico le fece un cenno con la testa, rassicurandola, poi si girò a guardare Blaine negli occhi; i suoi occhi erano così belli, così chiari e luminosi che il moro poteva chiaramente vederli, come due luci nella più fitta oscurità.

Si allontanarono dall'entrata della NYADA dopo che Blaine fece cenno a Kurt di seguirlo e camminarono per alcuni metri in silenzio, entrambi attendendo che fosse l'altro il primo a parlare.

L'aria si faceva sempre più fredda ed entrambi cercavano un po' di calore, rifugiandosi negli indumenti che indossavano.

La pelle di Kurt era ancora imperlata da piccole goccioline di sudore che colavano dalle tempie, ma non sembrava farci caso.

Aveva le guance arrossate e gli occhi già velati di lacrime, ma faceva finta che non gli importasse, faceva finta di non amarlo.

Fu Blaine a rompere il silenzio per primo, fermandosi di colpo e stringendo il polso di Kurt con la mano destra.

-Kurt ..-sussurrò appena.

Il suo nome si materializzò in una fredda nuvoletta di condensa che svanì subito dopo.

Il soprano lo guardò con aria stanca, con gli occhi pieni di dolore e frustrazione perché, da quando gli aveva confessato di essere stato con un altro, erano quelli i sentimenti che lo tormentavano e che lo seguivano passo passo.

Alcune volte gli veniva voglia di urlare, di prendere in mano la prima cosa che gli fosse capitata a tiro e romperla; altre volte invece voleva solo rimanere a letto, sotto le coperte a piangere, immaginando Blaine al suo fianco che lo abbracciava, e che gli diceva di stare tranquillo, che tanto presto sarebbe finito tutto.

Ma non lo interruppe, si limitò a guardarlo, attendendo che parlasse perché sperava che ciò che aveva da dire avrebbe potuto in qualche modo aggiustare tutto quel casino.

Perché era davvero un casino, un fottutissimo, schifoso casino da cui temeva non sarebbero usciti.

Si strinse nelle spalle, affondando il viso nella sciarpa e strusciando il naso sul morbido tessuto, sperando che lo aiutasse a far scomparire quel dannatissimo velo di lacrime che gli appannava la vista.

Blaine sospirò, senza togliere la mano dal polso di Kurt.

Poteva sentire la sua pelle liscia e pallida sotto i polpastrelli ruvidi e … boh era come se una scossa elettrica gli stesse percorrendo la spina dorsale.

Si prese un paio di minuti per riordinare le idee perché cazzo, nella sua testa c'era un tale casino! Una matassa fitta di pensieri che non era assolutamente in grado di sbrogliare da solo.

Quel dannatissimo, pesantissimo silenzio stava lentamente divorando entrambi.

Si spostarono sotto la debole luce di uno degli alti lampioni del parco, per potersi guardare negli occhi senza doverli necessariamente socchiudere.

I capelli di Kurt erano ancora leggermente bagnati dal sudore e le sue guance, ricoperte da una leggerissima peluria, erano ancora arrossate.

Il cuore di Blaine fece una capriola e poi si strinse e di colpo si ritrovò senza fiato.

Rimase qualche minuto fermo ad osservarlo; e nel frattempo aveva anche ritratto la mano perché il braccio di Kurt gli era sembrato così schifosamente rigido, quasi l'avesse letteralmente congelato con il suo tocco.

Cercava di raccogliere sulla punta della lingua le parole adatte, ma non era facile.

-Io … ho bisogno di dirti … di parlarti di quella sera.-

Ci fu una pausa, durante la quale Kurt sospirò esausto, strizzando gli occhi per un secondo e riaprendoli. Fece scontrare il suo sguardo con quello del ragazzo che aveva davanti, in attesa.

Gli sembrava di essere sospeso su un filo sottile, in piedi. Sotto di lui il nulla.

E bastava così poco, un soffio d'aria, un suo sguardo, una sillaba sbagliata e sarebbe precipitato per sempre.

Mise le mani in tasca, stringendo possessivamente il tessuto interno, perché sentiva il disperato bisogno di aggrapparsi a qualcosa, per quanto effimero e assolutamente poco consistente.

Blaine prese fiato e ritornò con la sua mente a quella stramaledettissima sera.

 

***

 

Non si era mai sentito stupido come quella sera.

Seduto ad aspettare un tizio con il quale non aveva niente in comune e per cui non provava nemmeno la minima attrazione.

La bottiglia di birra che aveva davanti era già mezza vuota ed il suo sguardo rimaneva fermo sul collo, osservando la gente attraverso il vetro colorato; immagini distorte, persone grasse, persone magre, con il collo lungo o corto, con la faccia rotonda o allungata.

Le luci e la musica gli davano maledettamente fastidio.

Le note che riempivano l'aria del locale erano dure e rumorose e a lui non piaceva quel tipo di musica, non piaceva proprio per niente.

Aveva voglia di cantare, di cantare per il suo ragazzo, di cantare con il cuore e l'anima mentre lui lo applaudiva e si commuoveva, ma non poteva farlo perché Kurt era così dannatamente lontano.

Tamburellò le dita sul legno del tavolino al quale era seduto, fermo, ad aspettare e si chiese cosa diavolo stesse facendo. Si sentiva così fuori posto, così inutile.

Svuotò la bottiglia di birra che aveva davanti ormai da troppo tempo e ne ordinò un'altra alla prima cameriera che aveva visto passargli davanti.

E d'un tratto, mentre le luci gli scaldavano il viso, rosso per via dell'alcool, piano piano tutte le persone, la musica, tutto quanto intorno a lui cominciò piano piano a sbiadire mentre la sua mente viaggiava, percorrendo migliaia di chilometri in pochissimi secondi.

Ed era tutto così chiaro, sembrava tutto così maledettamente perfetto.

Lui e Kurt che camminavano per mano a Central Park, con la gente che gli passava di fianco e nemmeno li guardava.

Il sole che riscaldava i loro corpi, tiepido, ed i sorrisi spensierati sui loro volti.

Non c'era nessun altro, lì, c'erano solo loro ed il loro immenso amore.

E la mente di Blaine era così ubriaca, così assuefatta dal solo pensiero di loro due insieme che tutto il resto, la distanza, la scuola, i soldi, sembrava insignificante.

E all'improvviso aveva già bevuto la terza birra e stava chiacchierando con quel ragazzo, come si chiamava? Eliot aveva detto, Eliot qualcosa, il cognome non lo ricordava già più, sempre che lui glielo avesse detto.

E nel suo cuore ancora aleggiava quel fantasma, quella vita perfetta che lui avrebbe potuto vivere, che lui avrebbe tanto voluto vivere.

Il locale era diventato davvero troppo affollato e lui era davvero troppo ubriaco per poter tornare a casa in macchina da solo, così quel ragazzo gli aveva offerto un passaggio.

E lui aveva annuito, perché pensava ancora a Kurt, a quanto avesse voglia di stringerlo fra le braccia, di baciarlo, di amarlo e tutto quello non aveva senso.

Era ubriaco sì, barcollava, mentre quell'Eliot lo sorreggeva per le spalle con un braccio, tentando di condurlo fino all'entrata.

Poi fu questione di qualche attimo. Mentre gli occhi di Blaine, lucidi per l'alcol (o forse per le lacrime, questo non era in grado di ricordarlo nemmeno lui), si immaginavano che a sorreggerlo fosse Kurt, proprio come la sera prima del debutto di West Side Story, e non un ragazzo qualsiasi, Eliot si stava avvicinando sempre di più, fino a distare pochi centimetri da lui.

Si sporse quel poco che bastava per far scontrare le proprie labbra.

Fu un bacio così sbagliato, che sapeva di solitudine e del bisogno disperato di avere qualcuno vicino; le sue labbra erano così ruvide ed inconsistenti e lui fece una smorfia.

E per un secondo a Blaine sembrò proprio che quelle labbra, quelle labbra così insignificanti fossero del ragazzo che amava perché, dannazione, il bisogno di sentirle sulle sue era così forte e lui era così ubriaco che la sua mente ed il suo cuore glielo avevano fatto credere.

Quando rientrò in casa, si lasciò cadere sul divano e sprofondò il viso in uno dei cuscini color lavanda, cominciando a piangere. Pianse così tanto da non avere nemmeno le forze per alzarsi ed andare a letto.

Si addormentò piano, cullato dalle lacrime che gli colavano sulle guance e dai singhiozzi che gli riempivano il petto e lo soffocavano.

Quando si svegliò, la mattina dopo, si sentiva la testa pesante; aveva gli occhi rossi e gli facevano così dannatamente male.

E la cosa peggiore era che ricordava tutto quanto, ogni minimo dettaglio.

E si rese conto che non poteva davvero averlo fatto, non poteva aver baciato un altro, qualcuno che non fosse il suo ragazzo, che amava con tutto se stesso e senza il quale non poteva vivere.

E si scontrò con quella realtà fredda e dura come una lastra di marmo mentre con lo sguardo scrutava i last minute per New York.

Si sentiva sporco ed aveva bisogno di ripulire il suo cuore.

Sospirò mentre chiudeva il monitor del computer; cominciò a spogliarsi, scaraventando via i vestiti con una smorfia.

Si lasciò avvolgere dal getto caldo dell'acqua, mentre il vapore lo circondava.

Le goccioline d'acqua gli percorrevano veloci la pelle ambrata, scivolando lungo tutto il corpo.

L'unico sollievo che poteva portargli una doccia era il fatto che le sue lacrime potessero confondersi con l'acqua calda che gli bagnava il viso.

Perché piangere gli faceva troppo male ed ingrandiva il dolore pesante che gli schiacciava il petto prepotente.

Mentre il rumore dell'acqua che scorreva lo stordiva e lo cullava allo stesso tempo, Blaine si rese conto che probabilmente aveva appena mandato all'aria tutto quanto, che nel giro di una serata aveva infranto più di un anno di promesse.

 

***

 

Blaine si ritrovò improvvisamente senza fiato, come se qualcuno gli avesse stretto le mani intorno al collo e adesso stesse stringendo sempre di più.

Si ritrovò a boccheggiare mentre, per un attimo, si era quasi dimenticato del freddo pungente che lo colpiva.

Guardava Kurt ed aspettava, vedeva le lacrime salate rotolare giù dagli angoli dei suoi occhi e solcargli le guance e pensò che per lui quelle lacrime dovessero essere affilate e dolorose come la lama di un coltello che ti striscia la pelle, che ti marchia.

Ed il suo viso, il suo bellissimo viso era lì, a pochi passi dal suo, la sua pelle pallida illuminata dalla luce tenue del lampione luccicava quasi ai suoi occhi.

Ti prego dì qualcosa, perché questo silenzio mi soffoca.

Avrebbe voluto dirglielo, avrebbe voluto possedere, dentro di sé, il coraggio necessario per confessarglielo, con voce rotta e occhi lucidi, ma gli bastava contemplarlo in silenzio.

Kurt stava zitto, ma Blaine poteva sentirlo urlare, poteva vederlo trasalire impercettibilmente ogni minuto mentre i suoi occhi lo scrutavano imploranti.

Ma lui non avrebbe parlato, Blaine se lo sentiva; per lui era già troppo difficile tutto quello, era già troppo da metabolizzare così tutto in una volta, per cui non pretese assolutamente niente da lui.

Tirò fuori le mani dalle tasche calde del suo cappotto; il contatto dell'aria fredda contro la sua pelle calda lo fece rabbrividire e sussultare.

Poteva già sentire il rumore impercettibile dei primi fiocchi di neve che, trasportati dal vento, cadevano con assoluta lentezza ed il sapore di acqua pura e ghiacciata sulla sua lingua mentre posava la sua mano calda di nuovo sul polso di Kurt.

Questa volta non si irrigidì, si limitò a sospirare e a spostare i suoi occhi sulle quelle dita scure.

Aveva delle bellissime mani, così forti e mascoline e allo stesso tempo morbide e dolci.

Ricordava com'era stringerle nelle sue, riempire i vuoti tra le sue dita con le sue, come se fossero stati fatti apposta per lui.

La sensazione di assoluta fiducia che provava quando le sue mani gli carezzavano il corpo, soffermandosi sulle guance o intrecciandosi fra i suoi ciuffi castani.

E piangeva, piangeva perché quelle labbra si erano posate su quelle di un altro; piangeva perché, se non fosse stato per il suo stupido orgoglio, gli avrebbe gettato le braccia al collo, mandando al diavolo quel maledetto Eliot e ripetendogli all'infinito che lo amava.

Ma era stanco di stare male e vedere Blaine, sentire la sua voce sussurrare "sono stato con un altro", beh … faceva davvero davvero troppo male.

E non poteva certo permettergli di ferirlo così, quando più gli aggradava.

Strizzò gli occhi, lasciando che le lacrime che ancora aveva negli occhi si adagiassero sulle ciglia e, anche loro, raggiungessero le altre, evaporando sulla sua pelle.

E fu come ricevere un calcio in pieno stomaco; un dolore che ti piega in due, che ti impedisce di rimanere lucido, di ragionare, di capire che cosa è meglio fare.

Si guardò intorno, come se stesse cercando una risposta, un segnale, un qualsiasi cosa che potesse suggerirgli che cosa fosse più giusto fare, se dare retta al cuore o alla testa, che gridava prepotente, imponendosi su quel suo dannato romanticismo fin troppo debole.

Ma non vi era risposta. Non c'era giusto o sbagliato in quel momento, c'era solo lui ed il suo dannato amore che davvero non voleva lasciarlo in pace.

E avrebbe voluto scrollare via, lontano, la mano di Blaine che gli stringeva il polso, ed urlare di andarsene, di lasciarlo in pace, di vivere la sua vita che poi lui avrebbe vissuto la sua. Ma non ne sarebbe stato capace, non avrebbe retto.

Un vita senza Blaine? Non poteva neanche lontanamente immaginare che cosa avrebbe potuto significare per lui un'intera vita senza quell'unica persona che aveva dato un senso alle sue giornate.

Era quello l'unico motivo che lo spingeva a rimanere lì, in quel parco, sotto quella luce fredda che lo colpiva debole e che illuminava le loro figure; era quella la ragione per cui continuava a pregare che il suo cuore potesse riuscire a perdonare Blaine.

I suoi polmoni continuavano a divorare con avidità ogni singolo brandello di ossigeno che respirava, chiedendone sempre di più. Spalancò la bocca e tentò di inspirare più aria possibile, perché credeva di poter morire soffocato.

Gli occhi di Blaine, dorati e rossi per le lacrime che ancora non era stato in grado di lasciar uscire; piantò il suo sguardo nel suo, leggendovi dentro solamente dolore e dispiacere e si sentì attanagliare il cuore.

-Blaine ..io.-sussurrò a fatica, mentre le sue labbra tremavano ed i suoi occhi pizzicavano.

Tornò ad osservare la sua mano, le dita posate sulla sua pelle, il calore che quel tocco gli provocava,i brividi che gli salivano lungo la colonna vertebrale. Erano settimane che non provava una sensazione simile.

Il cuore che batteva forte, lo stomaco in subbuglio, le labbra tremanti; sentiva le gambe tremendamente deboli ed aveva paura di poter svenire da un momento all'altro.

Mentre i suoi occhi indugiavano sul polso di Blaine, si accorsero che c'era qualcosa: la pelle ambrata, sul polso, era solcata da ….

Non era perfettamente liscia come lui la ricordava. Erano, erano cicatrici?

Blaine aveva dei tagli, cicatrizzati sul polso destro.

Aggrottò la fronte e si sentì mancare.

Il suo cuore si fermò, di colpo, e poi tornò a battere più veloce di prima.

Aveva un nodo in gola che si faceva sempre più duro e forte e che gli impediva di deglutire e di respirare e di vivere in quel momento.

Perché Blaine aveva tentato il suicidio? Lo aveva fatto davvero, si odiava talmente tanto da aver tentato di togliersi la vita?

Kurt sentì un ronzio nelle orecchie, un fischio forte che gli impediva di sentire qualsiasi cosa.

Estrasse una mano, calda, dalla tasca del suo cappotto nero e, tremante, la poggiò sopra quella di Blaine, afferrandola e girandola lentamente, timoroso.

Aveva ragione; aveva schifosamente ragione. C'erano dei tagli, lunghi e profondi su quel polso, cicatrici che lo avrebbero marchiato a vita.

Kurt guardava la sua pelle, incredulo.

Avvertì un conato farsi strada nella sua gola e salire, fino ad arrivare alle labbra, ma era solamente un riflesso.

Deglutì rumorosamente, per quanto quel dannatissimo nodo in gola glielo consentisse, e la sua mente fu letteralmente invasa da una serie di immagini terrificanti che lo fecero trasalire.

-Blaine.-sussurrò il suo nome, incapace di dire altro.

Il moro lo guardava, colpevole, con il capo chino, senza sapere che cosa dire.

Ricordava quel giorno, non era passato molto tempo.

Ricordava ogni dannatissima sensazione, ogni schifosissimo pensiero ogni lacrima che aveva versato ed ogni taglio che si era fatto.

 

***

 

Era passata una settimana. Blaine aveva perso più di cinque chili e gli pareva che il tempo non passasse mai.

Ogni giorno tornava a casa e voleva solo gettarsi a peso morto sul letto e piangere, fino a quando gli fosse stato concesso, fino a quando le lacrime non avessero smesso di uscire, ma non sembrava accadere.

Ogni volta che sembravano diminuire, i suoi occhi facevano di tutto per versarne delle altre.

Cadevano sulle sue guance, sul suo collo e lo strisciavano, lo tormentavano.

Camminare per i corridoi senza Kurt, sapendo che probabilmente non avrebbe più voluto vederlo o parlare con lui … era un dolore indescrivibile.

Non parlava più con nessuno, non si confidava con qualcuno da tempo se non qualche parola ogni tanto con Sam.

Le sue giornate erano vuote e lui non riusciva a fare altro se non adagiarsi sul materasso e portarsi la coperta fin sopra la testa, sperando che il calore delle coperte e del cuscino sotto la sua testa potessero cullarlo, aiutarlo almeno a dormire, ma non succedeva mai.

L'unica cosa che era in grado di fare era pensare a lui, a quello che aveva fatto, a quanto potesse soffrire in quel momento.

Ogni mattina, quando si alzava, passava un po' di correttore sotto agli occhi, perché le sue occhiaie erano davvero troppo evidenti.

Anche quando non piangeva e si guardava allo specchio gli pareva di vedere l'ombra di quelle lacrime che aveva versato la notte prima; le vedeva scendere veloci e cadere, umide e bagnate e fastidiose.

Poi un giorno il dolore era talmente tanto forte che temette di avere un infarto.

Aveva il petto schiacciato, lo sterno sembrava essere compresso dal macigno più grosso che potesse esserci e, per quanto fosse forte, non riuscì a sollevarlo.

In quel momento gli era sembrato più facile afferrare un coltello da cucina, chiudersi a chiave in bagno e piangere.

Posò il coltello sul bordo del lavello, accanto al rubinetto; fece scorrere l'acqua calda, lasciando scivolare il suo sguardo sulla lama liscia e luccicante.

La guardava con timore, ma sperava che tutto sarebbe finito … e invece si sbagliava.

Quando tenti il suicidio e sopravvivi, ogni minuto della tua vita dopo diventa estremamente difficile da sopportare.

Ripensi a che cosa ti abbia spinto a farlo, a quale fosse quell'assurdo motivo per cui volevi smettere di vivere; come se non bastasse ti ritrovi attorno una miriade di persone che ti compatiscono, che ti tengono d'occhio e che ti giudicano.

Blaine afferrò il manico del coltello deciso e lo avvicinò al suo polso, facendo una leggera pressione.

La lama era affilata e si tinse subito di un rosso denso e scuro.

Il sangue cominciò a scorrere lungo il suo braccio, colando per terra, sporcando il pavimento.

E, mentre continuava a far scorrere quel coltello sulla sua pelle delicata, Blaine pensò che guardare Kurt negli occhi, vederlo piangere, essere consapevole di aver rovinato tutto e di averlo ferito, era stato molto più doloroso.

Ed aveva ragione, mentre la lama, fredda, entrava a contatto con il suo sangue caldo, si rese conto che era davvero una sensazione liberatoria.

Si inginocchiò, incapace di reggersi sulle proprie ginocchia e perse i sensi, accasciandosi sulla pozza di sangue che si era depositato per terra.

Chiuse gli occhi lentamente, sentendo che finalmente il suo cuore era in pace e, prima di perdere i sensi chiese scusa a Kurt, gli chiese di perdonarlo e gli promise che non lo avrebbe più fatto soffrire, mai più.

Quando suo padre aveva bussato alla porta del bagno e l'aveva trovata chiusa a chiave era stato costretto a sfondarla.

Blaine fu portato di corsa all'ospedale e i medici riuscirono a salvarlo, dicendo a suo padre che, se fosse arrivato cinque minuti più tardi, non ci sarebbe stato più niente da fare.

Quando si risvegliò, in una stanza d'ospedale, con l'odore di disinfettante conficcato nelle narici  e la testa pesante, capì di non esserci riuscito.

I suoi genitori non riuscivano nemmeno a guardarlo negli occhi e lui non aveva le parole adatte con cui descrivere ciò che provava dentro.

Sapeva solo che il suo polso bruciava. Bruciava ogni giorno di più; le cicatrici lo tormentavano e lo seguivano passo passo.

Sua madre aveva allontanato dalla sua portata tutti gli oggetti affilati che avevano in casa e, da quel giorno, Blaine non era mai rimasto da solo.

Prendere quell'aereo per New York era stata una delle cose più sensate che avesse potuto fare ed i suoi erano d'accordo, purché, dopo, tornasse tutto quanto alla normalità.

Non era facile vivere in casa con un figlio che aveva tentato il suicidio, con la paura costante di ritrovarlo riverso in una pozza di sangue, con gli occhi chiusi e senza battito; ma avevano capito che ne andava del suo bene e che, incatenandolo a Lima, non lo avrebbero di certo aiutato a superare tutto.

E così era partito, giurando che sarebbe tornato con o senza Kurt e che avrebbe continuato la sua vita poi … con o senza Kurt.

Anche se non aveva confessato di aver provato dei brividi solamente a pensare alla parola "senza"; e durante il volo non era stato in grado di staccare gli occhi dalle sue cicatrici, chiedendosi se, per caso, non ci fosse stato un altro modo, un modo più semplice, un modo per salvare tutto quello che avevano.


***


Era tutto così sbagliato, tutto fuori posto tutto quanto infranto; il cuore di Blaine, la sua pelle, le sue speranze ed il suo amore. E gli occhi di Kurt erano così pieni di lacrime, così tanto che non lo credeva possibile.

E le sue cicatrici pulsavano, bruciavano, facevano dannatamente male.

I loro visi venivano graffiati dal freddo che aleggiava attorno alle loro figure.

Erano gli unici due, in quel parco, ancora fermi sotto la luce del lampione, incapaci di dire una parola.

Si scambiavano qualche sguardo ogni tanto. Blaine voleva assicurarsi che Kurt stesse bene, che avesse assimilato tutto quanto, mentre Kurt voleva semplicemente capire.

Il senso di colpa montava, saliva dal suo stomaco fino a riempirgli la gola, gli occhi, il cuore.

E piangeva, incapace di parlare, incapace di respirare, semplicemente di andare avanti.

Nella sua testa c'era Blaine, il suo corpo freddo, rigido, accasciato contro il pavimento freddo di una stanza piccola, una pozza di sangue sotto di lui e gli occhi chiusi.

Niente più battito, niente più respiro, niente più calore.

Provò davvero ad immaginare come avrebbe potuto essere la sua vita se Blaine … beh se Blaine non fosse più stato lì e vide solo buio.

Pensò che probabilmente non avrebbe più voluto vivere, non avrebbe più voluto alzarsi la mattina, vestirsi e lavarsi, andare a scuola, in redazione.

Avrebbe semplicemente smesso di essere, di esistere.

Perché per quanto potesse stare male, per quanto potesse odiare Blaine per quello che gli aveva fatto, il suo cuore continuava a battere perché continuava a pensare a lui, ai suoi occhi dorati, dolci e profondi, alle sue labbra così dannatamente perfette e morbide, ai suoi capelli, in cui adorava affondare le dita e perdersi totalmente ed incondizionatamente.

Trasalì, sentendo un soffio di vento aggredirlo insistente, mentre le sue guance diventavano sempre più fredde e bisognose di calore.

Forse se Blaine vi avesse posato le sue dita scure e sottili sopra si sarebbero scaldate.

Il labbro inferiore tremava, gli occhi continuavano a piangere ed il suo corpo tentava in tutti i modi possibili di metabolizzare il tutto, invano.

E d'un tratto la mano di Blaine era sprofondata di nuovo nella tasca del suo cappotto, senza che lui se ne fosse accorto.

Blaine continuava a distogliere lo sguardo da quello di Kurt perché vi avrebbe letto delusione e rimprovero ed era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

Strinse la mascella e serrò i pugni, nelle tasche, dandosi dello stupido per quello che aveva fatto, per quello che si era fatto.

Gli pizzicava la gola, anzi no, gli andava letteralmente a fuoco! Si sforzava di non singhiozzare, ma il suo petto prese ad alzarsi e ad abbassarsi sempre più velocemente.

Doveva ricordarsi come respirare perché sembrava proprio che se ne fosse dimenticato.

Cercò di tirare dentro più aria possibile, ma sembrava non essere mai abbastanza.

Poteva vedere il viso pallido di Kurt, le guance non più rosee come poco fa, che veniva macchiato dalle lacrime che uscivano e uscivano, senza accennare a smettere.

-Kurt io ..-non fu in grado di dire altro, le parole gli morirono in gola una dopo l'altra, soffocate da quella visione.

Kurt sentì il bisogno di sprofondare il viso fra le mani e lo fece.

Si sorresse la testa, pesante, e strofinò i palmi sugli occhi, stropicciandoli, sperando di fermare il flusso inarrestabile di lacrime.

Quando si scoprì di nuovo il volto i suoi occhi erano rossi e gonfi e le sue labbra screpolate.

-Blaine io … oh mi dispiace!-esclamò infine prendendo a singhiozzare sempre più forte.

La sua schiena venne scossa dai singulti che uscivano caldi e rumorosi dalle sue labbra ed i suoi occhi ripresero ad annegare nelle lacrime.

Kurt aveva pianto tutto il tempo: mentre ascoltava la storia del tradimento di Blaine, mentre realizzava che aveva tentato il suicidio e adesso.

Gli era sembrato come se il mondo gli fosse crollato addosso.

Blaine lo guardava confuso, con la rabbia che montava nel suo petto.

Vedere Kurt così, devastato dalle lacrime, dai singhiozzi … era un'immagine che non era in grado di reggere.

E poi … aveva sentito male o gli aveva chiesto scusa? Dopo tutto quello che lui aveva passato, dopo che lo aveva tradito lui si stava scusando.

Trattenne un gemito di frustrazione e fu difficile perché avrebbe davvero voluto urlare, con tutto il fiato che aveva in corpo, fino a che non avrebbe avuto più voce da far uscire dalla gola.

-Come puoi dire una cosa del genere? Come puoi dopo tutto quello che ti ho fatto?-alla fine riuscì in qualche modo a trovare la forza necessaria per lasciar uscire la voce dalle sue labbra.

E disse quelle parole con un odio ed una rabbia dentro tali che Kurt, per un secondo, si chiese se quello che aveva davanti era ancora il Blaine che conosceva.

Il Blaine di cui si era innamorato fin dalla prima volta in cui aveva incrociato i suoi occhi, il Blaine che sorrideva sempre, il Blaine i cui occhi si illuminavano quando incontravano quelli di Kurt.

Quello che vedeva in quel momento era un ragazzo diverso, un ragazzo duro, indebolito, stanco.

Blaine si odiava con tutto il cuore. Odiava il fatto di aver fatto soffrire Kurt e di averlo fatto sentire in colpa, odiava il fatto di vederlo piangere, odiava il fatto che i suoi occhi fossero così gonfi e rossi a causa sua e odiava il fatto di esserselo fatto scivolare via da sotto le dita con così tanta velocità, di essersi fatto scappare le sue labbra, i suoi occhi, il suo corpo.

E senza rendersene conto lasciò scappare il suo sguardo sulle sue labbra, screpolate, bisognose di un contatto caldo e morbido.

I suoi occhi si illuminarono e si inumidirono e lui si avvicinò quel tanto che bastava per poter sentire il respiro di Kurt fondersi con il suo, nell'aria.

E Kurt era davvero così stanco e guardava Blaine con degli occhi che lo pregavano di avvicinarsi e di baciarlo, come se avesse potuto morire se non l'avesse fatto, come se la sua vita dipendesse da quel gesto.

E si lasciò andare, anche se sapeva che se ne sarebbe pentito, anche se sapeva che il suo cuore ne avrebbe sofferto; ma il suo corpo era così bisognoso del contatto con quello di Blaine che nulla sembrava importargli più.

Successe tutto così in fretta e, nel momento in cui, finalmente, le loro labbra si sfiorarono appena, tutto sembrava essersi ricomposto, tutto sembrava essere tornato indietro, alla normalità.

E poi, dopo la leggera pressione delle labbra di Blaine sulle sue, scattò un qualcosa dentro il suo corpo, una scintilla che diede fuoco a quel sentimento che era rimasto vivo nel suo cuore. E quello fu il momento in cui entrambi riacquistarono vigore, il momento in cui Kurt dischiuse le labbra, lasciando il permesso alla lingua di Blaine di attorcigliarsi alla perfezione con la propria.

Sospirò di sollievo quando finalmente si toccarono.

E adesso tutto aveva un senso, tutti i tasselli erano ritornati al proprio posto.

Il cuore di Kurt si riempì di quel sentimento potente e prese a pompare forte, come prima, come quando lui e Blaine erano ancora una coppia.

Fu come se quel bacio potesse nutrire ogni singolo centimetro dei loro corpi, un concentrato di energia potentissima che passò dalle loro labbra fino alle dita dei piedi e alle punte dei capelli.

Kurt portò la sua mano destra sulla nuca di Blaine, avvicinandolo ancora di più al suo corpo, per premerlo ancora di più contro le proprie labbra.

Blaine non se lo fece ripetere due volte e gli posò con delicatezza le mani sui fianchi, tremante.

Gemettero entrambi, per quel contatto così pieno di bisogno e di adrenalina.

Le loro menti erano offuscate dal bisogno che entrambi avevano della vicinanza del corpo dell'altro e dal sapore delle proprie labbra a contatto.

Erano così assuefatti dalla sensazione di completezza e calore che quel bacio stava dando loro da non rendersi nemmeno conto che dei fiocchi, leggeri e freddissimi, stavano già cominciando a scendere, lenti, trasportati dal vento, sui loro corpi, intrappolandosi fra i capelli castani di Kurt e posandosi con delicatezza sul cappotto di Blaine.

Ma sembrava tutto così naturale, e loro avevano finalmente trovato quel calore che cercavano, quel calore davvero in grado di scaldarli fino all'osso, senza lasciare nemmeno una porzione del corpo scoperta, che pensarono che sarebbero potuti rimanere là fuori anche nudi, con la neve che cadeva, che li circondava e li ricopriva.

Perché finché si baciavano tutto il resto non esisteva.

Quando si staccarono, dopo quella che parve un'eternità, fecero fatica a guardarsi negli occhi.

Era stato un gesto dettato dal bisogno disperato di di sentirsi completi, di stare bene.

Blaine non riusciva a distogliere lo sguardo dalle labbra di Kurt, pensando che forse una speranza c'era, che forse non lo avrebbe perduto per sempre e che forse anche lui, dopo tutto, sentiva il disperato di bisogno di stare con lui.

Kurt invece continuava a ripetersi che era tutto sbagliato, che non avrebbe dovuto baciarlo, che non avrebbe dovuto nemmeno ascoltarlo. Ma ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva quelle cicatrici, quei solchi che poteva percepire profondi nell'anima e nel cuore di Blaine e che lo prosciugavano.

Gli pareva quasi che ci fosse un'enorme buco dentro di lui, che lo risucchiava lentamente. Ma i suoi occhi. I suoi occhi sembravano due gocce di ambrosia, brillanti e lucenti e Kurt si domandò se anche prima fossero stati così lucenti.

Si ricordò di averlo visto piangere, di aver visto i suoi occhi inumidirsi, ma non di averli visti brillare in quel modo.

Si sentiva quasi accecato da quella luce calda che emanavano. Blaine alzò gli occhi al cielo e Kurt si ritrovò ad osservare la sua mascella, ricoperta da una leggera peluria appena accennata che lo fece impazzire.

Si rese improvvisamente conto che Blaine sembrava aver riacquistato vigore, sembrava essere quasi completamente rinato, tutto in un colpo.

Come un defibrillatore premuto sul torace, le scariche elettriche che ti attraversano il cuore. Arrossì pensando che il suo bacio aveva avuto quell'effetto, l'effetto di una scarica elettrica rigenerante.

-Sta nevicando.-osservò Blaine curvando le labbra carnose in un sorriso mozzafiato, mostrando i denti perfetti e chiudendo gli occhi color dell'oro.

Aprì le braccia e si lasciò conquistare dalla familiare sensazione di freschezza e leggerezza che gli regalavano quei piccoli fiocchi gelati.

Kurt invece stava tremando, scosso dai brividi.

Però sorrise lo stesso. Blaine appariva un bambino ai suoi occhi. Un dolce bambino dagli occhini grandi, che conquistavano, che parlavano; era fragile e non poteva permettere che si facesse del male … teneva troppo a lui per poterlo lasciare andare.

Non lo avrebbe mai lasciato solo, mai più.

Si sentiva in dovere di vegliare su di lui, come un padre, di avvolgerlo fra le sue braccia e costruirgli una corazza, una fortezza impossibile da buttare giù.

Affondò il naso nella sua sciarpa soffice ancora una volta, sperando di potersi riscaldare un po' e di poter ingoiare i singhiozzi.

 

***

 

Kurt lasciò che la porta scorresse da destra verso sinistra, mentre con una mano sulla maniglia la accompagnava.

Entrò per primo ed accese la luce.

Blaine poté ammirare ancora una volta l'ampio salone della casa, arredato alla perfezione.

Il tepore caldo dell'appartamento li avvolse, coccolandoli e cullandoli con dolcezza mentre Kurt richiudeva velocemente la porta.

Posò le chiavi sul tavolo e cominciò a sfilarsi la giacca, mentre Blaine lasciava scivolare lo sguardo sul dorso dei libri riposti con ordine negli scaffali dell'imponente libreria.

Orgoglio e Pregiudizio, Le pagine della nostra vita, Ho cercato il tuo nome, One Day. I titoli si susseguivano e Blaine sorrise nel leggerli.

Erano sempre stati molto simili lui e Kurt, anche in fatto di libri.

Kurt gli sorrise, allungando le braccia ed indicando la giacca di Blaine con un cenno della testa.

Blaine scosse la testa e sorrise, poi cominciò a sfilarsi il cappotto pesante che si era completamente dimenticato di avere addosso.

Il padrone di casa lo appese all'attaccapanni e poi si sfregò le mani energicamente.

-Rachel?-chiese Blaine guardandosi intorno.

Kurt alzò e spalle.

-Credo sia andata a mangiare qualcosa con alcuni compagni.-rispose vago.

-Perché non ti siedi? Ti preparo una cioccolata.-lo invitò Kurt indicandogli il divano con un gesto secco della mano. Si voltò verso il piano cottura ed accese il fuoco.

Aprì le ante della credenza e prese due grosse tazze in ceramica.

Frugò fra le pentole ed estrasse un pentolino, che adagiò sopra la fiamma, abbassando leggermente il fuoco.

Blaine nel frattempo si era accomodato sul caldo divano del salone e guardava l'amore della sua vita intento a scaldare il latte.

Era così dannatamente bello. Aveva le spalle larghe, le braccia muscolose … una scossa elettrica gli percorse lenta la spina dorsale.

I suoi occhi ambrati non riuscivano a staccarsi da quel corpo.

Aveva così bisogno di sentire il suo corpo contro il proprio, di sentire le sue mani addosso e si chiese come aveva fatto a stare così tanto tempo senza baciarlo.

Ripensò a poco fa, al loro bacio, alle loro labbra che finalmente si erano sentite complete, ai loro corpi che finalmente si erano sentiti forti di nuovo.

Ed era così semplice stare bene, bastava così poco per renderli felici.

Bastavano loro due e Blaine odiava l'idea che per colpa sua entrambi avevano sofferto così tanto, che entrambi avevano dovuto fare a meno di quel contatto necessario ai loro corpi per sopravvivere.

Potè sentire Kurt sospirare, quasi impercettibilmente, mentre mescolava lento e con attenzione la cioccolata nel pentolino.

Pensò che forse si era pentito, che, offrendogli la tazza colma di cioccolata fumante, gli avrebbe detto di andarsene, che non voleva vederlo mai più, che non sarebbe mai riuscito a perdonarlo che era tutta colpa sua, che gli aveva spezzato il cuore.

I suoi occhi si inumidirono, come ogni volta in cui pensava al fatto che lo aveva fatto soffrire, che per colpa sua aveva pianto.

Quando Blaine aveva visto il sorriso di Kurt per la prima volta, anche se non aveva ancora capito di essere innamorato di lui, aveva giurato a se stesso che avrebbe fatto di tutto per mantenere viva quella magia. Un'altra promessa che Blaine non aveva mantenuto.

Ma aveva promesso di amarlo, sempre e comunque e lui lo avrebbe fatto, non importava cosa gli avrebbe detto lui dopo, non importava che cosa sarebbe successo in seguito, il suo cuore avrebbe sempre mantenuto vivo il ricordo di quell'amore così perfetto e semplice.

Fu riportato bruscamente alla realtà dalla voce di Kurt.

-Tieni.-disse porgendogli la tazza fumante e curvando appena le labbra in un sorriso leggero, spento e debole.

Il cuore di Blaine si strinse e si bloccò all'improvviso. Poi cacciò un singhiozzo silenzioso e riprese a battere quasi come prima.

Blaine prese la tazza calda fra le mani quasi gelide e si lasciò ricalcare le dita, chiudendo gli occhi ed inspirando il profumo intenso che la cioccolata emanava.

Kurt si sedette accanto a lui, incrociando le gambe e soffiando, deviando il corso del fumo che saliva.

Si voltò verso Blaine e notò che aveva le ciglia inumidite.

-Blaine..-sussurrò preoccupato, voltandosi e posando, senza nemmeno rendersene conto, il pollice appena sotto ai suoi occhi, raccogliendo qualche lacrima sfuggita al suo controllo.

Lo osservò, sentendosi ancora una volta maledettamente in colpa.

Pensò che gli era mancato sentire il suo sapore sulle labbra, assaporare piano piano ogni sua sensazione, passare la lingua sulla sua, succhiargli le labbra.

Blaine avvolse la sua mano con la propria,posando la tazza ancora fumante sul tavolino difronte a loro ed aprendosi in un sorriso radioso.

Fu così contagioso e spontaneo, così pieno d'amore quel sorriso, che Kurt non riuscì a trattenersi e sorrise anche lui, questa volta con calore, con decisione.

-Kurt?-lo chiamò Blaine osservando le loro mani intrecciate.

Deglutì rumorosamente, mentre il suo cuore accelerava sempre di più ogni secondo che passava.

-Sì?-sussurrò Kurt piantando i proprio occhi nei suoi.

-Posso … posso baciarti?-chiese Blaine timidamente, pensando che se lo avesse rifiutato probabilmente sarebbe anche potuto morire.

Kurt cercò di aggrapparsi a quell'ultimo briciolo di buon senso che gli era rimasto; non poteva baciarlo. Sapeva che, nel momento in cui le sue labbra si fossero scontrate ancora una volta, le sue difese sarebbero miseramente crollate e lui ne avrebbe sofferto.

Eppure non poté fare a meno di pensare che ne aveva dannatamente voglia, che quelle labbra erano così invitanti e che lui stava così bene quando Blaine lo baciava che qualsiasi cosa gli sembrava insignificante, qualsiasi ragionamento gli sembrava assolutamente inutile e privo di senso.

Ma Blaine era lì e aveva tentato il suicidio e si era scusato così tante volte, gli aveva giurato di amarlo, lo aveva promesso.

Quel briciolo di buon senso si sgretolò non appena i loro occhi si scontrarono.

Kurt vi lesse desiderio e senso di colpa, ma sopratutto tanto tanto amore.

Una luce talmente forte in grado di oscurare il sole.

E poi, senza nemmeno rendersene conto stava scivolando sul divano, per andare incontro al corpo di Blaine, per sentire di nuovo quel calore accanto, per poter stare bene di nuovo.

Non rispose nemmeno, avvicinò piano piano il viso, le loro mani ancora intrecciate alla perfezione, a riempire i vuoti delle loro dita, come se servisse proprio quello per farli sentire finalmente completi.

Chiuse gli occhi ed attese.

Aspettò fino a quando sentì le dita ruvide di Blaine carezzargli lente la guancia destra, ricoperta da una leggera peluria.

Aveva già il respiro corto ed un paio di brividi cominciarono a correre lungo tutto il suo corpo, lasciandogli la pelle d'oca.

I loro nasi si sfiorarono ed i loro respiri si scontravano, fondendosi l'uno con l'altro.

Poi Kurt, impaziente, azzerò la distanza che li separava, rimettendo l'ultimo tassello a posto.

Mossero le labbra in sincrono per qualche minuto, finché i loro corpi non pretesero di più.

Come prima, la mano di Kurt andò a posarsi con gentilezza sulla nuca di Blaine, lasciando affondare le dita affusolate tra i capelli stranamente liberi dal gel ed artigliandoli.

Blaine sorrise nel bacio e fece una leggera pressione, chiedendo all'altro il permesso di far entrare la lingua fra le sue labbra.

Permesso accordato.

Il corpo di Kurt non desiderava altro ed il vuoto nel suo cuore era stato finalmente riempito.

 

***

 

Più tardi, mentre Kurt si muoveva cauto dentro Blaine, riempiendolo ed appagandolo entrambi pensarono che non poteva esserci nulla di più perfetto, che, anche se avevano litigato e avevano sofferto, avevano capito che non potevano stare l'uno senza l'altro, che potevano esistere solamente se stavano insieme.

Mentre i loro gemiti si fondevano, disperdendosi nella stanza, Blaine lasciò scivolare una o due lacrime sulle sue guance ruvide e quando Kurt se ne accorse vi posò le labbra sopra, dissolvendole.

-M-mi dispiace ..-sussurrò appena, afferrando con forza le spalle di Kurt, pregandolo di non andarsene, di non lasciarlo naufragare.

E a Kurt gli si strinse il cuore perché poteva avvertire la fragilità dell'uomo che amava con la punta delle dita, mentre gli toccava il corpo e si muoveva.

Kurt lo zittì con estrema dolcezza, cercando di imporsi di non piangere.

Voleva dimostrarsi forte, voleva farlo per Blaine, voleva fargli capire che sarebbe stato la sua roccia, la sua ancora, non importava dove sarebbe andato, lo avrebbe seguito sempre e lo avrebbe sempre completato, esattamente come stava facendo in quel momento, mentre sentiva che non poteva esserci gioia più bella che fare l'amore con l'uomo che amava.

Quando Kurt si accasciò, sfinito e sudato sopra Blaine, il tempo sembrò fermarsi.

Rimasero fermi in quella posizione, mentre i loro petti si alzavano e si abbassavano velocemente, a ritmi sconnessi.

I loro nomi si erano scontrati quando avevano raggiunto il piacere massimo e mentre facevano l'amore non avevano mai smesso di stringersi la mano e di sussurrarsi ti amo.

Poi, mentre Kurt tentava, con un ultimo sforzo, di uscire da Blaine, lui lo fermò, afferrandogli un braccio.

-No … resta qui, resta con me. Kurt io sto così dannatamente bene, ti supplico non andartene.-lo implorò con voce rotta, mentre tentava di spingere lungo la gola i singhiozzi.

Il cuore di Kurt fece una capriola e la voce di Blaine penetrò così affondo nel suo corpo che non riuscì a dire di no. Anche se era stanco e aveva bisogno di dormire, anche se si sentiva sporco ad appiccicoso, anche se non era riuscito a perdonare del tutto Blaine.

Ma lo avrebbe fatto, ne era certo, con il tempo tutto quanto si sarebbe risolto.

Adesso voleva solamente godersi quel momento perfetto, quella condivisione di emozioni con l'uomo che amava, senza pensare.

Spostò lo sguardo sulle loro mani ,ancora perfettamente incatenate e poi guardò le cicatrici di Blaine, i tagli profondi sul polso, la pelle olivastra rovinata.

Sentì le lacrime pungergli gli occhi e stavolta non poté trattenersi.

Si portò il polso di Blaine alle labbra e baciò ogni singolo taglio, uno ad uno, sperando in qualche modo di poter alleviare il suo dolore, di fargli capire che non lo avrebbe mai più fatto sentire solo, mai più, mai mai mai più.

Si passò il polso sulla guancia, lentamente, sentendo le cicatrici premere contro la sua pelle pallida e calda.

Strinse la sua mano con maggior forza, si avvicinò al volto di Blaine e, cercando di non singhiozzare, sussurrò sulle sua labbra.

-Non vado da nessuna parte, resto qui … con te.-

Le labbra di Blaine si aprirono in un sorriso meraviglioso e Kurt pensò che il suo uomo era bellissimo dopo che avevano fatto l'amore.

Poi, mentre si accoccolava sul petto di Blaine, strofinando il naso sulla sua pelle morbida, sussurrò qualcosa, due parole che si infransero sulla cassa toracica di Blaine, perforandogliela e conficcandosi direttamente nel punto più profondo del suo cuore.

-Per sempre.-







ANGOLO AUTRICE.

*tossice* si lo so, fa abbastanza schifo. Premetto che è la prima os che scrivo sulla coppia Klaine e, sinceramente, spero di scriverne altre perché, personalmente, adoro questa coppia! *_*
Allooora, come ho già detto, lo so che fa schifo, ma se qualcuno di voi fosse così gentile da lasciarmi qualche recensione, ve ne sarei eternamente grata <3
Accetto anche critiche costruttive, ovviamente, basta che non mi insultiate insomma!
Spero che qualcuno di voi voglia recensire, anche con poche parole, perché significherebbe davvero molto per me. ^.^
Beh mi sono dilungata anche troppo ... fatemi sapere che cosa ne pensate ;)
Grazie.


-L.

  
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