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Autore: lafilledeEris    12/12/2012    6 recensioni
Kimberly Andrea Hummel Smythe era la bambina più felice del mondo. Teneva per mano i suoi due papà, mentre osserva incantata le decorazioni natalizie della città.
Kurtbastian!daddy.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Premi Play - It's only the beginning'
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Track#3 Carol of the bells

 

 

 

 

8 Dicembre

 

 

Kimberly Andrea Hummel Smythe era la bambina più felice del mondo. Teneva per mano i suoi due papà, mentre osserva incantata le decorazioni natalizie della città.

New York in quel periodo era bellissima e lei si divertiva un sacco a fare la battaglia a palle di neve con papa* , anche se daddy* si arrabbiava perché diceva che si sarebbero presi un malanno. Quando lo diceva il viso gli diventava rosso come il naso della renna Rudolf e papa allora gli diceva che se avesse continuato a strillare in quel modo, gli sarebbero venute le rughe prima del dovuto e daddy metteva il broncio.

Poi, però, facevano pace e tornavano a sorridere.

In quel momento Kimberly aveva un compito importante da portare a termine. Doveva capire bene cosa chiedere a Babbo Natale. Era una scelta difficile, però. Ovunque guardasse c’erano giocattoli bellissimi, di ogni forma, colore e dimensione.

Non aveva la minima idea di cosa chiedere.

“Non potremmo scegliere noi e farle una sorpresa? Oppure tornare domani? ” sussurrò Sebastian all’orecchio di Kurt.

“Shh!” l’altro gli assestò una gomitata allo sterno che gli fece mancare l’aria, mentre la bambina si girava verso di loro sorridente.

“Kurt” riprese l’altro, una volta riuscito a recuperare l’aria “ sai che amo nostra figlia, ma sono le otto, i negozi stanno per chiudere e noi siamo in giro dalle tre.” In effetti Sebastian non aveva tutti i torti, ma come poteva non essere riuscito ad accontentare sua figlia?

Da che era venuta al mondo – cinque anni prima- non le avevano mai fatto mancare nulla. Sia a livello affettivo che a livello materiale la piccola di casa aveva sempre avuto tutto.

E per Kurt vederla in quel momento con il suo nasino puntato verso gli scaffali più alti era uno spettacolo indescrivibile, mentre tutta intenta a studiare i pupazzi stipati nei ripiani davanti a lei, con il piccolo indice arricciava le punte dei capelli, tenuti in due code sotto il basco blu.

Kimberly era il risultato dell’unione dei geni di Sebastian e Brittany, che si era offerta quando cercavano una donna disponibile a lasciare il proprio utero in affitto.

Inizialmente cercavano qualcuno a caso, poi però quando gli si era presentata quell’occasione non avevano saputo dire no, nonostante Bas fosse abbastanza titubante all’idea (“Siamo sicuri di volere proprio lei?” “Affiderei a Brittany la mia stessa vita!” aveva proclamato serio Kurt “ Amore, non esagerare, non voglio ritrovarmi vedovo”).

Quel piccolo miracolo – d’amore e di scienza- appiccicò il suo nasino all’insù (ereditato dalla madre) contro una vetrina che pareva aver attirato la sua curiosità.

Sgranò i suoi grandi occhioni verdi (identici a quelli di Sebastian) e richiamò l’attenzione dei suoi padri.

“Daddy! Papa! Venite, ho trovato uno dei giocattoli da chiedere a Babbo Natale!”un gridolino elettrizzato sfuggì dalle piccole labbra a cuore.
I due ragazzi si lasciarono trascinare-era incredibile l’ascende che quello scricciolo di nemmeno un metro e venti esercitava su di loro- davanti a quello che si rivelò…
“Un orso!” esclamò Kurt.
“Un orso? Un orso gigante, fra l’altro. Come minimo uno di noi dovrà chiedere asilo agli Hudson, se questo entra in casa” Sebastian rimase abbastanza perplesso. “Tesoro” prese la piccola in braccio, per poterla guardare negli occhi. “Sei sicura? Cioè, guardati attorno” le indicò con un gesto della mano gli altri giocattoli, che potevano attirare l’attenzione della piccola. “Non c’è niente che ti piaccia, che non superi i metri quadri di casa nostra, possibilmente?”
Kimberly arricciò le labbra e mise su un piccolo broncio. Ecco, questo era qualcosa per cui i geni erano superflui. Quella era sicuramente figlia di Kurt Hummel.

E Kurt si avvicinò alla figlia e le cinse le spalle.

“Piccola, noi scriveremo la lettera a Babbo Natale, poi vedremo cosa poss-“ si bloccò, dopo un’occhiata fulminante di Sebastian “cosa può fare.”

Kimberly abbassò lo sguardo, annuendo. Ad entrambi i genitori si strinse il cuore a vedere la loro piccola giù di morale. Prima che nascesse avevano giurato che non avrebbero mai voluto vedere il suo viso triste, ma purtroppo si sa che la realtà è molto differente dalle aspettative.

Sebastian strinse forte al suo petto la piccola.

“Posso sapere perché vuoi così tanto quel pupazzo” disse, poggiando le labbra contro i capelli della piccola.

Al che, lei alzò lo sguardo verso il padre.

“Volevo qualcuno che facesse la guardia quando voi non ci siete”  spiegò semplicemente “voglio essere grande e combattere i mostri da sola. L’orso mi aiuterà”.

La franchezza di Kimberly fu disarmante.

Bas e Kurt si guardarono e senza proferire parola si strinsero alla loro bambina. Non avrebbero mai permesso che qualcosa o qualcuno la turbasse. E per loro sarebbe stata per sempre la loro bambina. Probabilmente anche a vent’anni, Sebastian e Kurt avrebbero continuato a coccolarla, perché sarebbe rimasta per sempre la stessa bambina coi codini e il naso appiccicato alle vetrine.

Tornarono a casa in religioso silenzio, senza avere nulla da dire. I due ragazzi si sentivano stranamente a disagio dopo quel discorso. Era come se avessero appena realizzato che la loro bambina prima o poi sarebbe cresciuta. Che non avrebbe più creduto a Babbo Natale. Che non li avrebbe più chiamati “daddy” o “ papa” nel bel mezzo della notte, quando un brutto sogno l’avrebbe svegliata.

Un giorno quell’orso sarebbe diventato il ragazzo (o la ragazza) che l’avrebbe fatta innamorare.

Magari non li avrebbe più abbracciati o non avrebbe più dato loro il bacio della buonanotte o del buongiorno.

Un giorno quella luce d’innocenza che le illuminava gli occhi sarebbe stata sostituita da un’ombra adulta e smaliziata.

Ma in cuor loro sapevano che era la cosa giusta da fare.

 

***

 

Sebastian era stravaccato sul divano a guardare la TV, mentre attendeva che Kurt facesse ritorno dalla camera di Kimberly.

Dopo circa dieci minuti il marito tornò in salotto e si fece spazio sul divano, sistemandosi con la schiena contro il petto di Sebastian.

“E’ crollata poco fa” sospirò Kurt, mentre si lasciava cullare dalle carezze di Sebastian. “Sai? Pensavo una cosa…”

Sebastian si sporse in avanti per baciarlo.

“Cosa?”

“Dovremmo regalarle quell’orso, credo ci tenga veramente. Non è come le ballerine di Marc Jacobs che ha messo solo una volta.”

“Chissà da chi ha preso” scherzò Sebastian, beccandosi un pizzicotto sulla coscia.

“Ahia!”

“Ti sta bene! Sono serio! Hai visto come lo guardava? Lo stava praticamente adorando.”

“Ma non le regaleremo quel pupazzo” iniziò Sebastian. A quelle parole Kurt si girò di scatto.

“Mi spieghi il perché?”

Un sorriso allegro comparve sulle labbra di Smythe.

“Non le regaleremo quel pupazzo” cercò di far capire all’altro.

“E continuo a non capire perché ti ostini a dire di no!” protestò Kurt.

Sebastian alzò gli occhi al cielo, mentre si alzava dal divano e saliva in soffitta.

Teneva qualcosa nascosto dietro la schiena.

“Sappi che se è un ragno, sono pronto a chiedere il divorzio!” Kurt si riparò il viso con le mani, tenendo gli occhi chiusi.

“Aprili! Avanti!” Sebastian rideva di gusto a vedere Kurt così terrorizzato.

Quando il ragazzo aprì gli occhi si ritrovò davanti un orso. Sì, un orso di peluche con naso in gomma, occhietti lucidi, il pelo un spettinato ma in buono stato e con un piccolo papillon scozzese.

“Kurt, ti presento Woodstock**.”

Le guancie di Kurt tremarono un po’ inizialmente, poi non riuscì più a contenersi e scoppiò in una fragorosa risata. Si buttò di peso sul divano, per tenersi la pancia.

“Oddio! Oddio!”

“Kurt, smettila o giuro che vengo lì e ti faccio il solletico!” minacciò Sebastian, sapendo di incutergli un certo timore. Così infatti Hummel si ricompose, agitando le mani in segno di resa.

“Scusa! Scusa!” tirò un sospiro profondo e si mise seduto “Sai, mi fa strano. Il grande Sebastian Smythe” simulò con la voce grossa “che ha bisogno di quello” indicò il pupazzo, facendo un’espressione stupita.

“Invece è così” squadrò Kurt dall’alto “anche io sono stato bambino, sai? Non sono sempre stato così grande e bellissimo.”

“Infatti, ecco perché ti ho sposato a ventisei anni, almeno non andavo incontro a crisi ormonali e/o adolescenziali.”

Sebastian a quelle parole scoccò uno sguardo furbo verso Kurt, che capì al volo.

“No! No!”

Sebastian gli piombò addosso, bloccandolo per fargli il solletico.

“Chiedi scusa!”

“Giammai!” protestò Kurt “Arriverà colui che mi salverà!”urlò.

“Tu fallo arrivare, che poi mi occupo di far sparir qualunque pezzo penzolante abbia. Non me ne frega nulla se confondo la piuma con altro!”

“Basta! Basta! Dai, Bas sto scherzando!”

Sebastian si fermò quando sentì che Kurt lo stava implorando di fermarsi.

“Su, avanti spiegami il tuo piano geniale!”

L’altro alzò il sopracciglio e iniziò a spiegare.

“Beh, mi ha colpito quello che ha detto Kim, cioè lei vuole essere grande, ma resterà sempre la nostra bambina” a quelle parole Kurt gli accarezzò leggero un guancia, sentendo la ricrescita della barba sotto i suoi polpastrelli. “ Così, ho pensato che a difenderla non debba esserci un orso qualunque, ma quello del suo papa”.

Kurt sentiva le lacrime spingersi oltre le ciglia e decise di non opporsi, non davanti a tutto quell’amore.

“Sebastian è una cosa dolcissima”.

Quest’ultimo catturò una lacrima che era fuggita dalle ciglia.

“Questo ed altro per gli amori della mia vita”.

 

25 dicembre

 

“AAAAHHH”

Un urlo squarciò quella tranquilla mattina di festa in casa Hummel-Smythe. Quale cataclisma poteva essersi abbattuto su questa allegra famigliola?

“Mh…” biascicò nel sonno Kurt “Credo che Kim abbia già aperto i regali.” Si raggomitolò su se stesso e andò a nascondersi contro il petto di Sebastian.

Dopo pochi minuti Kim arrivò in camera dei genitori e si fiondò fra di loro, Kurt dovette avere prontezza di riflessi per schivarla e non farle male e per cadere dal letto.

“Mi piace! Mi piace! Mi piace!”

Sebastian dovette placcarla in stile rugby per farla stare ferma.

“Davvero ti piace?” domandò mentre l’abbracciava. “Sai, si chiama Woodstock, è un orso particolare…”

Kurt osservava la scena rapito. Era così felice, sentiva come un calore che gli riempiva il petto e poi si spargeva per tutto il corpo. E le due fiammelle le aveva proprio davanti agli occhi.

“Daddy, perché piangi?”

Kim aveva smesso di giocar con Sebastian e si era fermata per osservarlo.

“Papa, non l’abbiamo fatto arrabbiare, vero?” domandò a Sebastian.

“No, mon coeur! Sai, cosa puoi fare, però?” La bambina lo guardò curiosa. “Fargli tante coccole, così sorride!”

Così i due si strinsero a Kurt in un abbraccio che sapeva di loro.

D’amore, di famiglia, d’ affetto.

Prima o poi Kim sarebbe cresciuta e non avrebbe più festeggiato con loro il Natale, ma finché avrebbero potuto si sarebbero goduti quei momenti.

 

 

Il mio angolino

Ho voluto scrivere questa storia per ricordarmi un po’ come vivevo il Natale quando ero piccola.

Vorrei davvero poter tornare indietro e innamorarmi di questa festa. Ecco, Kimberly è un po’ la bambina che ero un tempo.

Se volete ditemi che ne pensate.

N.

P.s Sì, la track music è di Harry Potter! U.u

Betata da FeEChAn

 

 

*dovevo distinguerli in qualche modo, ecco quindi l’idea. Ho attinto dal fatto che Sebastian abbia abitato tanti anni in Francia e in qualche modo abbia voluto trasmettere ciò che aveva imparato alla figlia. Quindi Kurt è daddy e Sebastian è papa.

**Woodstock, come il nome del pappagallino giallo di Snoopy. Il mio modo per ricordare uno dei miei fumetti preferiti

   
 
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