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Autore: Melanto    29/06/2007    6 recensioni
[Ultima revisione: 4/11/2010] - Io giuro, solennemente, che sarò fedele al mio Stato e al mio Maharaja, qualsiasi cosa accada, fino alla fine dei miei giorni. Veglierò sui Principi, preservandone l'incolumità. La mia vita, per la loro vita. Ora e sempre. Niente farà vacillare le mie convinzioni, niente mi distoglierà dall'adempimento dei miei doveri. Sul mio onore, io giuro.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Profumo d'Oriente' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Maharajakumar

- Capitolo 6 -

Aveva ritrovato il giusto ritmo, finalmente!
Minato Gamo l’aveva visto ritornare sul campo di addestramento armato di lancia e con lo sguardo più agguerrito che mai. L’aveva visto mandare al tappeto tutti gli avversari, sotto la sua espressione soddisfatta, affiancato dal Principe Ereditario che aveva seguito attentamente ogni suo combattimento, annuendo in segno di approvazione.
E lui si era sentito di nuovo sé stesso.
Aveva scherzato con Hajime e Teppei, facendo lo spavaldo come al solito, aveva eseguito tutti gli esercizi di gruppo alla perfezione. La concentrazione era ritornata al solito, alto livello di sempre.
Il riscoprirsi innamorato del Principe Minore lo aveva confuso, perché non aveva mai avuto a che fare con simili sentimenti, ed aveva perso di vista quello che era il suo obbiettivo principale. Ora che l’aveva ritrovato, non avrebbe permesso agli stupidi capricci del cuore di intromettersi di nuovo.
Affondò con decisione la testa nella tinozza ricolma di acqua, per trovare un minimo di refrigerio dopo aver combattuto, come un cane rabbioso, per tutta la mattina. Riemerse con un gesto secco, gettando all’indietro i capelli pregni, lanciando spruzzi nell’intorno sgombro, e riprendendo fiato dopo essere rimasto alcuni secondi in apnea. L’acqua prese a scorrere abbondante, sulla schiena, dai crini scuri, che lui strizzò alla buona, prima di avviarsi verso gli alloggi dove, a breve, avrebbero servito il pranzo.
Camminò a passo sostenuto lungo un sentiero sterrato, fino a spuntare nei pressi di uno degli ingressi del castello, e fu allora che si incontrarono.
Il Principe stava rientrando, emergendo dal giardino.
Si fermarono entrambi, dipingendo un’espressione di reciproca sorpresa perché nessuno dei due aveva minimamente ipotizzato di poter incontrare l’altro in quel momento. Gli occhi sgranati, le bocche semiaperte nell’intento di dire un qualcosa che non trovò suono.
Rivoli sottili di acqua scivolavano lentamente dai capelli del cadetto in percorsi asimmetrici che gli occhi di Yuzo seguirono fino a che non distolse lo sguardo, arrossendo, ed abbozzando un sorriso.
Namasté.” disse, raccogliendo tutto il coraggio che aveva in corpo e tornando a guardare i suoi occhi pece, ancora sorpresi. Non si vedevano solo dall’alba di quello stesso giorno, eppure gli sembrò cambiato, per quanto non fosse possibile. Deglutì a fatica, mentre il cuore correva veloce nel suo petto, troppo troppo veloce. Ma ora sapeva cosa fosse quella sensazione di pugno allo stomaco ed ansia, di trepidazione e sottile euforia, di confusione totale. Amore. Ed esserne consapevole riuscì a farlo stare meglio, anche se sembrava un concetto assurdo.
E non si sentì strano quando si trovò a pensare: - Oh, Dei! Quanto mi sei mancato! -.
Al suono della sua voce, Mamoru si riscosse, mettendosi sugli attenti e puntando lo sguardo altrove, purché non fossero gli occhi del Principe. Le labbra tese e serrate e la schiena dritta, ma con il cuore che non rispettava la sua volontà, maledizione!
Yuzo avanzò di un passo, intrecciando le mani davanti a sé e sospirando. “Già… non puoi parlarmi… l’avevo dimenticato.” poi alzò lo sguardo su di lui “Puoi stare a riposo, comunque.” ed il cadetto cambiò posizione come meccanicamente gli avevano insegnato a fare.
L’altro tossicchiò, sapeva che Mamoru non potesse rispondere a nulla, ma non voleva dividere le loro strade così presto. Un solo minuto… gli avrebbe rubato un solo minuto ancora…
“Ti… ti allenavi, immagino. Io… stavo rientrando per completare la lezione…” rise leggermente, scrollando le spalle “…non sta andando tanto bene: il Gran Consigliere mi ha rimproverato perché ero troppo distratto… spero che a te stia andando meglio…” e spostò il peso da un piede all’altro, mentre il cadetto continuava a restare immobile come una statua.
“Senti…” quello si presentava come il momento più adatto per dirglielo e non avrebbe avuto un’altra occasione di incontrarlo da solo “…avrei… bisogno di parlarti… solo io e te. Ma non qui, ovviamente. So che ti sto chiedendo molto…” e deglutì a fatica, guardandosi le mani “…ti aspetto alla torre del labirinto, al tramonto… non temere, capirò se non verrai. Hai rischiato già fin troppo per me…” poi gli fece un rapido inchino, portandosi nei pressi dell’entrata. “Io… sono stato molto felice di averti potuto rivedere così presto… buona giornata…” e scomparve velocemente all’interno del castello lasciandolo lì, da solo.
Le sue labbra si mossero piano.
“Sì…” mormorò “…mi stavo allenando… ma nemmeno a me stava andando tanto bene: il Comandante mi ha cacciato perché anch’io ero distratto…” sorrise, rimanendo ad osservare il punto esatto dove, un attimo prima, c’erano stati gli occhi del Principe a guardarlo. Immaginò il suo delizioso sorriso “…e quali pensieri tenevano occupata la mente di Vostra Altezza? Non dovete far arrabbiare il Gran Consigliere, lo sapete, altrimenti vostro padre vi sgriderà… correte in Biblioteca, anche io devo rientrare…” il cuore, lentamente, riprendeva un ritmo regolare “…verrò senz’altro alla torre e non vi preoccupate: farei qualsiasi cosa per voi…” cominciò ad allontanarsi “…anche io sono stato felice di avervi rivisto.”

*

“Per oggi basta così.” sentenziò Makoto Kitazume con un sorriso. “Siete stato più attento di questa mattina, ma mi sembrate un po’ agitato, quindi… meglio fermarsi.”
Yuzo richiuse rapidamente i libri, prendendoli sottobraccio ed alzandosi. “Grazie, Gran Consigliere.” fece un inchino, prima di lasciare, lesto, la Biblioteca.
Certo che era agitato! Anzi, agitatissimo! A breve si sarebbe incontrato con Mamoru e non aveva ancora la minima idea di come avrebbe affrontato il discorso.
Avrebbe dovuto prenderlo alla larga?
- Mamoru, ricordi ciò che abbiamo detto riguardo l’amore, ieri notte? - scosse il capo, assumendo un’espressione contrariata - No, così è troppo alla larga! -.
Forse doveva essere più diretto.
- Mamoru, sono innamorato di te! - ma arrossì all’ennesima potenza - No, no! Sempre peggio! -.
Accidenti! Possibile che non sapesse fare una dichiarazione d’amore?! Non era una cosa difficile, per la miseria!, ma le parole avevano deciso di darsi malate, facendogli aumentare l’ansia.
Si mosse velocemente all’interno del giardino, stando ben attento nel non farsi avvistare da nessuno e dare così adito a sospetti. Non era nemmeno ritornato in stanza a posare i libri e continuava a tenerli stretti. Osservò, per un attimo, il cielo rosseggiante, segno che il tramonto fosse già cominciato. Chissà se lui era lì… certo, avrebbe dovuto vagliare anche l’ipotesi opposta ovvero che il cadetto non si presentasse all’appuntamento. Cosa avrebbe fatto in tal caso? Di sicuro, avrebbe avuto più tempo per prepararsi un discorso decente! Ridacchiò nervoso, se era in grado di trovare il lato positivo anche in una situazione simile, allora non era messo poi tanto male.
Nei pressi della costruzione, illuminata da un lato da un’intensa luce arancio, rallentò la sua andatura, mentre il cuore gli arrivò in gola come se stesse cercando una possibile via d’uscita per darsela a gambe. Si avvicinò con passo incerto, notando come il cancelletto fosse chiuso, quindi era arrivato per primo. Non seppe se sentirsi sollevato o meno per questo. Si limitò a sospirare, entrando lentamente e salendo fino in cima. Camminò lungo il terrazzino dove il sole rosso, in picchiata sulle pianure dell’Ovest, lo salutò, illuminandolo con la sua luce piacevole e rassicurante. Sorrise, poggiando i libri sul cotto ed avvicinandosi alla ringhiera, restandolo a guardare.
“Mi dai un consiglio tu?” domandò a quel doblone brillante “Di sicuro ne sai molto più di me…” poi si allontanò e si sedette, appoggiando la schiena alla roccia, le gambe lunghe distese e le mani intrecciate in grembo. Uno stormo di uccelli volò, cinguettante, attraversando il cielo e dirigendosi ad Ovest, quasi a fuggire dall’arrivo delle tenebre avanzanti da Est. Le fronde oscillavano all’arietta piacevole che si era alzata, ed era così rilassante sentirla scivolare sulla propria pelle, che riuscì ad allontanare la tensione che aveva dentro, permettendo, però, alla stanchezza di prendere il sopravvento. Gli occhi cominciarono a farsi pesanti, mentre continuava a cercare le parole giuste da dire a Mamoru, semmai l’avesse raggiunto.
“Solo un attimo…” si disse “…li chiuderò solo un attimo, magari riuscirò a pensare meglio…”

*

- Sono in ritardo. - ricordò a sé stesso per l’ennesima volta, dando una rapida occhiata al cielo tendente all’indaco, mentre il tramonto era ormai agli sgoccioli.
Probabilmente, il Principe doveva già essersene andato da un pezzo.
Maledizione! Se Gamo non l’avesse trattenuto con una delle sue solite discussioni inutili, sarebbe stato in perfetto orario. Sbuffò, smuovendo nervosamente i capelli. Non poteva negare di essere un po’ agitato: di cosa doveva parlargli con così tanta urgenza? Sperava solo che lui stesse bene e non avesse avuto altri problemi con il Maharaja.
Quando vide il cancelletto della torre aperto, distese le labbra in un sorriso trepidante: il Principe era ancora lì ad attenderlo.
Salì gli stretti gradini a tre alla volta, per fare in fretta, mentre il cuore rimbombava con un suono talmente forte, alle sue orecchie, che non si sarebbe stupito più di tanto se l’avesse sentito anche il Principe. Arrivò in cima al terrazzo, guardandosi intorno senza vederlo. Fece il giro, seguendo la ringhiera con passo più lento, fino a che non lo avvistò, seduto e con la schiena appoggiata al muro. Stava per chiamarlo, quando si accorse che aveva gli occhi chiusi e la testa leggermente reclinata di lato, in profondo riposo. Si avvicinò piano, per non svegliarlo, inginocchiandosi innanzi a lui e restando ad osservarlo per qualche minuto. Doveva essere stanco morto. C’era da dire che non dormiva da parecchie ore e non era abituato a simili ritmi.
Mamoru notò i libri poggiati lì accanto, ed ipotizzò che fosse venuto direttamente dopo la lezione. Le sopracciglia si inarcarono in un’espressione di affetto. “Vostra Altezza è sempre così diligente…” mormorò, passandogli una mano sulla fronte, in un tocco leggero.
Lentamente spostò i volumi, sedendosi accanto a lui e facendo passare un braccio dietro al suo collo, attirandolo verso di sé per fargli poggiare il capo sulle gambe, in modo che stesse più comodo. Riuscì a non svegliarlo, anzi, gli sembrò che assumesse un’espressione più distesa e rilassata. Sorrise, continuando a carezzargli la testa, facendo scivolare le dita tra i corti capelli scuri.
Qualsiasi cosa il Principe avesse dovuto dirgli, in quel momento non ebbe più importanza per il cadetto, che avrebbe voluto godere di quell’attimo di tranquillità ancora e ancora. Sapeva quanto fosse sbagliato continuare a mantenere quello stretto rapporto di vicinanza, a causa di ciò che provava nei suoi confronti, però c’era da dire – e questo lo fece ampiamente sospirare – che, per quanto avesse cercato di allontanare la sua presenza dal cuore con caparbia determinazione, solo ora si sentiva veramente bene e rilassato… perché lo aveva vicino e gli era mancato molto di più di quanto avesse immaginato.
E questo, purtroppo, era un male.

*

Era così piacevole, qualsiasi cosa fosse.
Quel lento scorrere di… dita? Sì, sembravano dita. Qualcuno gli stava carezzando i capelli e avrebbe voluto che continuasse per sempre, perché aveva un tocco leggero e rassicurante. Chiunque fosse doveva avere delle belle mani, come quelle di Mamoru: mani forti, da soldato, ma calde e capaci di carezze delicate come seta.
Un momento… aveva detto Mamoru? Perché era lui che stava aspettando lo raggiungesse sulla torre del labirinto, e non ricordava fosse ancora arrivato. E doveva essere il tramonto, ma perché non percepiva luce davanti a sé? Mugugnò qualcosa, riemergendo dall’intorno ovattato in cui si erano assopiti i suoi sensi, aprendo leggermente gli occhi.
Avvertendo l’imminente risveglio, la mano si fermò, con suo disappunto.
Il Principe si mosse piano, cercando di mettere a fuoco, ma non gli sembrò che fosse cambiato poi molto, visto che era comunque tutto buio…
Gli occhi si spalancarono, facendolo svegliare completamente ed issarsi a sedere con uno scatto.
Buio?!
E che fine aveva fatto il tramonto?!
Aveva chiuso gli occhi solo per un attimo, accidenti!
“Va tutto bene?” gli si rivolse una voce, che percepì vicinissima, e si girò, incrociando lo sguardo del cadetto che lo osservava con un sorriso. Il Principe parve disorientato, mentre era ancora sotto l’effetto post-risveglio improvviso. Rimase boccheggiante per qualche secondo, arrossendo senza capire se fosse dovuto al fatto che il cadetto gli fosse tremendamente vicino o se invece era da attribuirsi al modo in cui gli aveva accarezzato la testa, associando subito a lui quel tocco piacevole.
Magari tutte e due le cose assieme.
“Da quanto tempo sto dormendo?” domandò, guardandosi intorno e vedendo come il cielo si stesse tingendo di scuri colori viola e blu.
“Circa un’ora, da che sono arrivato io, ma vi ho trovato già addormentato.” poi aggiunse, con espressione preoccupata “Dovete essere molto stanco, Vostra Altezza, forse dovreste andare al castello a riposarvi… anche perché si è già fatto buio, l’ora di cena è ormai prossima.”
Yuzo dipinse un’espressione di malcelata delusione, alzandosi in piedi e volgendogli le spalle. “Già… hai ragione, si è fatto tardi…”
Mamoru lo osservò, inarcando un sopracciglio con perplessità: il Principe Minore sembrava strano, agitato. Si alzò anche lui, avvicinandosi di un passo “State bene, Vostra Altezza?”
L’altro sospirò pesantemente, rivolgendogli nuovamente il suo sguardo ed abbozzando un sorriso non del tutto sincero. “Sì, è tutto a posto. Scusami se ti ho fatto venire fin qui per poi… farmi trovare addormentato come uno stupido.” e si passò una mano dietro la nuca.
“Se siete preoccupato per quella cosa di cui dovevate parlarmi, state tranquillo…” tentò di rassicurarlo il cadetto, porgendogli i libri “…ne discuteremo un’altra volta, va bene?”
Yuzo prese lentamente i volumi dalle sue mani. “Sì… certo… un’altra volta.” e si mosse lesto in direzione delle scale “Buona notte, Mamoru.” Lo superò senza nemmeno guardarlo negli occhi, e lasciando il cadetto spiazzato da questo suo strano modo di fare, che non riusciva a spiegarsi.
“Ma… Vostra Altezza?” provò a richiamarlo, ma il Principe Minore non si volse, abbandonando la torre, con un’andatura che sembrava più simile ad una fuga, ed il capo chino ad osservare il terreno sotto i suoi jutis.

*

“Mamoru? Sei ancora con noi?” la voce di Teppei lo richiamò, facendogli alzare lo sguardo in direzione del compagno, che restava in piedi con le mani ai fianchi.
Aveva lasciato la torre qualche minuto dopo il Principe, senza tuttavia smettere di pensare al suo comportamento, a come rifuggisse ogni suo sguardo o anche la semplice vicinanza. E poi gli era sembrato particolarmente triste, mentre quando l’aveva incontrato durante la mattina gli era parso rilassato, quasi contento. Non aveva avuto nemmeno il tempo di chiedergli cosa avesse, gli era scivolato via come il vento, lasciandolo confuso… forse avrebbe dovuto tentare di trattenerlo.
“Eh?” rispose a Teppei, inarcando un sopracciglio e guardandolo come se si fosse appena accorto della sua presenza. Hajime alzò lo sguardo al cielo, scuotendo il capo.
“Andiamo bene.” ironizzò “Si può sapere che hai? Ieri sera ti sei dileguato dicendo che avevi ‘da fare’, stamattina ti sei fatto rimproverare da Gamo e stasera a cena hai mangiato senza dire nemmeno mezza parola. Sicuro di star bene?”
“Sì, sì…” borbottò di rimando, rigirando il pugnale della guardia che ogni soldato doveva portare con sé, anche quando non aveva indosso l’uniforme.
Lui stava bene, mentre il Principe doveva di sicuro stare male, altrimenti non si spiegava perché fosse letteralmente scappato via.
Oddei! E se fosse stato qualcosa di grave?
Cominciò a preoccuparsi, incupendo lo sguardo. Probabilmente doveva essere legato a quello che doveva dirgli…
“Allora vieni in Città con noi?” ripeté Teppei, attirandosi nuovamente la sua attenzione, ma stavolta non lo guardò nemmeno, continuando a fissare l’elsa dell’arma bianca sulla quale era inciso lo stemma dei Morisaki: la falce di Luna con le tre stelle.
“No…” rispose solo, facendo strabuzzare gli occhi al suo interlocutore.
“Come sarebbe ‘no’?! Sei sempre il primo quando si tratta di andare in giro a fare baldoria!”
“Non sono dell’umore adatto…”
Hajime e Teppei si rivolsero un’occhiata perplessa, e quest’ultimo si strinse nelle spalle, scuotendo il capo.
“Sei proprio sicuro?” insistette il primo e lui annuì, confermando la sua risposta.
“Allora ci vediamo domani…” concluse Hajime, cominciando ad allontanarsi in compagnia del cadetto dai capelli ricci “…ma vedi di non cacciarti nei guai.”
Mamoru abbozzò un sorriso a quelle parole. Hajime aveva sempre avuto uno spiccato intuito nei suoi confronti e se gli aveva detto quella frase, sapeva anche che lui avrebbe fatto l’esatto opposto.
D’altro canto, Mamoru non se la sentiva di andarsene a zonzo per la Città, sapendo che il suo Principe era preoccupato da qualcosa di cui lui non era a conoscenza, e poi, avrebbe finito col guardarla con occhio diverso, ricordando tutto quello che aveva visto insieme al Maharajakumar, e senza di lui… non gli sarebbe più sembrata così bella.
Maledizione, si stava facendo coinvolgere troppo ed era proprio quello che si era ripromesso di non far accadere, ma come poteva restare tranquillo e quasi fingere che la tristezza del Principe Minore non lo riguardasse?

“…la sua vita, il suo futuro, la sua felicità…”

Forse era pazzo, forse quello che stava per fare avrebbe finito col fargli perdere definitivamente la ragione, ma continuare a restarsene seduto sulle scale della camerata, con le mani in mano, era fuori discussione.
Doveva parlargli. Subito. Non poteva aspettare il nuovo giorno, avrebbe finito con l’essere troppo tardi. Doveva capire cosa gli stesse arrecando dolore e, questa volta, non avrebbe fatto in modo che la sua felicità rimanesse solo un attimo di breve durata.
Si alzò con uno scatto deciso, infilando il pugnale nella sciarpa legata in vita ed assumendo un’espressione ferma. Rapidamente si allontanò dalla camerata, scomparendo tra gli alberi del verde giardino.

“…sono nelle tue mani.”

*

Era da quando si era seduto a tavola che non aveva fatto altro che rimestare il riso nel piatto, mandandone giù solo un paio di cucchiaiate, giusto per non fare un torto alla cuoca che era una persona sempre gentile. Per il resto, lo aveva fissato senza realmente vederlo e pensando a tutt’altro.
Si sentiva un idiota. Non sarebbe dovuto scappare appena Mamoru gli aveva offerto, involontariamente, la scusa per farlo. Chissà quando avrebbe avuto un’altra occasione e, soprattutto, il coraggio sufficiente per potergli parlare… Che impiastro!
Yuzo sospirò un’ennesima volta, sotto lo sguardo preoccupato di Kerasu che non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutta la durata della cena. Anche quando parlava con suo padre, lanciava fugaci occhiate al fratello minore, cercando di carpire il segreto che la sua espressione assente sembrava celare.
“Allora…” esordì ad un tratto il Maharaja, intrecciando le mani all’altezza del mento ed osservando proprio il primogenito, con sguardo soddisfatto “…oggi non abbiamo avuto modo di parlarne, ma vorrei capire come mai, ieri pomeriggio, hai poi cambiato improvvisamente idea, presentandoti all’appuntamento che ti avevo organizzato con la kumari del Maharaja Wakashimazu. Credevo ti saresti defilato come tuo solito. A Madama Kara stava per prendere un colpo quando ti ha visto comparire, e vestito di tutto punto per giunta, non con la divisa delle guardie.”
A quelle parole, il Principe Minore sembrò finalmente animarsi, alzando lo sguardo di scatto ed osservando il fratello con gli occhi spalancati.
Kerasu sorrise, appoggiandosi con la schiena alla sedia ed incrociando le braccia al petto. “Mah, sai padre… non volevo mancare di rispetto al mio fratellino, che esegue i suoi obblighi e doveri sempre con meticolosa diligenza. In fondo, io ne ho meno di lui: e non mi è sembrato giusto continuare a rifuggirli.”
Il Maharaja alzò lo sguardo al cielo, emettendo un profondo sospiro. “Gli Dei siano ringraziati, finalmente un po’ di giudizio!”.
Yuzo guardò l’erede come fosse impazzito, mentre l’altro gli strizzò l’occhio, sorridendogli con affetto ed il Principe Minore capì perché, la sera prima, non fosse riuscito a trovarlo da nessuna parte. Lo sfogo a cui il fratello maggiore aveva assistito, doveva averlo colpito parecchio se si fosse addirittura sottoposto ad una tortura come un appuntamento con una kumari.
Ricambiò il suo sorriso, sentendosi un po’ in colpa, ma ciò che aggiunse gli fece non solo spalancare nuovamente gli occhi, ma anche la bocca.
“E ti dirò di più, padre, lei non mi dispiace affatto. Le chiederò di uscire ancora.” affermò sorseggiando del vino rosso, mentre il Maharaja sembrava sull’orlo delle lacrime per tanta grazia ricevuta tutta in un solo colpo.
“Ma… ma sei sicuro?!” esclamò invece Yuzo, non potendo quasi credere alle sue orecchie.
“Sì.” e la convinzione con cui lo disse non lasciava adito a dubbi sulle sue intenzioni.
“Vuoi di nuovo uscire con Sofronia?!”. Kerasu scoppiò a ridere, agitando una mano.
“No, non si chiama Sofronia! Madama Kara, ormai, è talmente rimbambita che ha confuso il suo nome con quello della sua dama di compagnia!” si versò dell’altro vino “Si chiama Ryoko. E trovo che sia una persona molto interessante.”
Questa poi! Suo fratello sembrava volesse fare davvero sul serio.
“Non avevo dubbi a riguardo.” intervenne il Maharaja “Se ho scelto lei, un motivo ci sarà: i Wakashimazu sono notoriamente famosi per le loro abilità marziali, credo apprezzerà vederti menare le mani.” ed il Principe Ereditario rise di gusto a quelle parole. “Dicono che il figlio minore, Ken, sia uno dei migliori.”
“Staremo a vedere, padre…” stuzzicò Kerasu “…staremo a vedere.”
Yuzo osservò il fratello con un sorriso. E così, anche lui sembrava in procinto di cadere nella stessa trappola in cui egli stesso era finito. Ma le cose erano molto più facili per Kera. Lei era una Principessa e, soprattutto, era una ‘lei’. In oltre, suo padre ne era più che entusiasta. Mentre… che poteva dire di sé? Era innamorato di un ‘lui’, e già questo avrebbe scatenato l’Inferno, per di più cadetto. Rango inferiore, quindi.
Tutto contro.
Suo padre, il suo stesso cuore, il destino.
Tutto.
Allontanò il piatto di qualche centimetro, alzandosi ed attirandosi gli sguardi perplessi del Maharaja e di Kerasu.
“Con il vostro permesso, vorrei ritirarmi… se possibile.”
“Ma… Yuzo, non hai toccato cibo.” constatò suo padre “Non ti senti bene? Vuoi che ti mandi il medico di palazzo?”
Ma il Principe Minore scosse il capo. “No, grazie, sto bene. E’ solo stanchezza, domani sarà passata.”
“Ne sei sicuro?” insistette l’uomo con preoccupazione.
“Sì, padre. Grazie dell’interessamento.”
L’altro sospirò, rilassandosi contro lo schienale della sedia. “Va bene, allora. Va’ pure e riposati, mi raccomando.”
Yuzo annuì, facendo un leggero inchino ad entrambi ed abbandonò la sala, ostentando un passo deciso.
Non era arrivato nemmeno a metà corridoio, quando si sentì chiamare.
“Pulce! Aspetta!” ed era Kerasu, che lo raggiunse in rapidi passi. “Ehi! Mi spieghi cos’hai? Al vecchio puoi anche darla a bere, ma il sottoscritto è molto più sveglio! E voglio la verità.” sottolineò con un sorriso ironico, poggiandogli una mano sulla spalla.
La verità? E l’avrebbe potuta capire la verità? L’avrebbe accettata la verità?
“Ho detto che sono solo stanco, ricorda che non ho dormito questa notte.” cercò di rispondere al suo sorriso, ma esibì solo una smorfia triste.
Kerasu sospirò profondamente. Non voleva davvero parlargliene, ed era un evento straordinario che non si confidasse con lui. “C’è qualcosa che posso fare per te? Vuoi che ti faccia un po’ di compagnia?” domandò, ma aveva come il sentore che, questa volta, nemmeno lui avrebbe potuto essergli di alcuno aiuto. Infatti, Yuzo scosse il capo.
“No, fratello, preferisco restare un po’ da solo, ma… grazie per avermelo chiesto.” poi si fece serio “Piuttosto… sei proprio sicuro che questa Maharajakumari sia la persona giusta per te?”
L’altro si limitò ad un’alzata di spalle. “Non ne ho la minima idea, ma se non provo non potrò mai saperlo.” poi sorrise “Ti prometto, però, che ci andrò con i piedi di piombo. Decidere di legarsi a qualcuno è un passo molto importante, la cui scelta non è mai semplice né va fatta a cuor leggero, altrimenti… rischi di vederlo schiacciato.” con affetto gli scompigliò i capelli cercando di camuffare il vero intento dietro quella frase. Una sorta di consiglio verso un qualcosa di cui, chissà, forse non era ancora consapevole. O forse sì. Ma se Yuzo non aveva ancora deciso di parlargliene, a lui andava bene così. “Un giorno, lo capirai anche tu. Buonanotte.” concluse, tornando sui suoi passi.
Yuzo gli volse le spalle, proseguendo per la sua camera, mormorando quel: “Lo so già, Kera, lo so già…”

*

Richiuse la porta dietro di sé, in silenzio.
Stranamente, il birmano non era comparso a reclamare le coccole e Yuzo mosse lo sguardo per vedere se fosse rannicchiato sul letto a pisolare, senza trovarlo.
“Ryo?” chiamò piano, liberandosi del lungo gilet che portava da sopra il jippa[1] di lino leggero, appoggiandolo alla spalliera della sedia dello scrittoio. Ma il gatto non comparve nemmeno al suo richiamo, facendogli inarcare un sopracciglio e sorridere.
“Ehi, micio! Va beh che volevo restamene da solo, ma non mi riferivo certo a te!” ed avanzò guardandosi intorno alla sua ricerca, scrutando in tutti gli anfratti dove solitamente finiva per rintanarsi, soprattutto quando Kerasu era in giro. “Ryo?!” chiamò di nuovo, quando si accorse di un sommesso gorgogliare, tipico di quando il gatto faceva le fusa, e cercò di capirne la provenienza. Gli sembrò più intenso nell’approssimarsi al balcone, così sorrise, avanzando con passo deciso ed afferrando le tende smosse dalla brezza fresca, esclamando: “Ecco dov’eri!”. Le aprì di scatto e restò immobile ad inquadrare la figura in braccio alla quale il birmano rimaneva raggomitolato a farsi coccolare.
“Credo di essere simpatico al vostro gatto, mio Principe.” sorrise Mamoru, seduto sul pavimento della terrazza con la schiena poggiata alla balaustra in arenaria. Yuzo osservò il cadetto senza riuscire a dire una parola, ma con la sensazione di essere arrossito, e tanto anche. “Perdonate se mi sono introdotto durante la vostra assenza...” disse il giovane, di fronte al suo mutismo persistente “...ma... volevo vedere se stavate bene. Oggi mi siete sembrato strano...” poi sorrise, con imbarazzo. “E perdonate se non mi alzo, ma sembra che il vostro gatto non abbia intenzione di lasciarmelo fare!” ed infatti, Ryo se ne continuava a stare comodamente acciambellato e ronfante. Il Principe si riscosse, sorridendo a sua volta ed abbassandosi per prendere il birmano, il quale non sembrò molto entusiasta della cosa, infatti emise un miagolio basso ed infastidito.
“Su, non essere scortese con il nostro ospite.” lo rimproverò Yuzo, poggiandolo sul pavimento. Il gatto, per tutta risposta si stiracchiò, andando ad occupare il morbido letto e tornando a ronfare sonoramente.
Il cadetto, libero dal peloso peso, si inginocchiò, rendendo omaggio al giovane, da buon soldato. “Non volevo essere inopportuno...”.
“Non lo sei.” lo rassicurò il Principe, sedendosi di fronte a lui ed abbassando lo sguardo sulle mani intrecciate “Anzi, io... sono contento che tu sia qui... davvero.” anche se non era in grado di spiegargli bene quanto.
Mamoru sollevò il capo, notando come avesse assunto nuovamente quell’espressione imbronciata che aveva quando si trovavano sulla torre. Lentamente tornò a sedersi, aggrottando le sopracciglia con preoccupazione. “Vostra Altezza, vi prego... ditemi qual è il problema. Perché io sono sicuro che vi sia qualcosa di cui non mi avete parlato! Prima ho sentito che volevate restare da solo... che vi è successo?”
Ma l’altro non rispose, portandosi le ginocchia al petto e poggiandovi sopra il mento, senza mai alzare gli occhi su di lui. E tutto questo non faceva che agitarlo di più, perché ormai era palese il suo senso di malessere, tanto che divenne quasi palpabile.
“Si tratta di vostro padre? Vi ha rimproverato di nuovo?” cercò di indagare, ma il Principe scosse il capo.
“No, per una volta tanto, lui non c’entra...”
“E allora è qualcosa che ha a che vedere con la nostra uscita di ieri sera? Forse... dopo aver visto cosa c’è fuori, il palazzo vi sembra troppo stretto?” e lui sperò ardentemente che non fosse questo, altrimenti non se lo sarebbe mai e poi mai perdonato di avergli arrecato dolore.
Yuzo negò nuovamente e, a questo punto, non sapeva più cosa pensare. Respirò a fondo, cercando di calmarsi. “Oddei e allora ditemi cosa c’è! Io... io sono preoccupato per voi, non voglio vedervi così... qualsiasi sia la causa del vostro malessere, ditemela: provvederò ad eliminarla! Lo giuro sul mio onore di cadetto!”
Mamoru lo vide sorridere piano. “Davvero?” si sentì chiedere “Davvero la elimineresti?”
“Per gli Dei! Sì!”
“E se ti dicessi... che nessuno può fare nulla?” - Soprattutto tu… -.
Il panico cominciò a farsi largo dentro di lui. “Vi prego... non dite così...” e gli prese le mani, rimanendo poi ad osservarle con perplessità. “Vostra Altezza, sono gelide...” le strinse nelle sue “Santo Cielo, allora è vero che non state bene...”
Il Principe trattenne per un attimo il respiro, alzando per la prima volta lo sguardo su di lu e fermandosi nei suoi occhi neri che lo fissavano sinceramente preoccupati. Poi rilasciò l’aria, socchiudendo le palpebre e scuotendo il capo. “No...” mormorò “...non sto bene.”
“Per gli Dei, Vostra Altezza! Perché non me l’avete detto subito?! Era questo ciò di cui volevate mettermi a parte alla torre, vero?! Cosa vi sentite?! Cosa avete?!”
Yuzo riaprì lentamente gli occhi, incrociando quelli del cadetto. Il respiro regolare e calmo e le parole uscirono da sole, senza che lui si sforzasse oltre di cercarle.
“Io ti amo, ecco quello che ho.” mormorò piano “Se è amore, quello strano senso di smarrimento e confusione che sconvolge il cuore e non fa pensare a nient’altro che ad un’unica persona. E gela e brucia il sangue solo a sentirne il nome e... rende ansiosi, senza riuscire a spiegarsi il perché, e fa vivere, passare le ore nella trepidante attesa del re-incontro... se è amore questo, allora io sono perdutamente innamorato di te.”
E fu come gli aveva detto Madama Kara: quello strano senso di oppressione, che sentiva dentro, si era come dissolto al suono delle sue stesse parole, facendolo sentire improvvisamente leggero.
Par contro, a Mamoru sembrò che il cuore si gelasse all’improvviso. Voleva essersi sbagliato. Voleva aver capito male. Lo voleva con tutto sé stesso, ma mai parole furono più vere come quelle appena pronunciate dal Principe... dal suo Principe. Dalla persona che amava di più in assoluto, e avrebbe voluto gridare al mondo la sua gioia nello scoprire di essere parte del suo cuore... ma loro vivevano su pianeti paralleli, le cui orbite non si sarebbero mai incontrate. Lasciò improvvisamente le sue mani, distogliendo lo sguardo.
Yuzo non se ne stupì, anzi, abbozzò un sorriso.
“Sono consapevole di come la situazione sia impossibile, quindi, è meglio separare qui le nostre strade. Il destino sembra essere un avversario troppo difficile da battere.” disse alzandosi e rientrando nella camera, con passo lento. Si sedette piano sul bordo del letto, inghiottendo a fatica la voglia che aveva di piangere.
Anche il cadetto si mise lentamente in piedi, respirando a fondo un paio di volte prima di avanzare all’interno della stanza, trascinando con sé anche il fallimento di tutti i suoi propositi e giuramenti.
“E’ il momento di dirsi addio...” disse Yuzo, tendendo una mano alla ricerca di quell’ultimo contatto che poteva permettersi, e sforzandosi di sorridere, anche se con pessimi risultati “...prometto che mi farò vedere solo se strettamente necessario, così da non crearti imbarazzo.”
Mamoru strinse piano le sue dita lunghe, evitando di incrociare i loro sguardi e rimanendo in un sacrale silenzio, mentre il Principe rideva nervosamente, con voce incerta. “Anche questo rientra nelle mie ‘prime volte’.”
Prime volte che Mamoru non voleva interrompere, non ora e forse mai. Per questo, sul ciglio dell'addio, lasciò che fosse solo l'istinto a guidarlo, improvvisamente, come padrone assoluto sul suo raziocinio.
Il cadetto rafforzò la stretta, divorando anche l’ultima distanza, e, con movimenti rapidi, si inginocchiò davanti al Principe, gli passò la mano libera dietro la nuca e lo attirò a sé, baciandogli le labbra.
All’Inferno l’etichetta! All’Inferno i doveri e gli obblighi! All’Inferno ciò che era giusto o sbagliato! All’Inferno ogni possibile ragione! In quel momento non avrebbe voluto fare nient’altro che sentire il calore della sua bocca, dalla morbida pelle. Spezzare l’ultima catena che ancorava il suo cuore e lasciare che fosse finalmente libero. Non era una passeggiata notturna la vera libertà che tanto sembrava bramare, non era una piccola fuga dal castello o un venire meno alle regole di un Maharaja troppo severo. Ed entrambi lo avevano capito solo quando stavano per perderla per sempre, soffocati dalla paura di vivere quello che il cuore sembrava gridare dal primo momento in cui i loro sguardi si erano finalmente incrociati.
Mamoru gli strinse ancora di più la mano, che teneva nella sua e che aveva portato al petto, facendogli sentire come quel muscolo stesse battendo con furia dentro di sé.
Coccolato da quell’incedere ritmico, il Principe socchiuse gli occhi, assaporando il tocco dolce delle sue labbra. L’intero ordine delle cose si era capovolto, come una clessidra, scandendo un tempo diverso della loro vita.
Lentamente, il cadetto interruppe il loro contatto, mantenendo millimetrica la distanza, i respiri di entrambi leggermente affannati. “Non vi direi addio nemmeno in punto di morte...” sussurrò “...e non ho mai creduto nel destino già deciso.” osservò i suoi occhi nocciola e gli regalò un sorriso, prima di baciarlo di nuovo. Un bacio diverso, questa volta, non solo una innocente unione di labbra, ma la ricerca di un qualcosa di più profondo, che gliele fece schiudere piano.
E, come sempre gli accadeva nell’averlo vicino, Yuzo si sentì al sicuro, più al sicuro di qualsiasi altro essere sulla Terra o nell’intero Universo. Ricambiò la sua silenziosa richiesta, rilassando i muscoli che il repentino susseguirsi delle emozioni aveva irrigidito, e lasciando che provasse finalmente il vero piacere del suo primo bacio.
Il senso di una vertigine. L’impressione che gli oggetti, il letto sul quale era seduto, le pareti, la stanza tutta stessero ruotando come una trottola. E lui si sentiva così leggero, come una piuma sospesa nel vento.
La mano libera si mosse piano, affondando nei capelli scuri di Mamoru, alla ricerca di un maggiore contatto. Avrebbe voluto che ogni parte dei loro corpi si toccasse, in un pensiero forse troppo ardito per una persona che amava per la prima volta, ma che non era la sola a provare tale desiderio.
I loro respiri si appesantirono di più, mentre le labbra si separavano quell’attimo necessario a riprendere fiato, per poi unirsi di nuovo, animate da una passione crescente. Il cadetto fece scivolare la mano lungo il collo del Principe, a carezzare la sua pelle chiara che si increspò in un brivido sottile; poi, cominciò a sciogliere i bottoni del jippa. In quel lento movimento di dita, non distolse mai lo sguardo da quello di Yuzo, che lo osservava in silenzio, lasciandolo fare.
“Questa è...” mormorò Mamoru “...questa è la prima volta... anche per me.”
Il Principe sorrise senza smettere di carezzare i suoi capelli. “Allora, da oggi, cominceremo a viverle insieme, le nostre prime volte.”. Una leggera pressione sul petto, il palmo della sua mano che sopperiva alle parole, e la propria schiena sprofondò adagio sulle sete del morbido letto.
“Non aver paura...” gli sussurrò il cadetto, baciandogli il collo “…Yuzo…”. Sentirgli pronunciare il suo nome, senza più stupidi formalismi, gli fece socchiudere gli occhi, stringendolo a sé.
“Non ne ho.” ed era la verità più sincera. Non temeva nulla in quel momento né si era mai sentito così bene. Ora capiva il perché tutti ricercassero quel sentimento con così tanta tenacia; come ne intessessero le lodi, nonostante sapesse essere terribilmente doloroso, a volte. Ma il male che sapeva dare, sembrava divenire così effimero quando il bello di quell'emozione prendeva il sopravvento sul cuore. Perché non c’era niente che potesse eguagliare il calore dolce di un corpo stretto tra le braccia, se era quello della persona amata. Non gli importò più nulla della sua gabbia dorata, avrebbe potuto vivere anche rinchiuso in una stanza senza finestre se Mamoru fosse rimasto con lui. Solo se quel meraviglioso giovane, dai bei capelli lunghi, l’atteggiamento spavaldo e gli occhi di ossidiana avesse continuato a tenergli anche solo la mano, lui avrebbe potuto vivere addirittura nel posto più sperduto del mondo.
Lo strinse ancora di più, sapendo che non sarebbe mai stato facile, ma scacciò quelle ombre pensando a quando, finalmente, tutti gli ostacoli sarebbero stati superati, quando gli appellativi di ‘Principe’ e ‘Cadetto’ non sarebbero più stati un impedimento. Solo loro. Solo Yuzo e Mamoru e, grazie a quel pensiero, si sentì la persona più felice del mondo.
Il gatto Ryo balzò giù dal letto, agitando la morbida coda con stizza per essere stato nuovamente disturbato e, lentamente, si diresse al balcone, ben consapevole del fatto che quel letto sarebbe stato occupato per molte e molte altre notti ancora.

 

***Fine***


[1]JIPPA: è una sorta di kurta versione ridotta. XD E' una maglia, in definitiva, con o senza collo (Esempio: *clicca*).


...E poi Bla bla bla...

ç_________ç sono una maledetta romantica, lo so.
E' più forte di me, fa parte del mio DNA! ç_ç
E spesso mi faccio contagiare dal Miele Colante... ç______ç perché sono troppo bbbbuona!
XD Devo dire che li sto trattando fin troppo bene i miei personaggi, ultimamente. Niente traggggedie (più o meno, Yu-chan non è d'accordo!XD), copulano, 'e vissero felici e contenti'... che vogliono di più? XD Cavolo, mi sto rammollendo!
*ghghgh* dovrò attrezzarmi per le torture allora!


E finisce così anche "Maharajakumar".
Io ringrazio tutti coloro che l'hanno seguita ed apprezzata, dal più profondo del mio cuore. Spero di avervi fatto passare dei minuti di piacevole relax in compagnia di questa fanfiction e, soprattutto, spero di avervi portato sulla retta via dello shonen-ai e dell'ammmmmore per i personaggi di Yuzo Morisaki e Mamoru Izawa!!!*____* perché sono pucciosi! XDDDDDDDDDDDDD
E che le musiche bollywoodiane siano sempre con voi!!!!! XDDDDDDDDDDDDDDD

PS: con l'ultimo capitolo, è on-line anche l'ultima fanart di questa fic. Non so se ne farò altre ad essa inerenti in fututo, ma non si sa mai! XD Andate in pace!

   
 
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