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Autore: Dreammy    12/12/2012    1 recensioni
Edith e Pierre.
Due nomi apparentemente normali, privi di significato.
Ma, in realtà, sono due ragazzi che si amano.
Si amano, ma sono separati da uno specchio.
Direte che si tratta di uno stupido ostacolo, no?
No. Non per loro.
Erano così vicini, eppure così lontani
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano così vicini, eppure così lontani. 


Erano così vicini, eppure così lontani.
Potevano quasi sentire i respiri affannati dell’altro, le lacrime, la disperazione.
Potevano figurarsele nitidamente nella mente, ma non potevano vederle.
Erano così vicini, eppure così lontani.
Si desideravano l’un l’altra, si amavano segretamente e, allo stesso tempo, dubitavano dell’esistenza dell’altro. Dubitavano dell’esistenza di qualcuno così perfetto.
Erano così vicini, eppure così lontani.
Erano Edith e Pierre, i loro nomi.
Erano separati da uno specchio. Da una superficie riflettente qualcosa di più di una semplice immagine.
Ogni mattina, quando Edith si svegliava, sentiva un vuoto dentro di sé, qualcosa come un puzzle a cui manca un pezzo. Il problema era che non capiva cosa fosse quel qualcosa.
Fu un giorno come tutti gli altri che capì quale fosse il rimedio.
Si stava guardando allo specchio, si stava sistemando i capelli, quando lo vide.
Era come un alone, ma più consistente.
Era come un’ombra: potevi vederlo, potevi seguirlo con lo sguardo, ma, appena cercavi di prenderlo, ti sfuggiva dalle mani.
Era un ragazzo alto, moro e dalla pelle scura, con un sorriso che avrebbe fatto invidia a quello di qualsiasi altra persona esistente sulla faccia della Terra.
Aveva una mano sulla sua spalla, nello specchio, ma, se lei si voltava, non riusciva a vedere nessuno.
Eppure era così vero. Così reale.
Erano così vicini, eppure così lontani.
Era ormai diventato un rituale, ogni volta che lei aveva un problema: si piazzava davanti allo specchio e vedeva Pierre, quello era il nome che aveva dato al ragazzo, che la consolava in ogni modo. Solo nell’immagine, però, perché Pierre sembrava irraggiungibile.
Ma quelle immagini riuscivano a trasmetterle il calore e l’affetto che nessuno era mai riuscito a donarle.
Finché un giorno non scomparve.
Era una mattina di quelle in cui ti svegli con una gran confusione in testa e, come se fosse stato un rito abituale, si era piazzata davanti allo specchio, ma lui non c’era. Poteva avvertire la sua presenza scivolarle addosso, come un vestito di seta, poteva sentirsi pervasa dal calore che quella figura riusciva sempre a infonderle, ma era diverso. Non poteva vederlo. Non c’era.
Se n’era andato.
E, mentre poggiava la sua mano sul vetro, sentiva uno strano calore in corrispondenza delle sue dita, come se ci fosse stato qualcuno al di là. Come se qualcuno stesse compiendo lo stesso gesto. Come se lui fosse ancora lì, a sussurrarle parole che, anche se non poteva sentirle, lo sapeva, erano dolcissime. Come se lui la stesse ancora abbracciando da dietro, stuzzicandole il lobo con le labbra. Come se anche lui, in qualsiasi posto si trovasse, in qualsiasi mondo esistesse, fosse disperato per non avere accanto a sé la ragazza che aveva la necessità di vederlo ogni giorno.
Non sapeva che, proprio dall’altra parte del vetro, c’era un ragazzo che rispondeva al nome di Pierre, con le lacrime che gli rigavano gli occhi perché, quel giorno, la sua Edith non era venuta.
Erano così vicini, eppure così lontani.
   
 
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