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Autore: KayeJ    13/12/2012    2 recensioni
Orihime profuma di pane appena sfornato. E vive con Yu Kanda.
In aggiunta, cosa significano le camelie?
[Crossover Bleach & D.Gray-man] [Crosspairing] [KandaHime] [AU] [Possibile OOC (?) ]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Inoue Orihime, Rangiku Matsumoto
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Life smell as...'
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Orihime profumava sempre di pane appena sfornato.
Sarà stato perché lavorava in panetteria, sarà stato perché era l’odore naturale della sua pelle.
A Yu decisamente non importava.
Gli bastava che quando lei gli si avvicinava lui potesse sentire quell’odore.
 
Spesso si era chiesto come facesse a trovarlo sempre, anche al buio, quando tornava a casa dalla prima infornata, per portare brioche e panini per la colazione.
Orihime sapeva sempre puntualmente dove Yu si trovasse.
E mentre questi dormiva, o faceva finta di dormire, gli accarezzava teneramente i capelli, lo coccolava con dolcezza.
Ed era parte del gioco che poi Yu l’attirasse a sé, sul letto, sul divano, sul tappeto, ovunque si fosse addormentato la sera precedente.
Sì, perché essere un insegnante di thai boxe occupava soprattutto la notte, nel caso di Yu Kanda.
I soldi che incassava dagli incontri clandestini che si svolgevano dopo una certa ora nel dojo erano decisamente comodi, per pagare l’affitto di quell’appartamentino che lui e Orihime condividevano.
 
Hime non diceva mai nulla quando lo vedeva dormire scomposto, magari sul divano. Così come non diceva mai nulla del fatto che a volte Yu tornasse a casa pieno di lividi.
E anche se gli avesse rimproverato ciò che faceva Kanda l’avrebbe guardata con quel suo sguardo intenso per qualche istante, per poi emettere un lieve : “Che.”, come ad indicare che tutto quel preoccuparsi per lui era inutile.
 
Lei, accarezzandogli i lunghi capelli scuri mentre dormiva, confidava che rimanesse sempre il più forte, il più veloce, il più agile, di modo da rimanere sempre imbattuto e tornare da lei con il minor numero di lividi possibili. Orihime sapeva che non avrebbe mai potuto allontanarlo forzatamente da una decisione che Yu prendeva. Era il suo mondo quello. Lì il suo regno, dove continuava ad essere il campione imbattuto. Di essere il re non importava nulla a Yu Kanda, il potere non era nulla per lui, non gli interessava, e Hime questo lo sapeva bene. Ma ciò nonostante, non si sarebbe mai rassegnata a sperare di vederlo a casa assieme a lei, immerso in quella tranquillità silenziosa che lo circondava sempre, una volta tanto.
 
A volte quando Alma veniva a trovarli si arrabbiava con Yu.
Spesso aspettava il momento in cui Orihime si congedava da loro, per scappare a farsi una bella doccia calda e levarsi così la farina rimasta impigliata fra i suoi bei capelli ramati, per cominciare un lungo discorso con Yu.
 
“La devi smettere Yu.”
 
“…”
 
“E non fare finta di non sentirmi!”
 
“E come potrei non sentirti? Sei così fastidioso, anche quando bisbigli.”
 
“E tu smettila di fare il cretino! Lo sai che a Hime non piace che tu faccia quegli incontri.”
 
“Quei soldi ci servono.”
 
“Ma non dir cazzate, fra il tuo lavoro e quello di Hime vi bastano e avanzano. Non è necessario farsi pestare per qualcosa in più.”
 
“…”
 
“Che poi voglio dire, manco li usassi per farle dei regali, semplicemente li prendi e li metti da parte. Non ti compri nulla, quando esci con noi amici spendi lo stretto necessario, mai un viaggio, uno sfizio. Che cazzo te ne fai Yu, eh?!”
 
“Alma. Stai zitto.”
 
“No tu adesso…”
 
“Alma, non sai un cazzo. Quindi non parlare.”
 
Di solito a questo punto calava sempre un gran silenzio, interrotto solamente dal rumore dell’acqua della doccia e da Orihime che canticchiava qualcosa mentre si lavava, ignorando di proposito quanto si dicevano i due nella loro piccola cucina, davanti a una tazza di tè tradizionale.
 
“Senti Alma, io non lo faccio per farla star male, di questo stanne sicuro. Però per ora è necessario che continui, va bene?”
 
Alma lo guardava torvo, cercando di capire il perché l’amico si ostinasse a non rivelargli il motivo di quegli incontri. D’accordo, sapeva perfettamente quanto Yu fosse bravo, e una volta, giusto per scrupolo, era anche andato a vederlo combattere. Era perfetto: veloce e concentrato. Solitamente metteva al tappeto il proprio avversario nel giro di pochi minuti, e subito un altro si faceva avanti, senza sosta, mentre le puntate delle scommesse su di lui si alzavano. Era anche brutale a dirla tutta, e c’era qualcosa nel suo sguardo, quando colpiva l’avversario, che faceva pensare sempre che in realtà non lo vedesse nemmeno, quasi fosse focalizzato su un obiettivo più lontano.
Ma Kanda non gli aveva mai spiegato il perché, e puntualmente, ogni volta che andava a trovare lui e la dolce Orihime si ritrovavano a fare discussioni come quelle.
Piccole litigate, sottovoce perché nessuno dei due voleva subirsi lo sguardo triste di Orihime nel vederli litigare, che finivano sempre in un nulla di fatto perché Yu non si sbottonava mai più di tanto sull’argomento, nonostante Alma fosse il suo migliore amico.
 
Perciò quando quella volta mentre faceva la doccia Orihime non aveva sentito bisbigli ma urla eccitate da parte di Alma, risate e frasi scherzose fra i due era rimasta ben sorpresa, e appena fuori dalla doccia si era precipitata lì con ancora l’asciugamano in testa per vedere cosa stesse succedendo fra i due.
«Va tutto bene?» aveva domandato lievemente perplessa guardandoli.
«S-sì! Tutto bene Hime, grazie.» aveva risposto Alma, sorridendo come un idiota avrebbe aggiunto Yu, se questi non gli avesse dato forti pacche sulle spalle come a voler sottolineare la cosa.
« T-tutto a posto!» aveva replicato poi anche Kanda, cercando di mascherare un lieve rossore sulle guance.
Orihime li aveva guardati ancora un attimo e poi era tornata ad asciugarsi i capelli.
Aveva ragione Tatsuki a dire che gli uomini erano gli animali più strani esistenti sulla terra.
 
Kanda aveva preparato tutto quella sera. Aveva telefonato a Rangiku, le aveva chiesto se per quella sera poteva mandare a casa Orihime un po' prima. Ovviamente quella vecchia pettegola di Matsumoto a sentire una richiesta del genere da parte dell'inflessibile e ligio al dovere Yu Kanda, aveva capito al volo cosa ci fosse sotto.
 
«Si faccia gli affari suoi Matsumoto.»
 
«Eddai Kanda! Dimmi, dimmi, ho ragione?»
 
«Lei è proprio una vecchia pettegola, sa?» aveva detto, sorridendo malizioso e sarcastico al contempo dall'altra parte del telefono.
 
«Ma come ti permetti?! Razza di..., di...! » era scoppiata lei, inviperita. Kanda che sghignazzava nel frattempo. Anni e anni di schermaglie con Lavi gli avevano insegnato qualcosa, dopotutto.
 
«Allora aspetto Orihime per quell'ora. Arrivederci. » e aveva riattaccato, con un sorrisetto beffardo mentre sentiva ancora il disappunto della vecchia megera -come aveva sempre definito la mamma di Lavi. Perchè solo una donna come quella poteva partorire una tale seccatura- dall'altro capo del telefono.
 
 
Orihime era rimasta piuttosto stupita, quella sera, nel vedere la signora Rangiku rimandarla a casa prima del solito. Non che le dispiacesse, intendiamoci. Passare per una volta tanto la serata in casa, tranquilla, magari a guardarsi il suo programma comico preferito non le dispiaceva, ma pensava fosse strano, ecco tutto.
Soprattutto nel vedere Lavi sgobbare in panetteria –cosa che se poteva evitava il più possibile, avendo da sempre messo in chiaro con sua madre che fare pane non era cosa per lui – imbrattato di farina da capo a piedi che la salutava con un sorriso largo come una banana sbucciata, che gli attraversava il volto da parte a parte.
E non perché ci fosse qualcosa di male nel vedere Lavi sorridere, eh, sia chiaro, ma perché quando Lavi sorrideva in quel modo, sembrava sempre volesse alludere a qualcosa che lui conosceva e gli altri no.
Mah. Non doveva preoccuparsi più di tanto, in fondo. Se avesse riguardato Kanda, lei di sicuro l’avrebbe saputo per prima, in fondo ci viveva assieme, dopotutto!
 
Non si stupì per tanto, quando aprì la porta di casa e trovò l’appartamento immerso nel buio. A quell’ora Yu era sempre al dojo ancora, nulla di strano quindi.
Però chi diamine poteva essere che aveva lasciata accesa la luce della camera da letto?
Mollò le scarpe nell’ingresso, poggiandovi accanto maldestramente la borsa, e dirigendosi ingenuamente verso quella luce si imbattè in uno spettacolo molto suggestivo.
 
Il loro letto, ricoperto interamente di camelie rosse, con una piccola scatolina di lacca al centro.
Nell’angolo buio della stanza una voce le disse: «Sono cinesi, Hime.», mentre le abbracciava in fianchi da dietro.

Orihime non capiva più nulla. Non era decisamente da Kanda farle sorprese simili. Non era affatto il tipo che pensava a cose romantiche. O perlomeno, sicuramente non ci pensava così su due piedi.
Ma che giorno era? Il loro anniversario? Si fece pensierosa nella sua stretta, cercando di contare con le dita che razza di giorno fosse. Di sicuro non era il loro anniversario. E il suo compleanno le pareva fosse passato già da un po’. O comunque dovesse ancora arrivare. Beh, di sicuro non era il suo compleanno.
«Ma perché?» chiese quindi piuttosto confusa, voltandosi per guardarlo in viso, fra le sue braccia.
«Perché è tanto tempo che volevo farti questa sorpresa» le rispose lievemente imbarazzato Yu Kanda. Promemoria: mai più seguire i consigli di Lavi e Alma per queste occasioni. Mai.
 
Prese un profondo respiro, cercando tutte le belle parole che aveva pensato per quell’occasione. Inutile. A guardare negli occhi Orihime a quel modo, forse era più nervoso lui di lei.
Le scostò piano una ciocca di capelli arruffata, cercando al contempo di rilassarsi.
«Yu?» lo chiamò piano lei, cercando nei suoi occhi profondi una risposta.
«Okay, non ci riesco. Avevo pensato a delle cose da dire, ma non sono Lavi, non sono Alma e non sarò mai capace di dirtele così. » Orihime sgranò lievemente gli occhi: se Yu Kanda parlava così tanto doveva essere veramente sotto pressione. Gli accarezzò lievemente una mano, come a volergli dire che c’era tutto il tempo che voleva. « Sono solo Yu Kanda. Sono solo me stesso e non posso essere nemmeno qualcun altro. Non so usare le parole che vorrei usare in questo momento, ma in fondo, a chi importa? » Sembrava quasi stesse parlando più a se stesso che a lei. A Orihime veniva sempre da sorridere, un po’ divertita, un po’ comprensiva, quando Kanda si trovava in queste situazioni e cominciava a straparlare.
«Inoue Orihime, io ti voglio sposare.» disse più serio che mai guardandola dritta negli occhi.

Lei spalancò gli occhi, arrossì, sorrise, pianse, tutto in un colpo solo.
Lo abbracciò di slancio senza nemmeno rispondergli, in quel suo modo di fare impetuoso e vivace che la contraddistingueva sempre, e che l’aveva fatto innamorare.
La strinse forte a sé. E potevano pure fregarsene delle parole.






























Dieci minuti più tardi:


«Ma la scatolina quindi cos’è?»

«Dannazione, l’anello! Dovevo dartelo prima… ma chissenefrega!»

«Ma io volevo vederlo…»

«Hime dopo.»

«Ma l’anello è l’anello.»

«Dopo.»

«Ma non è che l’abbiamo perso ora? E se il pavimento se l’è mangiato?»

«Orihime, il pavimento non mangia. E ora possiamo tornare a dove eravamo…?»

«Ma ne sei certo? No, perché l’ultima volta che ho appoggiato dei calzini per terra, uno è scomparso e…. Ummmpffffmn!»

“Così va decisamente meglio.” Concluse Kanda fra sé e sé, baciandola con più trasporto.





























Author’s notes:
 
Tatataràtatààààààààà! E dopo millenni di indecisione Kand(t)iana  questa piccola shot vede la luce su Efp.
Ah, il "Sono cinesi, Hime" di Kanda, allude ad un'interpretazione del significato dei fiori delle camelie rosse in Cina, che secondo me ben si adattava all'ambientazione. Per noi occidentali potrebbe non essere immediato, ma per un orientale, fare una distinzione di questo tipo indica il diverso significato che si vuole trasmettere. In Cina, infatti, le camelie rosse indicano tradizionalmente l'unione perfetta e la devozione degli innamorati, accentuata dalla passione, se sono rosse; viceversa, in Giappone hanno un connotato negativo di "vita spezzata", e ovviamente Kanda ci tiene a sottolineare che non hanno quel significato, anche perchè altrimenti sarebbero state bianche.

Devo dire che il russare di J nell’altra stanza non è stato affatto d’aiuto per completarla, ma tant’è. Forse è anche per questo che il finale non mi convince molto. Il “Dieci minuti dopo” mi sono divertita molto ad immaginarlo, però.
Dunque, devo ringraziare giusto un paio di persone:
Angy, perché si è subito entusiasmata quando le ho proposto questo esperimento.
M e g a m i , perché dopo aver letto le altre della serie, anche lei si è entusiasmata (se non ricordo male) a sapere che avrei sfornato altre follie del genere.
neme_  perché le sue storie continuano ad essere un’ottima fonte di ispirazione, e lo stesso vale per quelle di Angy, M e g a m i, e altri che non sanno nemmeno che io, di nascosto, sbircio un po’ dappertutto appena ho un attimo.

Kaye.
  
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