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Autore: Kim NaNa    13/12/2012    8 recensioni
Questo tempo che ci sfugge dalle mani ha la sola pecca dell’ingenuità: amici, sorrisi, abbracci e Pace, ma quanto saremo in grado di resistere alla calma apparente che ci investe in silenzio?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Haruka/Heles, Michiru/Milena | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
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NdA: premetto che non sono molto brava e che la coppia Haruka/Michiru non è il mio forte, eppure loro mi piacciono tantissimo e mi piace molto immaginarle protagoniste di qualche strana storia che prende forma nella mia testa... Detto ciò, spero di aver scritto qualcosa di decente e mi appello alla vostra clemenza. ^^
Buona lettura.

Kim NaNà




 

Nero come la notte, nero come il mare.

 
 
Romba il motore della sua auto, squarciando il soffiare impetuoso del vento che ci scompiglia i capelli. Il vento, Haruka, quello che ami tu e che adori sentire sferzare maestoso e potente.
«Dove vuoi andare?»
La tua voce mi raggiunge ferma e forte, proprio come un soffio di vento improvviso.
«Lontano è un posto? Esiste?»
Spreco le domande, lascio che si frantumino senza l'appiglio della risposta, non la pretendo, non ci sono abituata... è per questo che mi sorprendi, tu non le lasci nel destino della gravità, ma le prendi in volo, cuci lo strappo che io già dalla voce infliggo e ne dai un senso, spesso buffo, ma un senso.
«Mai nessun posto sarà abbastanza lontano da te.»
«Giornata antipatica, eh? Comunque sbagli! Gli altri sono il mio posto preferito…»
«Dio, ti supplico, fa che non sia tra quei poveri disgraziati!»
L'angolo delle labbra ti si alza appena, scuoti la testa ed il tuo "no" invisibile sgonfia il mio broncio di bambina mancata, mi solleva le labbra nel sorriso rassegnato di chi ama come può. Intanto a Bi Rain si incrina la voce mentre fai scivolare il volume..
«Dai davvero, dove andiamo, Michiru?»
«Che sei seria, però! Che c'è? Ti ha fatto male il panino?»
Col dito ti stuzzico la pancia infagottata di rosso cotone, mi guardi e sorridi un boccone già finito.
Tu lo sai che non dormo. Tu lo sai che non sogno.
Tu lo sai che non vivo.
Ma lo sai che non muoio? Non ora, non con te almeno.
Rido, ti abbraccio di abbracci invisibili e rido.
Ridi, ridi di sorrisi invisibili e mi abbracci d'abbracci che sanno di pace.
Pace. Conosceremo mai la pace io e te?
«Dai ho capito… Gelato!»
Ridacchi un po’, portando una mano alle labbra e sistemando una ciocca dei tuoi biondi capelli che ti solletica gli occhi.
«Usagi colpisce ancora! Che c’è, vuoi indire una gara a chi mangia più gelati?»
Rido anche io, che i tuoi occhi mi ipnotizzano quando si fermano nei miei.
«Oh no! Non potrei mai. Usa e Minachan mi batterebbero dall’alto della loro esperienza…»
Gli occhi blu si fanno più scuri e seri e, sfiorandomi appena un ginocchio, mormori:
«Ti batterebbero o ti lasceresti battere?»
Non rispondo.
Fisso i suoi occhi abbozzando un sorriso poi, alla mia destra, ritrovo il mio mare e mi perdo in esso, nei suoi colori, nei suoi richiami.
Haruka conosce sempre la verità. Soprattutto la mia.
La verità, la nostra, stava dietro quei piccoli pezzi di ricordi che svanivano con il resto che, in principio, di amichevole non aveva mai avuto nulla se non la sola idealizzazione.
Nella carezza che la natura riceveva dal tramonto, c'era tutta la forza che quest'ultimo impiegava nello sradicare l'ultimo frammento di speranza, di piccola idea che quella fanciulla dai capelli color oro potesse davvero essere la Dea che un giorno avrebbe salvato la Terra ed io potessi ancora proteggere la donna che mi sedeva accanto con il suo profumo di vento.
Le lacrime se le porta via la notte, le accantona in mezzo a tutte le speranze infrante della gente. È dietro le stelle che si nascondono le tristezze dell'universo, non sui cuscini.
Lì ci lasci solo l'attimo dolente e quelle come me e te, Haruka, non piangono mai perché non c’è clemenza verso due occhi che si lasciano andare al dolore, noi il dolore lo combattiamo con la forza, con l’amore. Il nostro.
Questo tempo che ci sfugge dalle mani ha la sola pecca dell’ingenuità: amici, sorrisi, abbracci e Pace, ma quanto saremo in grado di resistere alla calma apparente che ci investe in silenzio?
La battaglia è stata vinta, ma la guerra quella no, continuerà sempre e non è detto che siano demoni o creature mostruose a impedirci di vivere in pace, alle volte è la vita stessa che ci pone dinanzi a pericoli e battaglie.
Ma noi lotteremo sempre, vero, Haruka?
La mia mano sfiora la tua poggiata sul cambio. L’intreccio di dita che ne segue mi sconvolge dentro.
«Sai, Haruka…» comincio.
«Lo so.»
Mi guardi in quel modo profondo che sai fare solo tu, plachi il mare in tempesta che s’era scatenato nel mio cuore e il tepore del tuo vento mi rasserena.
La verità è un pugno all’anima e la mano che sfioro adesso potrebbe non stringermi più un giorno, e non ci saranno braccia a sorreggermi o dietro le quali nascondermi.
La verità è un pugno all’anima e quando decidi di riceverlo non sei mai troppo adulta, guarderai sempre verso quella mano cercando di ricomporre il viso di quella vecchia te che ha sempre paura di sparire col dolore che soffocherai con forza, perché le promesse quelle no, non vanno infrante neanche dietro una coltre di silenzio.
Così chiudo gli occhi forte, e con i respiri protendo ancora più in alto, su di una spinta che non vuol tornare, perché quando posso essere libera di non appartenermi, mi stringo il mondo addosso e respingo l'idea solida di me, o meglio cerco di farlo, di provare ad immaginare solo per un momento una vita normale, con te accanto che mi stringi la mano.
Mi sento imbattibile lontana da quel che sono, ma è l'illusorio sentore di un attimo, la testa casca all'indietro, spinge il sedile di questa tua automobile e torno ad essere ferma e irremovibile come lo sono sempre.
Persino adesso che giurerei di non essere me stessa, stringo una torcia rossa facendola scattare a intermittenza, come lucciola impazzita. Già, perché per quanto sia rifugio, dalla notte fuggo per paura.
Perché le somiglio.  Tu lo sai, Haruka, io sono nera e oscura proprio come il mare.
«Come il mare, Michiru… E c’è qualcosa che può fermare il mare?»
Non c’è nulla che sfugga ai tuoi occhi attenti, nonostante il nero di questa notte ci stia inghiottendo nel suo silenzio.
«Il mare si tinge dei colori della notte, per questo le assomigli, perché si prende tutto e non ha mai clemenza per se stesso.» Aggiungi, spingendo l’acceleratore.
Hai ragione, ancora e ancora.
La notte non si rivela se non negli occhi di qualche ubriaco, stordito dalle stelle e dai lampioni; perché fa silenzio e bisbiglia solo nel vento di anime insonni; perché non si riconosce e non trova il suo riflesso; perché è distante e s'avvicina solo a chi la fiducia l'esprime dormendo e abbandonandosi; perché sembra solida ma si sgretola in un clacson schiacciato. E si spaventa. Sembra piatta, eppure sogna. Poi rinviene col ghiaccio dei vetri appannati, rimbocca i dolori, allevia i guai di chi la ama ed alimenta gli spasmi di chi la teme.
E mentre io sparisco in un mondo che troppo parla e troppo poco ascolta, lei sbiadisce in un mondo che troppo acceca e e troppo poco illumina.
All'alba la torcia si spegne, la notte crolla, ed io con lei, ma al mio fianco ci sei tu.
Tu, Haruka, non sparisci con la notte. Tu il buio lo fronteggi con me accanto perché l’amore, il nostro, non riesce a stare sottocoperta.
Che poi, cos'altro è l'amore se non la voce del silenzio, uno squarcio dritto al petto, un dolore lancinante che s'assopisce ai piedi della gioia.
No, l'amore non può racchiudersi, limitarsi, dietro la sola parola di "felicità".
L'amore è tutt'altro, è una realtà a parte, è l'urlo incessante di un'anima in tumulto.
L'amore è vedere tutto, è una finestra non sul mondo, sull'anima.
È il pugno in faccia della vita mentre, senza difese, ti accasci sul suo petto e il dolore aumenta ma non muori... vivi.
È la linea sottile tra la morte e la vita e non potrai farci nulla, per quegli occhi ci morirai, lì si arrenderanno tutte le difese e tutte le gioie e sempre lì, in un paio d'occhi, blu come quelli della mia Haruka, protenderai incessantemente per la vita.
 
   
 
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