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Autore: E l l e    13/12/2012    2 recensioni
Quelle pillole le prendevo solo per convincere gli altri e me stessa che sarebbe andata meglio un giorno. Ma cosa sarebbe successo se non fosse mai andata meglio, se non fossi mai potuta essere aggiustata?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cassandra Ainsworth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi rigirai il barattolino di plastica marrone tra le mani, avevo staccato l'etichetta adesiva per non doverla leggere tutte le volte che la vedevo. Pensavano che imbottirmi di pillole fosse sufficiente perché io stessi bene, perché ricominciassi a mangiare. Quanto sono stati stupidi. Non ero felice, non avrei ricominciato a mangiare. Quelle pillole le prendevo solo per convincere gli altri e me stessa che sarebbe andata meglio un giorno. Ma cosa sarebbe successo se non fosse mai andata meglio, se non fossi mai potuta essere aggiustata?

Guardai dritto davanti a me, un punto indefinito sopra Bristol. Aprii il tappo facendo leggermente presa con i polpastrelli abituati a ripetere quel gesto in continuazione, feci cadere una manciata del contenuto sul palmo della mano destra.Avvicinai una delle pasticche bianche alle labbra e la mandai giù deglutendo, gesto anch’esso ormai automatico per me, mi portai alla bocca la sigaretta che avevo appoggiato in grembo e l'accesi. Inspirai profondamente, facendo scendere il fumo giù per la gola, lo trattenni finchè il mio corpo me lo consentì e poi espirai, lasciandolo uscire dalle mie labbra riuscendo a non tossire. Accennai appena un sorriso mentre rimettevo l’accendino nella borsetta. Era incredibile come un oggetto così piccolo come una sigaretta potesse farti stare meglio in pochi secondi, nonostante in realtà facesse tanto male come tutti dicevano sempre. Quale adorabile controsenso, bene e male nello stesso oggetto.

Chiusi gli occhi, buttando la testa all'indietro e lasciando che il pallido ma ancora tiepido sole delle cinque e mezza del pomeriggio mi colpisse in pieno volto. Ero seduta sulla solita panchina, in alto a Brandon Hill.
Da lì potevo vedere tutta la città sotto di me, era come esserne al di sopra, come se tutti fossero ai miei piedi. Quel paesaggio di solito mi rilassava, mi faceva sentire parte di qualcosa, venivo sempre lì quando dovevo pensare, o anche quando dovevo semplicemente smettere di farlo per un po'. Ingoiai un'altra pillola distrattamente, quel giorno neanche Brandon Hill mi faceva sentire di appartenere a qualcosa. Ero sola, lo ero sempre stata, ero stata solamente una stupida a pensare che qualcuno ci tenesse davvero a me. Era inconcepibile, impossibile, non ero quel tipo di persona che le altre persone amano. Nemmeno io amavo me stessa, perché avrebbero dovuto farlo gli altri?

Il mio telefono stava vibrando dentro la borsetta, lo presi dando una rapida occhiata al messaggio di Michelle. Mi aveva chiesto se volevo uscire con loro, sorrisi appena, era un pensiero carino. Ma non avevo tanta voglia di vedere persone. Le persone feriscono e a me non piaceva continuare ad essere ferita. Mi venne da ridere per i miei pensieri incoerenti, mi lamentavo di essere sola ma non avevo alcuna voglia di stare con i miei cosidetti amici. Adoravo ognuno di loro, ma ero abbastanza sicura che per loro non fossi altro che la piccola Cassie, quella un po’ strana e che non mangia mai. L’amica meno importante del gruppo. Nessuno avrebbe fatto caso alla mia assenza. 

Mandai giù altre due pillole bianche tra un tiro e il successivo, fregandomene del fatto che avevo superato la dose prescritta, a pensarci non ricordavo più nemmeno quale fosse. Mi rabbuiai in riflesso a ciò che mi stava passando per la mente. L'ultima persona che mi aveva ferito era Sid. Mi aveva detto che gli interessava e gli avevo anche creduto, ma ovviamente uscire con Michelle era molto più importante ed interessante che uscire con la piccola strana Cassie. Mi sentii stupida per aver creduto anche per un instante di piacergli. Scoppiai a ridere, anche se la cosa mi faceva tutto tranne che ridere, avrei dovuto aspettarmelo, era scontato che andasse così, in fondo avevo sempre saputo che lui era stracotto di Michelle. 

Ingoiai l’ennesima pasticca, avevo perso il conto ma sapevo che era un numero sufficiente.
Guardai ancora una volta i tetti delle case di Bristol poi presi dalla borsa la piccola pistola di plastica colorata che avevo riempito con della vodka. Chiusi gli occhi e me la puntai in bocca, tra le labbra, premetti il grilletto, senza esitazioni, fingendo che fosse un’arma vera. Il liquido scese veloce giù per la gola bruciando un poco nel petto. Mi alzai sulla panchina, liberando la mente da ogni pensiero triste e indossando il mio solito sorriso. Volevo che finisse mentre ero felice, o che le persone pensassero che lo fossi quando mi avrebbero trovata.. 

Era quasi finita, tutto avrebbe perso di importanza tra poco, non avrei più dovuto essere me stessa, a nessuno sarebbe più importato quanto pesavo. Tutti mi avrebbero amata adesso, sarei stata una persona splendida per tutti.  Non osai sfiorare l’idea che sarei mancata a qualcuno, questo no ma forse qualcuno si sarebbe anche ricordato di me a volte, del mio sorriso e del mio essere strana. Forse qualcuno si sarebbe anche sentito in colpa.

Sentii il mio corpo perdere l’equilibrio e cadere dalla panchina, era tutto finito, era tutto finalmente buio. 




nda:
ciao, è la prima volta che scrivo su Cassie e mi rendo conto di essere andata forse un po' fuori personaggio, ci ho messo un po' di personale ecco. adoro questo personaggio e penso che continuerò a scrivere su di lei, magari anche qualcosa di un po' più allegro di un suicidio lol 
  
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