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Autore: GemmaD    13/12/2012    1 recensioni
Vi siete mai chiesti perché gli ultimi membri dell’Organizzazione sono così indecenti? Axel sì, e la risposta è un’inaspettata storia con... Saix! XD
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Chain of Memories
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L'ORIGINARIO NUMERO IX

Una consueta giornata di duro lavoro, nella sede dell’Organizzazione XIII, il cosiddetto Castello che Non Esiste. Questo implicava che Axel se ne stesse seduto placidamente su un muretto, dondolando le gambe magre mentre guardava da lontano gli altri sgobbare. Senza neanche dover precisarlo, accanto a lui c’era il suo leale complice, Roxas, che approfittava di ogni momento libero per far compagnia al rosso compare, missioni permettendo.
Dopo aver passato una mezz’oretta a prendere in giro Xigbar che faceva jogging (cioè che correva per un po’ e appena si stancava sfruttava i suoi poteri per fare i giri del campo volando), la loro attenzione si spostò verso il numero I e il numero VII, in piedi nell’atrio del Castello. Saïx, sotto la supervisione del Superiore, era intento a piazzare una gigantografia della faccia di Marluxia nell’Hall of Infame, cioè una parete che celebrava gli autori delle bravate peggiori. Le loro immagini accoglievano i visitatori del Castello appena entrati, come monito alla lealtà e all’obbedienza.
“Che cosa indegna è successa, caro numero VII!” sbottava Xemnas, rimuginando sulle empie gesta dell’appena caduto Marluxia. “Un complotto! Durante una missione che io stesso avevo affidato! Quanta arroganza, e quanta stupidità!”
“Sì, signore” assentiva quietamente Saix, con voce blanda e cantilenante. “Numero XI era davvero un pessimo elemento, ed è stata solo una fortuna perderlo.”
“Indubbiamente, sarebbe stata una spina nel fianco per i nostri piani.”
“Ha perfettamente ragione, signore, e numero XII che l’ha seguito non era da meno.” Saix scese giù dalla scala con un piccolo, atletico balzo per andare a prendere il poster di una sogghignante Larxene e appenderla accanto a quella del malizioso Marluxia. La sua foto però era più piccola, perché aveva agito perlopiù per istigazione del numero XI.
“E io che sono stato così generoso da offrire loro un posto nell’Organizzazione, riconoscendo loro qualche capacità!”
“Che gioventù ingrata, signore!”
O tempora, o mores!” scosse la testa Xemnas.
“Che teatrino di burattini” commentò seccamente Axel, dopo un lungo sbadiglio. “La fanno tanto lunga per un misero tentativo di rovesciare l’Organizzazione andato male.”
“Be’, qualcosa l’abbiamo rischiato, Axel” si permise di contraddirlo Roxas.
“Ma sì, ma sì”, agitò una mano per tutta risposta, “Cosa vuoi che sia successo? Alla fine è andato tutto bene.”
-Abbiamo perso cinque membri dell’Organizzazione e secondo lui è andata tutto bene. A quanto pare un Nessuno può essere ottimista.- pensò Roxas. Ma disse: “Be’, però è vero che certa gente nell’Organizzazione fa più danni che altro.”
Entrambi si voltarono verso la finestra della camera di Demyx, da cui si sentiva da circa tre ore la stessa canzone –ogni volta interrotta a causa di una nota che veniva sempre stonata, con relative imprecazioni. Nel mentre, il numero X, Luxord, stava giocando a carte su una terrazza del Castello assieme a qualche suo Nessuno, sfruttando i suoi poteri per rallentare il tempo quando aveva una buona mano e viceversa.
“Che idea! Solo perché rallento il tempo, non vuol dire che rallento i giocatori” imitò Luxord, compreso l’accento inglese. “Sfruttasse la cosa in battaglia… Mah!”
“Sei un vero stratega, Axel” rise Roxas.
“Stratega, io? No, assassino. Niente di più.” Si risistemò sul muretto e riprese: “Però è vero, dai! Nove, dieci, undici, dodici… Gli ultimi membri fanno pena.”
Roxas assunse subito un’espressione indignata.
“Ah sì, scusa!” si corresse subito Axel. “Da un punto di vista militare, ovviamente. Lo sai anche tu che Demyx è nostro amico, è abbastanza simpatico, considerando quante volte ci casca, ma io intendevo un punto di vista prettamente…”
Roxas finse un colpo di tosse. “E io che numero sarei?!”
“Eh, ma per te il discorso non conta. Il tuo caso va preso a parte, tu sei il detentore del Keyblade, non sei mica un Nessuno come noi!” fiero del proprio gioco di parole, si considerò automaticamente scusato.
Ignorandolo, Roxas proseguì: “Ci sarà forse una maledizione? Niente Nessuno decenti dal numero VIII in poi…”
“No, no, dal numero VII.”
“Dai Axel, non fare il finto modesto, da te non ci crede proprio nessuno…”
“No, non c’entra” Ribadì Axel con sicurezza. “Sai perché proprio dal VII? E’ una storia che inizia prima del tuo arrivo nell’Organizzazione.”
“D’accordo, ma almeno mettiamoci  comodi” e detto questo, Roxas estrasse da una tasca interna del cappotto nero due ghiaccioli al sale marino e ne porse uno al compagno.
“Grazie! Ma… Uhm, come hai fatto a…”
“Ho fatto foderare il cappotto con l’alluminio. Cioè, in origine era per renderlo double-face e spaventare la gente travestendomi da uomo venuto dal futuro esibendo la strabiliante tecnologia del Castello che Non Esiste, ma era così comodo… Dicevi?”
“Ah, sì, allora… Come sai, io e Saïx siamo diventati dei Nessuno nello stesso momento. Ma originariamente, al posto di Demyx, c’era un altro numero 9.”
Roxas era impressionato. “Incredibile! E che fine ha fatto?”
“Una cosa alla volta. Costui si chiamava… Ehm… X… Ecco, Xenar. Un tipo forte, era di origine greca. Era un Nessuno veramente simpatico, molto disponibile e anche molto intelligente. Quando uscivamo, ci offriva sempre la birra.” Disse con il rispetto che si rivolge ai santi, come se la frase appena detta bastasse a trasmettere la grandezza dell’uomo di cui stava parlando.
“Ok, ma… Più in dettaglio?” domandò Roxas sorridendo.
“Dunque, all’inizio, appena arrivato, Xenar come tutti i Nessuno non parlava molto. Io e Saix eravamo nell’Organizzazione già da un bel pezzo, ma eravamo comunque gli ultimi arrivati, quindi dovevamo aiutarlo noi. Si vedeva che ci era grati per questo, e più andava avanti, più stava con noi, più capivamo che quel tipo era destinato a diventare proprio un grande. Era molto sveglio, e stupì Xemnas più di una volta. Come potere, aveva il controllo sulle menti degli animali. Sai com’è, controllava anche gli Heartless, che non hanno un gran cervello, e lui riusciva a tenere a bada anche il più grosso.
Non per questo era un prepotente come Xaldin: appena cominciò ad essere mandato in vari mondi per le missioni, soprattutto le Terre del Branco e ad Atlantica ovviamente, rimaneva sempre a dare una mano quando qualcuno era nei guai, sempre con grande coraggio. Una volta, per esempio, nel mondo di Halloween Demyx non so perché si trasformava sempre in un coniglietto e Xenar lo aiutò a difendersi dall’assalto dei mostri. Cosa per lui facile, dato che si trattava di un lupo mannaro, un Gramo e uno sciame di api assassine.
In quando ad intelligenza, non ne parliamo: lui e Saïx ormai primeggiavano nelle riunioni, tanto che Xemnas suggerì loro di fare fronte comune e studiare assieme i piani. Saïx ovviamente ascolta tutto quello che gli dice il Superiore, così si ritrovarono assieme a mettere a confronto le loro idee: era un piacere ascoltarli! Cioè, veramente dopo un po’ era una noia, però gente tipo Vexen era estasiata. Non che fossero proprio simili: Xenar, quando finiva di svolgere il suo lavoro, veniva da noi e cominciava subito a chiedere come fossero andate le nostre missioni, a scherzare... Pensa che una volta ci eravamo organizzati tutti per andare fuori al cinese, poi all’ultimo momento è venuto fuori che in realtà quel locale non aveva più posto e lui è venuto fuori dicendo: Be’, ragazzi, non è proprio orientale, ma io sono greco e posso prepararvi una cenetta tipica… Era tutto squisito ed è stata una serata memorabile! Xemnas ubriaco… Quando mai potrai vederlo ancora?!”
“Non è giusto, anch’io volevo vederlo!” esclamò di botto Roxas, colpito dall’ingiustizia. “Com’è stato?”
“Ha la sbronza triste!” rispose subito “Però è strano, è mischiata ad una euforica, quindi viene fuori una specie di effetto tragico-comico che ti fa riflettere… Sai com’è Xemnas, così esibizionista, teatrale… Diciamo che non è da meno neanche da ubriaco…”
“Come no…” rispose Roxas, assorto, che avrebbe voluto diventare prima un Nessuno solo per poter vedere un tale spettacolo, “Ma il giorno dopo Xemnas non era in imbarazzo?”
“Figurati. Xenar aveva fatto colpo anche sul vecchio Superiore. E perché no? Era diligente, completava tutte le missioni, andava d’accordo con tutti, nessuno ecluso –perfino Zexion, che sosteneva di aver visto in lui un animo dolceamaro a lui affine… Cose così. Beh, ormai Xemnas gli concedeva un trattamento di favore…”
“… E qui entra in gioco Saïx, eh?” sorrise Roxas.
Anche Axel trattenne un ghigno. “Saïx era più intelligente di Xenar, ma lui era un tipo molto più socievole, così riusciva a collaborare alla perfezione con gli altri e nelle missioni finiva per andare meglio. Xemnas lo trovava molto interessante, e finivi per incontrarli assieme nei corridoi a discutere o lo ritrovavi nell’ufficio di Xemnas agli orari più impensabili. Poi, figurati: una volta eravamo seduti al tavolo a parlare, e viene fuori quella storia… Sai, no, dell’anagramma di Xemnas…”
“Oh” uscì fuori a Roxas. L’ultima volta che ne avevano fatto riferimento a cena, non era finita bene.
“Beh, parlando, viene fuori che Xenar in origine si chiamava Aner, che in greco significa “vero uomo”! Un mansex con un vero uomo, capito? Al che Saïx si è alzato subito e puoi immaginare la sua faccia! Cioè, in realtà era impassibile come al solito… Però puoi immaginare cos’avrebbe potuto provare se avesse avuto un cuore eccetera! In ogni caso, il giorno dopo ho visto Xenar e Saïx che stavano passeggiando per il parco del Castello uno di fianco all’altro e li ho seguiti. Il discorso è stato più o meno questo: Xenar stava annunciando felicemente che la sua missione fosse stata un successo.
Saix gli chiese: “Sei riuscito a recuperare il manoscritto come previsto?”
Xenar: “Certo, e visto che era antico, ho anche preso delle dovute precauzioni!”
“Ah. Ottimo lavoro” rispose Saïx seccamente. “Immagino che tu l’abbia anche già consegnato personalmente a Xemnas.”
“Come no! L’ho già sistemato nello scaffale dove mette i libri che gli stanno particolarmente a cuore, presente? (Nessuna risposta da Saïx.) Comunque ho fatto presto perché volevo andare alla festa di Xaldin! Vieni anche tu, vero? Ci farebbe molto piacere!”
Saix rimase un attimo in silenzio. “Veramente… Xaldin non è una persona con cui ho stretto un gran rapporto, quindi, non è che me ne abbia parlato...”
“Ah… Ma neanche a me! E’ stato Axel ad invitarmi (ops).”
Saix gelò. “Be’, credo che avrò comunque di meglio da fare… Tutti i giovedì notte io e il Superiore restiamo sempre svegli fino a tardi per alcune importanti ricerche.”
“Se è per questo, verrà anche lui! Gliel’ho fatto promettere io, in cambio di un paio di libri che ho già letto e che ho scoperto gli interessano! Sono un po’ complicati, ma così interessanti…”
“In tal caso, credo che avrò un appuntamento con chi non mi delude mai!” si voltò e alzò gli occhi ipnotizzati al cielo. “Oh, luna…”
Al che Xenar sorrise tranquillamente. “Sì, mi hanno detto che vai letteralmente pazzo per la luna. Anche a me ha sempre colpito il suo fascino estremo… Ho scritto delle poesie sulla luna, niente di speciale, ma per qualche motivo hanno vinto a dei concorsi internazionali, e ho anche dei rari libri antichi di astronomia su questo argomento. Te li presto volentieri quando vuoi.”
A quel punto Saïx rimase immobile, rimase a fissarlo in silenzio per tre secondi, poi stese un braccio e spinse Xenar giù dal burrone –esatto, proprio quel burrone nel giardino del Castello.”
“No!” esclamò Roxas. “Lo sapevo che quel burrone aveva qualcosa di oscuro e maledetto! E così, questo fantastico Xenar è sparito?”
“Esatto, purtroppo è scomparso senza traccia!” confermò Axel con una traccia di rimpianto. “Eh, era un grande, il vecchio numero 9. Povero, se non fosse stato per Saïx…”
“Ed è colpa di Saïx che non troviamo più per l’organizzazione Nessuno decenti” concluse pensoso Roxas, voltandosi di nuovo verso il folle Mago intento ad ascoltare ancora le lamentele di Xemnas.
“Un simile rivolgimento contro di me non era mai capitato! A volte mi fa sentire quasi disperato…” continuava imperterrito il Superiore, gesticolando come un forsennato.
“Sì, signore, ha ragione” assentiva Saïx, tranquillo.
“Ma per fortuna ci sono persone come te nell’Organizzazione, mio caro numero VII!” sospirò Xemnas, rasserenato, poggiandogli una mano sulla spalla. “Cosa farei, senza di te?”
“Grazie, signore” rispose Saïx, blando, come se stesse facendo le fusa.
 

  
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