Fantasmi.
La incontrai un venerdì pomeriggio, me lo ricordo perché erano da poco passati i
miei 23 anni, in ottobre.
Lei se ne stava lì, su una panchina nel centro del giardino comunale, fradicia
della pioggia autunnale.
Non aveva l’ombrello, eppure era impassibile di fronte al freddo e alle gocce
che le rigavano il dolce viso; i lineamenti di una bambina che sembravano
anormali per le sue abbondanti proporzioni femminili.
Volevo sedermi accanto a lei, ma qualche forza misteriosa mi impediva di
avvicinarmi: di parlarle, di toccarla, di baciarla, di farla mia.
Non la conoscevo nemmeno eppure lei doveva essere mia.
Mia e di nessun altro.
Era bellissima: portava un grazioso vestito marrone, lunghi capelli ricci
biondi e occhi di ghiaccio. La vidi sussurrare qualcosa con le dolci labbra carnose.
Dentro di me sembrava ci fosse il mare in tempesta: emozioni di odio,
passione e tremori, brividi e sudore freddo.
Sembrava una bambola tanto era la sua perfezione.
Rimasi fermo a guardarla per un po’, poi lei si accorse di me.
Uno sguardo lungo un’eternità.
Niente parole.
Nella mia mente si poteva distinguere il suo corpo nudo, che lentamente
si adagiava al mio, atti di natura sessuale.
Ricordi di qualcosa già vissuto, forse.
Tornai alla realtà, la vidi soltanto svanire nella nebbia mattutina. Dissolta.
Non la rividi mai più.
Fantasmi.
Nota del kiwi.
Lo so che non è da nobel alla letteratura, l'ho scritta che ero proprio annoiata.
Dalla noia è nato questo 'aborto', chiamiamolo così.
Bhe che dire, spero che via sia piaciuto lo stesso, io sono una che non apprezza sempre ciò che scrivo.