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Autore: BaschVR    13/12/2012    1 recensioni
Ricorda ancora ognuna delle parole che lei diceva alla Mela Marcia, ogni sera. E le canzoni che ogni tanto cantavano insieme, una di fianco all'altra. Era un locale dimesso, in uno dei vicoli secondari di una città senza nome, pieno di personaggi strani, forse un po' matti, forse soltanto un po' soli. C'era venuta quasi per sbaglio, è vero, eppure non era più riuscita a lasciarlo. O almeno, fino a quel giorno.
Genere: Drammatico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ piovuto molto, la notte prima. La finestra è ancora macchiata di gocce di pioggia e, aldilà del vetro, le strade sono limpide, eteree, lucenti sotto un flebile raggio di sole invernale.
Esce di casa un po’ presto, come al solito, una sciarpa annodata intorno al collo – è arrivato il freddo, inutile negarlo – e il solito ombrello giallo in mano, chiuso, stretto saldamente tra le sue dita sottili. Muove dei passi incerti per il selciato umido di pioggia, pensierosa, con un mezzo sorriso appena abbozzato che le curva gli angoli della bocca. Passa una mano distratta lungo la sottile piega dei lunghi capelli biondi, rassettandosi distrattamente; poi sospira, nella fredda aria del mattino appena sbocciato – lo fa spesso, nonostante sia di buonumore.
E’ decisamente ancora presto per andare al lavoro e perciò decide di fare una sosta al bar sulla piazza, quello che apre alle cinque del mattino perché il proprietario soffre di insonnia e ama sonnecchiare sopra il vecchio registratore di cassa durante il giorno.
C’è un nuovo ragazzo al bancone – Quinn l’ha notato subito, entrando, e ha i capelli biondi e l’espressione da scemo. La osserva e fa una faccia buffa, a metà tra un ghigno e un sorriso divertito, mentre lei si avvicina al bancone e i loro sguardi si incrociano.
“Caffélatte?” fa lui, giocherellando con i bicchieri di carta ordinatamente disposti sul bancone.
“Ehm… no” risponde lei, la fronte aggrottata. “Caffè medio, direi.”
Il ragazzo la osserva a lungo. “Non hai la faccia da caffè” conclude, continuando ad osservarla.
“Non dovresti limitarti a servirmelo?”
“Argh, non c’è ancora nessuno, e sinceramente mi annoio da morire. E’ il mio primo giorno qui e già mi sembrano cinquant’anni.” Il ragazzo sbuffa leggermente, scostandosi un ciuffo di capelli chiari dalla fronte. “Qual è il tuo nome? Io sono Sam.”
Lei lo guarda un po’ stupita, osservando aggrottata la mano che le porge da sopra il bancone. Un po’ riluttante, si allunga per stringerla. “Mi chiamo Quinn.”
“Ooh, Quinn” fa lui, meravigliato. “E vieni qui spesso?”
“Quasi ogni mattina.”
“Porca paletta, in pratica finanzi questo posto!” esclama lui, ad alta voce, facendo sobbalzare il proprietario del locale che ronfa abbracciando la cassa.
“Potrei farlo, se ricevessi il caffè che ho chiesto” risponde lei, leggermente infastidita dai toni scanzonati di Sam.
“Eeeecco che arriva!” Le sue mani si muovono velocemente sul bancone. “Caffè medio peeeer te… e cioccolata calda per me.”
“No, aspetta, che stai facendo?” chiede Quinn confusa, osservando i due bicchieri fumanti sul bancone e il ragazzo che si sfila il grembiule da dietro le schiena.
“Mi hai invitato a prendere una cioccolata con te, non ricordi?” risponde lui, facendole l’occhiolino.
“In verità dovrei andare al lavoro”. Anche se è ancora presto.
“Perché non trovi mai un po’ di tempo per i tuoi amici?” geme Sam, sedendosi su uno dei tavolini rotondi del bar e facendole segno di accomodarsi nella sedia di fronte a lui.
“Ah, e adesso dunque siamo amici?”
“Se avessi un po’ di tempo per me potremmo diventarlo.”
“Aaaah.”
Forse è un po’ riluttante, ma sceglie comunque di sedersi di fronte al ragazzo biondo dalla parlantina sciolta. O forse ormai è meglio chiamarlo Sam, dato che a quanto pare sono già grandi amici.
“Aaaallora, carissima Quinn” esordisce lui, dopo aver ingurgitato una quantità spropositatamente grande di cioccolata attraverso la sua altrettanto spropositatamente grande bocca. “Considereresti l’abbordaggio riusciuto?”
“Eh?”
“Siamo a un appuntamento.”
“No, invece.”
“Sì che è così, lo direbbe anche mio Zio Al!” e indica il tipo che sonnecchia sul registratore di cassa.
“L’unica cosa che tuo zio ti direbbe è di tornare al lavoro.”
“Uhm” fa Sam, pensandoci su. “Non credo. Vedi, Zio Al ha sempre rispetto per le belle donne. Mi ricordo che una volta lui e Zia Polly si sono appartati nella cella frigorifera e hanno fatto aspettare tutti per una buona mezz’ora, se capisci quello che intendo.”
Quinn lo osserva incredula, al di sopra del bicchiere fumante di caffè. “Ma mi prendi in giro?”
“Certo che no!” esclama Sam, agitando le braccia. “Mai prendere in giro le belle donne. Alcune possono anche prenderti sul serio. Me lo ha insegnato lui.”
 
 
 
 
 
Sam è una compagnia inusuale. Parla tanto, anche se concretamente non dice molto, e ama lanciare dei sorrisi furtivi da sopra la tazza di cioccolata fumante che ogni tanto avvicina alla bocca. Inarca le sopracciglia un po’ troppo, specie quando ride spalancando la bocca, ed è anche per questo che quando parla sembra uscito dal cervello di un bambino di tre anni.
Quinn lo osserva, mentre sfodera quel mezzo sorriso obliquo che da sempre la contriddistingue, il volto sospeso tra l’incredulità e il dubbio che la stia prendendo in giro.
“… ed eccoti spiegato perché ho tanti problemi a leggere. Sebbene il custode dica ancora oggi che sono stato io ad attaccare la tartaruga, e non il contrario.”
“Ma pensa.” Le sue mani si chiudono sul bicchiere di cartone del caffè e lo sollevano dalla superficie irradiata dal sole del tavolo rotondo.
“Che, vai via?” fa lui, visibilmente contrariato.
“Sto solo bevendo, sta’ calmo!” risponde Quinn, lasciandosi sfuggire uno sbuffo sommesso.
“Ah, allora va bene. Non puoi andartene prima di avermi dato il tuo numero. Proooprio no.”
Gli occhi chiari della ragazza si abbassano leggermente e osservano le proprie mani. Lo sa che cosa il ragazzo sta cercando di fare e in realtà vuole solo andarsene, ma è un po’ come dire di no a un bambino.
“Cosa ti fa pensare ti darò il mio numero?” chiede poi, alzando lo sguardo sui suoi occhi e con un mezzo sorriso di sfida,
“Beh, mi serve per chiederti di uscire davvero. E se non me lo dai mi metto a piangere.”
“Sei insistente.”
“Non è colpa mia, sei stata tu ad entrare qui oggi.” Le porge un foglio di carta consunto e incartapecorito, macchiato di caffè su un bordo. “Prego. E se ti va scrivi un numero fasullo, tanto domani vieni di nuovo.”
“Dannazione, e io che credevo di essere tanto furba” commenta lei, curvando la bocca in un ghigno obliquo. Le sue mani si stringono intorno a una penna prelevata dalla sua borsa, e un attimo dopo sta scivolando con la mano sul foglio, sfiorandolo leggermente con le dita.
“Beeene. Così potrò chiamarti quando mi annoio.”
Gli occhi di Quinn si stringono leggermente, mentre un sorriso increspa le rughe appena marcate del suo volto. “Va bene. Solo… non oggi. Sai, vorrei tenere il mio lavoro.” Si alza in piedi e gli fa un cenno di saluto, sollevando appena la mano. Sam la osserva, un po’ sorpreso, con la bocca leggermente aperta e la stessa espressione da scemo di prima: forse è rimasto attonito per la brusca uscita di scena della bionda, ma più probabilmente si è soltanto fermato per guardare il didietro della ragazza che, a grandi passi, sta lasciando il locale senza mai voltarsi indietro.

 
***
 
No, non è una QuinnxSam, questo è più un prologo alla storia vera e propria… aggiornerò il prima possibile cercando di terminare l’introduzione. A presto! So che non è molto per il momento, ma se vi va lasciate un commento, mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate. 
   
 
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