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Autore: ItsCecia    13/12/2012    1 recensioni
You could be the greatest
You can be the best
You can be the king kong banging on your chest
You could beat the world
You could beat the war
You could talk to God, go banging on his door
...
Standing in the hall of fame
And the world’s gonna know your name
Cause you burn with the brightest flame
And the world’s gonna know your name
And you’ll be on the walls of the hall of fame
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hall of Fame.

«Sembra una vita che non tornp a casa. Ho passato un semestre in giappone per uno scambio culturale, è stato bello ma mi manca tornare a Londra. Mi mancano i miei amici, la mia famiglia e...Karina. Lei mi manca più di tutti. Chi è? Beh, lei è la ragazza di cui sono innamorato da circa tre anni, e la mia migliore amica da sette. Sono sempre stato sicuro di non piacerle e sono partito anche per provare a dimenticarla, ma dato che non ci sono riuscito ho deciso che appena la vedrò le dirò quel che provo. Ci siamo parlati spesso durante questi sei mesi, la mia vita non è cambiata di molto, anzi, quasi per niente. La sua, al contrario, è cambiata radicalmente. Deve sapere che Karina è la più brava ballerina classica che io conosca, ed ha realizzato il suo sogno di entrare alla Royal Ballet di Londra. Non sono esperto di danza ma so che ha un ruolo importante in questa compagnia, non è la prima ballerina ma qualcuno di importante, oh ma insomma! E' alla Royal Ballet, dovrebbe bastare no? Sono così orgoglioso di lei. Oh, non gliel'ho ancora descritta! Ha il tipico fisico da ballerina, non troppo alta, magra, molto magra, i suoi occhi...oh adoro i suoi occhi, sono verdi, un verde scuro, intenso...bello. I capelli sono ricci e biondi, fino a sei mesi fa le arrivavano alle spalle, ora non saprei. Il suo sorriso...beh, non ci sono parole per descriverlo, è meraviglioso, ma così non gli rendo giustizia.» 
«Sembra che ti piaccia molto» disse il dolce vecchietto seduto accanto a me sulla fila di sedie grige dell'areoporto. Mi ero quasi dimenticato di lui, troppo preso dai ricordi. 
«Oh, davvero tanto» dopo qualche minuto finalmente vidi mia madre, Anne, entrare dalla porta dell'areoporto e le corsi incontro. Quanto tempo era passato!
Dopo i soliti convenevoli andammo in macchina e chiaccherammo un po'.
«Mamma...come sta Karina?» chiesi un po' titubante, credo che mia madre abbia capito già da tempo che sono completamente cotto. 
«Beh, sai un po' stressata è dura stare dietro all'accademia, ha solo vent'anni» aveva un tono strano mentre mi rispondeva, come se ci fosse qualcosa che non andava con Karina, e io sono già un tipo ansioso di mio. 
«Dai sputa il rospo, cosa succede?»
«Niente, sta bene è solo molto stanca» sapevo che non avrei ottenuto altro così chiusi la conversazione con un semplice 'ok' un po' dubbioso.
Dopo circa un mezz'ora di altre chiaccherate varie arrivammo a casa. Entrai di corsa, posai le valige e dopo aver salutato tutti e parlato un po' cercai di uscire prima che mi trattenessero ancora. Ma non avevo calcolato il fattore Gemma, mia sorella. 
«Ehi dove stai andando?» 
«Affari miei» da Karina, ecco dove stavo andando. Abitava non molto lontano dalla mia via. 
«Guarda che Karina» sgamato «Ora non c'è, è alle prove! All'accademia» 
«Ah e sai quando torna?» 
«Io non sarei così ansioso di vederla» mia madre la fulminò con lo sguardo. 
«Cosa?» 
«Niente, sai che Gemma non l'ha mai sopportata» rispose in fretta mia madre. 
Non ci capivo molto, erano tutti molto misteriosi. 
Decido di lasciare perdere quelle conversazioni e me ne vado in camera mia. Devo essere molto di compagnia. Prendo il libro che avevo iniziato in aereo e mi immersi nella lettura. Dopo poco sentii le palpebre pesarmi sugli occhi, forse per il fuso orario, così decisi di mettermi a dormire. 
 
Mi svegliai di soprassalto, avevo fatto un sogno che mi mise ansia: Non era esattamente un incubo, non lo ricordo molto bene, ricordo che parlava di Karina e di quello che aveva detto mia sorella. 
«Harry? Posso?» Gemma entrò senza aspettare una risposta. 
«Che vuoi?» dissi abbastanza scontroso, il sogno mi aveva scombussolato. 
«Vedo che ti ha reso di buon umore questo ritorno a casa, comunque ti volevo parlare di Karina» 
«Finalmente qualcuno che mi dice qualcosa!» 
«Non ti aspettare niente, è cambiata, tanto.»
«Ok ritiro tutto non mi dice niente, che cavolo vuol dire?» 
«Solo che è cambiata, la danza le occupa molto tempo, per lei è molto importante» 
«Ora sarà tornata a casa?» 
«Penso di si» mi alzai e abbandonai Gemma lì. Uscii e corsi verso casa di Karina. 
Incontrai Karina proprio mentre stava per entrare nel palazzo, o almeno una ragazza che le somigliava. Era magra, in una maniera inquietante, il colore biondo dei suoi capelli non era più acceso come me lo ricordavo, il viso era più scavato e aveva due grandi occhiaie sotto gli occhi.
«Karina?» la chiamai titubante.
«Harry» eccolo, il sorriso che tanto amavo, quello era rimasto proprio come lo ricordavo, solo su un viso più stressato. Mi saltò addosso e mi abbracciò. Stringerla mi faceva uno strano effetto, ero contento, finalmente la rivedevo, ma era come se non fosse più lei. Sentire le sue costole nell'abbraccio mi fece rabbrividire. Ricordavo che fosse magra, ma non in questa maniera.
«Vieni, sono appena tornata da delle prove di danza, vuoi entrare?» anche la sua voce era diversa, più bassa e roca. 
«Certo» sfoderai un sorriso cercando di farlo sembrare il più vero possibile, in quel momento non c'era proprio niente per cui sorridere, Karina non stava bene. 
«C'è tua madre?» chiesi.
«Oh, mi sa che non te l'ho detto, vivo da sola, mamma se ne è andata un po' di tempo fa, sono stata spesso a casa tua con Gemma in quest'ultimo periodo» con Gemma? Ma se l'odiava. 
«Ah capisco» 
«Dai mi devi raccontare tutto!» 
«Karina scusa non ce la faccio... va tutto bene? Sei dimagrita tantissimo» mi guardò con una smorfia, infastidita. 
«Harry ma che dici! Non ci vediamo da sei mesi, forse sono cambiata un po' ma sono esattamente come prima» non capivo il perchè di tutta quella rabbia. Tirò fuori un pacchetto di sigarette da venti pieno e ne estrasse una, girò il pacchetto verso di me per offrirmene una ma le feci cenno di no. Fumava freneticamente e nervosamente. 
«Scusa, non volevo. Stasera ti va di andare a cena fuori? Io e te?» 
«E' un appuntamento Styles?» scoppiò a ridere in una risata da bambina, questa era la Karina che conoscevo io, la ragazza solare, ma di lei sembravano esserci rimasti solo il sorriso e la risata. 
«Vado a cambiarmi e ti passo a prendere alle otto ok?» non avevo ricevuto una sua risposta, ma sapevo che sarebbe stato un sì. 
Tornai a casa correndo ed entrai sbattendo la porta. 
«Gemma! Karina è anoressica? Dice che ha passato molto tempo con te, perchè non hai fatto niente per aiutarla? Dobbiamo portarla da un medico! Dobbiamo fare qualcosa» ero scioccato, non stavo gridando ma parlavo ad alta voce. Mia madre uscì dalla cucina con lo sguardo rivolto verso il basso. 
«Tesoro, ti giuro in questi ultimi cinque mesi abbiamo cercato di fare di tutto per lei, ma ha vent'anni e non possiamo costringerla a fare niente, tu e lei siete molto uniti, prova a parlare.» 
«Ci proverò, usciamo a cena stasera» 
«Non penso sia una buona idea..» 
«Mamma la convincerò a mangiare, tranquilla» 
 
Alle otto presi la macchina di mia madre e andai a prendere Karina. Le mandai un messaggio dicendole di scendere. Dopo neanche cinque minuti la vidi, aveva un vestito verde scuro, che faceva notare le clavicole sporgenti e le gambe esili, che sembravano non riuscire a sostenere il suo peso, nonostante non ce ne fosse molto da sostenere. Mi si strinse il cuore. Come faceva a non vedere che si stava rovinando? Che si faceva del male? Mi sentivo in colpa, chissà com'era iniziato. E io dov'ero mentre lei affrontava tutto questo? Perchè non ero lì vicino a lei? 
«Tutto ok?» mi chiese.
«Si, perchè?» 
«Mi guardavi in un modo strano» 
«Niente, sei bellissima» ed era vero, per me sarà sempre bellissima non è questo il problema, il problema è la sua salute.
«Grazie, dove andiamo di bello?» un altro sorriso. Sembrava la mia solita Karina racchiusa nel corpo di qualcun'altro. 
«Ho prenotato in un posto non molto lontano, ti piacerà» 
«Oh ok, senti ti dispiace se fumo?» aprì il pacchetto di sigarette, delle venti sigarette che avevo visto giusto qualche ora prima ne erano rimaste solo due.
«Veramente si, non pensi di esagerare un po' con il fumo?» 
«Harry, sono adulta e vaccinata se permetti decido io quanto fumare»
«Kar io...» 
«Possiamo andare e basta?»
 
«Ho prenotato a nome Styles» 
«Un tavolo per due giusto? Prego seguitemi» disse il giovane cameriere. 
Ci sedemmo e il cameriere ci porse i menù. 
«Posso portarvi in tanto qualcosa da bere?» 
Guardai Karina, lei era praticamente drogata di pepsi. «Pepsi?» 
«No, per me solo dell'acqua naturale» 
«Ok, allora una bottiglia di acqua naturale,grazie» 
La guardai strano, niente pepsi? Praticamente noi andavamo avanti a pepsi. 
Lei si giustificò semplicemente con un 'mi gonfia'.
Il cameriere tornò a prendere le ordinazioni dissi in fretta «Due carbonare grazie» l'avevo portata al ristorante italiano con l'intento di farla mangiare abbastanza, ha sempre adorato la cucina italiana. Il cameriere si allontanò.
«Scusa?!» 
«Che c'è?»
«Come ti sei permesso di ordinare per me? Ti rendi conto di quante carboidrati a un piatto di pasta normale?» 
«Dai Kar, tranquilla, per una volta non succede niente»
«Per una volta non succede niente?» iniziò a gridare «Harry non è questo il modo di pensare! Non è così che si ottengono i massimi risultati! Non è così diventa prima ballerina!» 
«Karina per favore calmati. Ora chiamiamo il cameriere e cambiamo l'ordine» 
«No, ormai lascia perdere, non mangio» 
Portarono i due primi. 
«Per favore, almeno una forchettata? Dai, fallo per me» 
«Okay» prese una forchettata davvero misera «Scusa per prima» 
«Va tutto bene» 
Non prendemmo altro e appena finito di mangiare, o meglio appena io ebbi finito di mangiare tornammo a casa.
 
«Ehi ti va di rimanere a dormire da me? Come ai vecchi tempi» 
«Certo, avverto mia madre» 
Ci stendemmo sul divano a guardare un film che non stavo seguendo. Karina aveva la testa appoggiata al mio petto e la guardavo mentre le accarezzavo i capelli. Poi si alzò di scatto, come se si fosse ricordata qualcosa all'improvviso. 
«Scusa vado un attimo in bagno» 
Si alzò di scatto e attraversò di corsa il corridoio, la seguii e mi accostai alla porta del bagno.
«E' tutto ok?» 
«Si torna pure al letto» 
«Okay» poi la sentii, stava cercando di vomitare, provai ad aprire la porta ma l'aveva chiusa a chiave così tornai in camera da letto. Dopo neanche due minuti arrivò in camera come se niente fosse successo.
«Cosa hai fatto in bagno?» 
«Non credo che sia una domanda da fare» rise piano.
«Karina, ti sei costretta a vomitare?» 
«Non penso siano affari tuoi» 
«Si, sono affari miei. Sono affari miei perchè sei la mia migliore amica, sono affari miei perchè sei una delle persone a cui tengo di più al mondo, sono affari miei perchè ti stai rovinando la vita, sono affari miei perchè quando è iniziata questa storia non c'ero per te ma adesso ci sono e devo fare qualcosa, sono affari miei perchè credo di amarti.» 
Scoppiò a piangere e mi si buttò tra le braccia.
«Allora non te ne andare, non fare come hanno fatto mia madre, le mie amiche, tutti! Rimani con me e accettami per come sono. Mi sei rimasto solo tu insieme alla danza» 
«Io ti accetto per come sei, ma questa non sei tu!» 
«Ti prego sono stanchissima possiamo parlarne domani mattina?» mi chiese in lacrime «Per favore» disse con un sospiro.
«Ok» ci mettemmo sul letto e lei prese dal cassetto del comodino un ipod e un paio di cuffiette. 
«Vieni ti faccio sentire una canzone» disse porgendomi una delle due cuffiette.
 
You could be the greatest
You can be the best
You can be the king kong banging on your chest
You could beat the world
You could beat the war
You could talk to God, go banging on his door
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Standing in the hall of fame
And the world’s gonna know your name
Cause you burn with the brightest flame
And the world’s gonna know your name
And you’ll be on the walls of the hall of fame
 
«Un giorno anche io starò nella 'Hall of Fame', capisci? Devo lottare per arrivarci.» 
«Non è questo il modo giusto per arrivarci» ma si era già addormentata, le diedi un lieve bacio sulla fronte e cercai di addormentarmi anch'io.
 
La mattina mi alzai piuttosto presto e dato che Karina non aveva niente da mangiare a casa scesi e presi due cornetti e due caffè sperando che avrebbe mangiato. 
Entrai a casa e mi avviai verso la camera da letto. Feci appena in tempo a vedere Karina che cadeva a peso morto sulla moquette. Lasciai la colazione da una parte e le corsi incontro. La chiamai più volte, provai a scuoterla leggermente ma non si svegliava. Chiamai l'ambulanza che arrivò poco dopo. 
«Che è successo?» mi chiese uno dei paramedici mentre caricava la mia migliore amica su una barella. 
«Soffre di problemi alimentari, stamattina all'improvviso è caduta a peso morto» 
Il paramedico disse qualcosa a un suo colloga e infilarono una flebo nel braccio di Karina. 
 
Ormai erano due giorni che non dormivo, due giorni che aspettavo che Karina si rimettesse in sesto, due giorni che cercavo di non perdere la speranza. 
Il terzo giorno finalmente un medico si degnò di venirmi a parlare. Ma avrei preferito che quel medico non arrivasse mai. Che non mi dicesse quel che mi ha detto. Avrei preferito che Karina non avesse mai iniziato a fare la ballerina. Avrei preferito passare gli ultimi sei mesi insieme a lei. Avrei preferito essere in quell'ospedale solo per delle semplici analisi. Avrei preferito poter essere ancora lì con lei e stringerle forte la mano. Avrei preferito poter parlare ancora una volta con lei. Avrei preferito dirle 'ti amo' davanti al caminetto di casa mia mentre magari eravamo abbracciati e non dopo una litigata. Avrei preferito essere d'aiuto per lei. Avrei preferito passare meglio i nostri ultimi due giorni. Avrei preferito scomparire in quel momento. 
 
Il primo mese dopo la morte di Karina fu veramente duro. Pensai perfino al suicidio, ma non ebbi mai il coraggio. 
Ora sono passati cinque mesi dalla morte di Karina e io non mi sono ancora del tutto rimesso. Per questo mia madre mi ha costretto ad andare in un locale per provare a ricominciare da capo. Per questo il bicchiere con il mio drink si sta frantumando sul pavimento e ho iniziato a tremare mentre le parole di 'Hall of Fame' messa da dj mi rimbombano nelle orecchie come martelli. 
  
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