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Autore: MimiRyuugu    14/12/2012    3 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsaaalve *-* si lo so, è presto per aggiornare però sono esagitata u.u ho messo dei titoli seri ai capitoli anche se non mi convince del tutto >.< fatemi sapere cosa ne pensate ç_ç anyway volevo precisare che le battute che Piton dice per chiamare alla lavagna e in ogni sua lezione sono quelle che diceva la mia ex prof di matematica xD (questa fan fiction la scrissi anni fa, quando dovevo ancora finire la scuola ^^") Nel capitolo troviamo l'inizio di She Will Be Loved dei Maroon 5, un pezzo di Lonely Day dei System of a Down, Only Yours di Mandy Moore, ancora She's Always a Woman to Me di Billy Joel e My Skin di Natalie Merchant. Non spaventatevi, Giulia le canticchia solo a random a fine capitolo però mi è sembrato giusto citarle xD

Avvertenze: OCCtudine, storie sentimentali famigliari strappalacrime e...ciao banco 3 *-*

Spero che l'aggiornamento vi piaccia <3
Buona letture *^*



11° Capitolo

La mattina iniziò come ogni giorno. La luce del sole entrava dalla finestra, illuminandomi il viso. Era un sole pallido, senza calore. Mi rigirai nel letto e sentii dell’acqua scorrere. Hermione doveva essersi precipitata in bagno, mentre Anna ancora dormiva beatamente. Avrei tanto voluto rimanere a sonnecchiare senza pensieri nel mio letto, con la testa affondata nel cuscino. Non osavo aprire gli occhi, per paura di vedere che ora fosse. Era capitato che, più di una volta, mi svegliassi alle tre senza motivo. Guardavo l’orologio, e, risami conto di poter tornare a dormire, ripiombavo in un sonno profondo. Quando sentii l’ennesimo rumore, mi arresi all’idea di dovermi alzare e allungai una mano per prendere l’orologio sul comodino. Aprii gli occhi piano, per abituarmi alla luce. Le 7.00 precise. Mi stiracchiai, sbadigliando. Non dovevo aver uno sguardo molto intelligente. Il pigiama mi era scivolato fino a scoprirmi una spalla. Un brivido di freddo mi percorse la schiena. Mi alzai, mettendo i piedi sul freddo pavimento. Cercai a tentoni le mie ciabatte morbide e calde, per trovarle sotto al letto. Le infilai e raggiunsi in bagno Hermione. Era tutta indaffarata a passarsi il filo interdentale, con una fascetta che le teneva la frangia per evitare che le andasse negli occhi. “Giorno Herm…” la salutai, sbadigliando. “Giorno Giulia! Belle tonsille!” rise. Dovetti lavarmi la faccia un paio di volte, prima che l’acqua fredda facesse l’effetto sveglia. “Giuro che è l’ultima sera che sto sveglia fino a tardi a leggere…” disse decisa il prefetto. Io sorrisi. “Di la verità che lo fai solo per aspettare me ed Anna…” la presi in giro. Herm si preoccupava molto per noi, per quello non andava mai a dormire presto. In ogni caso, anche se si addormentava, Anna con la sua andatura da elefante aggraziato andava a sbattere da qualche parte, iniziando ad imprecare ad alta voce. “Come potrei dormire sapendo che Anna rischia di farsi trovare da quelli dell’Inquisizione…” commentò. “E io?” chiesi, facendo la finta offesa. “Tu sei con Piton…al massimo ti addormenti e rimani a dormire la…e comunque, mi fido di più di lui che di quell’adolescente ormonale di Draco…” sbottò, passandomi il dentifricio. “Parli come una mamma…” la presi in giro, spremendo il tubetto sul mio spazzolino. “È normale…vi voglio bene e mi preoccupo…che c’è di male…” disse, imbarazzata. Mi sfregai i denti, poi presi il bicchiere e lo riempii d’acqua. Ne bevvi un sorso e sputai nel lavandino. “E comunque so che Piton non è uno sprovveduto…di sicuro non rischierete di farvi beccare in qualche angolino di Hogwarts dalla Umbridge…a meno che non entri in camera…” spiegò lei, passandomi un asciugamano. Le diedi un pugno in testa. “Herm, basta farti influenzare da Anna tu eh!” la rimproverai, rossa in viso. Il prefetto rise. “Sinceramente però non vedo l’ora che passino questi due anni…contando poi che tra un anno e un mese sarò maggiorenne…” sorrisi, ansiosa. “Non ti mancherà nemmeno un po’ la scuola?” mi chiese, togliendosi la fascetta. “Per nulla…la sera prima dei diplomi andrò diretta da Severus e gli ricorderò della promessa…magari nel giro di un mese ci sposeremo…poi finalmente potrò dormire fino a tardi ogni mattina, in un comodo lettone matrimoniale…” iniziai a fantasticare. Lei mi diede una gomitata. “Però se Piton continua ad insegnare non lo vedrai per metà anno…” osservò. Io la guardai stupita. Era vero! Non avevo calcolato la possibilità che Piton se ne dovesse andare per tornare ad insegnare. Un tonfo mi distrasse dai miei pensieri. “Anna si è svegliata…” commentò Hermione, iniziando a pettinarsi i crespi capelli. Due minuti dopo, come previsto, la ragazza entrò in bagno, trascinandosi con aria funerea. “Saalve! Di che parlate?” ci chiese, aggrappandosi al lavandino. “Futuri progetti di matrimonio…” sorrisi. Anna annuì, ed iniziò a trafficare con l’acqua. Sistemai i capelli ed uscii dal bagno. Misi l’uniforme lentamente, litigando con il cravattino. Presi l’orario delle lezioni dal comodino e lo scorsi annoiata. Ci doveva essere Trasfigurazione, ma avevo tagliato la scritta con un pennarello blu. “Herm, cos’abbiamo la prima ora?” le chiesi, in dubbio. “Ci hanno spostato Trasfigurazione…abbiamo Erbologia!” mi rispose. Dunque, prima ora Erbologia. Presi il mantello, in modo da non dover soffrire il freddo nel tragitto sulla neve dall’atrio alla serra numero cinque. Anche la terza ora era tagliata da una riga. Difesa Contro le Arti Oscure, doppia ora. Sopra avevo scritto Pozioni. In un momento di noia, avevo colorato con il pastello viola tutte le ore di Piton. il mio povero foglio era abbastanza sgualcito, piegato mille volte per metterlo in mezzo ai libri. Hermione ed Anna tornarono in camera, si cambiarono e prepararono la borsa. Scendemmo in Sala Grande prima che la colazione finisse lasciandoci a stomaco vuoto. Ci abbuffammo di dolci, poi ci avviammo verso la serra. Anna si fermava ogni due secondi per fare palle di neve, dirette a me o ad Hermione, che, con fare superiore, la ignorava. Io le rispondevo. Arrivammo alla serra con le mani congelate. Mancava ancora qualcuno del nostro anno, ma la professoressa Sprite non ci fece caso ed iniziò la lezione. Probabilmente si erano dimenticati del cambio d’ora. Non era male come prima ora del lunedì, al posto di Trasfigurazione. Per non parlare delle seguenti due ore, in cui, al posto della faccia da rospo della Umbridge, potevo guardarmi il mio Severus. La Sprite ci fece uscire cinque minuti prima, dandoci così il tempo di attraversare con calma il giardino. Aveva ripreso a nevicare. Sorrisi, ripensando a domenica sera. Guardai in direzione del lago. Arrivammo nei sotterranei per prime. Nemmeno i Serpeverde erano arrivati. Hermione entrò andando diretta al banco. “Salve prof.! Vede che puntuali!” esclamò Anna, rivolta a Piton. “Data la sua vena sadica unita alla sua simpatia per me dovevo immaginare che sarebbe arrivata prima del solito…” commentò lui, acido. Anna rise e andò al posto. “Buon giorno professore…” lo salutai, sorridendo. Severus mi fece un cenno completo di un minuscolo sorriso. Andai a sedermi tra le mie due amiche, in attesa dell’inizio della lezione. Appena la campanella suonò, Piton andò a chiudere la porta, poi tornò alla cattedra. “Sono lieto di vedere che i soliti ritardatari hanno puntato la sveglia ad un orario decente…presumo che il merito sia della distribuzione di ciambelle zuccherate a colazione…” iniziò a dire, sarcastico. Neville iniziò a sbavare a mo di Homer Simpson alla parola ‘ciambelle’. “Comunque, volevo dirvi che, per vostro piacere, ora continuerò le interrogazioni che avevo iniziato settimana scorsa…” spiegò Piton, aprendo il registro. La classe trattenne il respiro, mentre scorreva il registro. “Dunque…Paciock…” chiamò. Il ragazzo si alzò e, tremante, andò a posizionarsi in piedi, accanto alla cattedra. “Ora, cerchi di non inventare ingredienti…” cominciò a dire il professore. Neville lo guardava terrorizzato. Piton iniziò a girargli intorno, sparando domande a raffica. Anna, accanto a me, scorreva gli appunti di Hermione freneticamente. Dopo venti lunghi minuti, il povero Paciok andò al posto con una D, mentre Piton tornò al registro. Scorse ancora i nomi, poi si fermò. “Massì, ascoltiamo la mia vena masochista…Haliwell!” la chiamò, alzando lo sguardo. Anna si alzò e trotterellò fino alla cattedra. “Devo dire che in quanto a fortuna sono piuttosto carente!” sorrise. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Signorina Haliwell, la vittima dei due non è certo lei…sono io qui, che ha la sfortuna come amica…” rimbeccò lui. “Se vuole vado al posto!” propose Anna. “Si, se vuole…con una T sul registro però…” sbottò. La ragazza scosse la testa. “Credo che rimarrò qui…” rispose sicura. “Saggia decisione…” commentò il professore. Anche lei venne sottoposta ad un interrogazione senza tregua, con domande a raffica e commenti velenosi. Solo che, a differenza di Neville, Anna tornò al posto con una A. “Paciock e Haliwell nella stessa mattinata…le mie cellule celebrali stanno facendo i salti di gioia…” disse sarcastico Piton, tornando al registro. Io mi preparai per alzarmi. “Perché non completare l’opera? Signorina Wyspet, venga ad esibirsi…” mi chiamò. Scattai in piedi e andai vicino alla cattedra. Iniziò a farmi domande, a cui rispondevo quasi subito. Vidi Anna sventolare dal posto un cartello, con su scritto a caratteri cubitali “Giulia spacca!”. Continuai a rispondere fino all’ultima domanda. Non mi accorsi nemmeno del suono della campanella. “Finalmente qualche soddisfazione…devo ricredermi, forse non siete irrecuperabili…lo sembrate, ma non lo siete!” esclamò, facendomi segno di andare al posto. Camminai tranquilla fino al mio banco. Anna aveva abbassato il cartello, ad un’occhiataccia di Piton. Lo osservai per avere il voto, ma non disse nulla. “Sono andata così male che non mi da nemmeno voto?!” sussurrai preoccupata ad Hermione. Lei scosse la testa. “Si vede che è indeciso se darti E oppure O…secondo me meriti una E…” commentò poi. “Secondo me una E con lode!” esclamò Anna. Il professore non mi disse nulla, ma continuò con le interrogazioni. Vittime furono anche Blaise, Ron e Millicent. Alla fine dell’ora, quando la stanza si era quasi svuotata, mi avvicinai alla cattedra. “Ehm…professore?” lo chiamai. “Si…?” rispose Piton. “Io…volevo sapere il voto…” spiegai, timida. Lui mi guardò. “Glielo riferirò stasera…ora vada a pranzo…” mi liquidò. Io annuii e mi diressi in Sala Grande con le altre due. Ero preoccupata. Forse non avevo fatto un’interrogazione così brillante come si aspettava. Forse l’avevo deluso. Passai il pomeriggio con questo dubbio, sperando che il tempo scorresse veloce. Finite le lezioni pomeridiane, andai in dormitorio con Anna. Rimanemmo a chiacchierare ed osservare la neve che cadeva, da dietro il vetro appannato della finestra. Aspettammo Hermione, poi ci recammo a cena in Sala Grande, dove trovammo due ragazze con un diavolo per capello. “Non è giusto! Dovevo vedere Blaise stasera!” ringhiò afflitta Mary Kate. “Che palle…” sospirò Ginny, accasciandosi sul tavolo. Noi le guardammo interrogative. “La Umbridge ci ha beccate mentre copiavamo Trasfigurazione nella sua ora…” sintetizzò la prima. “E vi tocca andare da lei dopo cena…” concluse per loro Anna. Le due annuirono. Passammo la cena a sentire le ragazze maledire il confettone rosa, poi, andammo in dormitorio. Anna aveva iniziato a cantare e a saccheggiare il suo baule in cerca di vestiti, mentre Hermione si stava già preparando alla lettura. “Non voglio stare in pena per voi tutta la notte, quindi, alle undici dovete essere già nei vostri letti!” ci ordinò. Io ed Anna la guardammo stupite. “Peccato che io rimanga a dormire da Draco…” sorrise la seconda, rimpicciolendo con un colpo di bacchetta la camicia da notte e mettendosela in tasca. “Ancora?! È già la seconda volta!” rimbeccò il prefetto. “Oh guarda, nevica ancora!” esclamò Anna, ignorandola. Hermione iniziò a strepitare, così per evitare di prendere cuscinate non dirette a me, andai alla finestra. Aveva ragione Anna, nevicava ancora. Vidi il giardino coperto di neve, con le stelle alte nel cielo, e la luna, grande e splendente. “Quando andiamo a Hogsmerade?” chiesi, senza accorgermene. “Questo sabato…” rispose Hermione, cercando di non inciampare su Grattastinchi. “Bene! Un giretto da Madama Piediburro ci starà bene…” commentò Anna. “Non odiavi quel posto?” chiesi stupita. “Si, troppe cose fru fru, ma è l’unico posto in cui posso stare tranquilla con Draco…” spiegò affranta. “Io penso che andrò a Mielandia…mi accompagni?” mi chiese Hermione. Io annuii pensando già alle prelibatezze di quel negozio. Appena le due tornarono a tirarsi cuscini a vicenda, mi rivoltai verso la finestra. Sobbalzai. “Ma…che ora è?” chiesi. Hermione guardò l’orologio. “Le 20.30 passate…” rispose. Corsi al mio baule, mi tolsi il maglione, il cravattino, e misi sopra la camicia bianca la mia solita felpa viola con l’immancabile stella blu vicino al bordo. Buttai veloce la gonna e ne misi una a pieghe blu, completando il tutto con le solite sgangherate Converse viola. “Scappo ragazze! Devo sapere che voto ho preso, altrimenti scoppio!” le avvertii, coprendomi la testa con il cappuccio e correndo verso la porta. Le due mi salutarono e uscii, scesi le scale e corsi fino ai sotterranei. Prima di entrare ripresi fiato, e trovai la porta socchiusa. Entrai e trovai l’ufficio vuoto. Mi diressi alla camera ed aprii la porta. Anche quella era vuota. Per sbaglio spinsi troppo forte la porta, che sbattè. Sentii dei rumori e sobbalzai. “Chi va la?!” esclamò una voce, accompagnata alla chiusura di una porta. Mi girai e rimasi ad occhi aperti. “Dovevo immaginarmelo che fosse lei…” commentò seccato Piton. Rimasi imbambolata a fissarlo, probabilmente anche a bocca aperta. Spostai lo sguardo dal bagno al professore, mentre arrossivo sempre di più. Severus era in piedi con la bacchetta in mano, a torso nudo. Mi venne un caldo innaturale. “Ha intenzione di guardarmi in maniera ebete ancora per molto signorina Wyspet?” disse acido. Io scossi la testa, anche se il mio sguardo era ancora quello di una che aveva appena visto l’ottava meraviglia. “Mi…mi scusi…” sussurrai con la poca voce che riuscivo a tirare fuori. Senza aspettare risposta mi portai le mani davanti agli occhi, ancora in imbarazzo. “Era troppo bello che si fosse dimenticata di venire a trovarmi…” rispose arcigno. Spostai di poco le dita in modo da sbirciare. Piton era andato al letto. Non l’avevo notato, ma sopra c’era ripiegata una camicia nera leggera. La prese e se la infilò con la sua solita eleganza. Il cuore mi batteva a mille. Severus aveva davvero la pelle di un pallido quasi bianco. Il petto aveva qualche pelo qua e la ed i pettorali non esageratamente scolpiti, ma pur sempre attraenti. Mi stava salendo la bile al cervello e sentivo che avrei avuto di li a poco un flusso di sangue dal naso. Lui aveva iniziato ad abbottonarsi la camicia. Notai che al collo portava una catenina d’argento, con una piccola placca, come quelle dei militari babbani, ma più piccola. Appena si girò, richiusi le dita. “Può guardare ora…” disse Severus. Io abbassai le mani, però ero ancora rossa in viso. Piton prese la bacchetta che aveva appoggiato sul letto, andò in bagno e tornò poco dopo. “Mi scusi ancora…non volevo disturbarla…” ripetei. “Oramai è un’abitudine…” sbottò lui. Vidi infondo al letto dei vestiti buttati alla rinfusa. “Come vede non mi ha lasciato nemmeno il tempo per riordinare…” spiegò, infastidito. Trotterellai fino al letto e radunai i vestiti in una massa unica. Presi un capo ed iniziai a piegarlo. Un paio di pantaloni neri, eleganti. Poi un maglione verde scuro, che finì vicino ai pantaloni. “Non serve piegarli…sono panni sporchi…” commentò Piton, raggiungendomi. “Almeno occupano meno spazio…” sorrisi, continuando il mio lavoro. Lui rimase ad osservarmi, finché non piegai anche l’ultima manica. Il professore schioccò le dita, ed i panni sparirono. Mi sedetti sul letto, mentre lui andava a chiudere il cassetto della cassettiera alla destra del letto. Dondolai le gambe, indecisa se fargli la domanda che si agitava nella mia testa. Presi coraggio e parlai. “Non pensavo che lei portasse collane…” sorrisi, sincera. “Menomale che aveva chiuso gli occhi…” sbottò infastidito. Io fischiettai in maniera innocente. “E comunque, in genere odio portare collane, o anelli, ma quella che mi ha visto indosso è un’eccezione…” rispose poi. Ora che il discorso era iniziato, la mia domanda fremeva sulla punta della lingua. “Davvero? È un regalo? Da chi?” chiesi subito, a raffica. “Non sono affari suoi…” rispose brusco. Possibile che…no, non poteva essere stato un suo dono. Ero troppo paranoica nei suoi confronti. Dovevo smetterla di vedere Lily in ogni sfumatura della vita di Severus! Rimasi in silenzio, ancora con la curiosità che premeva. Piton mi guardò, poi sbuffò e mi raggiunse, sedendosi accanto a me. Iniziai a guardami le Converse, imbarazzata. “Signorina Wyspet, la sua curiosità invadente certe volte è proprio insopportabile…” sbottò Severus. Avrei voluto sprofondare. Cercai di fare un sorriso convincente, ma non funzionò. “Avanti, la stavo prendendo in giro!” disse subito Piton, in risposta al mio malinconico sorriso. Io rimasi con lo sguardo basso. “Alzi la testa e mi guardi…” ordinò. Obbedii, incrociando il suo sguardo con il mio. “Lei mi prende troppo sul serio…e comunque si, è un regalo…” rispose. Avrei voluto fargli altre domande. Molte altre domande. “Non è come pensa, Lily non centra nulla…” continuò subito Piton. Mi aveva letto nella mente, oppure il mio sguardo era così spaventato? Aprii la bocca per ribattere, ma lui mi zittì con lo sguardo. “Allora chi…” osai dire. Severus sospirò e scosse la testa. “Ha ragione…sono la solita impicciona…se non me lo vuole dire è libero di non rispondere…” mi scusai subito, alzandomi. Lui mi prese piano per il braccio e mi fece sedere. “Dei miei fatti privati non ne parlo volentieri, tanto meno con i miei studenti…” iniziò a spiegare. Io annuii. “…però, come credo si ricorda, già l’anno scorso le ho rivelato dei particolari importanti della mia vita privata…” continuò. Annuii ancora. “…e ciò è avvenuto perché mi fido di lei signorina Wyspet…trovo che la sua ostinazione nel venirmi a trovare ogni sera rischiando una punizione severa, sia un motivo più che valido per rispondere alla sua domanda…quindi…” proseguì. Io aguzzai le orecchie, lieta nel sentirmi dire che alla fin fine era felice delle mie visite. “Come ho detto prima, non uso portare collane o anelli, ma questa catenina mi è stata donata da una persona…” disse, prendendo poi un profondo sospiro. Lo guardai curiosa. “…mia madre” disse infine. Rimasi piacevolmente stupita. Era la prima volta che Piton nominava un membro della sua famiglia davanti a me. “Me l’ha dato quando ero ancora un bambino…non la annoierò con i dettegli…” spiegò. Io mi avvicinai. “Non mi annoia affatto!” risposi. Severus parve stupito dal mio entusiasmo. Per quanto diplomatico fosse il tono della sua voce, nei suoi occhi c’era un velo di tristezza. “Penso che non le interessino i particolari della vita di un suo professore, dico bene?” cercò di liquidarmi. Mi avvicinai ancora, tolsi le Converse e misi le gambe sul letto. “Ha ragione…i particolari della vita della Umbridge non mi importano, ma quelli del mio professore di Pozioni, un certo Severus Piton, mi interessano!” rimbeccai, decisa. Lui mi guardò indeciso. “E poi se si tengono dentro delle emozioni troppo a lungo, si rischia di scoppiare…” continuai, con tono saggio. “Dove l’ha letto, in un bigliettino dei biscotti della fortuna distribuiti a cena?” sbottò sarcastico. Io scossi la testa. “Me lo ripete sempre mia madre…e io ci credo! Comunque mi dicono tutti che sono una buona ascoltatrice…e le posso giurare, su Billie Joe Amstrong, che non rivelerò a nessuno la sua vita privata…” promisi, portando una mano sul petto in segno di fedeltà. Piton sorrise divertito. “Signorina Wyspet, lei è una ragazza impossibile…” commentò poi. Sorrisi. “Se ci tiene proprio allora…” ricominciò a dire. Io battei le mani entusiasta. “Stavo dicendo…mia madre…ero abbastanza piccolo quando mi diede questa catenina. Me la mise al collo e mi disse che era un oggetto importante…crescendo, imparai ad odiare questo regalo…o almeno, lo buttai in un angolo della mia stanza finché non arrivò il momento di venire ad Hogwarts…” iniziò a raccontare. Io ascoltavo rapita. “Non che io odiassi mia madre…o almeno, ora non più…” sospirò Severus. “E suo padre? Le ha fatto qualcosa? Cioè…vi ha mai…” iniziai a dire, preoccupata. “Picchiato? Probabilmente su mia madre l’avrà fatto…devo dire che delle loro liti ho cercato di eliminare il ricordo…” rispose, portandosi una mano alla testa. “Liti? Perché mai avrebbero dovuto litigare?” chiesi, senza contenermi. “Origini diverse…altro motivo per cui fui contento di venire qui ad Hogwarts…le mie origini babbane non sono una cosa di cui mi volessi vantare…” commentò. Origini babbane? Quindi in realtà, Severus era un Mezzosangue? “Mia madre era una strega, mentre mio padre un babbano…si, sono un Mezzosangue…” rispose, come se avesse capito ciò che mi chiedevo. “Alla fine portai la catenina con me, senza sapere un perché…forse, anche se odiavo ammetterlo, mia madre mi sarebbe mancata…” concluse. Ci fu un breve silenzio. Allungai una mano verso il ciondolo e mi avvicinai per leggere ciò che c’era inciso. “9 Gennaio 1960. A Severus, mio unico tesoro. Eileen Prince” lessi piano. Lasciai il ciondolo e Severus lo mise sotto la camicia. Lo guardai. “Esattamente per quello non volevo dirle nulla…” sbottò, acido. Lo guardai dubbiosa. “Lo sguardo di prima…le faccio pena…” rispose, irritato. Io scossi la testa e sorrisi. Gli presi una mano e lo tirai a me. La sua fronte sulla mia spalla. “Sono felice che mi abbia raccontato queste cose…e non provo pietà per lei…anzi, l’ammiro ancora di più, perché ha saputo cavarsela da solo…” sussurrai al suo orecchio, in un respiro. Gli accarezzai la testa. “Sono qui per lei…soltanto per starle accanto…e sarà sempre così…non l’abbandonerò, perché ho fatto la mia scelta…” conclusi. Piton rimase in silenzio. “Per cui…le voglio bene professore!” esclamai, sorridendo. Lui si liberò dalla mia stretta, rosso in viso. “Me lo ripete in continuazione...” commentò, però sorridendo. Mi lasciai andare distesa sul letto. Trascinai le mie stanche ossa di studente fino a che ebbi la testa sul cuscino, e mi girai verso di lui. Severus mi guardò divertito. “L’avverto che non mi farò scrupoli a svegliarla se si addormenterà…” mi avvertii. Io gli feci segno di mettersi vicino a me. Lui indugiò qualche minuto, osservandomi. Chiusi gli occhi e sospirai. “Solo cinque minuti…” lo pregai. Silenzio. “Ecco fatto, passati!” rimbeccò poco dopo. Io risi. “Era in senso metaforico!” precisai. Riaprii gli occhi. In effetti la stanchezza stava iniziando ad avere la meglio. “Professore?” lo chiamai. Lui mi guardò. “Venga a farmi compagnia…” gli chiesi. Severus scosse la testa. “Poco…dieci minuti…” proposi. Piton si sedette, me io lo tirai per la manica della camicia. “Che pretese signorina Wyspet!” commentò, divertito. Io allungai le mani come un neonato che cerca di prendere un giocattolo troppo lontano. “Solo dieci minuti…” si arrese Piton, sdraiandosi. Mi avvicinai fino ad essergli quasi attaccata. “Secondo lei nevica ancora?” chiesi. “Può darsi…” rispose vago. Poi, mi tornò in mente uno dei miei scopi di quella sera. “Cos’ho preso stamattina, nell’interrogazione?” chiesi subito. Piton mi guardò vago. “Ora ho capito perché è venuta a trovarmi stasera!” rimbeccò, offeso. Gli feci la linguaccia. “Non dica sciocchezze! Il voto era in secondo piano…” risposi. Lui sorrise. “La informo che una stupefacente E è stata scritta sul registro…” disse. Io rimasi stupita. “Una…E?” chiesi, sicura di aver sentito male. Piton annuì. Battei le mani entusiasta. “Usciamo?” proposi. “Troppo tardi…” rispose lui. Risi. Sembravamo una coppia di fidanzatini che programmavano la serata. “Avanti!” cercai di convincerlo. Severus scosse la testa. “Ma io voglio andare a vedere la neve!” rimbeccai, guardandolo. Lui sorrise. “Nevicherà fino a lunedì…c’è tutto il tempo…” commentò poi. Mi illuminai dalla gioia. “Vuol dire che usciremo domani sera?” chiesi. Piton scosse la testa. “Giovedì?” riprovai. “No…” ripose ancora. “Giovedì…o venerdì?” proposi. “No…e…no!” rispose subito. “E sabato?” dissi, mentre il mio entusiasmo si spegneva. “Secondo il principio d’esclusione, si, sabato sera potremmo anche uscire…” sbottò. Io sorrisi. “Non capisco perché non si porta in giro la Haliwell o la Granger…” sbuffò. “Anna è sempre con Draco ed Herm non vuole uscire dopo il coprifuoco…e poi…con lei mi diverto!” spiegai. Piton mi guardò scettico. Lo guardai. Avrei tanto voluto buttarmi fra le sue braccia. E baciarlo. Come qualche sera prima. Però sapevo che quella era stata solo un’eccezione. Severus a sua volta posò gli occhi su di me. Arrossii di poco, e chiusi gli occhi. Lui non diceva nulla. Si era creato un silenzio magico, che valeva più di mille parole. Aprii un paio di volte la bocca, incerta se dire qualcosa. Poi d’improvviso la risposta mi venne spontanea. “Beauty queen of only eighteen…” iniziai a cantare, piano. Vidi Piton sussultare di sorpresa. “She had some trouble with herself…” continuai. Non so perché scelsi She Will Be Loved. Forse perchè era la canzone che mi passava per la testa in quel momento. Canticchiai ancora qualche frase, poi smisi. “Non le ho detto di smettere…” commentò sorridendo Severus. Io lo guardai soddisfatta. “Such a lonely day, shouldn’t exist…” ricominciai, cambiando canzone. Lui mi guardò curioso. Forse cercava di indovinare la canzone. “It’s a day that ill never miss, such a lonely day, and it’s mine…the most loneliest day of my life…” continuai. Adoravo cantare per lui. Solo per la persona che amavo davvero la voce mi usciva senza intoppi. “And if you go, I wanna go with you…” proseguii. Era quella la strofa che mi interessava. “And if you die, I wanna die with you…” continuai, guardandolo negli occhi. Mi persi in quei tunnel profondi. Per qualche secondo mi si fermò il respiro. “Take your hand and walk away…” conclusi, allungando la mia mano. Mi avvicinai e accarezzai la sua mano, poi la incrociai con la mia. Piton non rispose subito alla stretta. Rimase indeciso su cosa fare. Lo guardai ancora. Quel calore. Quello che avevo provato la notte in cui dormimmo insieme, qualche giorno prima. Quella sensazione che mi scorreva nelle vene, facendomi pulsare il sangue. Quella sensazione che correva piano, che mi arrossava le guance e tentennare la voce. Quella sensazione che mi arrivava diritta al cuore. Decisi io per lui. Sciolsi le nostre mani e abbandonai la mia sul cuscino. “So I lay my head back down, and I lift my hands and pray to be only Yours…” cambiai ancora. Non ero un’appassionata di Mandy Moore, ma quella canzone si adattava perfettamente. Severus mi guardava compiaciuto. “I pray to be only Yours…I know now you're my only hope…” continuai, aumentando il tono della voce. Ancora i suoi occhi su di me. Il calore che aumentava. “Allora professore, continuo?” chiesi, in un sussurro. Lui annuì. Volevo cantare qualcosa che avesse un bel significato per me, in modo da trasmetterglielo. “She can kill with a smile...” iniziai, sorridendo. Piton sobbalzò. “She can wound with her eyes…” proseguii, sperando che si ricordasse. Mi guardò con un’espressione concentrata. Andai Subito all’ultima frase, per facilitargli il compito. “She hides like a child, but she's always a woman to me” conclusi. “Questa è la canzone che cantava l’altro giorno…mentre rifaceva il letto, dico bene?” indovinò. Io annuii. “Quando mio padre torna presto la sera, d’estate, trova sempre mia madre che rifà il loro letto matrimoniale…è lei che dice che i letti vengono meglio se rifatti in maniera babbana…” spiegai. Piton mi guardò curioso. “Allora, mentre lei traffica con le lenzuola, lui le canta questa canzone…She’s Always a Woman to Me…di Billy Joel…” finii di raccontare. “Davvero un bel quadretto famigliare…” commentò Severus. Mi resi conto della gaffe che avevo appena commesso raccontandogli questo particolare. “Mi…mi scusi…io…non intendevo rattristarla…volevo solo condividere uno dei miei ricordi più belli…” mi scusai, in colpa. Piton sorrise e mi fece una carezza sulla testa. Per risposta, ricominciai a cantare. Natalie Merchant, My Skin. Stavolta partii dall’inizio. Mi girai a pancia in su, con lo sguardo rivolto al soffitto. Severus non diceva nulla, così io continuavo. “You kiss me now…you catch your death…” cantai piano, girandomi verso di lui. Sorrisi alla vista del professore, con gli occhi chiusi. Si era addormentato. Era una visione talmente dolce. Mi chinai verso le sue labbra. “Oh I mean this...” dissi, in un sussurro. Avrei potuto sporgermi ancora di poco e baciarlo. Avrei potuto. Ma non lo feci. “Buonanotte professore…” sorrisi, poi gli diedi un leggero bacio sulla fronte. Scivolai giù dal letto e lo coprii con la coperta. Lo guardai ancora una volta. “Si ricordi che la amo…più di me stessa…” sussurrai ancora, poi gli sistemai il cuscino e gli diedi un altro bacio sulla fronte. Uscii piano dalla stanza richiudendomi la porta alle spalle, poi uscii anche dall’ufficio. Corsi per le scale ed arrivai in dormitorio. Aprii piano la porta per evitare di svegliare Hermione ma, appena vidi la luce ancora accesa, abbandonai il mio buon proposito. “Cosa fai ancora alzata?” chiesi, curiosa. Il prefetto mi guardò stupita. “Quando avevo detto di tornare prima delle undici non credevo mi prendessi sul serio…” commentò, allibita. Guardai la sveglia: erano le 22.35. “Non mi ero nemmeno resa contro di che ora fosse…Piton si è addormentato mentre stavamo parlando…cioè…mentre cantavo…si vede che ha avuto una giornata parecchio stressante…” raccontai, iniziando a cambiarmi. Hermione mi guardò sospettosa poi, chiuse il libro. “Bando alle ciance, ti ha detto cos’hai preso nell’interrogazione?” mi chiese, schietta. Io risi. “Sei sempre la solita…ho preso E…” risposi. La ragazza rimase a bocca aperta, poi battè le mani entusiasta. “Magnifico!” esclamò. Le sorrisi e filai in bagno per gli ultimi ritocchi, poi tornai e mi precipitai a letto. “Herm?” la chiamai. Lei si girò, mentre Grattastinchi si stava accomodando sul letto accanto a lei. “Sabato…ti va se torniamo in quel negozio dove abbiamo preso i bracciali?” le proposi. “Si…perché no…” sorrise, con uno sguardo complice. Risi ancora e chiamai Billy Joe. Appena gatti e coperte furono apposto, Herm spense la luce. Affondai la testa nel cuscino e il resto nelle calde coperte. Avevo l’immagine di Piton dormiente impressa nella mia testa. Non vedevo l’ora che arrivasse sabato, per la fatidica uscita. E con la mente rivolta a quel pensiero, chiusi gli occhi, mentre Billy Joe faceva ancora una volta le sue fusa.
  
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