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Autore: emmevic    14/12/2012    3 recensioni
Cit/: Si chiese come sarebbe stato, se Eragon avesse reclamato il regno, se si fosse imposto come nuovo re o se lei, lei figlia di Ajihad e Nadara, si fosse ritirata e avesse lasciato il trono a Orrin. Probabilmente sarebbe stato tutto più semplice, si disse. Altri avrebbero dovuto badare al regno e lei sarebbe stata padrona del proprio destino e della propria vita. Avrebbe avuto più tempo per dei figli ed un marito.
[ Spoiler Inheritance ] [accenni MurtaghxNasuada]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OneShot ambientata
un giorno prima
dell'incoronazione di Nasuada,
dopo l'eclatante sconfitta
di Galbatorix.



I figli che non avremo
Nasuada si rigirava nel letto, irrequieta. Accaldata, si muoveva sotto le lenzuola e rifletteva su ciò che avrebbe significato per lei l'indomani e sulle conseguenze che esso avrebbe comportato all'interno della sua vita.
Non che fosse in ansia per la cerimonia d'incoronazione, non era quello il motivo per cui faticava a prendere sonno. E non era nemmeno intimorita dal fatto che dal giorno seguente le sue responsabilità sarebbero accresciute sino a diventare immani.
In realtà era impaziente, se non desiderosa, di prendere il controllo dell'impero e di poterlo gestire nel migliore dei modi, in maniera tale da innalzare dalle ceneri della guerra una strada più luminosa per i propri sudditi.
Perché era quello l'obiettivo che si era prefissata.
Si portò una mano alla testa e asciugò le gocce salate che le imperlavano la fronte.
Aveva così tanti progetti nella propria mente, così tanti piani e propositi, che quasi non riusciva a tenerne il conto e veniva inesorabilmente inabissata dalla quantità di faccende cui doveva provvedere. Da considerare c'era la ricostruzione della città di Uru'baen, fortemente danneggiata durante l'ultima grande battaglia, il salario dei soldati, il cibo per i popolani, la questione dei lord che avevano prestato giuramento all'imperatore e altre incombenze simili erano all'ordine del giorno.
Non era una vita semplice, la sua.
Si chiese come sarebbe stato, se Eragon avesse reclamato il regno, se si fosse imposto come nuovo re o se lei, lei figlia di Ajihad e Nadara, si fosse ritirata e avesse lasciato il trono a Orrin.
Probabilmente sarebbe stato tutto più semplice, si disse.
Altri avrebbero dovuto badare al regno e lei sarebbe stata padrona del proprio destino e della propria vita.
Avrebbe avuto più tempo per dei figli ed un marito.
Improvvisamente le venne in mente un'immagine: lei, lui, il sapore ricco e dolce del vino e il profumo di terra arata.
Fu un colpo al cuore, quando comprese che tiro mancino le avesse tirato il suo inconscio, perché quella, quella non era che una delle innumerevoli visioni mostratele durante la lunga prigionia di Uru'baen.
Quella era l'illusione che quasi l'aveva tradita, quasi l'aveva fatta crollare ai piedi di Galbatorix, tempo e tempo prima. Perché ci aveva quasi creduto, aveva quasi sperato che quella fosse la realtà.
Aver avuto quattro figli, sì, le sarebbe piaciuto, l'avrebbe resa fiera, e avrebbe accettato di avere Murtagh al suo fianco, e - diamine- avrebbe amato sorseggiare vino da un calice di cristallo accanto a lui.
L'avrebbe adorato, ma tutto ciò non era in alcun modo reale e mai avrebbe potuto esserlo.
E come dimenticare, ora che le era tornato alla mente, le odiose mattonelle rosse della Stanza dell'Oracolo, l'ignobile perfidia di Galbatorix, la fastidiosa afasia del carceriere, e Murtagh?
Murtagh dalla faccia d'argento, Murtagh dalle mani robuste, Murtagh dagli occhi profondi.
Nasuada ancora ricordava quella terribile maschera metallica che lui, lui, lui portava durante le ore di tortura. Mai l'avrebbe dimenticata.
Allo stesso modo rammentava il dolore di sapersi destinata a una sorte terribile, il tormento del ferro incandescente sulla pelle e lo strazio del brucotarlo sotto pelle.
Ma il dolore più grande era stato dovergli dire addio. La prova di coraggio più grande era stata salutare Murtagh dopo aver affrontato terribili torture, dopo aver soverchiato un usurpatore di troni e dopo aver liberato un regno.
Molte lacrime le avevano rigato le guance e la voce le si era rotta dal pianto, su quel largo piazzale.
E adesso, a distanza di mesi, si domandava se sarebbe servito a qualcosa chiedergli di restare, se sarebbero andate diversamente le cose, magari in meglio.
Eppure era inutile interrogarsi, perché quella dolorissima volta - subito dopo la vittoria - lei per prima aveva scelto il potere regio all'amore e, quando lui le aveva sussurrato addio, si era fatta da parte, consapevole che un futuro loro due - lei, una futura regina, e lui, un regicida - mai l'avrebbero avuto.
Ciononostante le immagini di quella illusione continuavano e continuavano a tornarle alla mente e Nasuada non voleva scacciarle; non subito.
Perché si sarebbe lasciata cullare da esse ancora un poco, ancora per qualche minuto.
Voleva immaginarseli quei quattro figli, voleva dar loro un volto e un nome. E voleva rivederlo, voleva riavere davanti agli occhi Murtagh con il suo sguardo profondo e gli occhi duri di chi sa d'aver commesso atti imperdonabili.
Lo amava, lo amava veramente, ma avrebbe dimenticato. Avrebbe soppresso quell'amore insano per il bene del regno.
E quando le luci dell'alba rischiararono l'orizzonte, per Nasuada non ci fu più nulla, basta bambini, basta pergolati, basta colline carezzate dai venti settentrionali e basta Murtagh. Per lei a quel punto ci fu solamente il regno.
E dopo qualche ora non fu più capo dei Varden, non fu più Lady Furianera, fu solamente Nasuada, figlia di Ajihad e Suprema Regina del Paese.
Trivia:  storia scritta in un momento di febbre. Poveri neuroni [...]
   
 
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