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Autore: PaleMagnolia    14/12/2012    8 recensioni
Belle è arrivata da poco al Castello Oscuro, e sta ancora cercando di fare l'abitudine al suo strano proprietario. Sta facendo un po' di pulizie generali nel castello, quando nota una mela posata sul tavolo del grande salone. C'è anche un biglietto.
"Sono una mela avvelenata", dice. "Mangiami".
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments, Nonsense, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa roba è colpa di GiulsLaPazza, che mi ha convinto a tradurla e a postarla anche qui.
Quindi prendetevela con lei.
(cioè, no, è colpa mia che l'ho scritta) (ma mi piace gettare il sasso e poi nascondere la mano) (e indicare qualcun altro con aria innocente) (quindi) (È tuuuutta colpa sua) (tutta) (colpa) (sua) (hah!)



 

Non la notò nemmeno, almeno in un primo momento, quando entrò nel salone per fare un po’ di pulizie.
 
Quando si girò verso il tavolo per spolverarlo, però, si accorse che qualcosa - qualcosa di rosso, e rotondo, e lucido - era stato posato proprio al centro del grande bancone di legno. Era una mela, una di quelle mele grandi e lucide, rosso cupo. Era così  perfetta che quasi non sembrava reale, e in un primo momento lei pensò, in effetti, che fosse finta: un soprammobile, uno di quei frutti di cera che si mettono nei centrotavola per fare bella figura, o qualcosa del genere. Ma quando si avvicinò, sentì che aveva decisamente l’odore di una mela vera.
 
C'era un biglietto sotto di essa, un pezzetto di carta spessa, color crema. Belle lo prese e lesse:

 
SONO UNA MELA AVVELENATA
 
MANGIAMI

 
La calligrafia era netta, affilata. Belle sorrise e prese la mela: la rigirò fra le mani ammirando l’impeccabile buccia rosso sangue, assolutamente priva di difetti, costellata dei minuscoli puntolini più chiari tipici di quella varietà. La sua superficie era lucente come vetro: così liscia, così lustra che praticamente ci si poteva specchiare. Ci giocherellò un po’, pensosamente, facendosela rotolare da un palmo all’altro; e alla fine ne prese un morso, con uno schiocco secco, sonoro. La polpa della mela era bianca, farinosa, asprigna.
 
"Che cosa state facendo – mia cara?", disse una voce dietro di lei.
 
Belle trasalì, si voltò e vide Rumpelstiltskin entrare nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle con un gesto distratto della mano sottile.
 
"Ehi," disse Belle, con un sorriso esitante. “Mi avete, uhm. Mi avete spaventato."
 
"Che peccato." Lui fissò lo sguardo sul frutto che aveva in mano (il segno bianco del morso che spiccava sul rosso della buccia) e piegò la testa verso sinistra.
 
"Oh, suvvia!" disse, in un tono di finta esasperazione, agitando le mani in un gesto teatrale, una delle sue peculiari abitudini. "Non ditemi che l’avete mangiata."
 
Belle aggrottò la fronte in quel suo modo ingenuo, vagamente infantile. "Chiedo – chiedo scusa?"
 
"La mela, cara." Rumpelstiltskin sorrise uno dei suoi inquietanti sorrisi.
 
"Naturale che l'ho fatto." L’espressione di Belle si sciolse in un sorriso e lei si girò verso il tavolo. Prese il biglietto e lo agitò davanti agli occhi di Rumpelstiltskin, e puntò scherzosamente il dito sulle parole. "Vedete? Dice “mangiami”. Così l’ho fatto."
 
Si dondolò avanti e indietro sui piedi, come una bambina, e l’orlo del suo vestito le danzò intorno alle caviglie.
 
"Ah. E voi fate sempre fare quello che vi viene detto di fare - giusto, cara?"
 
Lei ridacchiò. "Beh, uhm. No." Si mise le mani dietro la schiena. "Non sempre, no."
 
"Ma questa volta lo avete fatto." Lui la guardò e unì le dita delle mani; inclinò di nuovo la testa, e i capelli gli ricaddero davanti agli occhi come tende. La fissò attraverso di essi coi suoi strani occhi.
 
"Diceva ‘mangiami’. Ho pensato che fosse, beh ..." Lei si strinse nelle spalle e sorrise, gli occhi azzurri che brillavano. "Carino."
 
Rumpelstiltskin strinse le labbra in un'espressione di beffardo rimprovero.
 
"Dice anche ‘sono una mela avvelenata’. Com’è che vi fidate di una mela avvelenata?"
 
Lei ridacchiò di nuovo, ma si fermò quando vide l'espressione improvvisamente seria sul suo volto.
 
"Cosa c'è? Ho fatto qualcosa che non…"
 
Lui si mise a camminarle lentamente intorno, come un avvoltoio, fissandola con sguardo grave, costringendola a girarsi su se stessa per riuscire a guardarlo in faccia.
 
"Rumpelstiltskin ..."
 
Improvvisamente si fermò e si avvicinò, con l'espressione severa ancora sul viso.
 
"Rump ..."
 
"Dovreste stare molto più attenta su chi riponete la vostra fiducia."
 
Belle lo guardò, perplessa. "No, ehi – un momento, quello era - era uno scherzo, giusto? Voglio dire, siete stato voi a - siete stato voi che l'avete lasciata qui… per me..."
 
Rumpelstiltskin spalancò gli occhi in una parodia di sorpresa. "Oh, e com’è che vi fidate di me, allora?"
 
Lui la fissò ancora per un attimo, e poi rise, rise in quel suo modo inquietante, tutto personale.
 
"Pensateci sempre molto bene, prima di fare ciò che una mela avvelenata vi chiede di fare." Disse, con la sua voce cantilenante; e poi, lentamente, le prese la mela di mano e, altrettanto lentamente, se la porta alle labbra. "O quello che io vi chiedo di fare..."
 
Morse la mela, guardando Belle dritta negli occhi.
 
"… mia cara."
  
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