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Autore: Berenike    14/12/2012    2 recensioni
Severus Piton, uno studente di Serpeverde al terzo anno, non aveva mai amato il Natale. Mentre per tutti gli altri studenti, le feste erano tempo di perdono ed allegria, per la sua famiglia era il tempo di umiliazioni e giudizi. Sebbene non avesse mai dato importanza a regali e pensieri, perfino a lui la totale mancanza d’amore nei suoi confronti aveva lasciato un segno indelebile nel profondo della sua anima, che si era tramutato in odio per il Natale e per tutto ciò che gli ricordasse quanto la sua famiglia l’avesse sempre messo al secondo, se non ultimo, posto dei loro affetti. Ma quell’anno qualcosa aveva mosso il suo animo ferito ed aveva deciso di mettersi in gioco, di provare, di osare.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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Allora felice io, che amo e sono riamato da chi non posso lasciare, né essere lasciato

Hogwarts non era mai stata così splendente. Nonostante il castello fosse noto per le decorazioni natalizie e i canti gioiosi durante il periodo delle feste, quell’anno aveva davvero superato ogni aspettativa. Girava voce che il custode, un omino piccolo e grassottello, sempre imbronciato e d’animo cupo, avesse trovato una compagna con cui passare le feste, una vedova giunta al castello come aiuto infermiera (viste le molte influenze dovute al freddo invernale). Il suddetto custode era così contento quel Natale, che addobbò il castello in maniera maestosa, senza dimenticare nemmeno una scala, o un passaggio segreto, nemmeno le cucine. Gli elfi domestici, sentendosi apprezzati ed amati per la prima volta da anni, cucinavano ogni prelibatezza, ogni giorno curiosità diverse, ogni giorno colori e profumi diversi che animavano la Sala Grande di gioia ed allegria.
Severus Piton, uno studente di Serpeverde al terzo anno, non aveva mai amato il Natale. Mentre per tutti gli altri studenti, le feste erano tempo di perdono ed allegria, per la sua famiglia era il tempo di umiliazioni e giudizi. Sebbene non avesse mai dato importanza a regali e pensieri, perfino a lui la totale mancanza d’amore nei suoi confronti aveva lasciato un segno indelebile nel profondo della sua anima, che si era tramutato in odio per il Natale e per tutto ciò che gli ricordasse quanto la sua famiglia l’avesse sempre messo al secondo, se non ultimo, posto dei loro affetti. Ma quell’anno qualcosa aveva mosso il suo animo ferito ed aveva deciso di mettersi in gioco, di provare, di osare. Non era mai stato coraggioso, quella era una qualità che aveva sempre lasciato ai Grifondoro; al massimo poteva considerarsi furbo, perfino intelligente. Ma non coraggioso.. Le feste però gli fecero credere che un Miracolo di Natale poteva accadere, in quell’atmosfera così magica perfino per Hogwarts, così decise, per una notte, di non essere un codardo.
Passò tutta la settimana prima di Natale a preparare la sorpresa con cui avrebbe finalmente aperto il proprio cuore alla ragazza che dal primo sguardo l’aveva cambiato e l’aveva fatto suo. Di notte rilegava i fogli ingialliti, tagliandosi talvolta le dita, ma senza mai una volta pensare che non ne valesse la pena. Per quanto gli occhi gli bruciassero, per quanto le mani fredde gli facessero male, per quanto stesse trascurando gli studi, si sentiva finalmente vivo e ansioso di dimostrare al mondo che anche lui poteva essere coraggioso, che anche lui poteva offrire qualcosa a colei che aveva amato dal primo istante, che anche lui meritava qualcosa.

24 Dicembre, Vigilia di Natale

Dopo una lunghissima settimana di preparativi, settimana in cui tutto aveva trascurato tranne che il suo cuore palpitante, si fermò ed ammirò finalmente ciò che aveva intenzione di regalare a Lily, la sua Lily. Era un diario, rilegato a mano con una minuziosa attenzione, con poche pagine ingiallite ma perfettamente ritagliate. Non aveva trovato soldi da poter spendere in fogli nuovi, o in una copertina decente, così l’aveva fatta a mano, senza l’uso della magia, così che Lily capisse quanto il suo amore fosse sincero. Ma il regalo non era ancora completo.
Severus prese un libro di poesie che aveva trovato nella spazzatura dietro casa propria, e che aveva letto trovandolo così interessante da non potersene più separare. Intinse la pergamena nell’inchiostro nero ed iniziò a scrivere, con la grafia migliore che gli riuscisse:

Coloro che hanno le stelle favorevoli
si vantino pure di pubblici onori e di magnifici titoli,
mentre io, cui la fortuna nega un simile trionfo,
gioisco, non visto, di ciò che più onoro.
I favoriti dei grandi principi schiudono i loro bei petali
come la calendula sotto l'occhio del sole,
e in loro stessi il loro orgoglio giace sepolto,
poiché, a un cipiglio, essi nella loro gloria muoiono.
Il provato guerriero, famoso per le sue gesta,
sconfitto che sia una volta pur dopo mille vittorie,
è radiato per sempre dal libro dell'onore,
e dimenticato è tutto ciò per cui si era impegnato.
Allora felice io, che amo e sono riamato
da chi non posso lasciare, né essere lasciato.


Per un secondo il Serpeverde considerò l’idea di firmare con il proprio nome la poesia, poiché era quasi certo che Lily non conoscesse la poesia riportata. Ma scacciò il pensiero con un gesto della mano e scrisse semplicemente:

William Shakespeare

Ora era completo. Ora poteva consegnare il diario a Lily, e con esso, il proprio cuore. Si addormentò sul proprio letto senza neanche spogliarsi, eccitato ed al proprio tempo spaventato per ciò che avrebbe fatto il giorno successivo.

25 Dicembre, Natale

Severus Piton si svegliò lentamente, quasi assaporando il gusto di un risveglio così insolito e pacifico. Poteva sentire le mani dolergli a contatto con il copriletto ruvido, ma non fece niente, rimase lì, steso, in silenzio. Si alzò con calma, si spogliò e si rivestì come se stesse andando ad una festa. Si pettinò e si lavò il viso in uno stato di eccitazione che andava al di là di ogni previsione. Era così felice che avrebbe potuto essere gentile con chiunque, perfino con Potter, quella mattina. E magari un giorno lontano, un giorno in cui lui e Lily avrebbero fatto colazione nel portico con tanti bambini attorno, i loro bambini, avrebbe potuto perfino scherzare su quel Potter che a scuola non poteva sopportare. Quello era, doveva essere, il giorno in cui tutto poteva accadere, il giorno in cui il destino gli rivelava finalmente il suo scopo nel mondo magico.
Senza quasi accorgersene, uscì dalla sala grande e si diresse verso la torre di Grifondoro. Sapeva dove si trovasse perché più di una volta aveva seguito il suo amore fino alla torre, guardandola conversare e ascoltando il dolce suono della sua voce. Una volta aveva perfino sentito la parola d’ordine, e l’aveva conservata fino a che questa non sarebbe tornata utile. Certo, era pericoloso entrare nella torre di Grifondoro, soprattutto con i Malandrini che giravano come se fossero a casa loro ma, questa volta, le cose dovevano andare per il verso giusto, era destino.
Si fermò davanti all’entrata della torre di Grifondoro, il quadro della Signora Grassa, e inspirò profondamente. Stava per succedere, doveva essere coraggioso e la vita gli avrebbe sorriso, come faceva ogni volta con Potter ed i suoi amichetti.
Ma non fece in tempo a dire la parola d’ordine che Lily uscì, con due amiche della stessa Casa, dal ritratto della Signora Grassa, e lo guardò sbalordita.
-Severus, cosa fai qui? – Dicendo questo fece cenno alle amiche di lasciarli soli, e queste proseguirono guardandosi tra loro quasi spaventate.
Severus, ancora sotto shock, non riuscì a proferire parola. Riusciva solo a guardarla e a perdersi nei suoi occhi verdi.
-Buon Natale – disse infine il Serpeverde agitato. Sentì il piccolo diario pulsargli nella tasca e così lo tirò fuori.
-Questo è per te, l’ho fatto io… - E così, dopo giorni di attesa, le consegnò il regalo per cui tanto aveva faticato.
-Grazie – disse lei, agitata. Lo tenne come fosse un oggetto prezioso, lo studiò con attenzione, e passò il dito sottile sui bordi della pagine ritagliate.
-Aprilo – gli consigliò Severus, il cuore che non gli dava tregua; credeva che gli stesse per scoppiare nel petto.
Ma lei non lo aprì mai. Nel momento esatto in cui Severus pronunciò l’ultima parola, i Malandrini uscirono dalla Sala Comune di Grifondoro, sorridendo e ridacchiando come se fosse il giorno più bello delle loro vite.
-Guardate chi c’è! – dissero in coro, come se si aspettassero di vedere un Serpeverde fuori dalla loro Sala Comune. Lily sorrise ai quattro ragazzi in maniera imbarazzata, nascondendo il regalo di Severus dalla loro vista. Ma James fu più veloce e le prese il diario dalle mani con prontezza.
-E questo cos’è? – chiese retoricamente rivolgendosi agli amici, mentre tutti gli altri tre lo guardavano con ammirazione, come spesso accadeva.
Poi Sirius, il più alto tra i Malandrini gli disse maliziosamente:
-Aprilo! – Lily cercò di afferrare il diario in tempo, ma James, più alto di lei, lo sollevò così da renderlo fuori dalla sua portata. Severus divenne paonazzo e fece per andarsene, ma rimase lì bloccato, come sotto incantesimo. E fu così che James iniziò a leggere ad alta voce, in modo melenso e smielato:
-Coloro che hanno le stelle favorevoli si vantino pure di pubblici onori e di magnifici titoli … - Tutti ridacchiarono, tranne Remus che intimò loro di lasciar stare. Ma James continuò, sempre con la stessa voce ironica:
-Mentre io, cui la fortuna nega un simile trionfo, gioisco, non visto, di ciò che più onoro. –Tutti risero, tranne Lily e Severus che erano come pietrificati, con lo sguardo basso e le mani incrociate.
-Guardate, è firmato William Shakespeare! – Finì per dire Sirius, puntano il dito contro la scrittura raffinata di Severus.
-Non l’ha neanche scritta lui! – Continuò James, abbassando il diario per tenersi la pancia nell’atto di ridere…
Fu allora che Severus prese il diario e corse verso la direzione opposta, qualunque essa fosse. La sua mente continuava a ripetere l’umiliazione che aveva appena ricevuto, ancora e ancora, la voce di James, la risata di Sirius, l’umiliazione di Lily…
Grosse lacrime scesero sulle sue guance arrossate mentre correva verso il proprio dormitorio. Una volta entrato, gettò il diario tra le fiamme, giurando di non passare mai più un giorno cercando di essere coraggioso, o cercando di dimostrare a sé stesso di valere qualcosa.
Odiava il Natale, odiava Potter e i suoi amici, odiava quello stupido diario, odiava Shakespeare e più di tutti odiava sé stesso.

   
 
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