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Autore: bloody_lily    10/07/2004    4 recensioni
delirio sdolcinato... -_-'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con le sopracciglia inarcate in un’espressione di scetticismo

No Chocolate.

 

Visto che ho avuto uno dei miei momenti sdolcinati (per fortuna non troppo frequenti), ho pensato che immortalare l’occasione fosse una buona idea per dissuadermi dall’averne altri in futuro. Diciamo che è abbastanza ispirata alla mia alquanto astrusa storia… per cui, grazie a tutti quelli che l’hanno seguita, anche solo attraverso le mie poesie.

 

 

Si sentiva strano.

Diede un’altra occhiata scettica al fascicolo appoggiato sulla scrivania e inarcò le sopracciglia. Non era particolarmente sospetto il fatto che Roberta gli avesse fatto un regalo per il suo compleanno. In fondo erano amici, no?

E allora perché si sentiva strano?

Allungò una mano per prendere il libriccino, ma la ritrasse prima di poterlo anche solo sfiorare.

Lo osservò a lungo.

Era composto da una decina di pagine, più o meno. La copertina era un foglio di grana leggermente più spessa degli altri, ma del solito color avana, tipico della carta riciclata. Al centro di essa, in una grafia inclinata e svolazzante ma essenziale, spiccava la scritta “No Chocolate”. L’inchiostro verde si diramava in curve piene ma nette, senza alcuna sbavatura. Decise che era una bella copertina. Elegante.

Ma ancora non capiva perché si sentiva strano.

Si risolse a ispezionare per l’ennesima volta il blocchetto incriminato.

Lo prelevò dal ripiano di legno con due mani nonostante sembrasse quasi privo di peso, se lo appoggiò sulle gambe e prima di aprirlo gli lanciò l’ennesimo sguardo sospettoso. Sulla prima pagina era stata attaccata una foto cui due righe verdi facevano da didascalia.

In realtà pensò che non spiegavano proprio niente di quell’immagine in bianco e nero in cui Roberta stava seduta sui gradini della scuola, gli occhi celati da un paio di lenti scure e una sigaretta imprigionata fra le labbra al solito imbronciate.

“Aspettami ogni sera, davanti a quel portone… e se verrai stasera ti chiamerò per nome; chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò… ma se mi chiami amore io ti risponderò.” Francesco De Gregori.

No, non spiegavano proprio niente. Anzi, gli dirottavano i pensieri per vie tortuose in cui non sarebbe riuscito a raccapezzarsi da solo.

Sfogliò un paio di pagine, ostinandosi a leggerne soltanto i titoli.

“Learn To Fly”. “Blasfemo”. “Somewhere Only We Know”…

Poesie. Poesie vivide, violente, vissute. Dal gusto dolceamaro, come Roberta.

Forse… era per quello che si sentiva strano? Perché aveva assaggiato un po’ di Roberta attraverso impressioni incorporee che gli venivano trasmesse da una ridda di parole raccolte seguendo lo slancio di un momento e via?

Adesso si sentiva strano, confuso e un po’ spaventato.

Alzò la cornetta e fece il suo numero, meccanicamente. Si rese condo di cosa aveva fatto quando una voce squillante rispose dall’altro capo del filo.

“Pronto?”

Si schiarì la voce. “Roberta? Sono Marco”.

“Ah. Tutto a posto?”

“Sì, sì. Tutto a posto. Volevo… mh, volevo dirti che ho…”

“Dimmi”.

“Sì. Ho scartato il regalo”.

“Beh, bene, no? Speravo proprio non lo avresti gettato via ancora incartato!”

Poi si sentì una risata. Battuta, Marco. Roberta stava scherzando. Riprenditi.

“Già”.

“Mi rendo conto che è stata una sciocchezza”.

“Come?”

“Ma sì. Una maglietta, un cd, un libro di spartiti… potevo farti un regalo normale”.

“Io non so…”

“Non sai cosa?”

“Niente. Mi ha fatto piacere. Sono poesie. Mi… piacciono”.

“A me no. Voglio dire, le mie poesie non mi piacciono mai. Sono stilisticamente illeggibili, un’accozzaglia di sensazioni, sentimenti, situazioni e sa il cielo cos’altro. Sono emozioni incontrollate e basta, mi sembra… ehi, ci sei?”

La linea era muta.

“Marco?”

“Sì. Senti, ti va di vederci al parco? Credo che… oh, insomma, ti va?”

“Ma certo. Non c’è problema. È successo qualcosa? Sei strano”.

“No. O meglio sì, ma ti spiego tutto di persona”.

“Allora a fra poco”.

“D’accordo”.

Si infilò gli anfibi di fretta, prese al volo No Chocolate e una felpa. Si precipitò giù per le scale.

Sincerità. La chiave di tutto.

Aveva la testa completamente vuota e gli sembrava di galleggiare nell’aria fresca della sera. Si sentiva sollevato, euforico, invincibile.

Gli sembrava d’aver fatto la scoperta del secolo, di aver dato la risposta a tutte le domande della sua vita.

Entrò nel parco ancora correndo e si sedette su un’altalena. Quante volte ci era stato prima! Eppure adesso il copertone gli sembrava più morbido e comodo, la catena più salda, il panorama più rigoglioso e colorato. Il sottile spicchio di luna crescente risaltava nel blu cobalto del cielo insieme a un paio di stelle luminosissime. Neanche una nuvola ad offuscare l’immagine.

Aprì il libretto per guardare di nuovo la fotografia di Roberta. Era sempre stata così *bella*?

“Ehi!”

Alzò la testa per vederla avvicinarsi. Sembrava più effimera che nella foto, più dolce e più pericolosamente imperfetta.

Sul suo viso dorato c’era la traccia di un sorriso.

Aspettami ogni sera, davanti a quel portone… e se verrai stasera ti chiamerò per nome; chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò… ma se mi chiami amore io ti risponderò…

Aspettami ogni sera… e se verrai ti chiamerò per nome… ma se mi chiami amore io ti risponderò…

Se mi chiami amore… io ti risponderò…

“Amore…”

La vide sgranare gli occhi.

“Amore!” ripetè, fermamente.

Deciso e sincero. Invincibile…

Roberta distese nuovamente le labbra in un sorriso.

“Dimmi…”

  
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