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Autore: LaNana    14/12/2012    0 recensioni
Ti dicono che il 3 sia il numero perfetto. Balle, è il 4.
4 amiche.
4 uomini.
40 gradi ad Ibiza.
4 storie.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Lunedì, aeroporto di Malpensa, ore 6:50.
Quattro ragazze con borse e valigie pronte per partire.
- Simona, sembra che devi partire per sei mesi!- la bionda ride verso la madre di Gaia.
- Dai muoviamo sti culi.- Gaia, per l’appunto. Sfoderano le carte d’identità e vanno verso il check in, essendo giugno non è che ci sia tutta sta coda, tempo un quarto d’ora e sono al gate a smontare cinture, collanine, orecchini, piercing.
Poi si perdono nel Duty free, le puoi vedere scorrazzare di qua e di là senza percorso logico.
E poi sull’aereo a far foto a Varese e Milano che sembrano macchie di colore, perdersi nei colori del mare di Nizza, affascinarsi per i Pirenei.
Ore 14:40, le quattro sono già in spiaggia a friggersi sotto il sole, mentre la Vale con gli occhi verdi tira sabbia sui piedi delle amiche.

Alla tv l’avevano detto che sarebbe arrivato il gran caldo, ma Simona non ci credeva. Quando mai a giugno si raggiungono i 41° a Ibiza?
Sbadigliando si volta verso Gaia, una delle sue più care amiche che fissa continuamente il bagnino, Fabio.
- Smettila di fare la porca!- disse spintonandola e ridendo.
- Ma lo sto solo guardando, tamarrrrrra.- Gaia le rispose sempre con un sorriso aperto, prendendo in giro la sua erre moscia. Scoppiarono a ridere lasciando interdette le loro due compagne di viaggio: le due Valentine.
- Gaia continua a fissare Fabio come se ieri sera non le fosse bastato!- e risero tutte insieme, ancora.
- Eh ci credo vecchia porcona, non ti basta mai!- e tirò fuori dalla borsa mare il cellulare che squillava – E’ Davide, arrivo.- Gaia si sdraiò con un sospiro e ancora il sorriso sulle labbra prendendosi tutto il sole attirando l’attenzione di Simona e Valentina.
- Hai sentito Max?- Valentina fece la domanda che tutte volevano fare. Gaia si era lasciata con Max dopo anni e anni e diceva di non stare male, ma loro la conoscevano bene.
- Sì mi ha chiamato l’altra sera.- apparve un sorriso amaro sotto gli occhialoni scuri.
- E..?- Simona aggiustandosi il cappello di paglia.
- Niente sta male, mi rivuole…cose già sentite. Solite storie.- si sedette guardando le amiche. Erano così diverse l’una dall’altra, lei era quella morbida, seno prosperoso e un’allegria coinvolgente, Simona era la più minuta con due occhi azzurri giganti, una Valentina altissima e magra dava a tutti l’aspetto di una fragile, ma che a conoscerla aveva sotto due palle così, e l’altra Valentina la più introversa ma forse la più bella del gruppo.
- Gaia se stai male è comprensibile.- ma lei si alzò in piedi prendendo il mega pallone gonfiabile e lasciando gli occhiali nella borsa di Simona.
- Vale, la vita va avanti e son passati mesi ormai. Possiamo goderci questa Ibiza smettendola finalmente di pensare a quel che c’è a Milano?- e corse verso Fabio lanciandogli la palla, lui rispose ridendo e abbracciandola, facendola sbilanciare e cadendo con lei sulla sabbia bianca del lido…che era bollente come una padella per le piadine.
- Oh è Andrea.- Simona prese il cellulare digitando velocemente un sms.
E in quel momento Valentina si sentì ancora una volta esclusa dalle sue amiche, tutte impegnate con un ragazzo, che fosse fisso o che no, e lei che appariva così anonima. Eppure aveva così tanto da dare.
Poi arrivò il momento, quello giusto. E arrivò insieme ad una pallonata.
- Gaia stai attenta!- l’ammonì in malo modo, era così distratta a volte!
- Gaia?- aprì gli occhi, quella voce NON ERA di Gaia.
- Oddio scusa, pensavo che tu fossi…- si alzò nervosamente in piedi passandogli il pallone. Pallone che era di Gaia in effetti. La vide poco più in là appartata con Simona e Vale sulla torretta dei bagnini, intente a godersi la scena.
- …Gaia.- arrossì, era arrabbiata, possibile che in sette anni che le conoscevano, non passasse giorno che non cercassero di appiopparle un uomo?
- Già…- gli mollò il pallone in mano guardandosi intorno.
- Beh mi chiamo Marco, ma se ti fa piacere chiamami Gaia, basta che mi chiami.- le sorrise e Valentina arrossì di più se possibile.
- Valentina.- e abbassò lo sguardo subito dopo avergli stretto la mano.
- Senti…Valentina.- fu attratta dal suono basso della sua voce e lo fissò dritto negli occhi, occhi verdi – Stasera con gli amici andiamo al Paca che un amico da una festa…ci vieni?- rimasta a bocca aperta fissa negli occhi di lui, non rispondeva.
- Certo che le va, poi veniamo tutte!- Simona corse in suo aiuto rispondendo al posto suo, abbracciandola.
- I-infatti.- si trovò a confermare senza neanche minimamente sapere che posto fosse il Pacha.
- Perfetto. A stasera allora. Ciao Vale.

CIAO VALE.

L’aveva chiamata Vale.
- Oh mio Dio Vale, è un figone!- l’altra Vale.
- Subito a casa, depilazione, sopracciglia, ascelle, inguine, crema su tutto il corpo, trucco e parrucco!
- Gaia sono le due di pomeriggio! E mi sono già depilata l’altro ieri prima di partire!
- ZITTA E ANDIAMO!- tacque di fronte all’entusiasmo delle tre amiche.
 
Il giorno dopo erano di nuovo stese sui loro teli mare.
Valentina sbuffava, erano a mercoledì e già le mancava Davide, non era abituata a non vederlo per così tanto tempo. E Gaia che per tutta la sera s’è sbaciucchiata, strusciata e palpeggiata con Fabio così senza ritegno, davanti a loro, davanti a lei, ricordandole quanto le manchi il suo ragazzo e, di conseguenza, avesse gli ormoni legati, l’aveva depressa. E così era tutta mattina che cercava di chiamarlo ma lui aveva il telefonino spento.

Quindi.

Era nervosa, intrattabile, irascibile.
Si mise a pancia in giù slacciando il reggiseno del costume.
- Tanto anche se te lo levano non è che ci sia molto da vedere!- Simona le si sdraiò a fianco slegando anche il suo laccetto sulla schiena – Siamo sulla stessa barca.- entrambe si voltarono verso la Porcona che metteva piede in spiaggia in quel momento, cioè ben oltre l’ora di pranzo.
In silenzio prese l’enorme asciugamano con il micio nell’anguria, lo stese vicino alla Simo e si mise nella loro stessa posizione, sciogliendo il nodo del costume per evitare righe sulla schiena.
- Fabio è partito stamattina che torna a Verona.- la Simo si alzò leggermente coprendosi il seno con un braccio.
- Sì?- l’amica annuì – Gaia però tu non puoi metterti così, col reggiseno slacciato come noi.- le arrivò un’occhiata perplessa da destra e una risata da sinistra – Eh sì cara mia, se ti sfilano, o ti cade o ti giri e sei senza reggiseno ci fai sfigurare perché hai troppe tette. – e arrivarono delle risate in stereofonia da destra e da sinistra.
- Guardatela.- Gaia indicò Valentina sdraiata di fianco a Marco, anni ventitré, barista in piazza Duomo a Milano, che la baciava. La Vale sospirò.
- Mi manca Davide.- Simona rispose solo con un mugolio.
- La invidio.- le due ragazze fissarono sbigottite l’amica appena arrivata – Sì, sì la invidio, io non so rapportarmi così dolcemente con un ragazzo. Presto o tardi finiamo per rotolarci animalmente da qualche parte e tutto perde di magia, non si flirta più ma si scopa e basta.
- E’ che sei un’affamata di cazzo.- Gaia sorride all’amica con gli occhioni azzurri furbi.
- Da oggi basta, me la tengo e non la do a nessuno finché non m’innamoro.- Valentina le indica un ragazzo. Alto, moro, occhi neri, addominali scolpiti, vagamente rassomigliante a Colin Farrell – Sì, ragazze lo sapete, le diete iniziano di lunedì non di mercoledì…- e riallacciandosi il reggiseno si alzò dirigendosi dal nuovo bersaglio.
- Non le credo.- Simona guarda la Vale e decide, glielo dice - Vale, Gaia non è più andata a letto con nessuno dopo che si è lasciata con Max, sì qualche bacio, strusciatina, palpata, ma niente di serio.- e la Vale le sorride dolcemente.

Qualche metro più in là.
Era così carino con i suoi occhi verdi e i capelli schiariti dal sole. E baciava benissimo, sembra stampato apposta per la sua bocca, sembra che le sue labbra si incastrino perfettamente solo e solamente con le sue, che il ritmo delle loro lingue sia perfetto.
Era dalla sera prima quando lui l’aveva invitata a ballare, che più o meno non cagava di striscio le ragazze. Ma sa che le altre non hanno assolutamente nulla in contrario, per anni hanno aspettato di vederla così, presa e attratta da un ragazzo. E lui…è indescrivibile.
L’ultima volta che si era innamorata, l’unica volta che ha avuto il coraggio di dichiararlo alle amiche, era un ragazzo fidanzato e corretta com’è, non gliel’ha nemmeno mai detto, si è tenuta il dolore.
Ma ora no, ora dopo anni che è rimasta a guardare, è lei che vive in prima persona. E le piace, le piace da morire. Le piace Marco e le piace come la fa sentire.
Anche se lo conosce da ventiquattro ore.

Pazienza.

E ancora niente. Telefono staccato. Si gira verso Simona.
- Io mi sono rotta il cazzo di chiamarlo, vaffanculo.- e riallacciatasi il reggiseno si butta in acqua. L’altra si siede e guarda Gaia. È lì che gesticola e ride, decide di avvicinarsi scoprendo che sta parlando in inglese. L’amica si gira la vede e le fa un sorriso radiosissimo mentre le corre incontro.
- Irlandese, di Dublino, poco più di trent’anni….- Simona alza le sopracciglia da dietro gli occhialoni -…single…
- Dimmi che si chiama Colin e ti giuro ti mando la Carrà!- Gaia scoppia a ridere.
- No si chiama Ryan ed è gay.- Simona spalanca gli occhi.
- Ecco il solito spreco.- sbuffa e calca il cappello di paglia in testa così come l’amica regge il suo in stile cowboy per non farlo volare dalla folata passeggera.
- Stasera danno una festa in spiaggia, si può venire.- Simona la abbraccia.
- Se ti fa sentire bene veniamo, ma non voglio che tu ti svenda.- serrano le braccia l’una sulla schiena dell’altra quando anche le altre due si aggregano.

Ora sono lì davanti al falò a sorseggiare birra mentre Ryan, il ragazzo irlandese, suona la chitarra.
Ed è in quel momento che si guardano negli occhi, mentre stonano delle parole dei Queen, mentre il fuoco le scalda e la birra le surriscalda, in quell’esatto istante si rendono conto di quanto siano legate tra loro.
Si sono conosciute in prima superiore, considerate poco per anni.
L’ultimo periodo prima della maturità la grande rivelazione, l’avvicinamento.
E ora sono lì, indivisibili con un grande legame e un piccolo tatuaggio a ricordarsi di loro. Quel piccolo sgorbietto che non è altro che le loro iniziali in un grande mashup.

In breve tempo si fa l’alba di giovedì, sono a metà del viaggio e sono ancora in spiaggia.
Simona apre gli occhi e se li stropiccia, per fortuna si è tolta le lenti prima di andare al falò, altrimenti ci avrebbe dormito tutta notte. Stessa cosa non vale per Gaia che si incammina verso il loro hotel con le lenti nelle rispettive mani, sinistra nella sinistra, destra nella destra, con un sottofondo di imprecazioni.
La Vale alta ha la testa appoggiata alla Vale con gli occhi verdi e ha un rivolo di bava che le scende dall’angolo destro della bocca, mentre l’altra sembra un angioletto.
Ha la bocca impastata dalle birre della sera prima, così si alza e trotterella dietro Gaia, tornando in camera.

Quando apre gli occhi c’è un bambino che le sta puntando un rastrello in faccia.
- Ti devi spottare signoa, qui ci devo mettee il mio acciugamano.- Valentina scatta in piedi asciugandosi dalla faccia i resti incrostati e appiccicosi di saliva.
Le sue amiche erano sdraiate più in là, in costume e la salutavano. L’avevano abbandonata lì APPOSTA.
- Ragazze, perché non siete Davide se no vi avrei già picchiate, stronzone!- le ridono in faccia e Gaia le lancia il suo costume.
- Vatti a cambiare bella addormentata sulla sabbia.- mentre lei corre verso una cabina per cambiarsi, l’amica insieme con Simona si avvia verso l’acqua, mettendosi a mollo.
- Buongiorno.- Gaia si gira, due occhi neri da infarto – Buongiorno!- la saluta di nuovo quello, aggiungendoci un sorriso da capogiro.
- Gaia?- Simona la afferra per il braccio – Stai bene?- strizza gli occhi. NO CHE NON STA BENE!
- Ah ti chiami Gaia? Beh a quanto pare la tua amica ha perso la lingua, anche se prima mi sembrava ne avesse abbastanza anche per altro oltre le chiacchiere.
- No veramente la lingua c’è ancora, ce n’è tanta per tanti affari, ma sicuramente non per avere a che fare con te.- che si stesse divertendo era vero, che ne avesse baciati tanti pure, ma che fosse una puttana no, soprattutto non ha mai accettato le si mancasse di rispetto – Simo io torno dalle altre.- la sua amica sta ridendo. Tempo qualche passo e sente una mano afferrare la sua.
- Dai Gaia si stava solo scherzando, cercavo di attaccare bottone.- si volta a guardare il ragazzo negli occhi, quei bellissimi occhi neri.
- Beh…attacca il cervello alla lingua la prossima volta, oppure ti attacco gli attributi al chiodo.- sfila la mano da quella del ragazzo e si allontana lentamente.
- Dammi almeno il tuo numero, se no come posso creare una prossima volta?- escono dall’acqua col ragazzo che la segue all’ombrellone.
- In un altro modo, Don Giovanni.- la ragazza infila gli occhiali da sole, dei Ray-Ban fintissimi presi dal vucumprà, e si sdraia a pancia in giù ignorandolo totalmente.
- Veramente mi chiamo Riccardo.
- Ok. In un altro modo, Don Riccardo.- impietrito, ecco com’è rimasto.
- Gaia, povero ragazzo però. Vieni Riccardo te lo do io il suo numero.- si volta verso Simona che sta sfogliando la sua rubrica per darle il numero dell’amica.
- Traditrice, hai rovinato la scena più bella del secolo.- riceve una linguaccia in risposta e uno squillo sul cellulare – Credo di sapere di chi sia questo numero sconosciuto.

E’ strano e bello stare lì al cazzeggio nella veranda dell’hotel a scherzare con le sue amiche e quello che, era certa, sarebbe diventato il suo ragazzo.
Se c’è una cosa che si può dire di Vale e Marco, è che sembrano una coppia consolidata da tempo, quelli che si capiscono con uno sguardo. E adesso stanno guardandosi complici con Gaia e l’altra Vale, sedute sul dondolo, che assieme a loro tengono d’occhio Simona.
Ha litigato con Andrea, il suo ragazzo storico da quasi cinque anni e da qualche tempo si trovano ai ferri corti, motivo che l’ha spinta a rinunciare alle vacanze con lui e buttarsi in quell’avventura con le amiche, per staccare la spina, per rilassarsi.
Ma si era ripresentata violenta la sua vecchia e sopita paura. Aveva ricevuto un messaggio da un amica che ha visto Andrea in giro con Serena, vecchia fiamma per la quale era stata brutalmente scaricata molto, molto tempo addietro. Cercato di chiamarlo, trova il cellulare staccato.
E ora dopo qualche momento di isteria, si è calmata e ha trovato sede sulla poltroncina di vimini con una doppia vodka alla fragola nel bicchiere.
Valentina si allontana, parlando piano al cellulare dove Davide l’ha appena chiamata. Loro ai ferri corti ci sono sempre stati in realtà, litigata pesante all’ordine del giorno, ma dopo qualche tempo sono riusciti a sistemarsi e andare a vivere per i fatti loro.
- Puoi parlare anche qua, amica.- biascichio di Simona. Un peso si abbandona al fianco di Gaia.
- E’ ubriaca.- effettivamente l’alito di alcool era arrivato anche a lei, lontana dall’amica seduta dall’altra parte del patio.
- Caspita da Don Riccardo a Capitan Ovvio.- il ragazzo si lascia andare sul dondolo allargando le braccia.
- Che pinza che sei figlia mia.- occhiata al vetriolo risparmiata grazie all’amica che si alza barcollando andando verso di lei.
- Gaia ma perché a me? Perché ancora a me? Perché ancora con quella Pagnotta? Perché ancora quella bagascia di merda?- e inizia impietosamente a piangere, arrossando gli occhi già congestionati.
- Ma mi hai mandato un sms chiedendomi di venire solo per vedere la tua amica piangere?
- Sms?!- corrucciamento di sopracciglia di Gaia e una stretta più forte al costato di Simona che si scosta.
- No.- e ondeggia voltandosi verso l’ultimo arrivato –No. L’SMS te l’ho mandato io perché adesso io…- altro vacillamento -…io! Io adesso vado a vomitare poi probabilmente crollerò e le due Vale saranno impegnate a tenermi a bada e io…- guarda l’amica negli occhi -…io vorrei che questa babbazza si riprendesse.- e le gambe cedono di botto, e Gaia si trova a reggerla di peso, aiutata proprio da Riccardo.
Messa a letto e amorevolmente congedato Marco, Gaia si ritrova sola con il ragazzo conosciuto in spiaggia quel pomeriggio.
- Grazie, con la Simo.
- Parole tranquille e un accenno di sorriso, ho fatto tombola finalmente.- e contagia la ragazza in un sorriso, mentre fa scontrare i loro shottini di vodka.
- Nah, non ci sperare.- e buttano giù tutto.

Per la quarta volta Simona si alza e va in bagno a vomitare. Si sente uno schifo e non solo per l’alcool, anche e soprattutto per Andrea, non pensava si potesse arrivare di nuovo a questo punto.
- Simo…- si gira verso gli occhi verdi e preoccupati della Vale che sta facendosi la nottata in piedi con lei -…vuoi qualcosa?- tira la corda e si inginocchia al water.
- Sì, smetterla di star male.- e scoppia a piangere ancora, abbracciata e cullata dalle braccia di qualcuno che purtroppo non sono di chi vorrebbe lei.

Ha lasciato la Simo in camera con Gaia, le aveva lasciate abbracciate come due orsacchiotti con la bionda che finalmente dormiva.
La Vale è ancora al telefono.
E lei, finalmente, è sola con Marco, sdraiati al sole come due lucertole ad ascoltare l’mp3 condividendo le cuffiette.
Si appisola, anzi si addormenta proprio, ma viene prontamente svegliata dalla Vale che ha finalmente mollato il cellulare.
- Vale abbiamo un problema.- problema? Sì il problema era che le stava rompendo le scatole! Si gira verso Marco che le fa cenno di andare e le da un bacino leggero sulle labbra.
- Sarebbe?- e l’altra indica l’ingresso della spiaggia: Andrea e Davide.
- Beh non mi pare un problema, anzi.
- Vale cazzo il problema c’è, non per me ovviamente. Andrea era veramente in giro con quella troia…oh è una storia lunga. Dobbiamo convincere la Simo a uscire dalla camera.- si guardarono in faccia.
- Non sarà facile.

Davide. Davide. Davide si era fatto una volata solo per stare con lei. Alla faccia di tutti quelli che dicevano che non sarebbero durati niente.
E invece sucate tutti, vivono insieme da qualche mese e hanno pure diminuito la quantità di litigate. Sua madre si è rilassata e suo fratello s’è ammorbidito. No con suo fratello Simone le litigate non sono mai diminuite, ce le hanno nel DNA, non ce n’è.
Si stringe a lui immersa nell’acqua.
- Ma ciao…- gli sorride e gli da un bacio. Ed è tutto di nuovo perfetto, adesso ha anche la pelle un po’ abbronzata, non sembra neanche più una mozzarella di fianco ad un terrone.

Non era stato facile proprio per niente ma avevano centrato l’obiettivo: Simona ed Andrea erano latitanti, insieme, dalle dieci circa della mattina, persi per la città.
E lei era tornata da Marco, nessuno la disturbava e l’avrebbe più disturbata.
La raggiunge una pallonata. Marco scoppia a ridere e le fa cenno di seguirlo in acqua, partitella in atto e lei corre, senza farselo ripetere due volte.

Si rigira sul lettino. Chi l’avrebbe mai detto che lei, la casinista delle quattro, sarebbe stata quella che si sarebbe isolata? Probabilmente nessuno, ma così è. Le due Vale impegnate ad impiastricciarsi di ossitocina, la Simo impegnata a salvare la sua poca serotonina rimasta, lei a caccia di endorfine.
Aveva persino ricominciato e smesso di fumare.
Aveva perfino rincominciato e smesso di drogarsi di caffeina.
Aveva soprattutto ricominciato a dormire, continuando ad intossicarsi di musica. Come ora, sdraiata a guardare le due amiche in acqua ridere e scherzare.
Le si siede vicino Riccardo. Ora non ha cappello o occhiali a difenderla dall’attrazione e dall’imbarazzo che le infondono quel ragazzo.
- Stai da sola?- si puntella sui gomiti e si gira a guardarlo.
- Tu tiri fuori il peggio di me.
- Merito o colpa?- e le sorride.
- Con quel sorriso può essere solo un merito.- e torna a poggiare la testa alle mani, mentre Riccardo la guarda sfoggiando un altro di quei sorrisi che Gaia comincia a credere delle armi di distruzione seduzione di massa.

Le ragazze c’hanno messo un’ora buona a convincerla ad uscire dalla stanza. Era combattuta, è combattuta. Si erano visti perché lei aveva delle cose sue a casa e gliele aveva riportate con la scusa di salutare il fratello di Andrea, con il quale era molto amica. E ne avevano approfittato per chiarirsi, lei si era scusata e auto-definita una puttana. Eccome se lo è.
E lui ne ha approfittato più che altro per farsi accompagnare in macchina a casa di Davide, per partire. Per andare da lei.
- Potevi andarci con i mezzi.
- Lo so.- e lì la rabbia è incontenibile, se lo sai perché lo fai?
- E ALLORA?!- si sporge verso di lui, dall’altra parte del tavolino del chiosco, urlando.
- Stavo venendo da te, NON MI IMPORTAVA COME!- anche lui le urla contro.
E quella è la goccia che fa traboccare il vaso, scoppia a piangere di nuovo e gli crolla tra le braccia, insultandolo a raffica, prendendolo a pugni, sfogando la sua rabbia e la sua repressione.
Dopo qualche ora, dopo qualche nervo saldato, dopo tante parole spese, dopo tante fatiche, si rotola piano tra le lenzuola e si stringe al torace di Andrea, che la avvicina ancora di più trattenendola con un braccio.
- Ti amo.- lo guarda negli occhi – E non farò mai più una stupidata del genere.- gli fa un buffetto sul mento.
- Sei un maschio, farai altre stupidate, ma ti amo lo stesso.- e lo bacia ancora, ha una settimana e una giornataccia da recuperare.

Non è sempre facile iniziare un giorno nuovo, cercare di girare veramente pagina. Lasciarti tutto veramente alle spalle e iniziare un capitolo nuovo.
Però quando ci riesci non tieni più il conto dei giorni, il tempo sfugge tanta è la smania di respirare aria nuova e vivere di nuovo tutte le belle cose che la vita può regalarti.
Se un amore si chiude, sta’ certa che un altro è già alle porte.
Se un amore sta andando male, sta’ certa che esiste un modo per riparare.
Se un amore sta aprendosi, sta’ certa che si aprirà.
Se un amore sta andando bene, sta’ certa che andrà ancora meglio.
E tu le vedi, sono il ritratto della felicità, sono al bar della spiaggia a bere cocktail chi mano nella mano, chi a lanciarsi sguardi fugaci, chi sguardi mielosi, chi a perseverare a fingere di odiarsi.

Gaia si volta verso Simona e si apre in un sorriso.
- Era tanto che non me ne facevi uno così.- commenta l’amica. L’altra abbassa lo sguardo tornando a bere dalla cannuccia con gli occhi di Riccardo puntati addosso.
- Sei bellissima quando arrossisci.- le sussurra all’orecchio poi. E lei…rimane semplicemente senza parole.
- Oddio Gaia che non sa cosa rispondere!- Simona salta dalla sedia facendo ridere tutti quanti.
- Eh minchia davvero! Bella Ricky hai fatto colpo!- e Davide gli stringe la mano – Questa parla sempre, non è facile eh, dammi retta!
- Dai Davide non metterla in soggezione povera!- Andrea va in soccorso della ragazza che ancora è alle prese con la cannuccia, più rossa di un pomodoro.
Le risate abbondano.

Quelle vacanze ormai sono lontane, andate. Siamo a Capodanno e otto gambe saltellano per una cucina di un paese sperduto nella provincia di Milano, esaltate a preparare la cena del veglione. Altre otto gambe se ne stanno appollaiate sul divano a far finta di guardare la tv, mentre commentano la showgirl di turno.
Simona arriva nel salotto portando un vassoio pieno di tartine.
- Forza culi pesanti, prendete posto!- e lo appoggia al centro della tavolata.
- Davide avete proprio una bella casa!- Marco. La Vale aveva visto abbastanza lungo, dopo quasi quattro anni stava cercando casa insieme al ragazzo conosciuto grazie ad una pallonata.
- Ha fatto tutto la Vale!
- E non so se avete notato lo scopino del cesso del bagno cieco!- una cazzo di balena, ecco cosa si sentiva Gaia, al sesto mese di gravidanza.
- Eh certo, ve l’avevo detto che l’avrei usato!- ed entra la padrona di casa con in braccio Ginevra, ancora non abbastanza grande da reggersi sulla gambine, ma abbastanza da fare casino per tutti messi assieme.
- Certo che fate schifo voi due!- tutti si voltano verso Simona – Una con la bimba piccola, l’altra incinta. Mettiamo su un asilo e siamo a posto!- una risatina si diffonde per il salotto e Riccardo si avvicina agli occhi verdi che ama.
- Vero che noi mettiamo su una squadra di calcio?- di rimando si becca un’occhiataccia. Tra loro è sempre funzionata così. Si stuzzicano, fanno finta di litigare, si guardano male. Poi si abbracciano e si baciano come se non ci fosse altro da fare.
Gaia ha sempre detto che dopo Max le sarebbe servito un sacco di tempo per rialzarsi, e invece il tempo le è venuto incontro, e lei ha deciso di bruciarlo. Sono andati a vivere insieme dopo poco, subendosi le critiche delle sue amiche, le stesse che anni addietro aveva rivolto alla Vale.
E così adesso si ritrova con un mutuo, un compagno e un figlio in arrivo. Un bel maschietto. Stava scoppiando il toto-nome, ma era tutto abbastanza incentrato su Gabriele.
Simona si gira verso Andrea e gli salta in braccio. Loro casa la stavano cercando, ma con calma. Devono prima vedere in che città finiscono, ebbene quegli occhioni blu sono diventati un’ambasciatrice e vanno dirottati, così una gelateria medita di trasferirsi vicino un’ambasciata. Ma ancora non si sa dove.
Per non parlare di figli. Per quelli ci vuole tempo e stabilità, cosa che ancora manca, anche se tutte quelle ecografie cominciano a far venire su quel poco di istinto materno che sembrava sepolto…
- Ti amo…- Valentina si gira verso Marco e gli sorride. Troppo impaurita per decidere di saltare ancora, lo ama, sì, ma vivere insieme è un traguardo. E lei vuole un matrimonio, semplice, ma da sogno. E lui l’ha chiesto. E lei ha detto sì, così stanno organizzando il grande evento per giugno. Manca veramente poco. E manca anche la casa! E meno male che Valentina è agente immobiliare!

Si alza molto controvoglia con la montata di latte e una bocca da sfamare.
La solleva piano dal suo lettino e si adagia Ginevra in grembo, spogliandosi quel tanto che basta per allattare la piccola e non morire congelata. Le si deposita una coperta sulle spalle.
- Fa freddo.- le sussurra Davide, suo marito da due anni e qualche manciata di mesi.
Gli sorride.

I problemi non mancheranno mai. Le litigate ci saranno sempre, i chiarimenti verranno da sé, la calma andrà e verrà, ci sarà tensione e ci saranno lacrime, di gioia e di dolore.
Ma l’amicizia è questo, è una forza che ti completa, è un legame inscindibile negli anni, è avere un fratello o una sorella per scelta, contro ogni cosa che il destino prevedrà.
E loro sono quattro sorelle non di sangue.
   
 
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