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Autore: Claire Marie Blanchard    15/12/2012    5 recensioni
- Non preoccuparti per me. Davvero! Sto bene! Non sono mai stata meglio. Quando arriva la neve, la città si riempie di magia. Non può accadere nulla di brutto. Solo cose belle!
- Ma… Usako… come fai a sapere che nevicherà? Il meteo dice che ci vorrà almeno una settimana!
- E invece no, Mamo-chan! Ti dico che nevicherà tra poco! Io sono sposata con la neve! Il nostro è un amore incondizionato.
- Oh… quindi, mi stai dicendo che avrei una rivale in amore?
Usagi sorrise.
- Oh, non hai nulla da temere, Mamo-chan. C’è posto anche per te.
Shot spoiler natalizia su "Kiss the rain".
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Makoto/Morea, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna serie
- Questa storia fa parte della serie 'Kiss the rain'
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Disclaimer: I personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Naoko Takeuchi. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.
 
Premessa: anche se il capitolo ottavo (contenente il fatidico incontro tra Usagi e Mamoru) non è ancora pronto, non significa che non possa pubblicare più nulla che riguardi Kiss the rain, giusto? Specie se si tratta di una shot spoiler e, per di più – giusto per rimanere in tema – natalizia.
Premetto anche di essermi ispirata ad una puntata di Gilmore Girls (Stagione 5, episodio 11 – Tutta colpa della neve, infatti il titolo è tratto da quell’episodio).
Io AMO il Natale (è il periodo dell’anno che preferisco), ho uno snow radar infallibile e sono sposata con la Neve (proprio come Lorelai Gilmore). Sono sempre più convinta che Babbo Natale avrebbe dovuto assumermi come sua elfa aiutante. Infatti, appena lo incontrerò, gliene dirò di tutti i colori!
Bando alle ciance, vi saluto, augurando di cuore a tutti voi un Felice Natale!
Buona lettura.
 
 
Note:
*= le canzoni Charlie Brown, Hurts like heaven e Christmas Lights e tutti i loro diritti non appartengono a me, ma al gruppo rock alternativo dei Coldplay.
**= Il Grinch è un personaggio dell’omonimo film, con Jim Carrey, che odiava il Natale. È un soprannome che Usagi dà a Mamoru perché non ha il suo stesso spiccato spirito natalizio. I diritti del film non mi appartengono.
***= Irina Bokova è la Direttrice generale dell’UNESCO (dal settembre 2009 – in corso). Dato che a me piace viaggiare, ma sono anche un’ambientalista convinta, mi è sembrato carino rendere anche Usagi amante dei viaggi e della natura.
*(4)= Ogasawara è un villaggio giapponese compreso nel patrimonio dell’UNESCO e fa parte della Prefettura di Tokyo.
*(5)= La frase È che mi piace vederti felice è tratta dall’ultima scena dell’ultimo episodio dell’ultima stagione di Gilmore girls (Stagione 7, episodio 22 – Mi piace vederti felice).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Tutta colpa della neve

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Odiava il Natale.
Lo odiava per tanti motivi.
Prima di tutto, per la neve. Quella sostanza composta da acqua ghiacciata che si attaccava sull’asfalto e dava origine a innumerevoli incidenti. Infatti, puntualmente, con l’arrivo della neve, il suo intervento in ospedale veniva richiesto il doppio, se non il triplo.
Seconda motivazione: i regali. Non sapeva cosa regalare a nessuno… a sua madre, a suo padre, a Motoki. E, poi, c’era lei adesso. Cosa mai poteva regalarle?
Ci stava pensando da troppo tempo. Meglio andare a letto: ci avrebbe pensato meglio l’indomani.
Odiava il Natale senza di lei.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Aveva impostato la sveglia? Non lo ricordava.
No, non era la sveglia. Era la suoneria del cellulare che cantava Charlie Brown* dei Coldplay – suoneria scelta per riconoscere la sua dolce metà, perché gli diceva sempre che lui le ricordava un po’ Charlie Brown.
Senza neanche alzare la testa o girarsi, fece uscire dal piumone il braccio sinistro in direzione del comodino posto accanto al letto, e dopo qualche tentativo con la mano riuscì ad afferrare quell’aggeggio chiamato iPhone.
Con la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi ancora chiusi, rispose senza nemmeno constatare chi fosse.
- Pronto…
- Stavi dormendo?
Appena sentì la sua voce, scostando il piumone bianco, si alzò a sedere sul letto e guardò l’ora segnata sulla sveglia – non ancora suonata.
- Sono solo le due e un quarto del mattino... direi di no, stavo facendo una gara di ballo.
- Buon giorno anche a te, spiritosone… hai visto fuori? – la sua voce era eccitata, elettrizzata, come se avesse ricevuto una notizia stupenda.
- Buon giorno… no.
E si alzò – a malincuore – per andare a vedere cosa ci fosse di così importante fuori dalla finestra.
Scostando la tenda color panna, vide i marciapiedi con gli addobbi e le luci natalizi che già illuminavano le vie di Tokyo.
- Hai visto? Non è magico?
Sorrise intenerito nel sentirla così felice.
- Hanno lasciato accese le luci degli addobbi dei marciapiedi?
Ma il tono della ragazza, dall’altro capo del telefono, gli sembrò saccente.
- Ma non mi riferivo a quello! Mi riferivo al cielo! Alla neve!
Il medico aggrottò la fronte, come se l’avesse di fronte e ci stesse avendo una conversazione dal vivo.
- La neve? Ma non sta nevicando…
- No, è vero. Ma sta per accadere! Io lo so! Lo sento! Ero nel mio letto, un’ora fa, mi sono svegliata sentendo il profumo e ora sono in giardino, in vestaglia, ad aspettare!
Non riusciva a credere alle sue orecchie.
- Ma sei impazzita? Usagi, fa un freddo polare fuori! Siamo a dicembre! Rientra immediatamente in casa!
Il suo tono era seriamente preoccupato, ma sentiva che lei stava sorridendo.
- Non preoccuparti per me. Davvero! Sto bene! Non sono mai stata meglio. Quando arriva la neve, la città si riempie di magia. Non può accadere nulla di brutto. Solo cose belle!
- Ma… Usako… come fai a sapere che nevicherà? Il meteo dice che ci vorrà almeno una settimana!
- E invece no, Mamo-chan! Ti dico che nevicherà tra poco! Io sono sposata con la neve! Il nostro è un amore incondizionato.
- Oh… quindi, mi stai dicendo che avrei una rivale in amore?
Usagi sorrise.
- Oh, non hai nulla da temere, Mamo-chan. C’è posto anche per te.
Mamoru sorrise di rimando, prima di tornare serio.
- Usagi – e quando la chiamava Usagi, la cosa era davvero seria – torna immediatamente dentro!
Sentì la sua fidanzata sbuffare.
- Uff… va bene! Però, rimango in salotto!
Il moro ghignò soddisfatto.
- Mi sembra un ottimo compromesso. Però, dopo vai letto! Sono le due e mezzo del mattino!
- Sì, papà.
- Oh, beh… se vuoi, posso anche non preoccuparmi – la sfida lui, giocando. Mamoru 1 Usagi 0.
- Beh, non sono io a chiederti di essere preoccupato per me – ribatte lei ghignando. Parità.
- Ok, siamo pari. Comunque, sai cosa accadrebbe se dovesse nevicare?
La bionda sbuffò nuovamente, mettendo un broncio e rispondendo meccanicamente – Riceveresti sicuramente il doppio delle chiamate dall’ospedale per incidenti stradali e non, con un rapporto di tre chiamate al minuto. Ragione per la quale, noi ci vedremmo di meno e passeremmo, quindi, più tempo al telefono che vicini fisicamente. Lo so.
Mamoru abbozzò un sorriso.
- Già… e tu non vuoi questo, vero?
- No – e usò un tono molto infantile.
- E nemmeno io… preferisco sorbirmi una pazza sclerata fissata con le canzoni di Natale e con uno spirito natalizio dalla forza di un pezzo di acciaio, piuttosto che ricevere il doppio, se non addirittura il triplo, delle ore che già passo in sala operatoria.
Usagi ribatté sarcastica – Anch’io ti amo, Grinch**!
Il ragazzo ridacchiò.
- E dai… lo sai che scherzo. Sei la mia pazza sclerata preferita, e non ti cambierei con nessun’altra al mondo.
Adulatore. Ruffiano. Leccapiedi. Aveva tanti termini per definire quel gran bel pezzo di ragazzo. Intanto, aveva già deciso di recitare la parte dell’offesa.
- Adulatore, ruffiano e leccapiedi! Si è fatto tardi e domani devo scappare in ufficio. A domani, Grinch!
- Niente bacio della buona notte?
- Perché? Dovrei dartelo? Non mi sembra tu te lo sia meritato…
- Dov’è finito il tuo spirito natalizio?
- Buona notte, Grinch!
- ‘Notte, Usako.
E riagganciarono.
Guardò fuori dalla finestra e l’aprì. Tirò fuori la testa e annusò quell’aria fredda, chiudendo gli occhi. Sentì qualcosa di ghiacciato sul naso e riaprì gli occhi: era un fiocco di neve.
A poco a poco, i fiocchi iniziarono ad aumentare. Ciò lo costrinse – e la cosa non gli dispiacque affatto – a tornare dentro, al calduccio, e a rimettersi a letto.
La sua pazza, bionda e dolcissima sclerata aveva ragione.
Gli bastava sentirla o vederla per sentirsi bene e sorridere un po’.
Nonostante la sua pazzia, adorava quel suo spiccato spirito natalizio. Era… era da lei. Così tipico di lei. E lei era perfetta così com’era.
Odiava il Natale… senza di lei.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Tokyo, alle sette e ventotto del mattino era totalmente imbiancata dalla neve.
Mentre andava a fare colazione, vide alcuni bambini giocare e creare pupazzi di neve e una bambina e suo padre stavano creando degli angeli.
La neve era davvero qualcosa di magico, dopotutto.
Ma appena entrò al Crown, trovò sollevante trovare il calore del riscaldamento.
- Buon giorno, Mamoru!
Makoto lo aveva accolto con un sorriso più smagliante e più bianco della neve stessa. C’era un’alta probabilità che Usagi fosse già passata di lì.
- Buon giorno, Mako! – le rispose lui sorridendo e avvicinandosi al bancone.
Il telefono gli squillò nuovamente la suoneria di Charlie Brown.
- Pronto…
- Hai visto che avevo ragione?
Mamoru sorrise, anche se un po’ dispiaciuto. Gli sarebbe piaciuto vederla imbronciata… le dava un’aria ancora più tenera di quanto non ne avesse già.
- Ebbene, sì. Mi arrendo. Avevi ragione.
- Non è… magica? – e dalla sua voce sembrava… felice.
- Sì, più o meno…
Motoki gli si era avvicinato e gli stava servendo il solito, lui gli sussurrò un ‘Grazie’, e l’amico gli rispose sorridendo.
- E tu che non volevi credermi. Io non sbaglio mai sulla neve! Siamo inseparabili da oltre venticinque anni.
- Lo ammetto: avevi ragione – poi, sentì dei rumori e, incuriosito, chiese – ma dove sei?
- Sono già in strada, sto andando in ufficio. Oggi pomeriggio, alle cinque, ho l’intervista con Irina Bokova***. Dovrebbe atterrare tra poco, quindi, avrà tutto il tempo per riposarsi e io ho tutto il tempo di organizzare l’intervista. Sono così eccitata, non vedo l’ora!
- Ah, sì! Me l’avevi accennato… è qui per un convegno, no?
- Sì! Esatto! Per la conservazione del villaggio di Ogasawara*(4)… beh, è bello sapere che il Grinch ascolti i miei discorsi!
- E, invece, io ascolto tutto ciò che mi dici, hai visto?
- E la cosa non può che farmi piacere! Ora devo scappare, Mamo-chan! Sono già entrata nell’edificio. A più tardi!
- Ciao, Usako!
E riagganciò.
Makoto raggiunse il fidanzato dietro il bancone.
- Come sempre, Usagi aveva ragione!
Mamoru la guardò sospirando.
- Stanotte mi ha svegliato alle due per dirmelo.
Motoki sorrise.
- Beh, è tipico di Usagi… lei ha un rapporto speciale con la neve. E ogni anno chiama qualcuno quando sente che sta per nevicare.
Makoto annuì.
- L’anno scorso toccò ad Ami…
-… due anni fa a me…
-… e tre anni fa a me…
-… quattro anni fa fu il turno di Minako…
-… non fu quello di Rei?
- No, a Rei toccò sei anni fa… quattro anni fa a Minako, cinque anni fa a Yuichiro e sei anni fa a Rei. Me lo ricordo perché in quei due anni, il telefono squillò a casa di Rei e lei si vendicò facendo sciogliere la neve con del caffè caldo.
Motoki scoppiò a ridere.
- Sì! È vero! – rise Makoto – Usagi si arrabbiò e accusò Rei di sprecare i due tesori della sua vita contemporaneamente! Non avevo mai visto Usagi così arrabbiata! – concluse, aggrottando la fronte.
- Per forza! – ribatté Motoki, girandosi verso la fidanzata – Quale caffeinomane che, a dicembre di ogni anno, vive solo per la neve e per il Natale  non impazzirebbe alla vista di caffè caldo, profumato e appena fatto, versato sulla neve appositamente per dispetto? – e concluse incrociando le braccia.
- Beh, Motoki… diciamo pure che Usagi è un po’ esagerata… gliel’ho detto anch’io!
Makoto sgranò gli occhi e boccheggiò annuendo, ringraziando il medico.
- Grazie Mamoru!
Motoki buffò e riprese sulla difensiva.
- D’accordo… ma ognuno di noi ha le sue manie. Noi, ad esempio, siamo fissati con i Coldplay e il calcio. Usagi impazzisce per il Natale e tutto ciò che gli riguarda… mentre, Mako – indicandola con la mano – entra in paranoia con la cucina.
E aprì le braccia come se il suo ragionamento fosse del tutto naturale.
La fidanzata rimase a bocca aperta e replicò.
- Io non entro in paranoia con la cucina – disse irritata – la mia è solo una… passione, ecco.
- Ah, certo… - riprese il fidanzato – se per passione intendi “passare mattino, pomeriggio e sera in cucina”, allora sì. Non fraintendermi, Mako – e mise le mani avanti – io adoro ciò che sei e ciò che fai, davvero. Credimi. Ma, a volte, anche tu esageri. Io, ad esempio, mi rendo conto di esagerare quando canto per la millesima volta Hurts like heaven*. O Mamoru, invece… – disse indicandolo alla fidanzata – … ti ricordi quanto tempo passava sulla sua moto, in giro per la città, prima di incontrare Usagi?
A quel punto, Mamoru alzò la tazza di caffè amaro bollente, come fosse un cenno di assenso.
- Parole sante! Non potrò mai ringraziarvi abbastanza, ragazzi. Sinceramente, rimpiango solo tutti quei soldi spesi in benzina. Avresti dovuto farmela conoscere molto prima, amico – terminò rivolgendosi direttamente al biondo.
- Ci ho provato, in realtà! Cosa credi? Ma lei non voleva sentire ragioni: per lei c’era sempre e solo Seiya-damerino-puttaniere-del-cazzo Kou.
Makoto ridacchiò davanti al soprannome, contagiando anche Mamoru che stava quasi strozzandosi col caffè.
- Oh, beh… forse, devo ringraziare anche lui.
Motoki alzò le sopracciglia, con fare serio.
- No, invece. Non lo merita. Piuttosto… parlando di Natale e di ringraziamenti… sai già cosa regalare ad Usagi?
Makoto vide entrare dei clienti e si congedò per andare a servirli, mentre Mamoru faceva qualche smorfia non curante.
- Beh… sì, forse… - ma si arrese, quando vide che il suo migliore amico aveva rialzato le sopracciglia.
- Ok, no. Non ho la più pallida idea di cosa regalarle. Aiutami, ti prego!
Il biondo ridacchiò divertito nel vederlo disperato.
- Ok… premetto che io il suo regalo ce l’ho già, non ti dirò cosa comprarle, ma piuttosto cosa regalarle.
Mamoru aggrottò la fronte.
- Perdonami, ma non riesco a seguirti.
Motoki appoggiò i gomiti sul bancone, davanti a Mamoru, e osservò il soffitto senza vederlo realmente.
- Vedi… Usagi è più il tipo da regali che lasciano affascinatisenza parolesenza fiato.
Mamoru socchiuse gli occhi e si appuntò quelle poche parole nella mente, annuendo.
- Affascinanteda rimanere di stucco. Recepito il messaggio! – e posò la tazza, ormai vuota, sul bancone – Scappo in ospedale! Ci si vede!
- Ciao, compare!
 
 
 
 
 

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Durante la sua pausa pranzo, stava parlando con alcuni colleghi di un intervento circa mezz’ora prima e durato due ore e sedici minuti.
Tutto per un incidente automobilistico – l’ennesimo – dovuto alla neve.
Il suo telefono squillò di nuovo Charlie Brown.
Dopo aver chiesto scusa agli altri medici, si allontanò e rispose.
- Ehi! Ti sei seduta sulla neve per pranzare?
- Io e la neve abbiamo avuto una discussione!! – esclamò Usagi sconvolta – Non era mai successo in venticinque anni, Mamo-chan!
- Davvero? – chiese Mamoru, strozzando una risata.
- Sì! La signora Bokova ha chiamato due ore fa: hanno rimandato il suo volo a causa della situazione climatica. Ergo, niente intervista oggi, ma domani.
- Come niente intervista? La fate domani? – chiese lui sinceramente dispiaciuto.
- Sì, dovrebbe essere così. Comunque, spero solo di poterla incontrare. Ah, ma questa la neve me la paga! Non si tratta così la propria moglie!
- Hai ragione, Usako! Non puoi farti mettere i piedi in testa da tua moglie! – iniziò a scherzare lui.
- Spiritoso! – disse lei imbronciata e sbuffando rumorosamente – Non era mai successo, Mamo-chan! Ti rendi conto?!
La immaginava già con quel suo visetto imbronciato, ma tenero, mentre si lamentava della neve, e sorrise intenerito.
- Non fare così. Vedrai… domani la incontrerai e farai un figurone! Ne sono sicuro!
- Dici davvero?
- Ma certo! Anzi, quando tornerà nel suo Paese, rimpiangerà di aver lasciato il Giappone, dopo averti conosciuta!
Usagi non sembrava molto convinta.
- Dici così solo per tirarmi su di morale…
- Ma no! Davvero! Ci vediamo stasera, da me? Ti va? Una cenetta? Io e te e basta?
La ragazza sembrò pensarci su per un attimo.
- Va bene… si può fare…
- Perfetto! Alle nove da me può andare?
- Sì! Ok!
- Bene. Ah, porta le chiavi di riserva che ti ho dato… non si può mai sapere.
- D’accordo. A più tardi!
- A dopo!
E sorrise, mentre riagganciava, tornando dai suoi colleghi.
 
 
 
 
 

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Nove e quattordici minuti.
Aveva appena finito un intervento durato quattro ore e cinquanta minuti.
Stava andando a cambiarsi nel suo studio, per tornare a casa. Per tornare da Usagi.
Una volta cambiatosi, uscì chiudendo a chiave la porta dello studio e dirigendosi verso l’ascensore.
Non fece in tempo a premere il pulsante che l’infermiera alla reception lo bloccò, mettendo giù la cornetta del telefono.
- Dottor Chiba! C’è un’emergenza in Pronto Soccorso e chiedono di lei. Un altro incidente automobilistico causato dalla neve.
Il moro alzò lo sguardo verso il cielo e imprecò sottovoce.
- Mi scusi, ma non può venire nessun altro?
- No, dottore, gliel’ho detto: hanno chiesto espressamente di lei. E poi, anche volendo, non potrei: gli altri chirurghi o sono già a casa o sono in un’altra sala operatoria.
Il medico sbuffò e scrisse velocemente un sms ad Usagi.
 
Ennesimo incidente causato dalla neve, perciò farò tardi.
Tu rimani a dormire da me, e appena posso ti raggiungo.
Mi dispiace, Usako.
 
La risposta arrivò dopo nemmeno un minuto.
 
Non fa niente. Non è colpa tua, è il tuo lavoro.
D’accordo. Ti aspetto qui.
 
Sapeva che non le era piaciuta la cosa, e gli dispiaceva saperla così giù di morale e così delusa.
- Dottor Chiba!!! La stanno aspettando!
La voce dell’infermiera lo richiamò alla realtà e, come se fosse stato svegliato all’improvviso, si precipitò immediatamente verso il Pronto Soccorso.
 
 
 
 
 

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Mezzanotte e ventitré minuti.
Era questa l’ora che il display del lettore dvd e blu-ray segnava, al suo ritorno.
Cercò di fare meno rumore possibile, per non svegliare Usagi, ma si rese conto che era ancora sveglia, perché sentiva il volume – basso – della tv accesa e intravide la figura della ragazza raggiungerlo, sotto la luce debole dell’abat-jour.
- Ehi… che ci fai ancora sveglia a quest’ora? – le chiese mentre lei si avvicinava, vestita con una camicia da notte di seta nera e vestaglia abbinata – una volta tanto, seguiva anche i consigli di quella pazza di Minako.
- Ben tornato a casa, dottore – gli sussurrò lei cingendogli le braccia al collo e baciandolo delicatamente – Non riuscivo a dormire, in realtà. Mi mancavi.
- Per questo hai questo broncio? – le chiese lui unendo le fronti piano, così da permettere ai nasi di sfiorarsi, mentre poggiava le mani sui fianchi morbidi di lei.
- Non ho il broncio… - cercò di rifilarsi lei.
Ma lo sguardo insistente di Mamoru la fece confessare.
Usagi sciolse la stretta e si tolse dolcemente le mani del ragazzo dai fianchi.
- Ok, d’accordo. È per la neve. Sono arrabbiata con la neve! – sbottò mentre si risedeva sul divano.
Mamoru alzò gli occhi al cielo e si mise a sedere vicino a lei, cercando di soffocare una risata.
- Credo che chiederò la separazione, se continua così!
- Beh… almeno, in questo modo non avremo problemi se tra qualche anno vorremo sposarci, non ti pare? – provò a scherzare lui. Ma Usagi non era in vena di giochi e scherzi, anche se innocenti.
Infatti, non rise.
- Ci tenevo ad intervistare Irina! E la neve… lei sapeva quanto io ci tenessi, Mamo-chan! È stata… cattiva.
- Vedrai che domani farai quell’intervista. Ne sono convinto!
Mamoru la coccolava, mentre lei si sfogava. Finché Usagi lo guardò attentamente e si avvicinò a lui con uno sguardo tutt’altro che innocente.
- Sai che ti dico? Che ora voglio dedicarmi solo ad un certo chirurgo appena rientrato da lavoro.
Mamoru chiuse occhi e la baciò piano.
- Faccio una doccia e arrivo. Prometto di sbrigarmi in cinque minuti. Tu aspettami a letto.
E lei lo baciò annuendo.
 
 
 
 
 

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Il mattino seguente, dopo aver fatto colazione insieme, al Crown, i due fidanzati si separarono per andare ognuno al rispettivo lavoro.
Verso l’ora di pranzo, Mamoru vide un’edizione del telegiornale, il quale riferiva che tutti i voli in arrivo a Tokyo erano stati soppressi definitivamente, tutto – ovviamente – per colpa della neve.
- Oh, no… - mormorò, pensando immediatamente alla giornalista caffeinomane e ossessionata dal Natale, la quale teneva molto ad intervistare il Direttore generale dell’UNESCO.
Il colpo di grazia arrivò quando, quella stessa edizione, mandò in onda un servizio che riguardava Irina Bokova, dicendo che la donna – per impegni improrogabili e presi in precedenza – non poteva tornare a Tokyo e che, dunque, il convegno sulla conservazione del patrimonio artistico e culturale del villaggio di Ogasawara sarebbe stato rinviato a data ancora ignota.
- Cosa??!! – reagì lui, allontanandosi e prendendo il telefono.
Gli rispose una Usagi apatica.
- Ti prego, dimmi che mi hai chiamata per dirmi che mi stai raggiungendo in ufficio con un’intera teglia di torta al cioccolato di Mako, e non per chiedermi come sto dopo aver visto il servizio al telegiornale.
- Mi dispiace, tesoro – fu tutto quello che riuscì a dire.
- Non preoccuparti… ci sarà un’altra occasione.
Mamoru non sapeva proprio come risollevarle il morale, stavolta.
- Speravo con tutto il cuore che tu riuscissi ad intervistarla, davvero… come ti senti? Delusa? Arrabbiata?
- Arrabbiata dici?! Io, piuttosto, mi definirei furiosa!! E sai che ti dico?! Che io e la neve abbiamo divorziato! Al diavolo il Natale, la neve, gli addobbi e i canti natalizi, compresa Christmas Lights*!!! Ora, scusami, ma devo inventarmi qualcosa per rimpiazzare la Bokova. Ciao, Grinch!
E riattaccò, più furiosa di un diavolo infastidito, senza nemmeno lasciargli il tempo di rispondere.
 
 
 
 
 

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Un regalo che la facesse rimanere senza parolesenza fiato
Non sapeva proprio che pesci pigliare.
Per quasi una settimana non ci dormì nemmeno la notte.
Continuava a nevicare la notte del 23 dicembre.
Mamoru guardava i fiocchi cadere giù, piano ed indisturbati, cercando di pensare a cosa poter regalare ad Usagi per Natale.
Era il loro primo Natale insieme, ma soprattutto era il suo primo Natale con una ragazza.
Aprì la finestra per poter toccare la neve, appoggiandosi sul suo davanzale, ed eccola.
La lampadina si accese, finalmente.
Per Usagi, la neve era sempre stata importante, prima del convegno mandato all’aria. Per Usagi, la famiglia e gli amici erano importanti.
Aveva trovato il regalo perfetto per Usagi.
 
 
 
 
 

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Il giorno della Vigilia di Natale, la redazione dello Youmiri Shinbun avrebbe chiuso i battenti alle sedici in punto e riaperto il mattino dopo solo per un paio d’ore.
Una volta tornata a casa, Usagi notò l’auto di Mamoru parcheggiata fuori.
- Mamma! – chiamò lei, appena entrò in casa – Mamoru è qui?
Sua madre la raggiunse all’ingresso, mentre lei si toglieva – cronologicamente – guanti, sciarpa, cappello e cappotto.
- Oh, tesoro! Sei tu! Mamoru sta aiutando tuo padre, nel giardino sul retro. Vieni in salotto, dai. Ho appena fatto il tè!
 
 
 
 
 
 

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Ikuko cercava di distrarre la figlia, mentre Mamoru e Kenji complottavano in giardino.
- Ragazzo, hai avuto un’idea brillante! Sul serio!
- Grazie, signore!
- Passerai la Vigilia di Natale con la tua famiglia, immagino…
- Sì, signore.
Mamoru non si sentiva in imbarazzo con Kenji Tsukino, anzi. Nonostante fosse il padre della sua fidanzata, sembrava lo conoscesse da sempre.
- Te lo chiedo perché, nel caso non fosse così, potresti sempre passarla qui da noi.
Mamoru rispose cortese.
- Oh, beh… la ringrazio, Tsukino-san. Davvero, apprezzo il pensiero, ma ho già promesso ai miei genitori che li avrei raggiunti. E, inoltre, sarò reperibile per l’ospedale, quindi c’è la probabilità che mi cerchino per un’emergenza.
Kenji gli sorrise annuendo.
- L’ospedale… già… hai un ruolo importante e lo ricopri in modo eccellente.
Mamoru gli rivolse, a sua volta, un sorriso grato.
- La ringrazio, signore. Davvero.
- Non devi ringraziarmi. Sono io a dover ringraziare te. Anzi, è probabile che non potrò mai farlo abbastanza. È grazie a te se io sono felice – se mia moglie e i miei figli sono felici, soprattutto Usagi.
Dopo aver perfezionato il loro lavoro, Kenji sospirò soddisfatto.
- Bene. Direi che è l’ora di annunciare alla diretta interessata che il tuo regalo è pronto. Vado a chiamarla – e gli batté piano la mano sulla spalla, sorridendo.
Mamoru annuì, sorridendo anche lui, e si strinse di più nel cappotto, mentre Kenji si allontanava.
 
 
 
 
 

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Ikuko stava versando la terza tazza di tè.
- Mamma, basta! Altrimenti, mi uscirà dalle orecchie!
- Ma, amore, il tè è un antiossidante naturale! Me lo dici sempre anche tu!
Usagi ridacchiò.
- Sì, ma non bisogna esagerare!
Kenji entrò in salotto e le trovò così, beandosi di scenette familiari come quella. E, a malincuore, si rivolse alla figlia.
- Usagi, puoi venire un momento in giardino? Copriti bene, mi raccomando.
La ragazza aggrottò la fronte e disse – Ok. Arrivo subito.
 
 
 
 
 

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Mamoru era lì fuori, e non ne capiva il motivo.
Sembrava serio. Che fosse successo qualcosa?
Una volta uscita sul retro, lo raggiunse.
- Mamo-chan, va tutto bene?
Mamoru si girò verso di lei, sorrise e le indicò con il capo dritto davanti a loro, nella direzione di una piccola pista da pattinaggio.
Usagi rimase senza parolesenza fiato.
- Ma… cosa… ? – e alternò lo sguardo più volte da Mamoru alla pista, con gli occhi lucidi, sorridendo e boccheggiando.
Mamoru le sorrise di rimando e diede una spiegazione.
- Hai detto che la neve ti è legata da oltre venticinque anni, che siete sposate. Io non ti sono legato da così tanto, anche se, credimi, vorrei fosse così…
E Usagi inspirò rumorosamente, come se avesse voluto interromperlo, ma non lo fece.
- … non stiamo insieme da tantissimo tempo, ma stiamo insieme da abbastanza tempo per capire cosa ti rende felice e cosa ti fa stare male.
E Usagi espirò, lasciandolo finire il suo discorso.
- Ho pensato che, riproponendoti – in una versione più piacevole – la tua amata neve, avresti ricordato quanto lei sia importante per te. Quanto lei ti renda felice.
La bionda lo fissava, mentre una lacrima di commozione le scese sul viso, e con il dorso della mano destra se l’asciugò.
- Tu sei importante per me, e renderti felice rende felice me.
Usagi aprì la bocca per parlare, ma Mamoru non glielo permise.
- So che questo è reciproco, tranquilla – le disse lui, rassicurandola – me lo dimostri ogni giorno, in ogni tuo gesto. È questo il mio regalo di Natale per te, Usako: rendere tutto ciò che è importante per te, importante anche per me. Perché, per la prima volta, io voglio crederci con tutto me stesso in un noi.
Usagi provava un mix di emozioni: felicità, commozione, amore…
Un paio di secondi dopo, Mamoru le passò un pacchetto incartato alla perfezione.
- Aprilo.
Lo prese dolcemente e lo aprì: era un portafoto, decorato con fiocchi di neve, a triplo vetro. Un vetro mostrava la fotografia di lei con la sua famiglia – lei, i suoi genitori e suo fratello – mentre, in un’altra fotografia, c’erano tutti i suoi amici più cari e, nell’ultima, lei e Mamoru coperti da cappotti, sciarpe, guanti e cappelli, abbracciati, sotto la neve – fotografia scattata un paio di giorni prima.
- È bellissimo, Mamo-chan – disse lei, con voce rotta dall’emozione e lo strinse più forte poté.
Il ragazzo ricambiò la stretta e, una volta separatisi, le sorrise dicendo – E non è finita qui – e le passò un paio di suoi vecchi pattini, quelli che metteva quando andava a pattinare insieme ad Ami e a Minako, ai tempi del liceo.
- È ora di far prendere loro un po’ d’aria, non ti pare?
Usagi gli sorrise, annuendo, prima di sedersi su uno scalino, appoggiando il regalo e infilandosi i pattini.
Quando iniziò a pattinare sulla pista, mostrò tutta la sua felicità e tutto il suo divertimento, iniziando a canticchiare un pezzo di Christmas Lights.
- Oh, when you’re still waiting for the snow to fall, it doesn’t really feel like Christmas at all… still waiting for the snow to fall, it doesn’t really feel like Christmas at all… those Christmas lights light up the streets… Down where the sea and city meet. May all your troubles soon be gone. Oh, Christmas lights, keep shining on.
Mamoru era sereno nel vederla così felice, e sorrise quando la sentì dire – Sarò sempre sposata con la neve! Perdonami, neve! Ti amo e ti amerò sempre e comunque!
Usagi sentì lo sguardo di Mamoru su di sé e lo guardò, continuando a pattinare.
Finché, ridendo piano, non gli chiese – Che c’è, Mamo-chan?
Mamoru sorrise ancora di più e alzò le spalle, rispondendo semplicemente – Te l’ho detto: è che mi piace vederti felice *(5), Usako.


   
 
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