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Autore: chaos23    15/12/2012    1 recensioni
Anna, che non conosce nulla del mondo.
Marco che il mondo lo conosce fin troppo bene.
Si incontrano e insieme intraprendono un viaggio per crescere e cambiare.
Ispirato all'omonima canzone di Lucio Dalla.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marco:
 
Marco si osservava davanti allo specchio, nudo, la sua pelle era talmente chiara che quasi lo abbagliava. Era magro, di una magrezza spigolosa ma bella. Sulle sue ossa erano appoggiati 46 chili di kg di essere umano, troppo pochi.
Spesso  la fame gli passava all’improvviso, soprattutto quando stava per venirgli un attacco d’ansia. Li aveva si da quando era bambino, ormai erano entrati a far parte del suo quotidiano.
All’improvviso tutto si oscurava, mancava l’aria e il cuore pareva voler uscire dal petto. Quella era la cosa peggiore, quel cuore circondato quasi soltanto da pelle non aveva intenzione di fermarsi se non dopo qualche ora e faceva male..
Aveva paura Marco anche se non sapeva bene di cosa. Forse aveva paura del mondo perché lo conosceva troppo bene.
All’apparenza poteva sembrare forte, ma dentro urlava e tremava.  Il suo lungo ciuffo nero, magliette di gruppi musicali, jeans strettissimi , la sigaretta sempre accesa e la matita nera che amava indossare per far risaltare i suoi meravigliosi occhi anch’essi neri  lo facevano sembrare un “cattivo” ragazzo, qualcuno da cui star lontano.
Era buono invece, aveva sofferto e soffriva come pochi e questo malessere gli aveva regalato una sensibilità fuori dal comune.
La musica era la sua migliore amica, lei al contrario di suo padre non l’avrebbe mai abbandonato.
L’uomo che aveva contribuito alla sua creazione, lui non lo aveva mai incontrato, se n’era andato quando lui aveva appena un anno., quando comprese che la vita coniugale non gli si addiceva , decise di salpare con la prima nave peschereccia che gli offrì lavoro lasciando sola sua moglie con una bambina di 5 anni e con Marco.
Non lasciò un biglietto, non telefonò…sparito nel nulla.
A 12 anni Marco iniziò a lavorare in uno stabilimento balneare d’estate e d’invero rubacchiava qualche cosa giusto per  non gravare sulla sua povera madre.
Era un lupo solitario, guardava gli altri e gli sembravano tutti stupidi, effimeri e banali. Erano tutti troppo presi da loro stessi per alzare lo sguardo al cielo ed ammirare le nuvole, troppo presi per leggere una poesia o per ascoltare bene una melodia. Erano insulsi e a questo punto preferiva la solitudine.
Si era lasciato amare da qualche ragazza durante le sere estive ma non aveva mai amato. Le usava ma il suo cuore aveva sempre e solo battuto più velocemente a causa degli attacchi mai per amore.
Amava il cielo però.
Amava le mille sfumature che alba e tramonto offrivano, la forma delle nuvole e come si gettavano nel mare.  Avrebbe voluto mangiarle quelle nuvole di zucchero filato,  abitare su quell’enorme palla da bigliardo che era la luna. Toccare le stelle.
Si stendeva sulla sabbia, o sull'erba a volte e immaginava di essere lontano da quella vita, in un mondo, in una città libera piena di persone di ogni tipo. Piana di librerie.
Che utopia.
  
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