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Autore: reading lover    15/12/2012    1 recensioni
Katherine Tennant è una ragazza inglese che vive a Los Angeles. Fin qui niente di strano, ma se vi dicessi che per mantenersi fa la escort? E se vi dicessi che sta per invischiarsi in un triangolo amoroso con il chitarrista Tom Kaulitz e la sua bellissima fidanzata? E se vi dicessi che in tutto questo centrano una gravidanza e un telefilm? Buona lettura;)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 9

14 Aprile 2012. Villa Kaulitz, West Hollywood, Los Angeles, California
Quel sabato mi svegliai presto, cosa piuttosto strana per me. Avevo un appuntamento con il medico in mattinata, così scesi in cucina per fare colazione. Lì, vidi una ragazza mora che non avevo mai visto prima e che, a giudicare dall'atteggiamento rilassato con cui sorseggiava il suo caffè, non faceva parte del personale.
"Buon giorno!- mi salutò- tu devi essere la cugina di Georg..." Quindi quacuno l'aveva informata. Ma chi? Me esclusa nessuno era ancora sveglio, a meno che la mora con accento spagnolo non fosse un'amica di quella Jessica...
"Si, Katherine."
"Non vi assomigliate per niente." Se solo sapessi, pensai
"Tu invece sei?"
"Angie..." Le avrei chiesto spiegazioni, ma entrò in cucina anche Bill che salutò me con un sorriso e un 'buongiorno' e Angie con un bacio. A questo punto direi che le spiegazioni non servivano più.
"Devo andare." Gli disse lei guardandolo dolcemente
"Non ti fermi a pranzo?"
"Non posso. Devo incontrare la proprietaria di una galleria."
Si salutarono e Angie salutò anche me prima di recuperare la borsa e sparire richiudendosi la porta alle spalle.
"Come mai sei già sveglia?"
"Devo andare dal dottore." Lui si mostrò improvvisamente molto interessato
"A che ora?"
"Tra un' ora. Anzi, volevo domandarti, lo so che non dovrei chiederti un favore del genere, ma mi presteresti la macchina?"
"No."
"Oh, ok..." Ci rimasi un po'male
"No, perchè ti accompagna Tom con la sua. L'altro giorno mi ha detto che avrebbe voluto seguire tutte le fasi della gravidanza, esami medici eccetera, e credo che debba chiedere qualcosa al dottore. Vado a svegliarlo."
"Nononono. Bill, lascia perdere, non è un esame, è solo una visita, un colloquio." Tentai inutilmente di fermarlo.

Un'ora dopo mi trovavo in una macchina con Kaulitz, il suo cane e un silenzio imbarazzante.
Per chi non lo sapesse, e nel caso in cui non l'abbia già detto, Los Angeles era la città più trafficata del pianeta e probabilmente di tutto l'universo, così ci ritrovammo imbottigliati nel traffico mattutino. Lui, come sempre, impassibile e io imbarazzata.
"Fai sesso con quel tipo?"
"Cosa?!" Se avere una conversazione con lui significava discorrere solo di questi argomenti preferivo il silenzio.
"Tu e il ragazzo con cui esci andate già a letto insieme?"
"Non penso che ti interessi..."
"Pensi che il bambino ne risentirebbe? Voglio dire, potrebbe avere un deviamento genetico o altro?"
"No. E comunque no." No al deviamento e no al sesso con Jensen, e non era difficile indovinare per quale dei due fossi dispiaciuta
"A che ora devi essere dal dottore?" Stavo per rispondergli che non mi aveva dato un orario preciso quando vidi la luce di un flash e mi voltai per capire chi stava scattando fotografie a chi.
"è un paparazzo. Ci ha fatto un paio di foto anche davanti a casa."
"Ci ha seguito? E non sei preoccupato?"
"Fai finta di niente. Se chiederanno qualcosa diremo che sei la cugina di Georg."
"Sei sempre così stoico?"
"Avresti dovuto conoscermi qualche anno fa..."
"Magari in circostanze diverse..."
"Già.."
"Dopo dobbiamo portare il cane a passeggiare?" Cambiai argomento
"Se vuoi prima ti riporto a casa..."
"No. Ho voglia di stare un po'fuori..." Mi guardai attorno alla ricerca di qualcosa a cui fingermi interessata, ma fu Kaulitz ad attirare la mia attenzione chiedendomi cosa pensassi di lui. Per la serie: 'niente domande dirette'
"Non lo so." fu la mia prima reazione
"Pensaci." Ci pensavo, ci stavo pensando da giorni ormai. Che opinione mi ero fatta di lui? Non riuscivo ad inquadrarlo bene
"Sei timido."
"Io? Timido?"
"Ti ho risposto alla domanda, non ti devo spiegazioni."
"Tocca a te allora. Hai ancora due domande."
"Ne ho cinque. Non ne ho usata ancora nessuna." Non avrebbe barato. Io gli lasciavo farmi le sue dieci domande e avrei preteso il diritto alle mie cinque. Kaulitz però mi fece notare che gli avevo chiesto del paparazzo, del suo atteggiamento stoico e del cane.
"Non facevano parte delle domande, era semplice conversazione."
"Puoi chiedermi cinque cose ogni giorno, non di più-"
"Quindi non possiamo avere una conversazione normale?"
"è la quarta domanda?" sorrise beffardo.
"No! Sai una cosa? Lascia perdere! Sei intrattabile, antipatico e ingiusto! Questo è quello che penso di te se ci tieni a saperlo!"
La conversazione si chiuse così e nessuno dei due aprì bocca fino a quando non arrivammo in ambulatrorio e fui convocata dal medico il quale mi illustrò la lista degli esami che avrei dovuto fare il primo mese.
"Sono un'infinità!" Protestai io.
"Sono necessari. La gravidanza è un periodo delicato e in quanto tale deve essere monitorato costantemente."
"Farai tutti gli esami di cui c'è bisogno." Sentenziò Kaulitz con un'espressione dura in volto. Voleva sembrare disinvolto, ma sentivo che in quella situazione si trovava molto a disagio.
"Dia retta al suo fidanzato signorina."
"No, non è il mio fidanzato."
"Amico?" Ma i medici erano in grado di farsi gli affari loro a Los Angeles?
"Sono il padre.-rimasi perplessa dalla sua risposta, sembrava fuoriluogo- Del bambino, ovviamente." si corresse subito.
"Ah, capisco."
"A proposito di questo- continuò Kaulitz- vorrei fare un test di paternità. è possibile prima della nascita?" Ecco cosa voleva chiedere al dottore; avrei dovuto aspettarmelo.
"Oggi esistono test molto precisi e per nulla invasivi che possono essere effettuati con un semplice prelievo del sangue a partire dalla decima settimana di gravidanza."
Poco più di due mesi e anche lui avrebbe dovuto affrontare la verità scritta nero su bianco, come avevo fatto io.

Mi feci riportare a casa Kaulitz e quando entrai vidi Bill seduto sul divano intento a guardare un programma televisivo.
"Posso farti compagnia?" gli chiesi
"Certo. Ti piace 'Scrubs'*?" Ecco qualcuno con cui poter avrere una conversazioe normale!
"Si. è un'eternità che non lo guardo..."
"Sono gli episodi vecchi."
"Stagione?"
"Terza, credo."
"Posso chiederti una cosa un po'personale?"
"Si, ma non chiedermi se puoi chiedermi qualcosa. Chiedi e basta..."
"Volevo sapere che tipo è tuo fratello..." Io lo conoscevo poco, mi serviva il parere di qualcuno che aveva passato insieme a lui una vita, e chi meglio del fratello gemello?
"Lui è come me, ma è più bravo a nasconderlo..." Poco utile, ma meglio di niente. Sentì suonare il mio telefono e risposi dopo aver guardato chi mi stava chiamando.
"Ciao Eric."
"Dove sei?!?" Cosa avevo fatto questa volta?
"A casa, perchè?"
"Perchè dovevi essere a casa mia mezz'ora fa, così avremmo potuto parlare di come nascondere la faccenta della gravidanza al Comic Con di Suprenatural, che si terrà a San Diego tra esattamente tre ore!"
"San Diego?! Come ho fatto a dimenticarlo?" Eric me lo aveva detto qualche giorno prima e ne avevo parlato anche con Jensen. Dove avevo la testa? Ah, già. Forse ero troppo impegnata a pensare al fatto di essere incinta e al fatto che vivevo con il padre del bambino che stava per sposarsi con un' altra e non accettava la mia idea dell'adozione...
"Vediamoci direttamente all'aeroporto. Il volo parte fra un'ora!"
"Si, scusami per- sentì il bip-bip del telefono- mi ha riattacato..." Avevo poco tempo e mille cose da fare. Mi ero completamente dimenticata del Comic Con e soprattutto del fatto che avrei dovuto restare a San Diego per una notte e non avevo ancora fatto la valigia!
"Ti accompagno io all'aeroporto. In macchina faremo prima..." Disse Bill

"Pensa che la sua relazione con Jensen sia il motivo per cui le è stato rinnovato il contratto?" Domanda idiota di una giornalista impicciona al Comic-Con di Supernatural, San Diego, California
"Non vedo in che modo la mia amicizia con Jensen o con altri membri del cast o della troup possa aver spinto lo sceneggiatore a modificare la trama."
"Fai rispondere me alle frecciatine..." Mi suggerì Mark sottovoce
"Passiamo alla prossima domanda"
"In questa stagione Sam e Dean avranno a che fare solo con demoni e angeli o avete optato per altre creature?"
"Non vorrei svelare troppo, ma posso dire che demoni e angeli non sono l'unico pericolo." La conferenza durò per quella che mi sembrò un'eternità  e rischiai perfino di addormentarmi. Non mi rivolsero altre domande così rispolverai il metodo che usavo a scuola: occhi ben aperti e espressione interessata, mentre dentro di me pensavo a tutt'altro.

"Alle sei hai un'intervista per un emittente locale." M'informò Eric. Io, sfinita com'ero, non volevo pensare a nulla che non fosse un bagno caldo o qualcosa da mettere sotto i denti, così lo cacciai dalla mia camera e chiamai il servizio in camera che, ovviamente, arrivò in spaventoso ritardo rispetto alla tabella di marcia che il mio agente mi aveva lasciato in doppia copia sul letto. Mangiai il più velocemente possibile e mi precipitai fuori dall'hotel per fiondarmi nel taxi, ma solo dopo aver autografato due riviste con la mia faccia stampata in prima pagina.
"Sai cosa direbbe mia madre in questo momento?"
"No." Rispose Eric seduto accanto a me
"Direbbe: Katherine, non sei abbastanza responsabile per comprendere che il tuo sogno di fare l'attrice è troppo stressante e incompatibile con la tua gravidanza!"
"Tu invece cosa dici?"
"Che è tutto quello che ho sempre voluto."
Arrivammo in tempo per una ritoccatina a trucco e capelli, dopo la quale fui letteralmente spinta dal dietro le quinte allo studio. Era una trasmissione in diretta e il pubblico dal vivo mi agitava parecchio. Ok, ripassiamo le regole: sii carina, sorridi e fingi di essere amica di Lucy, la presentatrice.
"Ciao Katherine!" Lucy mi venne incontro mostrando un sorriso a trentadue denti
"Lucy!" Ci abbracciammo proprio come vecchie amiche e mi invitò a sedermi sugli sagabelli più scomodi della storia.
"Ti trovo bene!" disse come se non fosse la prima volta che ci vedavamo
"Grazie."
"Ricorda Kath che qui sei tra amici, quindi puoi dirci tutto..."
"Ok" Risposi un po' confusa
"Allora?"
"Cosa?" Sempre più confusa...
"Vuoi dichiarare ufficialmente la tua relazione con il co-protagonista di Supernatural o no?"
"No, io e Jensen siamo solo amici..." Non potevamo limitarci alla promozione del programma, vero? Probabilmente no, infondo il gossip faceva parte del gioco. Maledetto rovescio della medaglia!
"E tutte quelle uscite dopo le riprese? E la cena al 'Lobster'? Non mentire, vi hanno paparazzato insieme moltissime volte. Forse troppe per due amici..."
"Ma-
"Katherine sarà pronta a rispondervi dopo la pubblicità!" M'interruppe quella Lucy. Eric mi si avvicinò salvandomi dalle truccatrici e dai loro pennelli.
"L'addetto stampa mi ha appena scritto che dal punto di vista pubblicitario una relazione tra te e Jensen potrebbe aiutare la promozione, farci pubblicità. Jen è daccordo."
"Cosa significa?"
"Che se lo sei anche tu potreste fingere di stare insieme. Non sarà difficile, i gossip hanno già messo la pulce nell'orecchio a tutti."
"Ma io-
"Si gira!" Gridò qualcuno della produzione e Eric s'affrettò a riprendere la sua posizione dietro le quinte. Poco tempo per decidere. Cosa avrei fatto?
"Siamo qui con Katherine Tennant, nuovo acquisto del cast della serie 'Supernatural'. Per chi si sia sintonizzato ora, abbiamo chiesto all'attrice di chiarire le voci a proposito della relazione con Jensen Ackles che interpreta il personaggio di Dean Winchester. Allora Kath, stavi dicendo?"
"Io e Jen non volevamo rendere subito pubblica la cosa, ma si, ci siamo fidanzati poco dopo aver iniziato a lavorare assieme." Avevo optato per una mezza verità, una cosa non nuova per me
"Finalmente! Raccontami un po' di questa storia. Come è scoccata la scintilla?"
"La prima volta che l'ho visto è stato per caso, ero arrivata presto agli studios."
"Ma com'è romantico!" Cercai di dire cose credibili e di non distaccarmi troppo dalla realtà. Mi sentivo una completa idiota, ma a quanto pare anche questo faceva parte del gioco.

Rientrai in hotel verso le nove e passando accanto al bar maledii il fatto di essere incinta e di dovermi comportare responsabilmente, avrei avuto davvero bisogno di una tequila!
Non avevo voglia di tornare in camera, non avevo voglia di uscire, non avevo voglia di niente, e non sapendo cosa fare mi sedetti su una poltrona nella hall apettando. Cosa? Non lo sapevo. Eppure qualcosa arrivò, sottoforma di un bel ragazzo dagli occhi verdi e dal sorriso magnifico in jeans e t-shirt.
"Ho visto l'intervista.- Mi disse Jensen sedendosi accanto a me -sembra che siamo fidanzati."
"Solo per le telecamere." In quel momento iniziai a pensare a come la situazione in cui ci eravamo cacciati potesse avere ripercussioni sulla vita reale, quella in cui eravamo due amici, che si, uscivano insieme, ma nulla di più.
"Pensi di dormire con me questa notte?" Scherzò lui
"Penso di farmi una doccia e infilarmi subito sotto le coperte, nella mia camera!" Mi alzai con la chiara intenzione di fare ciò che avevo detto ma lui mi disse che il mio agente, Eric, stava aspettando entrambi nella mia camera per parlarci.

Chi non ha mai provato la sensazione di dover tenere occupate le mani per evitare di sfogare la propria rabbia su chi l'ha causata? Io stavo facend proprio quello, tenevo occupate le mani piegando i vestiti e sistemando i cuscini e il letto, perchè sapevo che se non avessi avuto in mano qualcosa le avrei usate per strozzare Eric!
"Dovremmo parlare anche della tua gravidanza" borbottai ricordando le parole esatte che il mio agente aveva pronunciato. Non era tanto ciò che aveva detto ad irritarmi, quanto il fatto che l'avesse detto di fronte a Jensen che in un secondo era passato dall'avere un colorito umano all'assomigliare ad un personaggio di 'intervista col vampiro'. Eric sembrava non essersene accorto, si era semplicemente alzato e aveva abbandonato con nonchalance la stanza lasciando soli me, Jensen e l'immancabile silenzio imbarazzante. Quando se n'era andato Jensen, balbettando qualcosa, avevo iniziato a sentire il formicolio assassino nelle mani.
Accesi la TV per distrarmi un po' e recuperai dal frigo bar del gelato e tutti i biscotti che riuscii a trovare. Arrivata alla quarta cucchiaiata, e alla convinzione che avrei preferito morire di diabete piuttosto che rinunciare al gelato, squillò il telefono e risposi senza guardare chi fosse
"Dove cazzo sei?!" Gridò la voce dall'altro capo del ricevitore, voce che identificai con un arrabbiatissimo Kaulitz
"A San Diego."
"Perchè non me l'hai detto?"
"Perchè è stata una cosa improvvisa." Cercavo di mantenere la calma nonostante il tono idagatorio m'irritasse parecchio, presi un'altra cucchiaiata di gelato ma non mi aiutò molto
"Io.. Lascia perdere."
"Bene. Ci vediamo."
"Bene."
"Ciao."
"Ciao. Katherine...- mi richiamò- io voglio sapere sempre dove siete."
"Certo." Risposi perplessa prima di rimettere il telefono nella borsa. Aveva detto che voleva sapere sempre dove eravamo?

*Telefilm americano
  
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