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Autore: Nitrogooch    02/07/2007    14 recensioni
La prima saga della trilogia 'Square edition', nella quale nulla è vano, ogni indizio potrebbe essere importante. Nuovi e vecchi personaggi, in una storia che oltrapassa i normali limiti dell'immaginazione, e firmata Nitrogooch!
Genere: Romantico, Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui!!!

Ritorno con un’altra fantastica fiction di KH!

Questa sarà migliore delle precedenti (dicono tutti così!)

Viaggi tra nuovi mondi e visioni imperscrutabili!

Questo è Nitrogooch!

 

 

Capitolo 1 - Il sogno

 

   Un ragazzo. Un ragazzo con una lunga chiave. Volteggia velocemente attorno ai nemici. Sono degli esserini neri, con delle antenne allungate e grandi occhi gialli. Si muovono agilmente, ma nonostante questo sono colpiti e disintegrati dalla sua collera. Un altro ragazzo, biondo. Ha con sé una spada di un colore azzurro che va nel turchese. Aiuta l’altro ragazzo a combattere contro delle altre creature. Erano un po’ più grandi delle prime, ma questo non impediva ai due di schiacciarli con la loro foga devastante. Due uomini sono spalla a spalla, sembrano fratelli. Il loro movimento è splendido, e terrificante. Con le loro spade ampie travolgono altre essenze, bianche. Queste ultime si muovono in modo eccentrico, e punite dalla loro presunzione vengono fatte a pezzi da un terzo ragazzo. Un ultimo giovane combatte questa stramba lotta. Ma.. è... bizzarro… Un ragazzino normale non può avere una coda!

   Ecco. Ora cade su di loro la solita gabbia bianca. Si chiude, li avvolge, e conduce i poveri ragazzi in un sonno profondo. Si sentono delle voci. Si odono strani nomi, urlati con tutta la voce che delle persone possono avere in gola. Poi buio. Buio. Buio più assoluto. Tenebra…

 

DRIN! DRIN! DRIN! DRIN! DRIN! DRIN! DRIN!

 

   << Ti vuoi svegliare? >>, disse una voce femminile. << Ha suonato il citofono Mark, quindi o scendi tra due minuti o se ne va! >>

   Dopo cinque secondi di incoscienza, la sua mente ricominciava a ripartire.

   << Era solo un sogno. >>, bisbigliò.

   Con un grande sforzo, si alzò dal letto e si preparò in fretta e furia.

   << Era il solito sogno. >>, mormorò.

   Senza nemmeno aver fatto colazione scese con lo zaino in spalla. Ma venne fermato da una mano soffice.

   << Ehy furbacchione, non ti dimenticare di comprare il pane, eh? >>,  disse sua madre, appoggiando sulla mano del ragazzo pochi spiccioli. Dopodichè egli fece le tre rampe di scale a piedi.

   Era inverno. Il mese di febbraio. Nessuno aveva passato un inverno particolarmente freddo, ce n’erano stati di peggiori. Non aveva neppure usato i guanti. Il sole si era appena alzato, e si potevano notare solo i suoi raggi riflessi dai palazzi. La sua luce lo colpiva, e provava una sensazione di ritempramento.

   Mark era li, nel viottolo, ad aspettarlo.

   << Hey, dormiglione d’un Demian, ci muoviamo? >>, esclamò Mark. << Alla prima ora c’è inglese: se arriviamo alle 8 e 1 ci mette il ritardo! >>

   Mark era un bravo ragazzo. Sembra buffo il modo in cui si sono conosciuti. Il primo giorno di scuola delle elementari il bullo della classe rubò la merenda a Demian, e l’amico, per difenderlo, anche se non lo conosceva, gli scagliò un libro in faccia, col risultato di una bella tirata di orecchi da parte della maestra.

   Ora era diverso. Demian ero più alto di lui, e sapeva difendersi molto bene, ma nonostante questo lo vedeva come il suo protettore. Erano sempre in compagnia.

   A passo svelto si recarono verso la scuola. Ma Demian non riusciva ancora a togliersi quei pensieri dalla mente. Il primo ragazzo. Poteva avere la sua età. E che cos’era quell’arma che aveva in mano? Una chiave? Una spada? Domande futili, ma purtroppo indispensabili. Troppe volte aveva fatto quel sogno, e desiderava ardentemente una risposta.

   “La avrai”

   Demian sentì questa voce e subito si voltò. Era un sussurro, quasi inesistente, ma con un tono di voce profondo. Riuscì ad intravedere solo un pezzo di mantello nero di un uomo, che fuggì in un vicolo.

   << Hai sentito anche tu quella voce? >>, domandò.

   << Secondo me stai ancora dormendo! >>, affermò Mark. << Sbrigati o faremo tardi! >>

   Arrivati a scuola, seguì distrattamente e sbadatamente tutte le lezioni, pensando ancora a quel sogno.

   << Demian. >>

   Eppure non riusciva a capacitarsi. Si dovrebbe sognare una cosa solo una volta, giusto? Oppure, se è sempre lo stesso pensiero, il sogno si ripete, ma in modo diverso, con dettagli diversi. Però quello era così reale, e così identico tutte le volte.

   << Demian, mi aiuti a fare questa disequazione? >>

   La ragazza più carina della classe si avvicinò a lui. Poteva avere una parvenza di fortuna il fatto che fosse così una frana in algebra.

   << Dimmi tutto, Vicky >>, acconsentì.

   << Non riesco a capire come si fa questo passaggio… >>, disse lei

   << Semplice >>, spiegò con un sorriso. << Basta fare il quadrato di 2x + y. >>

   << Non ho capito…>>

   << Ma come è possibile?!>>, e intanto pensava alla pazienza che ci vuole per insegnare, che a uno come lui mancava. << E se ti spiego i fattoriali ti metti a piangere?! >>

   << Ehm, scusa, ma io non ho capito >>, era davvero negligente. << Non ci riesco, non ci riesco proprio. >>

   Ma lui in quel momento era da un’altra parte.

   << Demian! >>

   Il secondo ragazzo. Quello biondo. Il prototipo dello sbruffone, pensò. Però era evidente che aveva un buon cuore, se aiutava il primo. Insieme formavano una coppia formidabile.

   << DEMIAN! >>

   Sognava di nuovo ad occhi aperti. La professoressa lo chiamava e lui non la sentiva, ma al suo urlo tutti i suoi pensieri si spezzarono, e tornò alla realtà.

   << Demian >>, disse la professoressa, con una faccia contenta per averlo beccato disattento. << Sei sempre il solito distratto. Allora qual è il risultato della seconda disequazione? >>

   << E’ x – 1. >>

   La professoressa borbottò: << Uhm, bene… >>

   E’ una grande soddisfazione quando non si segue la lezione ma si riesce a rispondere ugualmente alla professoressa. Ci rimane male perché non può mettere una nota di demerito.

   Lo affliggeva non conoscere il significato di quello strano sogno. Non era possibile sognarlo ogni volta uguale. E poi perché proprio a lui? Forse contiene un messaggio allegorico.

 

   Intanto la campanella dell’ultim’ora era suonata, e tutti come pazzi si fiondavano fuori dalla classe. Mark lo aspettava all’uscita.

   << Aho, ce ne hai messo di tempo! Che hai fatto con la professoressa?! >>. Si scervellava sempre per dire stupidaggini del genere.

   << Idiota! Come puoi pensare queste cose, pervertito! >>

   Insieme tornarono a casa. Sembra strano, quasi stupido, quanto una cosa può essere il centro dei tuoi pensieri. Una ragazza che ti fa la corte e ti piace, problemi economici, brutti voti, ma un sogno no! Era stupido!

   “Presto capirai tutto”

   Di nuovo quella voce. Non poteva sbagliarsi ancora. Si voltò, ma non c’era nessuno.

   << Umpf. Oggi sei proprio strano. Mi dici che hai? >>

   << Niente. >>

   << Su, sono il tuo migliore amico! Confidati. >>

   Esclamò irritato: << Chi lo ha mai detto! E poi questi non sono problemi che ti riguardano! >>

   Mark rimase ferito.

   << Ah… Va bene… Mi spiace… >>, allungò il passo e dopo due minuti già non si vedeva più.

   << Maledizione! Non solo ho questi dilemmi da pazzoide, ma ho litigato anche con Mark! >>

   “Mark non ti servirà dove stai per andare”

   Si fermò. Questa volta lo aveva sentito davvero. Si girò e vide un uomo incappucciato, con un mantello nero. Mosse leggermente la mano realizzando un cerchio, e  creò un varco. Esso procurava a Demian una strana sensazione. Il passaggio era viola e nero, a spirale.

   “Se verrai con me avrai tutte le risposte”

   Non ci pensò su più di un secondo, e se la diede a gambe levate. Certo, gli interessava sapere del sogno, ma non era così stupido da seguire uno strampalato in un varco nero.

   Corse con tutte le sue forze verso casa, salì a due a due gli scalini del palazzo senza attendere l’ascensore, andò in camera e si stese sul letto. Era pallido, paonazzo. La casa era deserta, e questo non fece che accentuare il suo timore.

“Chi era quel tizio?” pensava, senza sapere che presto questa domanda avrebbe avuto una risposta.

 

 

Che ve ne pare?

Su, fatemi sapere, così se ha successo continuo!

Recensite in molti!!

Se no vi vengo a beccare fino a casa XD

(PS ho levato l'oibò XD)

  
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