Nome? Noelle
Foreman.
Aspirazione? Studiare criminologia ad una buona università, magari in
America.
Programmi per il futuro? Rovinare la vita alle persone.
“Ragazzi avete altri 5 minuti per finire, non dovete scrivere un
poema!”
ridacchiò la nuova prof di letteratura inglese.
Non fosse venuta sarebbe stato meglio.
Quella donna sprizzava gioia da
tutti i
pori, ma sa con chi ha a che fare? Con la classe più chiassosa,
menefreghista,
ignorante e maleducata di tutto l’istituto.
Sono sicura che fra due
mesi non
sarà più così felice, diamine.
Io sono l’eccezione in mezzo ai
babbuini, cioè,
ragazzi che componevano la mia classe, ma su questo non ci sono mai
stati
dubbi.
I professori dicevano che se non fosse per la mia condotta avrei
davvero
una pagella impeccabile, ma al diavolo.
Io sono così: prendere o
lasciare.
“Signorina ha finito?” mi sorrise la professoressa McCaine.
Emisi un gemito di disapprovazione. “Quasi” risposi annoiata.
Programmi per il futuro? Rovinare la vita alle persone. Divertirmi.
Il che era uguale, ma meglio non specificare le fonti del mio
divertimento,
questo potrebbe ritorcersi contro di me e odio i colloqui privati
professore-famiglia. Che poi io non ho una famiglia, ma poco importa.
Il suono della campanella mi fece sobbalzare, fui la prima a consegnare
il mio
foglio e uscire da quell’aula.
Incrociai per i corridoi la mia squadra di cheerleader che come al
solito mi
salutò con quell’eco di voci da ochette quali erano.
Feci loro un cenno
con la
testa fingendo un sorriso per poi trasformarlo in una smorfia di
disgusto una
volta superate.
Arrivai velocemente al mio armadietto, schivando gli
studenti che
di fretta si recavano verso l’uscita.
Riposi tutti i miei libri al loro
posto,
riempii la borsa dei libri necessari e sistemai la frangetta folta e
nera sulla
mia fronte; poi con le dita pettinai i ciuffi lunghi che feci ricadere
morbidi
sulle spalle.
E proprio dallo specchietto vidi dietro di me quel
ragazzo. Ma
che dico ‘quel’ ragazzo? Lui è IL ragazzo. Il ragazzo più bello della
scuola.
Sorrisi
furba e con la stessa espressione
che
sempre mi caratterizzava, chiusi di scatto l’armadietto e mi avviai
verso di
lui. Mi appoggiai di fianco contro la parete.
“Buongiorno Styles” sussurrai guardandolo dalla testa ai piedi. Era
davvero
bello.
Si girò verso di me e si sorprese di vedermi così vicina a lui.
“Foreman”
mi salutò con noncuranza, scrutandomi.
“Come mai da queste parti?” chiesi marcando con un dito la scia di
bottoni
sulla sua camicia, dall’alto verso il basso.
“Aspetto la mia ragazza” rispose duro afferrando la mia mano e
allontanandola
da lui, quando ormai ero arrivata all’altezza del suo ombelico.
Ridacchiai alla
sua reazione.
“Ah si?” chiesi interessata, avvicinandomi a lui e alzandomi sulle
punte. Quel
ragazzo era davvero alto.
“Sono contenta per te, riccio” soffiai sulle
sue
labbra per poi assaporarle lentamente.
Harry rimase per un attimo
sconcertato
dal mio gesto, rimanendo immobile.
“Harry?” oh aspetta, era una voce femminile quella?
Mi allontanai da lui sorridendo soddisfatta, sul suo viso era dipinto
il
panico.
Mi avviai verso l’uscita, godendo dello sguardo omicida della nuova
preda del
riccio.
Davvero carina, ottima scelta Styles.
Mi fermai a
pranzare in un fastfood.
Se mi vedesse il mio coach mi ucciderebbe, ma
il mio
metabolismo e gli esercizi fisici pomeridiani mi salvano sempre dalla
prova
bilancia.
Finii di pranzare e andai al parco a fare una passeggiata. La primavera
era
alle porte ma a Londra faceva ancora un certo freddo, perciò all’uscita
del
locale mi strinsi nel mio spolverino.
Mi inoltrai nel parco, e la fine pioggerella tipica di Londra cominciò
ad
accarezzarmi capelli e spalle. Respirai a pieni polmoni il profumo
della
pioggia e continuai la mia passeggiata.
In lontananza vidi una coppietta su una panchina che stava
tranquillamente
pomiciando. Nemmeno fossero in privato, un bambino potrebbe
traumatizzarsi nel
vederli.
Mi avvicinai maggiormente e riconobbi Brith, una delle cheerleader e
Josh, il
capitano della squadra di basket.
Brith è la classica ragazza oca che cambia letto ogni sera, ma gira
voce che
con questo ragazzo abbia messo la testa a posto.
In effetti sono già
passate
già due lunghe settimane, il ragazzo deve saperci fare.
Che cosa romantica, ora ci si diverte.
Afferrai decisa il cellulare e cercai nella rubrica ‘Ferson Josh’.
Sicuramente aveva il mio numero, meglio così. La scena sarà più
esilarante.
‘L’ultima volta
ci hanno bloccato proprio sul più bello, che ne dici di
riprendere ciò che abbiamo tralasciato?
Fammi sapere, non vedo l’ora di rivederti.’
Inviai il
messaggio, ricordando ancora la nostra piccola sosta nello
spogliatoio della palestra prima che ci beccasse il coach, alcune
settimane
prima.
Lo vidi leggere il messaggio e sbiancare.
Se conosco abbastanza Brith, so che lei non ha molto chiaro il concetto
di
‘farsi i cavoli propri’.
Infatti prese dalle mani del suo ragazzo il cellulare, lesse il
messaggio e
beh, dovetti trattenermi dal ridere troppo forte.
Il colorito della povera Brith cambiò da bianco a roseo a rosso acceso
nel giro
di pochi secondi.
Mi allontanai velocemente dirigendomi all’uscita di quel parco con il
sottofondo delle urla frustrate di una ragazza trandita.
Musica per le mie orecchie.