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Autore: past_zonk    15/12/2012    3 recensioni
{Kakashi/Tenzou}
Una notte di mezz'estate, un toc-toc che ti sveglia dai pensieri, un colibrì di legno.
L’avrebbe sempre tenuto con sé.
La Luna riluceva.
Il Vento ascoltava ogni cosa, l’avrebbe raccontato ai viandanti solitari.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Image and video hosting by TinyPic...Una drabble dedicata al passato.
Tenzou/Kakashi.
Ai momenti che ti lasciano cambiato. Alle emozioni più profonde, ai dolori più inscavati nella tua pelle. Ho scelto loro due perché rappresentano, nel mio intimo, due parti di me. Quella più tenera che non vuole essere lasciata dietro, e la parte più fredda e dura, che ha sofferto e vorrebbe - quindi - vivere in solitudine e non essere guardata da nessuno.
Grazie per avermi ascoltata.
eveyzonk.











Un toc-toc alla sua finestra.
Era il solito piccolo uccellino ligneo.
Quando s’alzò dal letto troppo largo per la sua figura mingherlina, il ragazzino si stropicciò la faccia tra le mani, proprio come fosse un adulto. Sospirò, e il suo petto (stretto ma ben formato) si restrinse.
S’avvicinò alla finestra con sguardo annebbiato, la luna illuminava i suoi passi fra libri e disordine.
Le stelle erano splendenti nel cielo scuro di Konoha; era una notte di mezz’estate, e una leggera brezza gli scompigliava i capelli argentei.
Aprì la finestra e prese fra le mani il tenero uccellino che aveva volato fin lì grazie ad un meccanismo semplice: sotto, sul suo ventre, c’era una chiave inserita, da girare per caricare il volo.
Kakashi riconobbe il tocco del suo creatore nella cura con cui aveva dipinto con la sua capacità innata l’animale: era un colibrì azzurro, veloce e inafferrabile. A Kakashi piaceva, così pensò bene di metterselo in tasca con aria circospetta, non prima però di prendere un pezzetto di carta che portava, con ruolo di messaggero, nel becco allungato.
Era sgualcito, quel biglietto, come se fosse stato tenuto in mano per troppo tempo.
Diceva: scendi a giocare?
Il ragazzo argentato s’affacciò alla finestra per vedere un altro ragazzino, bruno, dagli occhi da gatto, appollaiato sull’uscio del suo palazzo. Sembrava alquanto triste. Fu per questo che Kakashi decise di ignorare il fatto che fosse notte inoltrata, di ignorare la pateticità del pretesto infantile, ‘vieni a giocare?’, e persino il fatto che probabilmente avrebbe richiesto indietro il suo colibrì ligneo.
Solo, scese, scrutando in silenzio l’altro bambino, e seguendolo nei boschi illuminati dalle lucciole.
Non giocarono davvero, quella notte, però si fecero compagnia a vicenda, Kakashi appollaiato su un ramo instabile, e il piccolo Tenzou occupato a creare tanti piccoli animaletti di legno.
Il ragazzo dai capelli argentati alzò un lato della sua bocca in quello che sembrava un sorriso, pensando che non gli aveva chiesto indietro il colibrì di legno. L’avrebbe sempre tenuto con sé.
La Luna riluceva.
Il Vento ascoltava ogni cosa, l’avrebbe raccontato ai viandanti solitari.




   
 
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