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Autore: Artemis Black    15/12/2012    2 recensioni
[SERIE FURIA ROSSA][SEGUITO DI EACH WORD GET LOST IN THE ECHO]
“Basta con questa farsa.” Dissi stanca. I miei occhi cambiarono colore e la donna si spaventò tanto che mi puntò l’arma contro. Con una sfera d’energia bloccai una pallottola che mi aveva sparato e con una sfera di fuoco gli tolsi l’arma dalle mani. Solo che l’arma colpì l’agente ad un polpaccio e la mia sfera si schiantò sulla parete piena di liquori e alcool. La donna corse via dal locale gridando, mentre io sbuffai.
“Ci mancava anche questa.” Dissi. Presi al volo l’agente e lo portai fuori dal negozio prima che si incendiasse del tutto. Era una struttura vecchia e marcia, con una fiammella di fuoco cedette ed esplose.
Atterrai con i piedi sul cofano dell’altro agente che mi guardò sorpreso. Lasciai il suo compare sopra l’auto e gli puntai un dito.
“Dì a Fury che mi deve lasciare in pace.” Gli ringhiai contro.
Nel frattempo il locale alle mie spalle era una pira di fuoco e fumo nero.
(dal primo capitolo)
ALICE E' TORNATA... PIU' INCAZZATA CHE MAI ED E' PRONTA A DARE LA VITA PER SALVARE LOKI.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Furia Rossa'
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Chapter 2: Amico Arciere
 


-Qual è il piano?- mi disse la Furia mentre mi stiracchiavo.
“Trovo un posto dove dormire, per prima cosa. Questa macchina mi sta spezzando la schiena.” Dissi. Mi ero appena svegliata, erano solo le 6 di mattina e quella era già pimpante e piena d’energia.
La macchina era una vecchia Ford Mustang nera, che ero riuscita a comprare vendendo quella che lo S.H.I.E.L.D mi aveva gentilmente offerto. Oltre a comprare quell’auto d’epoca, era avanzato anche un bel gruzzoletto di soldi con cui mi mantenevo almeno finchè non trovavo un ipotetico lavoro.
-Andiamo a fare colazione?- mi chiese.
“Ma se tu neanche mangi!” le sbottai. La mattina non ero proprio un amore di ragazza.
Mi sporsi all’indietro per prendere lo zaino con i miei vestiti. Mi tolsi la felpa bordeaux che indossavo come “pigiama” e mi infilai una canottiera nera con una maglia larga senza maniche nera sopra, mi aggiustai i jeans scuri che avevo addosso e mi allacciai meglio i stivali.
Scesi dall’auto e presi una boccata d’aria e mi sgranchii le gambe.
Chiusi la macchina e mi diressi verso il primo bar aperto in quella minuscola cittadina. Mancava ancora un’ora di viaggio prima di arrivare nella cittadina dove abitava Jane Foster, ma prima dovevo elaborare un piano: quella cittadina sarebbe stata piena di agenti dello S.H.I.E.L.D che sorvegliavano la ragazza per conto di Thor.
Arrivai davanti ad una tavola calda e ordinai la colazione. Divorai velocemente quel poco di cibo e mi rimisi subito in marcia. Mi fermai in un market vicino ad una stazione di benzina, dove comprai una tinta castana e un cappello da baseball.
Usai il bagno della stazione di servizio per tingermi i capelli e passare meno in osservato. I miei lunghi capelli bianchi, adesso erano di un marrone intenso ed erano legati in una coda alta.
Mi rimisi in marcia e poco prima di entrare nella piccola cittadina, mi fermai a pranzare.
-Allora, come ci muoviamo?- mi chiese la Furia, guardando i miei capelli.
“So dove abita Jane, devo soltanto introdurmi in casa sua di soppiatto durante il giorno, poi quando lei la sera rientrerà a casa, le spiegherò tutto.” Dissi mentre addentavo il panino.

La casa era una deliziosa villetta bianca, con un giardino tutt’intorno contornato da una palizzata di legno. Viveva da sola, quindi sarebbe stato più facile introdursi lì dentro, contando poi che la casa era lontano dal centro cittadino, la fortuna sembrava stare dalla mia parte.
In casa in quel momento non c’era nessuno, ma aspettai che il sole cominciasse a tramontare prima di mettere in atto il piano.
Erano le 19 e il sole stava lentamente scendendo giù, mentre io uscivo dalla mia macchina e mi avvicinavo furtiva alla palizzata.
Mi guardai in giro prima di irrompere in casa silenziosamente dalla porta di servizio che dava sulla cucina.
Il lavello era pieno di stoviglie sporche e sulla tavola c’erano ancora i piatti del pranzo. Era strano, perchè sul tavolo era apparecchiato per due. Forse era venuta a trovarla il professor Cedric o magari qualche sua amica.
Sgattaiolai nel corridoio e mi sedetti sulle scale aspettando che Jane arrivasse. Qualcosa attirò la mia attenzione in sala, qualcosa appoggiato vicino al divano.
Mi avvicinai e nel buio della stanza riuscii a riconoscere quel barlume argenteo: era il martello di Thor. Era appoggiato vicino al divano, sotto un tavolino di legno.
Quando lo vidi, una lampadina si accese nella mia testa.
Serrai i pugni e sentii crescermi una rabbia dentro. Scaraventai il mobiletto per terra e feci cadere un vaso vuoto per terra.
Lo toccai per assicurarmi che non fosse tutto frutto della mia mente. Poi sentii delle voci provenire dalla cucina e una luce si accese.
I miei occhi scattarono e le mie gambe si mossero da sole. Sentivo la voce profonda del Dio del tuono ridere e quella di Jane che la seguiva. Con due falcate mi ritrovai in cucina, dove quei due stava dolcemente amoreggiando: lei seduta sopra il tavolo con le gambe avvinghiate alla vita del biondone e le mani di lui sui suoi fianchi.
Fu Jane a notarmi, serrando gli occhi e facendo preoccupare Thor che a sua volta si girò verso di me.
“Alice?” chiesero all’unisono.
Sul viso del dio biondo apparve un sorriso sincero, che sparì subito dopo quando mi guardò attentamente. La rabbia cresceva senza sosta dentro di me.
Perché era qui? Perché nessuno mi aveva avvisato? Perché con lui non c’era Loki? Dov’era finito il suo lato protettivo di fratello maggiore? E il bifrost non doveva rimanere chiuso?
Tutte balle.
Il Dio si staccò da Jane, che raccolse le gambe sul tavolo e mi guardò preoccupata.
“Tutto ok?” mi chiese il biondo.
“Come puoi chiedermi una cosa del genere? Ti presenti sulla Terra senza avvisarmi, senza darmi notizie di Loki e nel frattempo amoreggi allegramente con Jane senza preoccuparti minimamente di tua nuora!” gli urlai contro.
Lui alzò le mani in segno di difensiva.
“Devo spiegarti un po’ di cose, Alice.” Disse lui con sguardo mortificato.
“Non mi spieghi proprio un accidente adesso!” urlai.
E fu così che dalle mie mani esplosero due enormi sfere di fuoco che lo colpirono in pieno, sfondando la parete della cucina e facendolo atterrare in giardino.
Tutta la mia rabbia repressa, accumulata durante quei giorni di solitudine, esplose fuori.
Sentii le grida di Jane che era rimasta miracolosamente illesa sul tavolo della cucina, o di quello che ne rimaneva. Camminai fino ad arrivare dove il dio del tuono tentava di mettersi in piedi. Lo colpii alla schiena con un’altra sfera di fuoco e lui ripiombò giù.
“Che ne è stato del tuo lato altruista?” gli urlai mentre lo colpivo di nuovo.
“Mentre tu ti scopavi Jane, io ero da sola! Abbandonata da tutto e tutti, senza un motivo apparente per continuare a vivere!” urlai.
Le lacrime si mescolavano sulle mie guance e bagnavano le mie labbra iraconde.
“L’amore per Loki mi fa andare avanti! Io devo trovarlo, devo salvarlo dall’abisso! Deve tornare tra le mie braccia!” dissi.
Ma stavolta fu il Dio a colpirmi con il martello.
Volai lontano, atterrando sul tronco di un albero. Il dolore che il mio corpo provava, non era paragonabile a quello che lacerava la mia anima. Tentai di rialzarmi, vidi Thor arrivare a pochi metri di distanza da me, con dietro Jane disperata. Caddi nuovamente in ginocchio, ma stavolta non ebbi la forza di rialzarmi.
Tutta la rabbia era svanita, facendo posto all’incommensurabile tristezza che affollava il mio cuore. Fu come uno schiaffo in faccia, anzi peggio: stavo realizzando ciò che avevo fatto a Thor e ciò che mi era accaduto subito dopo aver lasciato gli Avengers.
Le mie lacrime bagnarono la terra arida del deserto, formando dei piccoli crateri scuri. Non avevo la forza di muovermi. Le braccia cadevano a penzoloni ai miei lati, i capelli ormai sciolti mi ricadevano davanti, appicciandosi alla mia fronte sudata.
I miei occhi erano un mare in tempesta, non riuscivo più a distinguere le figure, le lacrime si erano impadronite di essi. Tutte quelle lacrime che avevo ricacciato dentro, tutto il rimorso e il dolore ignorato mi stavano squarciando il cuore.
Furono due mani salde a prendermi in braccio e altre due minute a rassicurarmi.
“S-s-scu-sa.” Dissi tra i singhiozzi.
“Non scusarti, adesso ci siamo qui noi.” Rispose Jane.
Mi portarono in casa, mi stesero sul divano con Jane vicino e Thor che ci guardava dal lato opposto della sala. Era pensieroso, si massaggiava la mandibola e fissava un punto impreciso tra me e Jane. Si inumidì le labbra e poi si portò i capelli all’indietro.
Quando mi fui calmata abbastanza, Thor cominciò a parlare.
“Nostro padre è sveglio, questo spiega il motivo per cui sono arrivato qui attraverso il Bifrost. Dopo la dura battaglia contro gli Elfi oscuri, nostro padre si è destato dal sonno di Odino, ma ormai Loki era sparito. Era appena finita la battaglia quando lo vidi per l’ultima volta: era visibilmente scosso, ma non riuscivo a capire da cosa. Poi l’ho perso di vista, gli uomini mi acclamavano per la vincita e fu festa per tutto il resto del giorno. Ma di Loki non ebbi più traccia. Tornai subito da Padre per chiedergli spiegazioni, chiedere se Heimdall l’avesse visto da qualche parte. Loki era scomparso.” Disse abbassando la testa.
Jane lo invitò a sedersi affianco a lei, afferrandogli una mano tra le sue.
Loki… spaventato?
La cosa mi fece rabbrividire.
“C’era qualcosa che lo turbava prima della fine della battaglia?” chiesi.
“Sinceramente… no. Però aveva ripreso a disegnare, soprattutto la sera nell’accampamento.” Disse Thor.
Non riuscii a trovare un collegamento a ciò. Scrollai le spalle e mi presi la testa tra le mani.
“Credo di sapere allora, il motivo della tua visita qui.” Disse Jane.
“Volevo chiederti di aiutarmi a trovare una via per tornare su Asgard.” Dissi.
“Lo avevo intuito.” Mi rispose con voce delicata.
Un silenzio imbarazzante scese dentro la stanza. Riuscivo a sentire le gocce d’acqua delle tubature rotte in cucina.
“Forse è meglio se ci riposiamo su.” Propose infine Jane.
Mi mostrò la camera degli ospiti in cui avrei potuto dormire e prima che se ne andasse, le chiesi scusa per la cucina sfondata.
Quando rimasi da sola, mi sdraiai sul letto e guardai il soffitto. I pensieri affollavano la mia mente insieme ai ricordi, così la malinconia si mescolò con la rabbia e con la vergogna, fino a farmi crollare per la stanchezza.
Non dormii molto, verso le 3 di mattina ero già sveglia, anche se tenevo gli occhi chiusi.
Un flebile rumore, mi destò dal mio dormiveglia e aprii gli occhi di scatto.
Nella stanza non c’era nessuno, eppure sapevo, anzi sentivo, che qualcuno mi stava osservando. Con lentezza mi sfilai le coperte e scesi dal letto, accostandomi alla finestra. Scostai la tendina di pizzo leggero e guardai con circospezione di fuori. Qualcosa di strano c’era, eppure non riuscivo a vederlo. Il mio sesto senso però non mi tradiva mai.
-C’è qualcuno su quell’albero.- mi disse la Furia.
Guardai l’albero che mi aveva indicato e sforzando un po’ la vista, riconobbi una figura accovacciata su uno dei grandi rami. Aveva un arma con se, un’arma anti-convenzionale che solo una persona utilizzava ancora. Stavo quasi per non crederci, quando una freccia trapasso la finestra andando a schiantarsi sulla parete opposta della stanza. Mi ero scansata appena in tempo, altrimenti sarei stata già a terra in una pozza di sangue.
Come aveva potuto (quasi) colpirmi Clint?
Sgattaiolai fuori dalla stanza e scesi le scale a passo felpato. Quando arrivai nella sala, optai per uscire fuori attraverso la parete sfondata della cucina.
“Agente Burton, non riconosce neanche un alleato?” urlai quando fui fuori.
“Non sei più un alleato, tecnicamente.” Disse lui, poggiato al tronco dell’albero.
“Lo sai che avresti potuto uccidermi?” gli dissi schietta.
“Anche io sono contento di rivederti.” Mi rispose con un sorriso.
“Come mai da queste parti?” gli chiesi, incrociando le braccia.
“La casa di una nostra “protetta” è stata squarciata da un’esplosione non identificata.” Disse, alludendo a me.
“Liti di famiglia.” Risposi.
“Wow… ci andate pesanti. Spero che Thor non abbia usato il martello.” Disse scherzando.
“Per mia sfortuna si.” Risposi con un sorrisino.
“Tutto ok?” chiese con una punta di preoccupazione.
“Sono in equilibrio su un sottile filo, tentata di cadere nella disperazione invece mi reggo ancora in piedi. Sto bene.” Risposi sarcastica.
Si staccò dall’albero e si avvicinò.
“Dobbiamo parlare.” Disse serio.
“Non mi lasciare, ti prego! Io ti ho sempre amato!” dissi imitando una fastidiosa donnicciola.
“Alice.” Disse, anche se il suo sembrò tutto fuorché serio.
“Ne possiamo parlare qui?” tornai seria.
“No… vieni con me.” Disse.
Mi guardai alle spalle, sperando che i due piccioncini non avessero visto niente. Le luci della casa erano spente, perciò seguii Clint. Camminammo per un po’, quando dietro una casa abbandonata notai una macchina dello SHIELD.
“Quartier generale?” chiesi.
“Una specie.” Rispose Clint, facendomi strada.
Entrammo in una sala dove alcuni apparecchi elettronici erano stati messi su vecchie scrivanie di quercia scura e dove l’edera creava tende di foglie. C’erano soltanto tre agenti dello SHIELD che lavoravano a quegli apparecchi.
Entrammo in una stanza piuttosto piccola, dove c’era spazio solo per una piccola scrivania, un baule dove Clint ripose il suo arco e due sedie.
“Di cosa devi parlarmi?” chiesi innervosita. Non mi piaceva tornare tra le file della agenzia segreta.
“Di quello che hai fatto oggi.” Disse sedendosi sulla scrivania.
“Mi dispiace, è stato solo un impulso…” chiarii.
“E di quello che farai.” Completò la frase.
Alzai la testa e lo guardai con aria interrogativa.
“Non guardarmi così. Sai che Thor è tornato, grazie al Bifrost e sicuramente vorresti usarlo per tornare su Asgard.” Disse.
“E anche se fosse? Asgard è la mia casa adesso.” Quelle parole mi frastornarono un po’. Era veramente la mia casa?
“Thor non te lo consentirebbe.” Rivelò.
“Cosa?” cominciavo ad alterarmi.
“Non puoi tornare su Asgard, è per il tuo bene.” Disse.
“Dannazione! Non mi dovete proteggere! Ho quasi 26 anni ormai e sono una donna che sa badare a se stessa!” gli urlai contro.
Sbuffò.
“Tu non potrai andare.” Disse.
“Non farlo Clint, lo sai che detesto le minacce.” Lo avvisai.
Mi guardò con lo sguardo freddo e calcolatore che non riuscivo mai a decifrare.
“Clint Barton…” serrai i pugni.
“Alice… sarà pericoloso.” Disse.
“Non importa. Non puoi fermarmi, non tu. Lo sai quanto io sia legata a Loki… non posso abbandonarlo nel momento del bisogno.” Gli dissi.
Si mise una mano alle tempie e le massaggiò.
“Me ne pentirò amaramente…” sussurrò.
“Dobbiamo tornare a casa della signorina Jane, devo parlare con Thor.” Disse alzandosi in piedi.
“Dobbiamo, vorrai dire.” Incrociai le braccia.
“Si… dobbiamo.” Annuii.
Uscimmo dalla catapecchia e prendemmo la macchina parcheggiata fuori.
Arrivammo davanti la casa e quando andai verso la cucina, trovai Jane e Thor preoccupati.
“Ah, eccoti.” Disse Thor.
“Amico arciere, come mai da queste parti?” disse Thor abbracciandolo vigorosamente.
“Era stata affidata a me la protezione della tua fidanzata.” Disse Occhio di Falco sorridendogli.
Ci guadammo tra di noi, finchè Clint non ruppe il ghiaccio.
“Dobbiamo parlare Thor.” Disse serio.
“Certo, andiamo nella sala del divano.” Rispose il Dio del Tuono.
A Jane scappò una risata, però si coprì velocemente la bocca.
Quando Clint gli disse ciò che volevo fare, Thor si pietrificò.
“No, non se ne parla.” Disse con tono austero.
“Perché?” sbottai.
“Perché devo proteggerti.” Disse guardandomi.
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Buonasera :)
Ecco qui il secondo capitolo di questa storia! Ritorna a grande richiesta (cioè solo mia ahahahaha) Cint Barton, l'amico arciere appunto. La storia comincia a delinearsi, il viaggio comincia a entrare nella mente dei personaggi anche se non sanno cosa dovranno affrontare e se lo affronteranno, visto la resistenza di Thor. Nasconderà qualche segreto? Sà forse dove si trova Loki e non vuole dirlo poichè troppo pericoloso?
Lo scoprirete soltanto continuando a leggere :)
Ringrazio
cullen96 kagome50 Nemesis_Kali SweetSmile _Lucrezia97_ alicetta96 Eruanne Flam92 Lady of the sea Mayaserana per averla messa in una delle tre categorie :)
Ringrazio anche
Eruanne per averla recensita :)
Fatemi sapere cosa ne pensate e recensite!
See you soon, Artemis Black


P.S: vi lascio il link della pagina su fb sul mio account :) http://www.facebook.com/ArtemisBlackEfp
  
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