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Autore: Chiharu    16/12/2012    4 recensioni
“Cosa ti è successo, piccola?” Chiese il giovane dagli occhi di ghiaccio.
“La mia mamma e il mio papà… Il fuoco, ho paura!” Disse la bambina continuando a piangere senza sosta.
“Quella è la tua casa?” Chiese il ragazzo dispiaciuto mentre osservava la costruzione in fiamme.
La bambina annuì “La mamma mi aveva detto di non avere paura e scappare via e che mi avrebbe raggiunta ma ha detto una bugia..”
Il ragazzo si accovacciò a sua volta di fronte alla bambina e allungò una mano, incerto, verso di lei, fino a sfiorarle una guancia. Al contatto, la piccola rabbrividì leggermente, quel ragazzo aveva le mani ghiacciate.
“Non è così, la tua mamma ha solo voluto proteggerti. Come ti chiami?” Chiese lui, ormai, interessato a quella storia.
“Caroline, mi chiamo Caroline Forbes.” Disse la bambina guardando il ragazzo negli occhi, fiera del nome che portava.
“E’ un bel nome, Caroline.” Disse lui abbozzando un sorriso.
“Tu chi sei?” Chiese la piccola Caroline con ancora le lacrime a bagnarle il viso infantile.
“Mi chiamo Niklaus…” Disse il giovane con un velo di tristezza.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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TEARS, TEARS, TEARS

 
 
Era notte fonda, ormai. Il fumo acre si stendeva per tutta la zona, non c’era più nulla da fare, ormai. Non per i suoi genitori.
Piangeva, piangeva forte, stringendo a sé il suo orsacchiotto di peluche preferito, il suo piccolo Todd. Il vento, forte, le scompigliava i riccioli biondi e le sue sferzate la colpivano in viso, cercando, invano, di asciugarle le lacrime.
“Mamma! Papà!” Gridava tra una lacrima e l’altra, sapeva che ormai non c’era più nulla da fare, ma nonostante ciò, aveva la forza di continuare a sperare.
Si era inginocchiata con la testa bassa, in segno di resa, mentre si piegava al suo destino.
All’improvviso, vide riflessa al suolo l’ombra di un ragazzo, sulla ventina. Tra i singhiozzi e le lacrime sollevò leggermente il capo e lo guardò negli occhi, aveva due splendidi occhi di ghiaccio che la fissavano incuriosito e, la sua innocenza di bambina le permetteva di scorgere una punta di tenerezza in quegli occhi.
“Cosa ti è successo, piccola?” Chiese il giovane dagli occhi di ghiaccio.
“La mia mamma e il mio papà… Il fuoco, ho paura!” Disse la bambina continuando a piangere senza sosta.
“Quella è la tua casa?” Chiese il ragazzo dispiaciuto mentre osservava la costruzione in fiamme.
La bambina annuì “La mamma mi aveva detto di non avere paura e scappare via e che mi avrebbe raggiunta ma ha detto una bugia..”
Il ragazzo si accovacciò a sua volta di fronte alla bambina e allungò una mano, incerto, verso di lei, fino a sfiorarle una guancia. Al contatto, la piccola rabbrividì leggermente, quel ragazzo aveva le mani ghiacciate.
“Non è così, la tua mamma ha solo voluto proteggerti. Come ti chiami?” Chiese lui, ormai, interessato a quella storia.
“Caroline, mi chiamo Caroline Forbes.” Disse la bambina guardando il ragazzo negli occhi, fiera del nome che portava.
“E’ un bel nome, Caroline.” Disse lui abbozzando un sorriso.
“Tu chi sei?” Chiese la piccola Caroline con ancora le lacrime a bagnarle il viso infantile.
“Mi chiamo Niklaus…” Disse il giovane con un velo di tristezza.
“Anche il tuo è un bel nome.” Disse Caroline sorridendo.
Klaus accennò un altro sorriso, pervaso da una strana sensazione, simile ad una sorta di serenità, si sollevò in piedi e porse la mano alla bambina che si era finalmente calmata. La bambina gli sorrise, lui non aveva mai visto un sorriso così radioso, e allungò entrambe le braccia verso di lui, al che, sorpreso, si avvicinò incerto e la prese tra le sue braccia.
Caroline si accoccolò tra le braccia di quel ragazzo dagli occhi magnetici che si incamminava lontano da ciò che rimaneva della casa in cui era nata, sentendosi finalmente al sicuro e sprofondò nel sonno più profondo, dove non sentiva più paura e dolore.
 
Caroline era tornata alla realtà. Quella visione di circa dieci anni prima l’aveva lasciata esterrefatta.
“Ora ricordi, Caroline?” Chiese Klaus a metà tra l’infuriato e il malinconico.
“Tu.. Tu mi hai salvata più di dieci anni fa?” Chiese incredula con le lacrime che le pungevano gli occhi.
Lui non rispose, guardandola in modo eloquente. La notte in cui i suoi genitori erano morti in quell’incendio assurdo, lui, è comparso per la prima volta nella sua vita e le si era fidata. Ma cosa poteva capirne una bambina di 6 anni? Ma lui non era stato malvagio e subdolo come sempre, no, si era comportato da essere umano. Anche Klaus era capace di provare sentimenti umani, per lei.
Era confusa, ma quei ricordi, in parte, spiegavano il legame tra lei e l’ibrido.
“Caroline, voglio essere sincero con te, è il motivo per cui ti ho trascinata lontano dai tuoi amici, per evitare che fossi condizionata dai loro giudizi. Io sono malvagio, subdolo, opportunista, il male incarnato, è vero! Ma non sono solo questo… Caroline, tu mi hai catturato fin da quella sera di dieci anni fa, allora eri solo una bambina e per te provavo una semplice tenerezza, ma poi, quando ti ho riconosciuta qui a Mystic Falls, ho capito subito che non era solo tenerezza. Io provo qualcosa di più profondo per te..” Klaus si fermò, non riusciva a continuare. Era difficile per uno come lui aprirsi in quel modo a qualcuno. Era umiliante sentirsi così vulnerabile, ma ormai non poteva stare senza di lei, se ne rendeva conto sempre di più con il passare del tempo.
Caroline era senza parole, Klaus era il ragazzo che l’aveva portata via da quell’inferno che era la sua vita, poi, l’aveva soggiogata per qualche motivo, facendole dimenticare quella notte così terribile, per poi ricordargliela ora.
“Klaus, io non so cosa di..” Lui non la fece finire di parlare mettendole una mano sulla bocca mentre con l’altro braccio le cingeva la vita.
Si avvicinò piano a lei, guardandola negli occhi fino all’ultimo stante, poi, le loro labbra si sfiorarono, rendendo istante dopo istante il contatto sempre più intenso. Entrambi chiusero gli occhi assaporando quel momento in tutta la sua pienezza. Poi lui si staccò “Non scappare Caroline, non scappare più”.
Il cuore di Caroline saltò un battito, per quanto il cuore di un vampiro potesse farlo, e si sentì pervadere da una sensazione di calore che la riempiva, la completava. Era imbarazzata ma felice. Caroline scosse la testa, come per riprendersi.
“Loro non potrebbero comunque condizionarmi…” Disse la bionda guardandolo torva. La credeva una ragazzina facilmente influenzabile?
Lui era rimasto in silenzio. Aspettava che continuasse a parlare mentre la osservava. La sua figura snella e slanciata su quei tacchi a spillo, i riccioli biondi che ondeggiavano a ogni momento, lo sguardo basso, timido di chi non sa bene cosa fare. Klaus sorrideva, non era uno che lo faceva spesso, ma con lei non riusciva a trattenersi. Caroline si sentiva strana come inquietudine mista ad euforia. Sentiva la verità nelle parole dell’ibrido. Quante volte aveva sognato che qualcuno l’amasse in quel modo?  Ma quante volte si erano ingannati? Non poteva certo dimenticare così tutto il male che aveva fatto, aveva tentato di uccidere tutte le persone a lei care e queste, a loro volta, avevano tentato la stessa cosa. Non avrebbero mai accettato un amore così ‘malato’. Loro non potevano stare insieme, stare con lui avrebbe significato scegliere tra lui e la sua vita a Mystic Falls, i suoi amici. Questi pensieri le adombrarono il viso, Caroline sentiva le lacrime punzecchiare malefiche i suoi occhi, pronte ad uscire quando pronunciò la frase che, forse, avrebbe distrutto la sua felicità “Noi non abbiamo futuro, Klaus.” Disse la vampira tenendo sempre lo sguardo basso. Non riusciva a guardarlo negli occhi, non poteva dirglielo guardandolo negli occhi.
Il volto sereno dell’ibrido si trasformò in una maschera di risentimento a quelle parole “Perché?” Chiese duro.
“Lo sai benissimo perché, non c’è bisogno che ripeta tutto il male che hai fatto” disse lei cercando un appiglio.
“Lo so! Cosa credi? Lo so benissimo, non sono di certo stato un santo, anzi, tutt’altro! Ti ho chiesto di perdonarmi, Caroline. Non farò più del male a nessuno d’ora in avanti, te lo giuro”. Disse costringendola a guardarlo negli occhi.
Caroline non poté sopportare quel contatto visivo così intenso e sincero, le lacrime cominciarono inevitabilmente a rotolare giù, cosa che lasciò l’Originale un po’ sorpreso.
“Non possiamo stare insieme, Klaus, non possiamo!” Si ostinò lei.
L’ibrido alzò gli occhi al cielo “Se è per i tuoi amici, non devi preoccuparti perché…”
“SMETTILA! Non dire una parola di più, per favore.” Lo implorò lei.
“Caroline, io..”
“No, Klaus, no! Io non voglio stare con te, è più chiaro adesso?” Disse lei irritata. Lo fissò per un altro paio di minuti negli occhi e poi si decise ad andarsene da lì il più in fretta possibile, lontana da lui, dai suoi occhi, dal suo amore.
Klaus era rimasto al centro della stanza, senza riuscire a fermarla, senza riuscire a fare altro mentre una tempesta di sentimenti contrastanti cominciò a scatenarsi dentro di lui. Gli sembrava davvero, per la prima volta dopo secoli, che ciò che rimaneva del suo cuore si stesse spezzando in quel preciso istante.
Lei non voleva stare con lui, lei non lo amava. “Come avrebbe potuto?” Si chiese lui.
Klaus corse verso casa Mikaelson, correva, correva e correva più veloce del vento, di qualunque agente atmosferico. Entrò in casa come una furia, sbattendo la porta e rifugiandosi nel suo studio.
Il suo volto era una maschera di rabbia e dolore al tempo stesso, cominciò ad urlare. Si avvicinò furente alla scrivania, la sollevò e la gettò dall’altro lato della stanza, distruggendola in mille pezzi. I quadri che aveva dipinto fino ad allora, li afferrò dividendoli in due, rovesciò per terra tutti i suoi pennelli. Poi afferrò la bottiglia di whisky e cominciò a bere. Scolò due o tre bottiglie d’alcool, fino a che non fu semi-cosciente.
Fissava la parete di fronte a sé, rannicchiato contro il muro, il momento prima rideva, quello dopo urlava.
Una testa bionda entrò sbattendo la porta “Nik, che succede?” Chiese Rebekah preoccupata avvicinandosi al fratello.
“Ciao, Bekah. Ahaha, nulla, sto benissimo, non si vede?” Disse l’ibrido ridendole in faccia.
“Puzzi tremendamente di whisky, Nik. Come puoi pensare che ti creda?”
Il ragazzo non le rispose continuando a sorseggiare ciò che era rimasto del whisky.
“Smettila di bere, dannazione! Cos’è successo?” Chiese lei infuriata togliendogli la bottiglia dalle mani e lanciandola contro la parete.
Il momento in cui la bottiglia si infranse in mille pezzi che poi ricaddero sul pavimento, Klaus si irrigidì per la rabbia. Il rumore prodotto dal vetro infranto gli ricordò il suo cuore infranto.
“Nulla che ti riguardi!” Disse afferrando il collo della sorella per poi spezzarglielo, lasciandola inerme al suolo.
“Perdonami, sorella, ho dovuto farlo..” Proferì lui sottovoce, pentitosi del suo atto d’ira.
 
Caroline era salita in macchina, aveva messo in moto ed era partita, diretta verso il centro della città, sfrecciando per stradine sconosciute, era sconvolta.
Le lacrime continuavano a scendere, il dolore che sentiva era troppo forte, forse perché era amplificato dalla sua natura di vampiro, o forse no. Le lacrime le offuscavano la vista e doveva sforzarsi per non sbandare ed evitare la morte di qualcun altro. Nella sua giovane vita aveva già visto troppi cadaveri.
Arrivata a casa, salì velocemente le scale per raggiungere la sua camera e ci si fiondò alla velocità della luce richiudendo la porta dietro di sé. Era esausta e appoggiò il capo alla porta, scivolando piano piano sempre più giù. Lacrime, lacrime e lacrime, tutto ciò che vedeva ai suoi piedi in quel momento, il pavimento bagnato di lacrime. Era stata lei a rifiutarlo, a mandarlo via, a fare in modo che spegnesse di nuovo la sua umanità, quel poco che era rimasto, era colpa sua. Piangeva perché si sentiva colpevole e stupida. Non era quello che realmente voleva, ma lui non poteva saperlo. Non doveva.
Si gettò sul letto, pensando e ripensando a cosa fare. Ma cosa poteva fare, ormai? Cercò di rasserenarsi, improvvisamente, un messaggio di Elena, le aveva ricordato che lei e Bonnie sarebbero presto arrivate a casa sua per sbrigare delle faccende. Non poteva farsi trovare in quello stato. Si asciugò le lacrime, costringendosi a smettere di singhiozzare di continuo, entrò in bagno, si lavò il viso e si guardò allo specchio. Si guardò con disgusto prima di mimare un sorriso finto. In quel momento decise che quello sarebbe stato il suo segreto, il suo sogno proibito. Nessuno avrebbe mai saputo nulla sul suo vero amore. Nel momento in cui si ridestò da questi pensieri, suonò il campanello. Elena e Bonnie erano arrivate, aveva fatto appena in tempo. Scese di corsa al pian terreno, aprì la porta e con un altro falso sorriso accolse le due ragazze “Ciao, ragazze!”
Le due entrarono accomodandosi in salotto, Elena e Bonnie attaccarono subito a parlare dei nuovi problemi sorti. La strega e la doppelganger avevano già preso posto, Caroline, invece, aveva smesso di ascoltarle già da un po’, continuando a pensare a Klaus.
“Care, ma ci ascolti?” Chiesero le due all’unisono.
“Oh, scusatemi! Ero soprappensiero, non fateci caso, riprendiamo il discorso!”
Dopo queste parole, Caroline si apprestò ad ascoltare le sue amiche mentre una decisione si fece largo dentro di lei e si disse decisa“Sì, sarà il mio segreto”.
 
ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti! Questa è la mia prima ff su The Vampire Diaries. Ho scelto 'Klaroline' come coppia perché è una di quelle che adoro!
In realtà, pensavo di continuare questa storia, approfondendola in un'altra fanfiction. Mi è venuta fuori così, spero vi piaccia almeno un po'. Gradirei un vostro parere! Quindi, recensite e non siate timidi. :')
GRADIREI UN VOSTRO PARERE ANCHE RIGUARDO AD UN POSSIBILE SEQUEL DI QUESTA SHOT.
Fatemi sapere se vi va che io la continui oppure no.
A presto.

HopelessHell

   
 
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