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Autore: ChiaraMad    16/12/2012    7 recensioni
E' una storia diversa. Parte dalla scena in cui Eva, seduta sul suo letto in camera sua, messa alle strette dalla madre, decide di confessarle di Parigi, e del motivo del suo in'aspettato ma atteso ritorno. Con una differenza però, per quanto riguarda la spiegazione data alla madre. Vi dico solo che qui, Eva, non è l' egoista che hanno dipinto in questa quinta serie. Ed è un'ipotetica sesta serie..
In'utile dire che chi è per Marco e Maya, qui non ha nulla da cercare.
Buona lettura -spero D: - a tutti voi! Recensioni e critiche, sempre ben accette. (:
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cudicini, Eva Cudicini, Marco Cesaroni, Nuovo personaggio, Rodolfo Cesaroni
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se ne stava seduta sul suo letto. Quel letto singolo, non molto grande. Quel letto che l'aveva accudita per più di tre anni, non appena arrivata a Roma la prima volta, con sua madre e sua sorella. Non l'aveva più rivisto, ne tanto meno usato quel letto. 
Tanto il tempo passato lontana, tanto il tempo passato altrove. In un'altra città, distante millecinquecento chilometri dalla città in cui si trovava ora. 
Le era mancata tanto, quella citta, fatta di tetti e persone, di emozioni e ricordi. Quanti ricordi, la legavano a quella città? 
Se ne stava seduta sul suo letto, con le gambe incrociate ed un foglio in mano. Un articolo riscritto sei volte. Qualcosa mancava, qualcosa non tornava. 
I pensieri di una ragazza, non più ragazza, ma ormai donna. "Cresciuta troppo infretta". Sua madre, spesso glielo ripeteva. Spesso, la guardava negli occhi e cervava di scovare nel più profondo di essi, quella luce, quella scintilla che tanto li caratterizzava, quando ancora era una ragazza, sotto il tetto di quella casa così grande, così piena d'amore, di famiglia. 
E lei, si nascondeva. Non poteva esser la ragazza di qualche anno fa. Ormai, era una donna. E doveva comportarsi come tale. Come tutti volevano, come tutti si aspettavano. 
Leggeva e rileggeva l'articolo, in cerca di qualcosa da cambiare. Da modificare. Una parola, messa magari nel posto sbagliato, che non c'èntrava nulla con quello che aveva scritto, nella notte passata a battere a computer, allo stesso ritmo della pioggia che si schianta sul vetro di una finestra, provocando quel rumore tanto rilassante, capace di farti addormentare, rilassare, riflettere e pensare. 
Si mordicchiava di tanto in tanto le labbra, con lo sguardo fisso sul foglio. Lei, era così. Per lei, tutto doveva esser perfetto. Tutto doveva quadrare alla perfezione. Ma spesso, si chiedeva se non fosse stato proprio questo "l'errore più grande della sua vita". Spesso, si chiedeva come sarebbe andata se avesse scelto diversamente. 
Un sospiro, due, tre. I pensieri, proprio non volevano saperne di smetter di far rumore. Non volevano lasciarle tregua. 
Si alzò di scatto dal letto, nervosa. Continuava a ripetersi di star calma. Di star tranquilla. 
"Quanto mi è mancata Roma. E mi sento una stupida, ad esser tornata solo ora. Ad aver aspettato così tanto, per tornare alla mia vita di prima. Per tornare dalla mia famiglia."
Si guardava attorno. Uno sguardo triste, malinconico. Gli occhi lucidi, e la voglia di piangere da un momento all'altro.
Si portò indietro i capelli, con una mano. Quel gesto che tanto la caratterizzava. Quel gesto, che faceva capire a tutti come si sentisse realmente. 
Una foto. Appesa al muro azzurro, rimasta li, attaccata, mai tolta. L'aveva attaccata lei, un anno e mezzo dopo l'arrivo in quella casa. 
E non l'aveva mai tolta. Quel coraggio, le mancava. Le era sempre mancato. Quella forza, non ce l'aveva. Non aveva la forza di cancellare quel momento. Quei momenti.
La guardò, avvicinandosi piano. Abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo e sorridere, leggermente. 
"Io, Carlotta, Marco e Walter. Nemmeno ricordavo questa foto. E guardarla ora, mi fa uno strano effetto. Eravamo ancora giovani, dei ragazzini che piano piano muovevano i passi per entrare nel mondo adulto, quello vero. Qualche settimana prima della maturità. Io e Carlotta, abbracciate, vicine, sorridenti. E Marco e Walter, abbracciati, vicino a noi. Eravamo allegri. Contenti. Amici. Quanto mi mancano Carlotta e Walter. Quanto mi mancano, le serate passate davanti alla tv, sul divano, coi popcorn e le risate, le battutte assurde di quattro ragazzi che un tempo, erano legati da qualcosa di speciale. E vorrei non fosse così. Vorrei che loro, i miei amici, non se ne fossero mai andati. Vorrei che fossero qui, con me, ora, a guardare questa foto con lo stesso sguardo che ho io ora. Vorrei tornare a quel momento, anche solo per un attimo. Dove tutto era semplice, dove tutto era bello, dove tutto bastava a farmi sorridere a pieno viso, come invece non accade da tempo ormai.
L'unica ragione del mio sorriso, è mia figlia. Marta. Se non avessi lei, non avrei davvero nulla. Piccola, dolce, e bisognosa di quell'amore incondizionato che solo una famiglia come questa, saprebbe dare. Sono stata capace di toglierle la famiglia. I nonni, gli zii. Suo padre. E mi sento dannatamente in colpa, nei confronti di una bambina che dalla vita, non merita questo. Merita di più."
Si gira di scatto, sentendo entrare qualcuno. Spaventata, si mette una mano davanti al petto.
"Mamma, sei tu!"
"Oh, scusa tesoro, non volevo spaventarti."
Notò il sorriso di sua madre, che tanto le era mancato. Abbozzò un sorriso, tranquillizzandola. Notò il vassoio che teneva in mano, pieno zeppo di roba da mangiare. Sorrise, pensando che sua madre, infondo, non era poi cambiata tanto dall'ultima volta che l'aveva vista.
"Ma tutte quelle cose sono per me?"
Annuì semplicemente, invitandola a sedersi sul letto, difronte a lei. Lucia, contenta, felicissima di riavere la figlia in casa. Contenta di rivederla li, in quella stanza, a scrivere di nuovo articoli a quella scrivania. Le era mancata davvero tanto. Le era mancata sua figlia. Desiderava tanto che tornasse. E trovarsela davanti con  Marta, sua nipote, in braccio, non fece altro che alimentare il suo cuore di quella gioia inmensa, tanto aspettata, così voluta, che sognava di provare da tempo.
Era tornata da solo un giorno, e aveva preso a coccolarla come tanto piaceva fare a lei, quando ancora Eva era ancora una ragazzina. Il caffè, i suoi piatti preferiti, i continui sorrisi dispensati a lei e a Marta, gli abbracci, e i baci che tanto le erano mancati. Da quando Eva varcò la soglia della porta di casa, per Lucia, non esisteva altro. Solo Eva e Marta. Cercava di recuperare tutto il tempo perduto, in chiacchere, momenti passati tra madre, figlia e nipotina.
"E' bello avervi di nuovo qui, tesoro."
Sorrise a sua madre, addentando un biscotto che si trovava sul vassoio. 
"Si.. Sono contenta anche io, di esser di nuovo qui.."
Sua madre sorrideva, contenta. Lo sguardo di una madre, verso una figlia che tanto aveva sognato di riabbracciare.
"Amore, spero non ti dispiaccia che la mansarda sia occupata da Maya e Marco.."
L'aveva guardata, cercando di scovare negli occhi della figlia qualcosa, che le dicesse il motivo del suo in'aspettato ma atteso ritorno.
Eva, che cercava di sorridere alla madre, per rassicurarla. Sentire quel nome, accostato ad un altro che non era il suo, l'aveva sempre smossa dentro. Le creava disagio, forse una leggera punta di fastidio. Sentire il nome di Maya, vicino a quello di Marco, era un duro colpo per lei. Ma non sapeva spiegarsi questa sua strana sensazione. Non sapeva dare una risposta a se stessa. Infondo, si diceva, tra lei e Marco era tutto finito, mesi fa.
"No, no, figurati. Infondo, io sono l'ultima arrivata, quindi.."
Cercò di sorridere, cercò di buttarla sul ridere. Era vero, era l'ultima arrivata. Ma tutti in quella casa, la coccolavano, la facevano sentire amata, la facevano sentir bene. 
Come se lei, non se ne fosse mai andata. 
"Tesoro.. Ti va di parlare un po'?"
"E di cosa, mamma?"
Aveva colto nella domanda di sua madre, la voglia di sapere, di conoscere quello che le passava per la testa. Sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Ma voleva aspettare. Voleva tenersi ancora per un po' tutto dentro. Voleva tenersi i suoi pensieri, ben nascosti, nella sua mente, e nel suo cuore. 
Erano tante le cose che c'erano da dire. Ma troppi i silenzi. Troppe le chiamate sbrigative che le avevano accompagnate in quei mesi. Aveva evitato sua madre, per evitare di dover darle spiegazioni su quello che le stava succedendo a Parigi.
Abbassò lo sguardo, colpita. Lucia, capì. Continuò.
"Amore.. E' tanto che non parliamo io e te. Parigi.. La lontananza.. E poi, Jan.."
"Mamma, non è mai esistito nessun Jan!"
Spalancò gli occhi da sola, sorpresa di se stessa, di quello che era appena uscito dalla sua bocca. Era nervosa, era agitata, seccata. E sua madre, sapeva benissimo che, per farsi dire qualcosa da Eva, bastava semplicemente farla arrabbiare un po'. Non aveva peli sulla lingua. E lei, assieme ad un'altra persona, lo sapeva benissimo.
Rimase sorpresa della sua risposta. Aprì la bocca, guardandola. Ma non era sorpresa. Infondo, lei sapeva che sua figlia nascondeva qualcosa. 
Lo sguardo di chi sà. Evà, la guardò, confusa. Non riusciva a spiegarsi la reazione di sua madre. E tanto meno, ancora non riusciva a darsi una risposta per quella frase detta di getto, d'impulso, che, sicuramente, ora porterà ad altre domande, forse troppo complicate e dolorose da affrontare.
"Eva.. Non tenermi lontana, ancora.. Parlami.."
La ragazza aveva abbassato lo sguardo. Le parole di sua madre, erano riuscite a smuoverla. Erano riuscite ad aprire quel cassetto dove lei, aveva chiuso a chiave quei pensieri e quei ricordi che tanto la facevano star male. Nemmeno lei sapeva darsi una risposta. Nemmeno lei, sapeva il perchè di quel "Jan", inventato mesi prima.
Non sapeva che fare. Non sapeva se iniziare a parlare, o andarsene alla svelta da quella stanza, diventata troppo piccola per contenere i pensieri di entrambe.
Optò per la seconda. Fece per alzarsi dal letto, ma le parole di sua madre, riuscirono a fermarla un'altra volta.
"Marco, non lo meritava, Eva.."
Come un fulmine a ciel sereno, un'altra volta, quel nome. Di solito, non cedeva così facilmente. Ma questa volta, messa con le spalle al muro da sua madre, non sapeva più che dire. Quel nome, era capace di ammutolirla, togliendole qualsiasi parola di bocca.
Allora restò sul letto, con la testa bassa. Le mani giunte, sulle ginocchia. Sospirò più volte, per darsi coraggio. Per tirare fuori quelle parole che aveva dentro, ma che non avevano la forza di uscire dalla sua bocca.
"Che cosa vuoi sapere?"
Non sapeva cosa dire. Voleva che sua madre l'aiutasse a metter ordine, a quei pensieri che si accavallavano nella sua testa. Tanti, troppi. Non sapeva ne come, ne da dove iniziare. 
"Dimmi di Parigi.. Del giorno in cui Marco, è partito.."
Voltò la testa dall'altra parte, evitando lo sguardo di Lucia, ancora puntato su di lei.
"Quel giorno.. Avevamo litigato.  Era qualche mese che ci trovavamo a Parigi. Tutto andava bene, tutto era apparentemente perfetto. Marta andava all'asilo. Io lavoravo per la rivista, in una redazione. Ero soddisfatta del mio lavoro. Mi faceva star bene, quel posto. Solo che.."
"Che?"
"Marco.. Si insomma, lui.. Aveva provato ad intraprendere la carriera da musicista, li. Solo che nessuno, era interessato a lui. Provava, cercava di suonare nei locali, andava a case discografiche. Ma niente. Il tempo passava, e lui era sempre triste. Giù. Insoddisfatto di se stesso. Poi un giorno, prese una decisione drastica. Aveva deciso di mollare la musica. Non ne voleva sapere più niente. Pensa che aveva persino venduto tutti i suoi strumenti. Aveva tenuto solo la chitarra. E poi.. Si trovò un lavoro, da cameriere, in un ristorante in centro. Gli avevo detto più volte che stava sbagliando. Che non doveva arrendersi così. Che stava buttando all'aria tutto. Abbiamo iniziato a litigare spesso, sempre per quel motivo. Fino a quando, la decisione drastica, l'ho presa io.."
"E sarebbe?"
"Il giorno che ti dicevo prima.. Avevo preso una decisione difficile. Mi costò cara. Mi costò tutto. Ma non ce la facevo più a vederlo così. 
Mi hanno insegnato che l'amore, è sacrificio. Annullare se stessi, per la persona amata. E credimi mamma, io lo amavo, con tutta me stessa. Non'ostante tutto. Ma non ce l'ho più fatta. Abbiamo litigato, e quando mi ha chiesto se c'èra un altro.. Ho preso la palla al balzo, ed ho annuito, in silenzio. Aveva le lacrime agli occhi. Mi sentivo male, per quello che avevo appena fatto. Gli avevo spezzato il cuore. Ma era giusto. Non ce l'ho fatta a vederlo soffrire. Così ho mentito, per allontanarlo da me. Perchè stare assieme, significava per lui rinunciare al suo futuro. E io, non volevo che lui un giorno, potesse identificarmi con i suoi rimpianti, mamma."
Lo sguardo basso, le lacrime agli occhi. Il respiro accellerato. Eva aveva confessato tutto alla madre, rimasta in silenzio, ad ascoltare ogni singola parola uscita dalla sua bocca. Era incredula. Era sbigottita. Un po' arrabbiata. Ma fermò quella rabbia, non appena vide gli occhi di sua figlia,
 pieni di lacrime, lucidi. Si avvicinò a lei.
"Amore.. E' stato un bel gesto da parte tua. Ma è stato incredibilmente stupido! Marco ha sofferto tantissimo. E Marta? Non hai pensato a lei in quel momento?"
Le lacrime sgorgavano, non potevano più esser trattenute. 
"Mamma, no. In quel momento, ho pensato solo a lui. E' vero, ho sbagliato, ho tolto a mia figlia il diritto di avere un padre accanto. E dio solo sa quanto mi sento in colpa, mamma. Perchè lei, non doveva risentire dei miei errori. Non deve star male, per colpa di una mia stupida decisione. Ma.. Ora, è tutto a posto. Marco la vedeva sempre, e Marta era davvero contenta. E ora, è felicissima. Qui, con voi. E anche io, sono contenta."
Lucia aveva sorriso, leggermente. Ascoltava le parole di sua figlia, fiera, orgogliosa, ma pur sempre addolorata. Non credeva possibile quello che Eva, aveva fatto per Marco. 
Sapeva che la figlia, era matura, intelligente, responsabile. E sapeva anche che aveva un cuore grande, capace di amare fino infondo. 
"Amore.. Capisco come ti senti. So che fa male. Ma.. E' questo quello che vuoi?"
"In che senso, scusa?"
Lucia aveva sospirato, preoccupata. Guardava la figlia in lacrime, davanti a lei. In'erme, senza difese. Le faceva male, vederla così. Le faceva male, vedere quelle lacrime uscire dai suoi occhi. E le faceva ancor più male, farle quella domanda tanto importante, che si teneva dentro ormai da qualche tempo. Ma lei, lo sapeva. Lucia, sapeva che prima o poi, avrebbe dovuto farlo.
"Sei.. Sicura di voler veder Marco, felice con un'altra donna, Eva?"
Aveva abbassato un'altra volta lo sguardo. Non ce la faceva a guardare negli occhi sua madre. Non ce la faceva a mentire. Avrebbe voluto gridare che quella felicità, poteva dargliela solo lei. Che quella notte, aveva fatto l'errore più grande della sua vita, a lasciarlo partire. Che aveva sbagliato a permettergli di posare i suoi occhi su qualcun altra. Che aveva sbagliato, a lasciare che lui si innamorasse di un'altra, che non fosse lei. 
Ma non lo fece. Mentì, tenendosi dentro la verità, che la torturava e la logorava, dentro. Quello che lei voleva, non importava a nessuno. O meglio, quello che lei voleva, era già di qualcun altro. E lei, non poteva essere egoista. Non poteva, rovinare la felicità.
"Mamma.. L'unica cosa che io voglio davvero, è che.. Marco sia felice. Il resto non conta."
Cercò di sembrare convincente. Cercò di asciugare le lacrime, che scendevano sul suo viso. E poi in un attimo, si ritrovò tra le braccia di sua mamma, cullata, protetta in quell'abbraccio, che tanto le era mancato. Affondò il volto nel suo petto. Chiuse gli occhi, lasciandosi stringere, abbandonandosi a quel momento. 
"Tesoro.. Tu ora, hai solo bisogno di tranquillità.."
Le accarezzava la testa, inspirando forte quel profumo di more, che tanto le era mancato. Sua figlia era cresciuta. Era diventata donna. E lei, non se n'èra nemmeno accorta.
Rimasero ferme, così. In quell'abbraccio che sapeva d'amore, di madre e figlia che si ritrovano dopo tempo. Di calore, di profumi mancati, e mai dimenticati.


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Note dell'autrice.
Allora, eccomi di nuovo qui! Non avendo trovato spunto per continuare le mie precedenti ff -giuro non le lascerò così D: - 
mi trovo di nuovo qui a rompervi le scatole con questa idea malsana, arrivatami in testa -attenzione o.O- prima del finale di questa obrobriosa stagione, che nemmeno riesco a considerare esistente. -.-"
Non ce la facevo, ho preso, e ho postato questa cosa uscita dalla mia mente, dopo la rabbia assurda provata in questi ultimi giorni!
Come avete capito, è una storia COMPLETAMENTE alternativa a quella vista in tv. Una sorta di finale alternativo a quello visto, e l'ipotetico svolgersi di una sesta serie -sempre arrivata dalla mia mente xD -
Ci saranno sviluppi, ma attenzione, non prenderò quasi niente dalla fiction originale! :D Sono sicura di fare un favore a tante, tantissime persone qui dentro -fan dell'apetta sfascia famiglie a parte, ovviamente! xD -
Presto, molto presto, - sicuramente domani xD - posterò il seguito, dato che ho scritto un sacco di capitoli! Presa da non so quale foga, mi son data alla pazza gioia a scrivere, per dimenticare lo scempio dell'altra sera! -.-"
Se siete arrivati a legger fino a qui, vi ringrazio di cuore. (: 
Grazie ancora, un bacio a tutti. 

Chiara. <3
  
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