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Autore: perrypotter    16/12/2012    17 recensioni
Storia seconda classificata al contest “Team Edward o Team Jacob” indetto da Luna Ginny Jackson sul forum di EFP.
Sono passati due anni da quando Edward ha lasciato Bella. Dopo il periodo di prostrazione che abbiamo conosciuto nel secondo libro della saga, Bella trova un modo “particolare” per reagire al suo dolore. La vita va avanti e Bella si trova a frequentare la Dartmouth University grazie ad una borsa di studio. È qui che Edward la ritroverà, scoprendo una realtà che non si aspettava.
Avvertimento OOC per il personaggio di Bella.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Ciao a tutte. Sicuramente la maggior parte di voi, se non tutte, non apprezzeranno molto questo capitolo o almeno una parte, ma la storia è nata così e non avrebbe senso cambiarla. Ricordate solo che è a lieto fine e l’amore vince su tutto.
Non vi anticipo altro e vi lascio alla lettura del capitolo, prima però vi ricordo l’altra mia storia in corso Donna in incognito.





BELLA

Non so proprio dove ho trovato la forza per lasciarlo solo in quel bosco. Se avesse potuto leggere i miei pensieri avrebbe trovato tutto il dolore che sto provando, il rimpianto, la rabbia, ma non posso permettergli di rientrare nella mia vita.
Quando l’ho visto in ginocchio ad ascoltare i pensieri di Jacob, avrei voluto stringerlo a me, consolarlo, dirgli che niente di tutto quello che era successo era stata colpa sua.
Nonostante tutto, non avrei mai voluto vederlo soffrire, ho cercato di far smettere il mio amico quando ho capito che stava ripercorrendo con la mente tutto quello che mi è successo dalla sua partenza, ma Jacob ha continuato ad infierire senza pietà.
So cosa gli ha mostrato, ho tutto bene stampato nella mente, dalla depressione all’attacco di Victoria, agli incubi notturni, alla mia voglia di morire, ma non volevo che si sentisse colpevole.
Vedo un ragazzo che mi corteggia dal primo giorno di corsi e gli vado incontro. So bene che sta seguendo ogni mia mossa e che può sentire ogni singola parola che pronuncio e sfrutto questo particolare a mio vantaggio.
Probabilmente se lo ferisco abbastanza smetterà di starmi accanto e andrà via… per sempre… di nuovo.
Non voglio ascoltare il dolore sordo che proviene dal mio cuore, devo andare avanti, devo essere forte.
Invito il mio collega di studi a passare la sera con me. Sembra sorpreso, in effetti, per quanto sia diventata “facile ai divertimenti”, sono sempre molto selettiva. Questo non ha comunque impedito alle voci di girare e farmi etichettare come regina dei ghiacci durante la giornata, per quanto sono scostante e poco propensa alla confidenza, e dominatrice dell’inferno quando mi concedo le mie serate di svago.  
Passo la giornata fingendo una normalità che non sento, al contrario della sua presenza che avverto forte e costante per tutto il tempo.
Chiamo Jacob per sapere come è andata la ricerca di lavoro, mi dice di aver ottenuto il posto alla caffetteria e io gli dico che questa sera ho un “impegno”.
Non approva i miei svaghi, ma evita di farmelo pesare.
La pizza non ha nessun sapore, il pensiero di Edward fisso nella mia mente.
Rompo gli indugi invitando il ragazzo che ho di fronte in camera mia. In poco tempo, gli abiti spariscono dai nostri corpi. Non noto nemmeno il suo fisico, potrebbe essere grasso e basso o muscoloso e bellissimo che a me non importerebbe comunque.
Comincio a sentire dei ringhi provenire dal boschetto vicino alla mia casa. Ero sicura che si sarebbe avvicinato, ma pensavo che una volta capito come sarebbe finita la serata, si sarebbe allontanato. Meglio così, almeno capirà una volta per tutte che non sono più la stessa di un tempo, che non ho bisogno della sua protezione costante e mi lascerà definitivamente sola.
È bello essere razionale, ragionare freddamente, peccato non riuscire ad ignorare la morsa che ogni volta attanaglia tutto il mio essere.   
Farlo entrare in me è difficile e doloroso come mai, ma non intendo tirarmi indietro proprio adesso.
Non sento niente, è come se il mio corpo fosse di ghiaccio, mi faccio schifo da sola. È davvero necessario tutto questo? Se davvero sono convinta che non mi abbia mai amata, per chi sto portando avanti questa squallida pantomima? Voglio proteggere me stessa o più semplicemente ferire lui?
Il mio compagno, a differenza di me, sembra divertirsi parecchio e con l’aumentare dei suoi gemiti, aumentano i ringhi all’esterno.
Si blocca spaventato da un lamento più forte degli altri.
«Cosa è stato?»
«Niente, non preoccuparti. Sarà un animale selvatico.»
«Sembra molto vicino però, tu non credi che ci sia pericolo?»
«No, stai tranquillo. Dubito che faccia un balzo fin qui per squartare il tuo giovane corpo.»
Il mio, in realtà, è più un ammonimento a lui che una reale constatazione. Non lo farebbe mai, almeno spero, ma non l’ho mai sentito così arrabbiato.
Bene, rincariamo la dose e, se per caso ci fosse ancora qualche interesse per me, distruggiamolo definitivamente.
«Lascia perdere i rumori molesti e pensa a me piuttosto. Forse non sono abbastanza eccitante da farti scordare tutto il resto?»
«Oh, no, Isabella. Sei fantastica, credimi.»
«Dimostramelo allora.»
Inverte le nostre posizioni mettendosi sopra di me e scatenando tutta la sua passione.
Non un minimo di trasporto attraversa il mio corpo. Tento di sopperire accentuando con le parole la mia falsa eccitazione.
«Oh, sì, così, non fermarti. Sei fantastico, sì.»
Mai sentita un’attrice peggiore di me, ma evidentemente il suo coinvolgimento è sufficiente per entrambi.
Sussultiamo all’unisono quando avvertiamo uno schianto provenire dal bosco.
«Hai sentito?», sussurra spaventato.
Secondo te come avrei fatto a non sentire il rumore di un albero sradicato e schiantato a forza vampiresca chissà dove, razza di babbeo.
Di questo passo finirà per raderlo al suolo quel povero boschetto.
«Si, ma non me ne preoccuperei. Te l’ho detto, qualunque cosa sia, non si avvicinerà a noi.»
«Come puoi esserne tanto certa?»
«Senti, vuoi continuare a pensare a quello che si trova fuori o finire quello che hai cominciato?»
E con questa si arrende e riprende da dove aveva interrotto.
Viene emettendo un suono alquanto fastidioso nello stesso istante in cui io simulo il mio orgasmo.
Nel giro di pochi minuti lo sto sbattendo fuori da casa mia, è stata una delle esperienze più brutte della mia vita… il che è tutto dire.
Ho fatto una stronzata, volevo ferire lui e ho mortificato me stessa. Volevo allontanarlo e sicuramente ci sono riuscita, e adesso ho solo voglia di morire.
Tolgo le lenzuola dal letto mettendone altre profumate di fresco, spalanco la finestra che era solo accostata. Voglio che sparisca il suo odore, voglio dimenticare al più presto questa notte.
Vado a fare una doccia bollente per togliere da me ogni traccia di quello che è stato.
L’acqua porta via la parte superficiale di questa serata, ma dentro di me sento forte e presente il marcio che ho lasciato crescere nella mia anima.
Mi infilo dentro al letto dopo aver indossato una vecchia tuta. Tento di addormentarmi, ma come sempre i miei incubi si presentano prima ancora che chiuda gli occhi.
Sento che, finalmente, sto per cedere, e non posso evitare di pronunciare la frase che ogni notte esce dalle mie labbra: «ti amo, Edward.»
È più un movimento di labbra che un vero sussurro eppure, subito dopo, un profumo a me ben noto mi avvolge e la sua voce aleggia dolcemente all’interno della stanza.
«Allora, perché? Perché ti fai questo, Bella?»
«Tu non puoi capire. Non sai cosa voglia dire vivere senza di te, passare ogni giorno con la consapevolezza di non avere te, il tuo amore.»
«Io ti amo, Bella e farò tutto quello che posso per riconquistare la tua fiducia. Lo giuro.»
Non so se si tratta di un sogno, non so se lui è veramente qui con me come un tempo, ma non voglio lasciare andare questa dolce sensazione. Mi sento bene, come non mi succedeva da due lunghissimi anni.
Sento una lacrima rigarmi il volto, lascio che percorra il suo cammino temendo che muovendo anche un solo muscolo, tutto questo svanisca.
Tengo gli occhi chiusi immersa in questo strano dormiveglia.
«Vieni da me, Edward. Stammi vicino.»
«Sono qui, amore. Non andrò più via, te lo prometto.»
Nella realtà o nel sogno, non mi importa dove, mi volto trovando il suo corpo freddo accanto a me. È il paradiso, il mio posto sicuro nel mondo, l’unico dove voglio stare.
Sento un suo dito ghiacciato percorrere il mio volto gelando la scia lasciata dalla lacrima.   
Mi sveglio sola, mi convinco che si sia trattato del solito, incessante sogno. Allungo la mano dove ho immaginato fosse il suo corpo, ma quando sento le lenzuola fredde mi metto seduta di scatto. Non è stato un sogno, è stato qui con me, mi ha abbracciato, mi ha cullato, mi ha accarezzato i capelli, mi ha baciato la fronte.
Però poi è andato via. Sicuramente è rimasto con me perché gli ho fatto pena. La povera, piccola Bella, triste e sola aveva bisogno di lui e il cavaliere senza macchia e riemerso dal mondo delle favole.
Come posso essere stata tanto stupida? Perché gli ho mostrato la mia debolezza ancora una volta?
Scalcio le lenzuola arrabbiata con me stessa. Stupida!
Decisa più che mai ad allontanarlo da me una volta per tutte, entro in bagno per farmi la solita doccia mattutina, ma all’ultimo momento ci ripenso. Sento ancora il suo odore su di me e con ogni probabilità sarà l’ultima volta che potrò averlo addosso. Decido che per questa volta posso fare a meno della doccia e, come una povera pazza, annuso il mio corpo in cerca di una conferma che la notte appena passata non sia stata solo un sogno.
Chiamo Jacob prendendo appuntamento per incontrarci alla caffetteria.
Appena lo vedo, gli vado incontro abbracciandolo.
Mi scosta da se storcendo il naso. «Dio Santo, Bella, quanto puzzi.»
Esagerato! Va bene che non ho fatto la doccia prima di uscire di casa, ma l’ho fatta ieri notte, mica un mese fa.
Mi annuso ancora una volta e sento solo, si fa per dire, il soave profumo di Edward.
«A me non sembra di puzzare.»
«Invece puzzi, come se fossi stata attaccata ad un… con chi avevi quell’impegno ieri?»
«Con uno del mio corso, perché?»
«E dimmi, Bella, il tuo collega è forse un vampiro?»
Il sangue mi si gela nelle vene. Non è stato un sogno, se avessi avuto ancora qualche dubbio, se il letto ghiacciato e il profumo sul mio corpo non fossero prove sufficienti, la domanda di Jacob ha eliminato qualsiasi perplessità.
«Io… credo sia venuto nella mia stanza questa notte.» Non ho bisogno di specificare di chi sto parlando.
Lo vedo tremare, stringe gli occhi e respira profondamente per calmarsi.
«Credo sia meglio che mi trasferisca da te.»
«Fino a ieri dicevi che non saresti venuto neanche sotto tortura.»
«Fino a ieri pensavo che non avresti permesso a quella lurida sanguisuga di entrare nella tua stanza, o nella tua vita.»
«Non intendo farlo, Jacob. Oggi metterò in chiaro le cose una volta per tutte.»
«Stai cercando di convincere me o te stessa.»
«Non lo so, Jacob», ammetto sinceramente.
«Possibile che tutto il male che ti ha fatto non sia stato sufficiente a farti desistere da questo amore malato? Quanto ancora devi sbatterci la faccia prima di capire che non potrete mai stare insieme? Non voglio che passi ancora le stesse pene di due anni fa, non voglio vederti distrutta a causa sua, Bella, non permetterglielo, ti prego.» Jacob è brutale nelle sue affermazioni, ma onesto e leale. Mi vuole bene e non riesce ad immaginarmi mentre attraverso lo stesso calvario che mi ha quasi portata alla morte tempo fa.
«Farò del mio meglio, te lo prometto. La verità, però, è che nemmeno per un attimo ho smesso di amarlo e averlo così vicino da una parte mi dilania il cuore riaprendo ferite che pensavo ormai chiuse, dall’altra mi porta inevitabilmente a sperare in un futuro diverso per me.»
«Quale futuro? Una vita fatta di sangue e privazioni eterne? Tu non sei come lui, se avesse voluto trasformarti l’avrebbe fatto tempo fa. Non ti vuole con sé. Mettitelo in testa.»
Le sue parole sono come stilettate che arrivano dritte al mio cuore, soprattutto perché so che ha ragione. Se mi avesse voluto con sé, adesso sarei una vampira, sarei immortale e sarei sua, per l’eternità. Invece sono qui, a studiare per un futuro che non mi interessa, in una scuola che lui ha scelto per me affinché potessi avere una vita diversa da quella che sognavo con lui, quasi a rimarcare per l’ennesima volta che non è con lui che passerò il resto della mia esistenza.
Lascio Jacob per dirigermi a lezione.
Sento dei passi avvicinarsi veloci, mi irrigidisco leggermente aspettando di sapere chi è tanto ansioso di venirmi vicino.
«Buongiorno, Isabella.» Vorrei sbuffare, ma reprimo il mio primo impulso a favore di una gelida cortesia.
«Buongiorno, Adam.»
«Hai già fatto colazione?» Oddio, mancava solo la gentilezza del giorno dopo. Meglio mettere subito in chiaro la situazione e scrollarmelo di torno in fretta.
«Sì, Adam, grazie per l’interessamento.»
«Mi chiedevo… ecco, se magari… si beh, se noi… vuoi mangiare con me a pranzo?»
Ti prego!
«Sei gentile, ma io mangio sempre da sola, non te ne sei accorto?»
«Sì, certo, ma ho pensato che magari, dopo ieri, noi avremmo potuto… si ecco, replicare?»
Vorrei tanto schiaffarmi una mano sulla faccia e cominciare ad insultarmi per aver invitato questo decerebrato a casa mia.
«Non credo che sia il caso. Fidati, hai già rischiato abbastanza per una vita sola.»
Mi viene quasi da ridere al pensiero che Edward, per come l’ho sentito ieri, avrebbe tranquillamente potuto staccargli la testa dal collo.
Mi guarda perplesso, ma decide, per mia fortuna, di non insistere. Si allontana mesto e silenzioso.
Passano pochi secondi prima che senta un altro saluto, decisamente più emozionante del primo.
«Buongiorno, Isabella. Hai già fatto colazione?» La sua voce è bassa e terribilmente seducente, e lui lo sa fin troppo bene.
«Dovrei ridere, Edward? Perché nel caso sappi che non sono molto in vena.»
«Sei solita fare così con tutti? Come una mantide religiosa, ti unisci a loro per poi nutrirtene appena dopo? Se hai bisogno posso darti una mano io.» Cerca di fare lo spiritoso, ma non riesce comunque a reprimere un piccolo ringhio di disappunto.
«Per lo meno io li sbatto fuori da casa mia subito dopo, non passo la notte con loro per scomparire prima che si sveglino, cosa che, a quanto pare, ti è congeniale. E comunque, grazie, ma sin ora me la sono sempre cavata da sola, non ho bisogno del cavaliere senza macchia a difesa della mia virtù, cosa che tra l’altro ho perso da un bel pezzo. »
Stringe le mani fino a farle sbiancare, ma evidentemente non è intenzionato a lasciarmi stare visto che continua indisturbato.
«Hai visto il tuo amico oggi?»
«Quale dei tanti?» Non so da dove mi venga questa forza, riesco a trattarlo con la stessa freddezza che riservo a tutti gli altri quando l’unica cosa che vorrei fare è attaccarmi a quelle labbra che amo più della mia vita. Peccato che quel maledetto organo che mi tiene in vita, riveli il mio vero stato d’animo, battendo come un forsennato e pompando sangue ad una velocità stordente. Non riuscirò mai ad ingannarlo fino in fondo.
«Mi riferivo al giovane Quileutes.»
«Ha un nome che mi pare tu conosca fin troppo bene, giusto?»
«Sì, infatti, ma non amo pronunciarlo.»
«È un problema tuo, comunque sì, ci siamo visti. C’è qualche problema in proposito?»
«No, assolutamente, ma questo spiega l’odore che hai addosso.»
«Ancora con questa storia? Io non credo di puzzare, va bene? Se tu e Jacob avete qualche problema col mio odore, potete tranquillamente starmi lontano. Non ho fatto la doccia questa mattina, ma l’ho fatto ieri notte, dopo…»
«Sì, lo so, non è il caso che me lo ricordi.» Reprimo un sorriso di soddisfazione.
«Non te l’ho chiesto io di stare fuori dalla mia finestra. Hai mai sentito parlare di privacy?»
«Sapevi che ero li fuori.» Non è una domanda e non intendo fingere con lui.
«Era difficile non sentirti, hai quasi fatto scappare il mio ospite.»
«Deve ritenersi fortunato ad avere ancora la testa sulle spalle.» Giusto quello che pensavo io poco fa.
«Non credo tu sia nella posizione di minacciare i miei amici. Hai perso questo privilegio nel momento in cui mi hai lasciata, e poi, sinceramente, non capisco tutto questo interessamento.»
«Bella, io ti amo, non smetterò di ripetertelo finché non mi crederai.»
«Fai pure, tanto non ti si secca la gola, vero?»
«Perché non vuoi credermi? Un tempo…» lo interrompo prima che continui a propinarmi le sue bugie.
«Un tempo ero stupida, ingenua e piena di fiducia verso una persona che non la meritava affatto. Un tempo amavo un uomo che giurava di ricambiare i miei sentimenti. Un tempo, Edward, avrei dato la vita per te, ma quello è un tempo che non esiste più. Ora, se vuoi scusarmi…»
«Ti accompagno.» Sollevo le spalle ostentando un’indifferenza che non mi appartiene.
«Fa’ come ti pare.»
Davanti all’aula di biologia mi volto per salutarlo e quasi gli vado addosso. Il suo profumo mi investe in pieno stordendomi, mentre il tocco delle sue mani sulle spalle, corse a fermare il mio corpo prima che si scontrasse col suo, mi fanno rabbrividire in modo incontrollato, e non certo per il freddo.
Mi schiarisco la gola maledicendo il mio cuore che continua a correre indisturbato vanificando, ai suoi occhi, i miei tentativi di apparire disinvolta.
«Grazie per la scorta. Come puoi verificare con la tua vista perfetta sono arrivata sana e salva. Adesso puoi anche andare.»
«In realtà non posso.»
«E questo cosa vorrebbe dire.»
«Che ho già saltato troppe lezioni, non posso perderne ancora.»
«Tu… tu frequenti questo corso?»
«Sì. Non lo sapevi? Io adoro la biologia, mi ha cambiato la vita», mi dice sorridendo apertamente.
Respira lentamente, Bella. Cosa vuoi che sia seguire un corso insieme? Ironia della sorte… biologia. Sorte un accidente!
Ovviamente col passare delle ore mi rendo conto che biologia non è l’unico corso che abbiamo in comune. Non mi lascia sola nemmeno per un momento e finge di allontanarsi quando chiamo Jacob al telefono.
«Credi che avrai presto un altro dei tuoi… appuntamenti?» Strano che abbia aspettato tutto questo tempo prima di chiedermelo.
«Non sono affari tuoi, Edward. Se può farti stare sereno, ti comunico che uso sempre una protezione valida per evitare malattia e gravidanze. Adesso cosa ne pensi di lasciarmi in pace? Come vedi vivo da sola senza mandare a fuoco la casa, non muoio di fame, ho ottimi voti, e so addirittura allacciarmi le scarpe senza schiantarmi sul pavimento. Puoi tornare ad occuparti delle tue distrazioni.»
«Bella, a proposito delle mie distrazioni…» lo blocco subito.
«Non mi interessa quante donne, umane o vampire, tu ti sia portato a letto, Edward.»
«È proprio di questo che volevo parlarti, io…»
«Hai perso le tue facoltà vampiresche per caso? Ti ho detto che non mi interessa.»
«Se solo mi ascoltassi…» ma di nuovo lo fermo.
«Non voglio ascoltarti, non voglio parlarti, non ti voglio intorno. L’unica cosa che voglio è che mi stia lontano. Credi di poterlo fare?»
«Temo di no. Non riesco a starti lontano, è più forte di me, Bella. Ci ho provato e sono finito a vagare per il Brasile da solo. Non posso vivere senza di te.»
Perché mi stai facendo questo?
«L’hai fatto per due anni. Mi sono abituata io, lo farai anche tu.»
Mi rendo conto solo in questo momento di essere davanti alla porta del mio appartamento.
«Buonanotte, Edward.»
Non lasciarmi…
«Buonanotte, Isabella.»
Rientro nel mio piccolo mondo privato spossata dalla giornata. È passato solo un miserabile giorno e sono a pezzi. Non riuscirò mai a fingere per tutto il tempo quando l’unica cosa che vorrei è cedere, credergli, amarlo e farmi amare… come un tempo.
Mi faccio la doccia eliminando anche l’ultima illusione di lui dal mio corpo. So bene che dopo tutta la giornata non ho più il suo odore addosso, ma la sensazione era viva e presente.
Avrei un gran bisogno di piangere, ma so per certo che non è lontano, non voglio che mi senta, che pensi che il suo ritorno mi abbia gettato nello sconforto. Devo riuscire a fargli credere che mi lascia del tutto indifferente, ma non riesco comunque a trattenere un’unica lacrima che scivola sul mio viso.
Infagottata nel mio pigiama azzurro, mi metto a letto sperando di addormentarmi prima possibile e per fortuna, forse per tutte le emozioni della giornata, il sonno arriva presto.
Apro gli occhi alle prime luci anche se non presto come al solito.
Allungo il mio corpo stiracchiando tutti i muscoli, finché il dorso della mia mano tocca la parte sinistra del letto trovandola fredda.
Un sorriso enorme si apre sul mio viso, non posso farne a meno. È stato qui con me, probabilmente per tutta la notte.
Mi sento affamata, ieri notte non ho mangiato niente, troppo stressata per ingerire alcunché.
Entro nella mia piccola cucina restando di stucco davanti a quello che trovo.
La tavola è apparecchiata, la mia scodella preferita, che ho portato da casa, accanto alla bottiglia del latte e la scatola dei cereali, un cucchiaio ordinatamente disposto sopra il tovagliolo e un immagine si forma velocemente nella mia mente.
“Vuoi che procacci qualcosa anche per te?”
“Mangia e basta, Bella.”
“… È buono quel che mangi? Sinceramente non mette molto appetito.”
“Be’, di certo non è un glizzly permaloso…”
Era così bello stare insieme in quel modo, senza nessuna preoccupazione al mondo.
Pensavo che niente avrebbe potuto separarci, credevo davvero che mi amasse, ma ero solo un passatempo.
Evito di indugiare oltre in questi pensieri, mangio e riordino velocemente, è inutile continuare a crogiolarsi in stupide romanticherie, non serve a niente.
Passo a salutare Jacob e subito dopo vado a seguire la mia prima lezione che, guarda caso, segue anche lui.
Sarà un semestre molto, molto più lungo del primo.

********
Finito anche questo. Capisco che Bella possa esservi apparsa cattiva se non addirittura crudele con Edward, ma ricordate che cerca solo di proteggersi dai suoi stessi sentimenti e dal dolore che ha provato dalla separazione dal suo unico amore.
Comunque manca solo un capitolo quindi spero che decidiate di continuare a seguirmi fino alla fine.
Con ogni probabilità posterò in mezzo alla settimana, ma se non riesco ci risentiamo sicuramente tra venerdì e domenica.
Ringrazio tutte voi che leggete e recensite, siete davvero tante, a presto.
Patrizia 
  
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