Anime & Manga > La squadra del cuore/Hungry Heart
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Autore: Akefia_Hilal    16/12/2012    5 recensioni
“Si, certo, Miki.” Mi bloccò le mani sulla panchina tirandomi verso di lui e avvicinando il suo viso al mio. “Dimostramelo.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Non che io abbia molto da dire. L’ho scritta non sapendo darmi pace sul fatto che i due non si fossero mai baciati nella storia. Sperando che prima o poi creino una seconda serie (anche se ormai sono scoraggiata all’idea), spero vi piaccia!

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Hey Roy,
Da quanto sei via? Tutti mi chiedono notizie di te. Non che io sappia molto. Da quel saluto non ho avuto più il coraggio di scriverti, cosa avrei potuto dirti..? -
 
Quante volte ho già buttato fogli nel cestino non sapendo cosa scrivergli?
Diedi un occhiata ai fogli accartocciati sospirando. Cosa potevo dirgli? Quando era qui litigavamo sempre.. Non sapevo come prenderlo. Sarebbe stato strano iniziare a parlargli in modo diverso..
Che rabbia.. Perché doveva andare via..?

“Roy Kanou, il giovane giocatore del nostro paese recatosi in Olanda tre anni fa, in occasione del ritiro della squadra ha annunciato che tornerà a Tokyo per reincontrare i suoi amici e parenti e tentare di entrare nella nazionale per i prossimi mondiali!”

Sono già passati tre anni..?
Capii solo poco dopo quello che stava succedendo.. Roy Kanou stava tornando in paese. Ed io in tre anni non ero riuscita a scrivergli neppure una volta. Come avrei fatto ad incontrarlo di persona?
Stavo iniziando a disperarmi quando qualcuno bussò alla porta.
“Miki, Miki sono Kiba, ci sei?”
Mi feci coraggio ed andai ad aprire.
“Fammi indovinare.. Hai sentito la notizia al telegiornale?”
“L’hai sentita anche tu?” ridacchiò imbarazzato. Era ancora cotto di me, ma si era scoraggiato già da un pezzo nel provarci, ormai.
“Eh già..” Sospirai, come sempre, quando si parlava del ragazzo con la testa arancione.
“Ti manca, eh? Sei riuscita più a scrivergli?”
Gli indicai la scrivania e il pavimento pieni dei fogli scritti, cancellati, artoccigliati e mai imbucati.
“Ti sembra che io ci sia riuscita?”
“Wow.. Bene allora! – fece un sorriso a trentadue denti e mi prese le mani - dato che tornerà in paese mi serve il tuo aiuto per chiamare tutta la squadra e raggrupparla per andare all’aeroporto a salutarlo!”
Mi sentii avvampare le guance pensando che avrei dovuto reincontrarlo. Ma mi feci coraggio, accettai e lo aiutai a chiamare tutti.
Chiesi alla signorina Kaori se poteva accompagnarci col suo pullman e lei accettò con grande piacere.
Avevo stretto molto con lei da quando mi aveva spinta a far capire a Roy che tenevo a lui in modo diverso rispetto ad una semplice amicizia.
Quando tutti ci fummo organizzati ci informammo sull’ora in cui sarebbe tornato attraverso la ex-nutrizionista della squadra che si teneva aggiornata attraverso Peter.
 
Eravamo all’aeroporto da un’ora ormai. Tutti i cartelloni davano l’aereo in orario e tutti erano in fibrillazione.
Tutti tranne me.
Ero quella più in ansia nel gruppo. E non per la voglia di vederlo quanto per il modo in cui avrei dovuto approcciarmi a lui.

“Miki, io parto, ti devo salutare.”
“Vai, Roy, ti aspetto!”
 

Le ultime frasi che ci scambiammo mi ronzavano ancora nella testa quando sentii un mucchio di gente piena di telecamere, macchine fotografiche e biglietti da farsi autografare, recarsi vicino all’uscita dei passeggeri del volo.
Intuimmo che doveva essere arrivato.
Non riuscivo a sentire altro che il mio cuore battere all’impazzata mentre tutti ci avvicinavamo cercando di farci spazio tra tutta quella gente.
Continuavo ad infilarmi ma non calcolai bene il numero di persone da oltrepassare per riuscire a vederlo bene, così finii a capofitto nella zona vuota dove dovevano passare i passeggeri.
Una guardia del corpo tra quelle che bloccavano tutti i fan del giovane mi notò e stava per prendermi per riportarmi tra la folla ai lati della zona, quando qualcuno chiamò il mio nome.
“Miki, sei davvero tu?”
No, dai.. non sei chi credo tu sia. Nonono, non sono pronta psicologicamente!
Mi girai lentamente verso il luogo da cui proveniva la voce e lui era lì. Con i suoi soliti capelli arancioni e il suo solito aspetto fiero. Si era fatto più alto e muscoloso dall’ultima volta. Forse era proprio vero che il calcio Europeo era molto più duro rispetto a quello nipponico.
Ero lì, a metà tra un uomo che mi voleva prendere e buttare tra la folla, tante ragazze gelose del fatto che mi avesse riconosciuta ed uno svenimento improvviso. Dov’era la signorina Kaori per darmi una spinta quando serviva? E dov’erano tutti gli altri? Li avevo persi tra la folla? Eravamo solo io, lui e il mio coraggio?
Con un rapido sguardo intorno a me capii che era proprio così.
“La lasci stare, è mia amica.” Così allontanò la guardia da me e mi si avvicinò lentamente.
“R-Roy!”
“Mi hai aspettato sul serio, allora.” Sorrise.
Che strana sensazione. Notai che lo stavo fissando da circa settantacinque secondi. Dovevo parlare.
“Eh già.. Pensavi che avrei rinunciato dopo i tuoi primi tre anni di assenza? Tsk.” Cercai di fare come se nulla fosse e parlare come avrei fatto prima che partisse.
“Boh, magari ti eri già stancata. Non posso sapere che ti passa per la testa, specialmente se sono a novemiladuecentottantacinque punto cinquanta kilometri da te.”
“Hai fatto il calcolo?! Come cavolo- perché?!”
Sembrava molto più maturo. Pareva sicuro di sé e di quello che stava facendo. Che strano che era vederlo così.
“Mi sei mancata, sai?”
“Roy Kanou cosa diavolo stai dicendo?!”
Scoppiò a ridere. Possibile che potesse essere cambiato così tanto da quando era partito?
“Non preoccuparti le donne mi fanno ancora venire l’orticaria! Dobbiamo muoverci, c’è altra gente che aspetta di uscire.”
Mi fece cenno col capo di seguirlo e ci muovemmo dirigendoci all’uscita.
Ritrovammo tutti ad aspettarci all’esterno, avendo rinunciato ad infilarsi tra la gente per cercarmi dopo avermi persa. C’erano tutti, Sakai, Rodrigo, Kamata, Sako, Ichikawa, Esaka, Kiba, il mister Murakami, la signorina Kaori con Peter e ovviamente tutti gli altri che corsero incontro a Roy per abbracciare e salutare il vecchio amico.
“Ragazzi, il viaggio in aereo è stato lunghissimo e sto morendo di fame. Andiamo a mangiare qualcosa?”
“Roy, sei sempre il solito!” Gli urlò il portiere.
Andammo al ristorante del padre dell’ex-difensore “roccioso” della squadra e tutti i ragazzi mangiarono di tutto e di più, ovviamente, anche se non volevamo, offrì tutto il padre di Kamata.
“Hey, Miki, non hai mangiato quasi nulla, prendi qualcosa!”

“Roy, ti ho detto già ottanta volte che non ho fame!” Stava cercando di convincermi da circa un’ora, ma non avevo voglia di mangiare. Volevo solo prendere un grande respiro, fammi coraggio, e parlare faccia a faccia con lui.
“Vado a prendere un po’ d’aria, vieni con me?” Fu strano il modo in cui glielo chiesi, ma accettò senza preoccuparsi di dover lasciare il pasto a metà. Penso che sapesse anche lui che dovevamo parlare.
Andammo sul retro del ristorante e ci sedemmo su una panchina vicina.
“Si vede tutta la città da qui.” Il posto era su una collinetta abbastanza più in alto della città.
“Non esagerare, io ci vedo solo delle luci ed il mare.”
“Perché devi sempre rovinare l’atmosfera, Roy?!”
Si incupì, quasi.
“Non voglio rovinare nessuna atmosfera.. So che dobbiamo parlare.. Ma pensavo che mi avresti scritto..”
“Scusa.. non ne ho avuto il coraggio..”
Respirai profondamente per farmi forza.
“Roy, i-“
“Miki, sen-“
Scoppiammo a ridere. Avevamo parlato nello stesso momento e il tutto fu molto imbarazzante.
“Vai prima tu, Roy.”
“No prima t- Perché mi guardi così? Okay, ho capito, parlo io..”
“Grazie.” Gli sorrisi, grata del fatto che non mi avesse obbligata a parlare.
Sembrava non sapesse cosa dire. Lui che aveva sempre una parola da dire su tutto.
“E’ passato tanto tempo da quando sono partito, ma non ho fatto altro che pensare alla mia partenza.. Ricordo che la signorina Kaori parlò con me dicendomi che a volte non è facile come sembra mostrare i propri sentimenti, e che sarei dovuto venire a salutarti prima di andare via. Eppure sono andato all’aeroporto da sol-“
“Da codardo.” Lo interruppi, usando le parole che avevo ed avevano usato i nostri amici quando scoprimmo che stava per partire.
“Esatto.. da codardo.. Ma avevamo litigato proprio per quello. Non potevo venire da te e dirti che sarei partito.” Fece una di quelle risatine che si fanno quando si è tristi tanto per far finta di non esserlo.
“Eh già.. hai dovuto far venire me fino all’aeroporto.” Gli toccai il braccio col gomito per cercare di tirarlo su.
“Ecco..” Rise. “Chiedo venia. Miki.. Mi sei mancata, te l’ho già detto.. Non c’è stato giorno in cui non ho pensato a te. Mph.. Strano detto da me, ma ecco.. Io..” prese un lungo sospiro prima di ripartire, e questo non fece altro che mettermi ansia – “io ti amo, Miki.”
“Roy..” Non riuscivo a respirare, non me lo aspettavo da parte sua. Ma era anche quello che avevo sempre sperato. Mi feci coraggio e pronunciai quelle parole che anche lui stava aspettando da tanto. “Ti amo anche io, Roy.”
“Ah sì? L’ho notato proprio da tutte le lettere che mi hai mandato, tsk.” Finse di essere arrabbiato, ma non lo capii subito.
Mi alzai di scatto mettendomi di fronte a lui e gli urlai contro. “Ti ho già spiegato che non ne avevo il coraggio, non sapevo cosa scriverti!”
“Si, certo, Miki.” Mi bloccò le mani sulla panchina tirandomi verso di lui e avvicinando il suo viso al mio. “Dimostramelo.”
Era così vicino che riuscivo a sentire il suo respiro. Sorrise, beffardo. Si avvicinò ancora di più fino a toccare le mie labbra con le sue. Mi lasciò le mani e mi strinse a sé costringendomi a cadere seduta sulle sue gambe così lo strinsi anche io quanto più forte potevo (il che era poco, dato che mi sentivo mancare).
“Miki, Roy, che fine avete fatto?! La torta è-” Esaka spuntò dal muretto cercandoci per il taglio della torta che avevamo preparato noi ragazze. Ma si fece di pietra quando ci vide.
“Osaka, è possibile che tu stia sempre in mezzo?” Roy scoppiò a ridere dopo aver detto quelle parole, mentre mi limitai ad un sorriso, imbarazzata. Entrambi capimmo che si riferì a quella volta in ospedale quando stavamo per baciarci ed Esaka e compagni piombarono in stanza poco prima.
“Ha-ha, divertente. Ma mi chiamo Esaka!” Urlo l’ex-capitano centrocampista. “Comunque sono venuto a chiamarvi per la torta, venite o la mangiamo tutta noi mentre voi state qui a fare ‘i vostri comodi’?”
L’arancione mi fece alzare delicatamente e con tutto l’entusiasmo possibile disse “E’ la mia torta, devo prenderla io!”
“Dannazione, sei sempre il solito, Roy!” Mi rivolsi a lui cercando di fingermi arrabbiata ma scoppiai a ridere.
“Quella torta l’hai preparata per me o per la squadra, scusa?”
“Per te.”
“Allora è mia. Decido io con chi dividerla.”
“Giusto ragionamento.” Alla fine aveva davvero ragione. Continuammo a ridere e scherzare per tutta la serata. Ero felicissima che fosse tornato e cercavo di evitare di pensare che prima o poi sarebbe dovuto ripartire.
Quel giorno passò così in fretta che non ci feci neppure caso, così come tutti gli altri giorni e non feci quasi caso che si era avvicinato il giorno della sua partenza.
 

“Miki, allora? Sei pronta? Non ti avrei invitato a partire con me se avessi saputo che ci avresti messo tanto a prepararti!”
“Sono pronta, sono pronta, aspetta, arrivo!”
Mi presentai avanti a lui con un vestito e scarpe col tacco eleganti. Anche se purtroppo non ero capace di portarli decentemente.
“Come sto?”
“Bene, per un ballo. Ma dobbiamo prendere un aereo, non so quanto ci sia bisogno di vestirsi così.”
“Dah, stai zitto. Andiamo?”
“Andiamo.”

  
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