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Autore: MaggieMurdock    16/12/2012    5 recensioni
Voglio cancellarti.
Estirpare qualsiasi cosa mi ricordi te, anche il più banale particolare che mi parli della nostra storia.
Voglio farti sparire dalla mia vita per sempre.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Ma ciao! Chi non muore si rivede, eh? :)

Ho scritto questa storia dopo aver visto per l'ennesima volta Eternal Sunshine of the Spotless Mind, uno dei miei film preferiti, che sinceramente considero l'opera migliore del visionario Michel Gondry.

Se conoscete la trama del film vi sarà tutto chiaro, altrimenti: 1. guardatelo al più presto, non ve ne pentirete. 2. gli elementi principali della storia richiamano il film, quindi vi faccio un piccolo spoiler (però poi guardatelo lo stesso!!) : il protagonista, Joel, decide di eliminare dalla sua memoria tutto quello che è legato alla sua relazione con Clementine. La procedura descritta nella fanfiction richiama quella del film.

Credo sia tutto, spero che sia di vostro gradimento e che qualcuna delle mie lettrici sia rimasta nonostante i mesi di assenza.

Vi abbraccio forte,

grazie, come sempre.

 

Fuori si gela.

Il cielo è avvolto nel pallore invernale, il sole fatica a scaldare.

Se ne sta lì, come una luce nella nebbia.

Niente ha più senso per me.

Sento il freddo fin dentro le ossa, penetrarmi nell'anima.

Salgo in macchina e accendo il riscaldamento, ma le mie appendici rimangono intirizzite.

Forse non dipende dal mondo esterno, ma da me.

Tutto questo.

Ho fatto una scelta, non so se è quella giusta ma l'ho fatta.

Dopo mesi di torture, di urla, di insonnia.

Dopo troppo tempo passato a rimuginare continuamente su ogni gesto e parola.

Su ogni minimo, straziante, apparentemente insignificante particolare che mi ricordasse te.

I ricordi.

Sono loro il problema.

Ho continuato a correre da solo, su una spessa lastra di ricordi.

Cadevo, mi scorticavo, l'attrito con le mie sofferenze mi graffiava dentro e fuori, implacabile.

Quando finisce una storia,è questo che accade.

Mi credevo impermeabile, al sicuro.

Pensavo di aver alzato un muro abbastanza spesso tra me e cose di questo genere.

Non mi lasciavo coinvolgere, rimanevo impassibile per perseguire il mio obiettivo.

Occuparmi del mio lavoro doveva essere l'unica cosa importante.

Niente sentimenti, nessun coinvolgimento.

L'amore ti fotte.

Ti rovina e basta, e quando ha finito ti sputa addosso.

Ti elimina come un rifiuto.

Avevo sofferto abbastanza, non doveva più succedere.

E poi ho incontrato te.

Tu, con il tuo sorrisetto beffardo, lo sguardo brillante e quell'aria da menefreghista.

Una scorza che io stesso avevo costruito per me stesso.

Eravamo simili, forse per questo ci siamo riconosciuti.

Punzecchiarsi continuamente sul set, lanciarsi occhiate curiose e cariche di desiderio, vergognarsi di tutto ma non riuscire ad evitarlo.

Alla fine ha preso il sopravvento.

La prima volta che mi hai baciato mi sono sentito completo.

Come se avessi trovato qualcuno che mi avrebbe migliorato anziché far uscire il lato peggiore di me.

Il sangue circolava diversamente, lo sentivo caldo nelle vene.

Finalmente caldo.

E mi sono perso.

Sono stati mesi pieni di tenerezza.

Di dolcezza vera e profonda.

Eravamo in luogo protetto, lontano dagli occhi di tutti.

Senza i giudizi di nessuno.

Ed ero felice, anche se nessuno lo poteva ancora sapere.

Innamorato di un uomo, non lo ero mai stato.

Era la prima volta, ma avevo capito che era la cosa giusta.

Volevo sopravvivere a tutto questo.

Volevo andare avanti con te.

Avevo un motivo, perchè tu eri lì, e sembravi fatto apposta per me.

Per farmi decidere di cambiare, di lasciare da parte tutte le difese che avevo innalzato per non farmi più del male.

Il punto era che, di nuovo, scontrarsi con tutte le conseguenze non era facile.

Ero partito in quarta, non so nemmeno io come, dimenticando di considerare gli aspetti che avrebbero potuto rovinarci.

Non siamo persone qualsiasi, e questo rendeva tutto ancora più complicato.

Le televisioni di tutto il mondo ne avrebbero parlato, i giornali avrebbero sprecato fiumi d'inchiostro sulla nostra storia, correlando il gossip di bassa lega con immagini rubate alla nostra intimità.

La verità è che stavo vivendo un sogno, uno di quelli dove i problemi non esistono, dove esiste solo il piacere. L'amore.

L'ho già detto, i sentimenti danno alla testa.

Sono stato così stupido, così avventato, così preso da quello che provavo che non vedevo aldilà dei tuoi splendidi occhi.

Baciavo le tue labbra e sentivo solo il loro inebriante sapore, quel gusto deciso e bollente che mi offuscava la mente e il cuore.

Mi abbandonavo alle tue carezze e niente aveva più importanza.

Come ho potuto.

Appena usciti da quella bolla di blindata sicurezza, eravamo stati investiti dalla dura realtà.

Erano cominciate le liti.

Le discussioni interminabili e spesso correlate di insulti reciproci, urla, meschinità.

Ma era ineluttabile, avrei dovuto saperlo ed evitare di invischiarmi in un legame del genere.

Eravamo arrivati a un punto di non ritorno, tutte le cose che prima ci facevano ridere dell'altro erano diventate difetti insormontabili.

Impossibili da accettare.

Mi dava fastidio anche il minimo particolare della tua persona, il tuo sguardo ora mi appariva vacuo, superficiale, quel sorrisino che prima mi incantava, solo un ghigno fastidioso.

Odiavo il modo in cui parlavi, quel tuo stupido accento irlandese che mi era sembrato musica,

le tue mani mi toccavano e volevo solo scappare.

E così, dopo l'ennesima volta in cui mi ero sentito sbagliato, avevo preso una decisione.

Ed è per questo che mi sono alzato stamattina.

Mi sono vestito, sono uscito di casa, sono salito in macchina e ora sono qui.

E' la nuova moda sai?

Me ne aveva parlato una modella di cui non ricordo il nome, ad una festa troppo alcolica, con troppa gente famosa, droghe e promiscuità.

Mi ero seduto su un divanetto qualsiasi, in quella stanza fumosa dello Chateau Marmont, cercando di starmene in disparte con i miei pensieri.

Lo stilista che aveva organizzato questo festino era uno mediocre, ero andato solo per cercare svago, per smettere di torturarmi, ma una volta lì mi ero maledetto.

Non avrebbe portato niente di buono, anzi avrebbe acuito il problema.

Una bionda slavata taglia 36 si era seduta vicino a me, aveva iniziato a parlarmi e la sua voce si mischiava con il sottofondo chiassoso provocato dagli altri invitati.

Non avevo sentito una parola di quello che mi stava dicendo finchè, non so come, mi aveva accennato a questo nuovo studio medico aperto da poco in città.

Mi aspettavo un blablabla infinito su nuove tecniche di chirurgia estetica, ed invece la ragazza mi aveva detto: - è un posto dove ti cancellano la memoria -

A quel punto, avevo cominciato a prestare attenzione: - In che senso? - e lei aveva cinguettato: sì, ti cancellano la memoria. Spazzano via quella parte di esperienze che ci fanno stare male. Una storia finita, ad esempio -

Mi era sembrato incredibile. Come era possibile?

Non ho idea di come facciano, ma la mia amica soffriva da morire per questo stronzo che l'aveva trattata di merda..ha preso appuntamento e nel giro di un giorno tutto il dramma era sparito. Semplicemente, è andata a dormire e si è svegliata il giorno dopo senza più nessun ricordo legato a questo tizio. -

L'avevo presa per pazza, lì per lì.

Perchè uno dovrebbe fare una cosa del genere? Non è forse vero che sono le esperienze, anche dolorose, che fanno di noi quelli che siamo?

Certo, convivere con certe cose non è facile, ma bisogna trovare necessariamente un modo.

Ne ero convinto, quindi avevo risposto con cortesia, per circostanza e mi ero congedato da lei.

Ero tornato a casa e mi ero messo a letto.

Ero sobrio, eppure mi sentivo inebetito.

Continuavo a ripensare alle parole di quella sconosciuta, mi erano rimbalzate in testa tutta la notte, finchè finalmente non mi ero addormentato.

Il mattino dopo non ci avevo più pensato, anzi avevo cancellato dalla mia mente quella conversazione.

Non ti sentivo più da mesi, ogni tanto mi chiedevo se riuscissi ad andare avanti, come cercavo di fare io.

Ma non ti avevo più chiamato.

Credevo di poter tollerare di passare una vita senza di te, di essere abbastanza forte.

Le nostre sarebbero state due esistenze parallele che non si sarebbero incontrate mai più.

Fine della storia, dovevo passarci sopra.

E poi sai cos'è successo?

Quel pomeriggio ero stato spedito da Shannon a prendere del caffè freddo, avevamo molto da lavorare e lui mi aveva scongiurato di recuperare un bicchiere gigante della sua bevanda preferita per reggere i ritmi che ci eravamo imposti.

Il nuovo album prendeva forma, avevo cercato di veicolare il mio dolore sulle nuove canzoni, ed effettivamente mi sembrava di esserci riuscito.

Avevo avuto delle buone intuizioni, i testi e le melodie erano maturi e di spessore.

Ero soddisfatto, finalmente.

Forse avevo trovato un equilibrio.

E poi?

Mentre aspettavo il caffè, avevo aperto un giornale.

Lo stavo sfogliando distrattamente, quando i miei occhi avevano visto quello che non avrebbero mai voluto vedere.

Te.

Con una donna.

Una ragazza castana, diafana. Corpo perfetto, belle labbra, un vestitino corto e gambe chilometriche.

Le tue dita erano intrecciate alle sue e sul tuo volto quel sorrisetto che conoscevo bene.

Quasi saltava fuori dalla pagina.

Scorsi l'articolo che correlava quelle foto e lessi: Colin Farrell pronto per il matrimonio.

Alicja, questo il nome della tua nuova fidanzata, era incinta.

Era il colpo di grazia.

Non potevi farmi questo. Non ora.

Non quando mi sembrava di aver recuperato me stesso e di essere ritornato quello di prima.

L'inscalfibile, indistruttibile Jared Leto.

Mi ero alzato indignato, avevo praticamente strappato il caffè che l'innocente dipendente di Starbucks mi porgeva gentilmente ed ero tornato a casa, con la morte nel cuore.

A Shannon avevo detto di avere una terribile emicrania, mi ero scusato, gli avevo detto che sarei andato a stendermi per un paio d'ore prima di mettermi sotto con il lavoro.

Lui mi aveva creduto, o più probabilmente aveva finto di credermi. Mi conosceva troppo bene, ma aveva smesso di fare domande.

Sapeva che mi sarei rifiutato di rispondere e in fondo, sembrava che stessi molto meglio.

Erano mesi che non pronunciavo il tuo nome e lui sperava ardentemente che mi fossi messo l'anima in pace.

Mi ero seduto sul letto, con il computer sulle gambe ed era bastata una semplice ricerca su Google per trovare quello che cercavo.

Eccolo lì, il famoso studio medico.

Voglio cancellarti.

Estirpare qualsiasi cosa mi ricordi te, anche il più banale particolare che mi parli della nostra storia.

Voglio farti sparire dalla mia vita per sempre.

Basta raccontarmi cazzate, non ce la faccio.

Non ci riesco, non dopo quello che ho letto.

Non posso perdonarti.

Sembra che tu mi abbia buttato via come una scarpa vecchia, ed è quello che voglio fare anche io.

Entro nello studio prendendo un lungo sospiro, trascinandomi dietro un grosso sacco nero della spazzatura che ho riempito con tutti gli oggetti che mi ricordano te, così come mi è stato richiesto. Una ragazza alla reception mi accoglie con un sorriso tirato, mi prega di accomodarmi.

Il dottore sarà subito da lei – e poi torna a rispondere al telefono.

Squilla di continuo, evidentemente c'è parecchia gente che non riesce a convivere con i propri demoni.

Mi sento legittimato, non sono solo io.

Non sono debole, sono solo umano.

La prossima volta che ti incontrerò, se mai succederà, io non proverò niente.

Perchè non saprò nemmeno di averti conosciuto.

Sarò convinto di non aver convissuto con te per mesi, sul set di un film, di aver girato le mie parti con te come un perfetto estraneo, di cui non avevo imparato a conoscere nessuna sfumatura al di fuori del set.

Sarò convinto di aver legato con tutti tranne che con te.

Ci vorrà una sola notte, mi ripeto, una sola notte e tu sarai spazzato via.

Il dottore arriva, mi stringe calorosamente la mano e mi conduce in una stanza asettica, dalle pareti bianche, con diplomi e lauree in bella mostra.

Dopo i controlli di rito, mi invita in un laboratorio attiguo allo studio.

Strane apparecchiature gorgogliano incessanti mentre un ragazzo, indicatomi dal medico come un tecnico specializzato, mi applica degli elettrodi sulle tempie per cominciare la prima parte della procedura.

Questo è il momento più difficile, devo tirare fuori tutto quello che mi fa male seguendo una lista di domande prestabilite che io stesso ho fornito e guardando ciò che ho portato con me.

Lettere, cartoline, i regali che ci siamo scambiati, anelli, braccialetti, medaglioni..mi sarà sottoposto un oggetto per volta.

Basta con questo disordine, basta con questa pazzia, tutto prenderà una nuova direzione e tu non ne farai parte.

Il tecnico comincia a farmi le domande, cerco di mantenere un certo distacco ma lui mi dice che devo fare il contrario.

L'emotività è necessaria, i dettagli sono fondamentali perchè la procedura riesca nel migliore dei modi.

E allora lo faccio, devo portare a galla tutto ciò che mi fa sentire come il più stupido dei perdenti.

Sento il mio stomaco contorcersi mentre dalle mie labbra esce l'ultimo flusso di coscienza che ti riguarda.

Non ce ne saranno più, dopo.

Parlo, parlo per ore e alla fine mi sento svuotato, esausto.

Il tecnico ha raccolto tutti i dati e mi dà appuntamento per stasera per terminare il procedimento.

 

# # #

 

Sono le dieci di sera.

Shannon è uscito con alcuni amici, tornerà molto tardi.

Mi metto a letto, tra un'ora e mezza l'assistente del medico sarà qui, e devo ancora prendere la pastiglia di sonnifero che mi è stata fornita per addormentarmi quanto più profondamente.

Il ragazzo entrerà in casa con la chiave che ho lasciato sotto lo zerbino, non saprò nemmeno che è stato qui, domattina.

Manca l'ultimo passo, l'ultimo per cominciare un'altra vita.

Non c'è più traccia di te in casa mia, e non ci sarà più neanche dentro di me.

Mi rigiro tra le dita la compressa, mi guardo intorno.. devo farlo?

Sì che devo.

Avanti Jared, ormai hai deciso – mi dico – andrà bene, smetterai di soffrire. Smetterai di sentire questo buco nel petto che ti strazia. -

E quando sto per portarmi alla bocca la pillola, la vedo lì per terra.

Dev'essermi caduta oggi, quando raccoglievo le altre cose.

Spunta da sotto il copriletto.

Impreco contro il destino, il fato o qualsiasi altro fattore esterno che abbia fatto sì che ciò accadesse, mentre la raccolgo.

E' una foto, che ci hanno scattato sul set.

Una di quelle immagini che non dovresti mai vedere dopo la fine di una relazione.

Siamo uno accanto all'altro, il tuo braccio è intorno alle mie spalle, entrambi sorridiamo.

Abbiamo gli occhi brillanti.

Brillanti, davvero.

Mi si stringe il cuore.

E' un bellissimo ricordo, questo.

Ci eravamo appena conosciuti, ci portavamo ancora addosso l'eccitazione del primo incontro, ma avevamo già l'aspetto di due che hanno capito di aver trovato il proprio punto fermo.

Improvvisamente, mi appare tutto di nuovo chiaro.

Cristallino.

Per quanto faccia male, per quanto vorrei che non fosse mai accaduto, la decisione che ho preso mi sembra la più stupida della mia vita.

Sei stato importante, troppo.

Sei anche la causa della più grande sofferenza che abbia mai provato.

Ma veramente cancellarti è la soluzione?

Insieme ai ricordi brutti se ne andranno anche quelli più belli, che mi hanno fatto sentire vivo come non sono mai stato.

Voglio davvero rinunciarci?

E la mia musica? Parla di te, da anni.

Avrà un senso diverso, dopo questo.

Forse finirò per odiarla.

Per non riconoscerla come mia.

Forse io stesso finirò per non riconoscermi.

Ora perderti per sempre, mi sembra da vigliacco.

Sono un codardo.

Un coglione che pensava di fare a meno di te.

Ma non posso. E' così.

Stavo per sradicarti da me, ma tu non sei andato via del tutto.

Sei rimasto qui.

E non te ne andrai nemmeno dopo.

Alzo il telefono, chiamo un cellulare, lasciatomi dal tecnico per ogni evenienza, e comunico la mia decisione.

Il ragazzo mi chiede se sono sicuro.. sì, lo sono.

Sei parte di me, Colin.

 

  
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