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Autore: dontblinkcas    16/12/2012    5 recensioni
«La magia è qualcosa di molto istintivo. Per usarla devi concentrarti e pensare che quella sia la tua unica fonte di sopravvivenza. Libera la mente e concentrati sulla cosa più importante che ti fa essere così legato alla vita»
[Battaglia nella pianura di Brocelind/ Città di Vetro]
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera.
Questa è la mia terza storia sugli Shadowhunters, quei libri riescono a stimolare la mia fantasia come non mai!
Leggendo il terzo libro mi sono sempre chiesta come si era svolta la battaglia dei cacciatori e nascosti contro i demoni e quindi ne è uscita questa one-shot.
Il racconto è incentrato sopratutto sui Malec, spero vi piaccia.
Buona lettura e ricordate che una recensione fa sempre piacere a noi scrittori! :D


 



 

ALL THAT I’M LIVING FOR

 

 
La pianura di Brocelind era una landa verdeggiante limitata a ovest da un bosco che si disperdeva per diverse miglia, arrivando fino al confine di Idris.
Il cielo era ornato di stelle, trepidanti spettatrici della battaglia che sarebbe scoppiata di lì a poco.
L'aria fredda soffiava una leggera brezza che si levava da est ed entrava nella foresta, producendo fra le fronde sospiri di alberi, come se quegli antichi arbusti avessero visto troppe volte sangue e morte. 
L'atmosfera era carica di paura e tensione, come se invisibili scariche elettriche aleggiassero tra quella schiera di guerrieri, facendo rabbrividire anche i più temerari. 
Chiunque nella piana osservava i volti dei suoi compagni chiedendosi se li avrebbero mai più rivisti.
L'esercito si era schierato ordinatamente: ognuno aveva accanto a sé il suo compagno di battaglia, ma non parabatai, bensì Cacciatori e Nascosti, che si guardavano con diffidenza nonostante fossero alleati per sconfiggere un nemico comune.
Un nemico che conosceva solo la malvagità, la violenza e il terrore: i demoni.

Alec e Magnus si trovavano alla fine di questa schiera perché lo stregone aveva dovuto chiudere il portale.
Il cacciatore stava sistemando le sue armi, già ordinate, sulla cintura cercando in questo modo di scaricare la tensione. Alzò lo sguardo attorno a sé e vide diversi cacciatori cingere i propri polsi di bracciali di stregaluce, così da non rimanere nel buio totale. 
Anche il ragazzo stava per indossarlo, ma si accorse di non averne bisogno: la sua vista era migliorata e la notte non era più oscura.
Riusciva a scorgere chiaramente i contorni delle cose e riusciva a vedere i volti preoccupati attorno a sé. Non era come essere alla luce del giorno, ma per un cacciatore quella luce bastava per compiere il suo lavoro.
Alec si voltò verso Magnus per chiedere il perché di quella vista, ma appena i loro sguardi si incrociarono capì.
Occhi da gatto.
«Tutto bene?» chiese lo stregone con voce seria, anche se traspariva una certa preoccupazione.
«Sì» rispose Alec e avvicinò la sua mano a quella dell'altro ragazzo stringendola, come se quel contatto sancisse un patto inespresso.
Il cacciatore voleva dirgli di non farsi ammazzare o di non fare lo stupido cercando di metterlo in salvo, ma non ce ne fu l'occasione.

In quel momento qualcosa piombò sul campo di battaglia.
Era una massa informe, nera e gigantesca, di demoni, che urlavano e si dibattevano caoticamente.
Era come se una nota stonata si fosse adagiata su uno spartito che produceva una melodia armoniosa.
Ci fu un momento in cui tutto sembrò bloccarsi, come se qualcuno avesse fermato il tempo per osservare i due eserciti che si fronteggiavano.
E poi fu l'inferno.

Entrambe le prime linee scattarono: i lupi ben presto si staccarono guadagnando terreno, ma appena oltre alcuni cacciatori tenevano loro il passo, correndo più veloce di quanto un umano avesse mai potuto fare. 
Tra questi la figura di Jocelyn si stagliava nell'oscurità, i capelli fiammeggianti che rilucevano nella notte; nonostante gli anni passati nel mondo mondano non aveva dimenticato la sua vera natura. La sua agilità la faceva assomigliare a una tigre mentre rimandava all'altro mondo due demoni.

I due eserciti ormai erano del tutto mescolati.
Gli occhi di Alec non smettevano un istante di cercare l'alta figura di Magnus, mentre riprendeva il fiato tra un demone e l'altro.
Il Nephilim, con un agile movimento del braccio, infilò una spada angelica nell'addome di un demone con lunghe chele grigie e diede un'occhiata alle sue spalle. Magnus stava avendo la meglio con un demone Raum: entrambe le mani erano circondate da scintille azzurre e il viso dello stregone era deformato per la concentrazione mentre una goccia di sudore gli ricadeva lungo il collo. 
Calmata la sua preoccupazione, Alec ritornò alla battaglia.

Un essere mostruoso si avvicinò a lui: al posto delle mani aveva artigli affilati come rasoi, il corpo cadaverico era gonfio e grigio e sul viso, invece del naso e della bocca, c'era un becco di avvoltoio. 
Lo shadowhunters guardò per un secondo la lama che stringeva in mano, poi la ripose nel fodero.
Se gli altri usavano la forza e la velocità dei Nascosti, perché lui non poteva usare la magia di Magnus?
Alzò le mani all'altezza del volto e si concentrò, ma per quanto si sforzasse nessuna scintilla apparve.
Il demone, nel frattempo, si era pericolosamente avvicinato e già una mano artigliata stava calando sul ragazzo.
Ma il colpo non andò a segno.
Il mostro emise uno sbuffo nero e scomparse senza lasciare traccia di sé.

«Che cosa pensavi di fare?» gridò Magnus avvicinandosi, la sua voce era un misto di rabbia e preoccupazione.
«Stai bene? Non sei ferito?» la mano dello stregone si appoggiò sulla spalla di Alec costringendolo a girarsi.
«Io...pensavo di poter usare la tua magia. Mi dispiace» la voce del ragazzo dagli occhi di ghiaccio si incrinò.
I due si guardarono negli occhi: azzurro e verde si scontrarono e sembrò che la battaglia fosse lontana mille miglia da loro.
«La magia è qualcosa di molto istintivo. Per usarla devi concentrarti e pensare che quella sia la tua unica fonte di sopravvivenza. Libera la mente e concentrati sulla cosa più importante che ti fa essere così legato alla vita», Magnus parlò velocemente indicando ad Alec un demone che si stava avvicinando.
Il cacciatore si concentrò, liberando la mente da tutto: dalla battaglia, dalla preoccupazione che potesse capitare qualcosa ai suoi genitori e a Izzy, dall'ansia che provava per Jace e dal dolore della morte di Max, che lo attanagliava come una morsa impedendogli quasi di respirare.
Si sentiva la mente leggera, mentre pensava soltanto al delicato tocco della mano di Magnus sulla sua spalla; quel contatto gli infuse una scarica elettrica che mai aveva provato prima.
Quella scarica si concentrò nelle sue mani, che ora erano circondate da scintille azzurre che colpirono il demone vicino a loro evaporandolo.

«Impari in fretta! Posso chiederti a cosa stavi pensando?», sentì il soffio dello stregone sul collo mentre gli sussurrava quelle parole all'orecchio.
«A te. Stavo pensando a te».
Alec sentiva il fortissimo impulso di girarsi, stringere il suo stregone tra le braccia e cercare le sue morbide labbra.
Ma erano nel bel mezzo di una guerra e quello non era il momento opportuno.
Magnus capendo le emozioni del suo Nephilim si scostò e scrutò in lontananza la foresta.
«Eccoli, come al solito vogliono fare scena».
Dall'oscurità degli alberi emersero figure veloci come giaguari che ben presto si mescolarono in mezzo al caos.
Vampiri.

Sembrò che fossero passate ore e non solamente pochi minuti, quando qualcosa cambiò.
I demoni erano in netta maggioranza numerica e nonostante l'abilità e l'alleanza di Cacciatori e Nascosti, la situazione sembrava andare a favore dei primi, che non risentivano della stanchezza che gli umani provavano.
Ma dopo dieci minuti il fronte dei demoni iniziò a vacillare e, sebbene stessero avendo la meglio, molti di quegli esseri immondi iniziarono la ritirata, come se fossero stati liberati dal patto che li assoggettava a combattere.

Alec si rialzò, dopo aver affondato la lama angelica nel dorso di una specie di lucertola e vide attorno a sé sempre più Nephilim e Nascosti che demoni.
«Cosa sta succedendo?», quelle parole gli uscirono spontanee, anche se non erano indirizzate a nessuno in particolare.
Ma naturalmente Magnus spuntò alla sua sinistra, il cappotto lacero e sporco di sangue.
«Si stanno ritirando. Qualcosa deve essere andato storto a Valentine; i demoni non rispondono più al suo comando».
Ormai anche gli ultimi coraggiosi mostri rimasti sul campo di battaglia erano ridotti a un ammasso nero fumante e si stavano formando piccolo gruppi di guerrieri alleati, che si sorridevano ancora increduli di essere riusciti a sopravvivere.

Lo shadowhunters si voltò verso lo stregone che stava sanguinando copiosamente da un profondo taglio sulla guancia destra.
«Stai sanguinando» disse Alec e alzò la mano per fermare il sangue, ma si fermò quando vide la sua mano nera di fango e sangue demoniaco.
Magnus capì l'espressione del ragazzo, che magicamente si ritrovò tra le mani un candido fazzoletto con ricamate in rosso le iniziali M.B.
Alec glielo appoggiò sulla guancia e premette forte per fermare l'emorragia.
«Ahi! Mi stai facendo male» si lamentò lo stregone, ritraendosi dal contatto.
«Magnus, non fare il bambino. Devi medicare quel taglio altrimenti farà infezione» replicò Alec riappoggiando il fazzoletto con più delicatezza.
«Al taglio penseremo dopo Alexander. Prima ho un bisogno più opprimente» sussurrò lo stregone prendendo le braccia del Nephilim per avvicinarlo a sé.

Di nuovo Alec sentì esplodere le emozioni che aveva provato durante la battaglia, ma ora era libero di poter esaudire i propri desideri.
Le loro labbra si toccarono in un bacio dapprima lento e misurato, poi sempre più appassionato. Alec sentiva il sollievo che si trasmetteva lungo il suo corpo, sollievo per essere sopravvissuto e sollievo per poter stringere ancora a sé la sua nuova ragione di vita.
Le sue mani toccarono il corpo di Magnus per assicurarsi che fosse davvero lui, che fosse ancora vivo.
Quando lo stregone sciolse il contatto, Alec provò una punta di amarezza: non avrebbe mai più voluto staccarsi da quel ragazzo, avrebbe potuto giocare con quelle morbide labbra per l'eternità. 
«I tuoi genitori ti staranno cercando» sussurrò Magnus guardando un'ultima volta quegli occhi azzurri prima di intrecciare la sua mano a quella di Alec per avviarsi verso la folla di gente che si stava raggruppando per cercare le persone amate.
 
  
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