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Autore: Harriet_    16/12/2012    0 recensioni
Tre one-shot per i primi tre prompt della Faberry Week, ovvero:
Day 1 - Fairy Tales
Day 2 - Jealousy
Day 3 - Beth
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Enjoy, Faberrians! :)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Era davvero esausta e spossata, e tutto ciò che desiderava fare era liberarsi di quelle maledette scarpette – che sì, potevano essere belle e luccicanti ma diamine quanto facevano male! - e coricarsi, per porre definitivamente fine a quella giornata estenuante.
 
Chi era quello che aveva detto che essere una principessa equivaleva ad avere una vita perfetta?
 
Rachel avrebbe voluto conoscere l'ideatore di quel mai così errato luogo comune e proporgli uno scambio di corpi, allora sì che avrebbe capito quanto in realtà era faticoso e infernale essere una principessa! … No, non una principessa. Essere Rachel, che è diverso.
 
Rachel infatti invidiava enormemente le sue amiche; le principesse Mercedes, Tina e Sugar, ed era convinta che la loro vita fosse meravigliosa. D'altronde le vedeva. Sempre così felici e spensierate, senza un problema al mondo, innamorate pazze del loro uomo, per il quale avrebbero fatto qualsiasi cosa.
 
Non era forse la realizzazione del desiderio di ogni bambina, quello? Non era ciò che anche Rachel aveva sempre sognato?
 
No.
 
Rachel voleva cantare.
Voleva stare in mezzo alla gente e far librare la sua voce nell'aria, alta e melodiosa, arrivare dritta al cuore di ognuno con la forza delle sue corde vocali e l'armonia che ne scaturiva.
 
Ma aveva sempre saputo che non sarebbe mai stato possibile. Il suo destino era stato segnato nel momento in cui era venuta al mondo. Qualcun altro lo aveva scritto per lei, senza domandarsi se sarebbe stata felice o meno.
 
Rachel era nata nel lusso, tra lenzuola di seta e pigiamini di raso, circondata da affreschi e cornici d'oro massiccio con i quali non era mai andata d'accordo. Quel posto non le apparteneva. La musica, il canto le appartenevano.
 
Ma era nata principessa e principessa sarebbe morta, e anche se quel titolo le stava stretto non poteva fare altro che tenerselo, e trarne il maggior vantaggio possibile.
 
Era stata data in sposa all'età di sedici anni al principe Finn Hudson.
Finn non era un cattivo giovane, anzi, Rachel non lo disprezzava affatto. Ma non avrebbe mai potuto amarlo, come non avrebbe mai potuto amare quella vita.
 
Ma valevano forse qualcosa le preghiere che Rachel rivolgeva a Dio ogni notte prima di andare a dormire, chiedendogli tra le lacrime di farla svegliare l'indomani mattina rendendosi conto che era stato solo un brutto sogno? Che non esisteva nessun Finn al quale era sposata, nessuna reggia nella quale viveva, nessun vestito bombato, scarpette di cristallo, cappellini imbarazzanti, chiacchiere frivole con le altre principesse?
 
Serviva forse a qualcosa supplicarlo di vestirla di stracci e farle passare il resto della sua vita con Quinn?

Oh, Quinn.
 
Ogni volta che il suo pensiero si posava su di lei, su quella chioma corta e bionda, su quella distesa verde che erano i suoi occhi, Rachel non poteva fare a meno di sussultare, avvertendo scariche elettriche attraversare la sua spina dorsale.
 
E non c'era volta in cui non si malediceva per quella reazione da ragazzina stupida e infatuata di un amore impossibile.
 
Sì, perché Quinn non avrebbe mai potuto essere niente più che questo: un amore irraggiungibile e sbagliato, che Rachel avrebbe guardato da lontano, con occhi sognanti e cuore impazzito, ma senza osare avvicinarsi per toccarlo. Perché una volta toccato sarebbe svanito, come una bolla che scoppia.
 
L'aveva conosciuta sei mesi prima.
 
Rachel e Finn si trovavano al solito banchetto reale che tutti i nobili della contea organizzavano una volta al mese, per stare insieme e passare una serata in allegria.
 
Per l'evento, Rachel si era munita del sorriso più smagliante e falso che avesse nel repertorio, preparandosi psicologicamente ad affrontare i soliti gossip ormai divenuti noiosi e le solite ciarle superficiali che le donne di un certo livello erano solite scambiarsi.
 
Si trovava a tavola, immersa in quelle chiacchiere di cui non gliene importava niente, con la testa che le martellava dalla stanchezza e un gran bisogno di alzarsi e prendere aria.
 
All'improvviso vide una giovane ragazza avvicinarsi furtiva al loro tavolo, rubando lestamente un tozzo di pane. Nessuno se ne accorse, tranne lei.
 
Allora Rachel si alzò e scattò verso di lei per raggiungerla, e alla fine, dopo una lunga corsa, riuscì ad afferrarla.
 
La ragazza gridava e si contorceva, ringhiando e sferrando continui calci nel ventre di Rachel.
 
“Smettila! Non voglio farti del male!” Gridò Rachel, supplicandola di fermarsi.
 
La ragazza ringhiò ancora un po', poi sembrò acquietarsi e si divincolò dalla stretta di Rachel, mettendosi in piedi di fronte a lei.
 
“E ora che vuoi fare eh? Vuoi sputarmi e picchiarmi perché ho rubato una briciola di pane mentre tu e i tuoi lardosi amici ve ne stavate a ridere e mangiare anatra all'arancia e tartufo bianco?” Inveì la ragazza dai capelli biondi, mentre nei suoi occhi si poteva leggere distintamente odio e bieco disprezzo.
 
“Niente di tutto questo.” Disse tranquilla Rachel, abbozzando un sorriso.
La ragazza vestita di panni logori e sporchi fece un passo all'indietro, inarcando le sopracciglia sorpresa. Di certo non si sarebbe aspettata una simile risposta, né che la principessa le sorridesse.
 
“Se intendi fare la finta gentile per sentirti una brava persona, puoi anche finirla qui. Non lo sei. Sei un'ipocrita, come tutti quelli come te.” La offese nuovamente, sperando che reagisse e si adirasse, per divertirsi un po' e dimostrarle che un titolo nobiliare non la impauriva affatto. Ma la principessa non si scompose, anzi, seguitò a sorridere. Quell'atteggiamento sereno e bendisposto irritava la bionda e sì, la confondeva anche.
 
“Spero che il pane sia di tuo gradimento.” La stuzzicò Rachel, ridacchiando tra sé e sé nel vedere l'espressione sbigottita della ragazza.
 
La bionda emise una serie di frasi sconnesse e incomprensibili, visibilmente disorientata dal continuo comportamento della reale, che dal canto suo non si trattenne più e scoppiò in una risata limpida e genuina, che fece tremare un po' la bionda. Ma solo un po'.
 
“Rachel.” Si presentò, allungando una mano verso la giovane, sempre più frastornata.
 
“Q-Quinn.” Sillabò l'altra, stringendogliela appena. Quello di Rachel – aveva appena scoperto il suo nome – era un atteggiamento che non riusciva a definire, e che nessuno di ceto sociale elevato aveva mai adottato con lei. Eppure, anche se non riusciva a capirne la ragione, non era assolutamente intimorita dalla piccola ragazza mora di fronte a lei.
 
“Quinn, eh? È un bel nome, mi piace.” Affermò, annuendo convinta. “Che ci facevi da queste parti?”
 
Quinn arcuò un sopracciglio e scosse la testa per essere sicura di aver sentito bene. “Mi sembrava abbastanza ovvio.” Borbottò comunque, perché nessuno ammutoliva mai Quinn Fabray.
 
“A me piace venire qua quando non ho niente da fare, lo trovo un posto incantevole, meraviglioso per evadere dalla realtà quotidiana. Insomma, ci sono gli alberi, gli uccellini, i fiori … Ti trasmette un immenso senso di pace. E mi sento libera.” Disse Rachel, ignorando la risposta di Quinn. Poi le venne il timore di aver parlato troppo. In fondo non conosceva la ragazza di fronte a lei, perché avrebbe dovuto condividere i suoi segreti con una sconosciuta?
 
“E che cosa fai?” Chiese istintivamente Quinn, incuriosita. Poi assunse un'espressione dura, maledicendosi per non esser stata in grado di fermare la sua lingua. “Niente, ignora la mia doman-”
 
“Canto.”
 
“Come scusa?”
 
“Quando vengo qui, intendo. Adoro sedermi sul bordo di quella fontana lì, la vedi?” Domandò, indicando con lo sguardo una fontana poco lontano. “Mi siedo e intono qualsiasi cosa mi venga in mente, canto insieme alle rondini nel cielo e ai merli sui trespoli. Canto e mi sento bene.”
 
“Wow.” Mormorò Quinn, interdetta, fissando il vuoto. “E' … E' una cosa molto bella.”
 
“Mio marito dice che è infantile.” Disse Rachel, rabbuiandosi improvvisamente. “Forse ha ragione, ma mi rende felice.”
 
“Se ti rende felice non devi smettere.”
 
Rachel scrollò le spalle, sorridendo amara. E Quinn vide tanta tristezza nei suoi bellissimi occhi nocciola.
 
“Mi piacerebbe sentirti.” Proferì Quinn con un filo di voce, ricorrendo a tutto il coraggio che possedeva.
 
“Sentirmi?” Chiese Rachel sgranando gli occhi. “Intendi, sentirmi cantare? Oh, non so, non ti conosco nemmeno e-”
 
“C'è bisogno di conoscermi per cantare?” Domandò sogghignando. “Dai.” La incoraggiò.
 
Rachel prese un profondo respiro, perdendo totalmente il controllo delle proprie azioni.
E cominciò a cantare.
E Quinn perse un battito.
E poi si innamorò.
 
*
 
 
Da quel giorno aveva cominciato a vedere Quinn ogni volta che ne avesse avuto l'occasione. La bionda si intrufolava nei giardini reali, si sedeva sulla fontana vicino a Rachel e cantavano e ridevano, senza bisogno di nient'altro per essere felici.
 
E pian piano, Quinn capì che senza Rachel non sarebbe mai potuta stare.
E pian piano, Rachel capì che senza Quinn non sarebbe mai potuta stare.
 
Entrambe si interrogarono più e più volte sulla natura del loro rapporto, per niente sicure di come dovessero considerarsi. Quinn, benché ogni giorno che passava accrescesse il suo amore verso la mora, non intendeva farle pressione e si rendeva conto che questa aveva un marito e dei doveri da rispettare.
 
Ma Rachel non volle sentire ragioni. Aveva trovato la felicità, la felicità risiedeva nelle iridi verdi di Quinn, e non era per nulla al mondo disposta a farne a meno.
 
E sopportava ben volentieri le maniere brusche e poco romantiche di Finn mentre era costretta a soddisfare le sue voglie, se ciò avrebbe significato sgattaiolare dalla finestra una volta assopito suo marito, per potere correre tra le braccia della sua donna e fare l'amore con lei.
 
Arrivò persino a tollerare i disgustosi modi di Finn a tavola, imparò a non lamentarsi quando le chiedeva un'altra birra o tornava dall'osteria con una macchia sulla camicia che non sarebbe mai più andata via.
Sì, perché Rachel non aveva mai voluto avere serve o cuoche che facessero il lavoro per lei. Voleva vivere quanto più possibile una vita normale, e Finn non si oppose mai; a lui non interessava granché chi gli cucinasse il pollo arrosto, l'importante era che, tornato a casa, lo trovasse fumante e croccante sul piatto.
 
Egli fu ben contento di constatare che la reggia, da qualche mese a quella parte, profumasse continuamente di lavanda e sua moglie fosse sempre allegra e fischiettante, mentre piroettava qua e là per le stanze, senza un motivo apparente. E ogni volta che le domandava il perché di quel lieto cambiamento, ella gli rispondeva che aveva imparato ad amare la vita.
E Finn non si poneva ulteriori domande, limitandosi a un'alzata di spalle, per poi urlarle di portarle una birra ghiacciata.
 
*
 
Rachel trasalì, udendo il rumore distinto di una manciata di sassolini contro il vetro della finestra quando era ormai già sotto le coperte. Aveva imparato a riconoscere bene quel suono, negli ultimi sei mesi.
 
Si alzò in punta di piedi, stando bene attenta a non svegliare suo marito, profondamente intento a russare come un maiale. Rachel trattenne una smorfia di disgusto, e aprì emozionata la finestra che la separava dal suo amore.
 
“Quinn!” Sussurrò, sorridendo dolcemente, ricevendo un bacio da lontano come risposta. Le era mancata così tanto, e non si vedevano solo da due giorni.
 
“Rach, scendi?” Chiese l'altra con un faccino alla quale la principessa non avrebbe mai saputo dire di no.
 
“E come potrei lasciarti lì da sola?” La provocò, reggendosi al davanzale mentre scavalcava la finestra, per poi atterrare a piedi nudi sull'erba con un balzello appena percettibile.
 
“Indossi solo la camicia da notte! Così ti raffreddi!” Fece premurosa la bionda, vedendo Rachel rabbrividire dal freddo. La accolse in un abbraccio caldo e confortante, inglobandola completamente e permettendole di sentire il battito del suo cuore, che aveva il potere di far dimenticare qualsiasi cosa a Rachel, lasciando spazio all'amore più puro e spiazzante.
 
“Come farei senza di te?” Sussurrò la mora, affondando la testa nell'incavo del collo di Quinn.
 
“Non lo so … Moriresti di freddo?” La prese in giro Quinn, facendola ridere di quella risata che amava tanto.
 
“Anche. Ma soprattutto, morirei di tristezza.” Mormorò dolcemente, alzando la testa e facendo incontrare i suoi occhi con quelli verdi e lucenti della bionda, che risplendevano alla luce della luna, rendendoli ancora più belli e particolari.
 
“Ma questo non succederà. Perché io sono qui.” La rassicurò Quinn, stringendola ancora di più a sé.
 
“Per sempre?”
 
“Per sempre.” Affermò, prima di unire le loro labbra in un dolce bacio dal sapore di eternità.
 
*
 
“Fine.” Sentenziò la donna con un sorriso.
 
“Ma come, mamma, finisce così?” Chiese contrariata la piccola Clara, mettendo su il broncio.
 
“Ma quindi alla fine Quinn e Rachel possono stare insieme o no?” Chiese curioso Michael, il più grande.
 
“Questo dovete deciderlo voi bambini. Io vi ho dato la storia, ora dovete finirla nel modo che preferite.” Spiegò Quinn amorevole, rimboccando loro le coperte e scarmigliando dolcemente i capelli di Michael.
 
I piccoli si ammutolirono, pensierosi. Le due donne si guardarono e sorrisero, intrecciando le loro mani.
 
“E' proprio una bella favola.” Sussurrò Rachel. “Non sapevo che mia moglie avesse queste fantastiche doti di cantastorie.”
 
“Sono una sorpresa continua, eh?” Scherzò Quinn per poi baciarle le nocche con riverenza.
 
“Secondo me Quinn convincerà Rachel a scappare insieme a lei, saliranno in groppa a un unicorno rosa e nessuno le vedrà mai più!” Irruppe Clara come folgorata da un'idea geniale.
 
Le donne ridacchiarono. “La zia Brittany e i suoi unicorni ti influenzano troppo, tesoro.” La rimproverò teneramente Rachel. “Però ottimo finale da favola, complimenti.” Si congratulò e Quinn annuì concordando.
 
Michael roteò gli occhi scocciato nel vedere sua sorella pavoneggiarsi. “Secondo me invece Finn si accorgerà della relazione fra le due, getterà Rachel nelle segrete del castello dove la lascerà morire di fame e di freddo, mentre invece Quinn sarà bruciata viva nella piazza del paese.” Affermò, solo per la soddisfazione di vedere Clara irritarsi.
 
Le due donne scoppiarono in una risata fragorosa. “Non sei molto romantico, eh Mikey?”
 
“Sono solo realista.” Precisò lui alzando le mani.
 
“Oh andiamo, perché devi sempre rovinare tutto?” Lo riprese Clara dandogli uno spintone e imbronciandosi di nuovo, mentre gli altri tre ridacchiavano sotto i baffi.
 
“Bene bambini, è ora di dormire.” Annunciò Rachel alzandosi in piedi e prendendo la mano di Quinn. Diedero la buonanotte ai loro figli, spensero la luce e chiusero la porta senza fare rumore.
 
“Ti amo.” Sussurrò Rachel a un centimetro dal suo viso.
 
“Ti amo anch'io.” Rispose soffiando piano Quinn, prima di unire le loro labbra in un dolce bacio, dal sapore di eternità.
 

ANGOLO DELL'AUTRICE

 
Bienvenidosss! Oddio, sono troppo contenta di partecipare a questa week, davvero! Ho fatto i salti mortali per scrivere questa shot in tempo (solo due ore fa ho saputo che c'era una Faberry Week, so xD) e non credevo di farcela! Spero con tutto il cuore di riuscire ad aggiornare giornalmente, sarebbe un sogno ^^
 
Se passate di qui ditemi che ne pensateeee! Bisous <3
 
  
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