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Autore: Nord_Writer    17/12/2012    1 recensioni
Abbiamo fatto un lungo viaggio. Noi siamo stati creati da esseri di altri pianeti. Esseri che nell'antichità gli umani chiamavano dèi, e che nei giorni vostri chiamano alieni. Noi ci chiamiamo Auditori e proveniamo dal pianeta Torien. Quando ancora l'uomo cacciava le grandi bestie tra il freddo e il gelo, noi trovammo Adepto numero Uno, e lo nominammo Urano. Facemmo degli esperimenti su di lui, affinché l'umanità potesse progredire e aiutarci. Urano fu il primo degli Adepti a cui conferimmo la nostra energia e la nostra tecnologia, chiamata Multiversum. Ma da solo, non poteva utilizzarla, per cui abbiamo iniettato il Multiversum anche a Gea, Adepto numero Due. Insieme, bloccarono il sistema di ibernamento della Terra, e quindi, diedero prosperità e fertilità al genere umano, collaborando con le nostre ricerche. Ma i due Adepti cominciarono a cospirare dietro le nostre spalle atti di forza verso di noi, e l'umanità stessa, per governare la Terra e i cieli. Così, come loro ibernarono la Terra, noi li ibernammo distaccati l'uno dall'altra : Urano venne incastonato nel cielo e Gea nelle viscere della Terra. Così cedemmo il potere a Crono, ma gli Stergo erano ormai in agguato...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Assaporo l'aria di questa collina, da dove vedo la pianura estendersi per vari chilometri, e più in là, intravedo già la città di Athene. Sento il vento giocare coi miei capelli, e trasportare l'odore del mare, che mi entra nelle narici, mentre gabbiani volano sotto il sole di questa ellenica Grecia. ''Di certo sono un Visionario, non un Auditore'' - dico tra me e me. Mi chiamo Arkantos, e sono l'Adepto numero Quattro della settima generazione umana. Mi siedo sfinito sotto una grande quercia, dalla quale sento il fruscio delle foglie e il cinguettio di volatili che ancora non ho mai visto. Ho camminato per trenta giorni consecutivi e ancora non mi fermo un attimo, pensai, così, sotto la grande quercia, chiusi gli occhi, e mi addormentai subito. 
Dove mi trovo? Ma cosa..? Avanzo su una ripida salita, che mi porta su un alto promontorio di un'isola. Noto delle colonne greche : è di buon segno. Da questo punto si osserva tutta l'isola : sono completamente solo su questa isola del Mar Egeo. Sono in procinto di camminare verso l'estremità del promontorio, per cercare qualche pezzo di terra all'orizzonte. Appena faccio i primi passi, una luce cade dal cielo e come una stella cadente, attraversa le nubi. Si ferma davanti a me, e quella luce abbagliante, si trasforma in una donna fluttuante nell'aria : i piedi nudi, una veste lunga di seta color madreperla, degli ornamenti d'oro sui polsi e sul collo, ed infine un elmo sopra i capelli ricci e scuri tirati all'indietro. La vedo aprire gli occhi : sono bianchi e sono quasi accecato dal bagliore che emanano. Quegli occhi sono vuoti, ma nello stesso tempo pieni di energia. ''Arkantos''-disse- e continuò 'figlio di Arkatros, tu giovane uomo greco, ascoltami''. La sua voce sembrava di mille donne che parlavano all'unisono. '' Trova il cieco di Delfi, parla, e lui parlerà, fai attenzione, o mortale. Perchè preannunciarti eventi quando tu stesso li conoscerai?'' Rimasi ipnotizzato dalla sua voce e dal suo aspetto, ma allo stesso tempo ero in allerta, non sapendo cosa stesse succedendo. Capii che lei era Atena, e proprio mentre tentavo di chiederle come arrivare dal cieco di Delfi, le nubi coprirono il sole, cominciò a salire il vento e la terra sotto i miei piedi stava tremando. La dea diventò di nuovo questa luce graziosa, ma prima di andarsene, mi girò attorno al collo per tre volte. La terra si sta spaccando sotto i miei piedi! Devo fare qualcosa! Ma riesco solo ad osservare i fulmini che squarciano il cielo e sentire il rimbombare dei tuoni. Non riesco a restare in equilibrio e mi butto giù, tra le acque del mar Egeo, da almeno dieci metri di altezza ...

Apro gli occhi di colpo. Sento che la mia fronte è tutta impregnata di sudore, e le gocce che scendono dalle foglie della quercia mi cadono sul viso e mi rinfrescano. Devo sbrigarmi ad arrivare ad Athene se non voglio diventare bagnato fradicio -penso, mettendo sulla spalla destra la mia borsa. Passando tra le campagne, noto che la strada diventa sempre più scolpita e larga; incontro anche molta più gente! In un paio d'ore sono passato per colline e pianure e ora, difronte a me, finalmente vedo le mura della città e affianco il Partenone, in tutto il suo splendore. Intanto inizia a piovere. Le nuvole sovrastano la statua del sacro gufo, animale prediletto della dea Atena, i cui occhi fissano pietrificate il vuoto. Entro nella città, accompagnato dai tuoni : tutti si sono rifugiati nelle case, nei templi, nelle botteghe. Cerco un riparo, ma non riesco a trovare nulla visto che non ero mai stato in questa città. ''Presto! Vieni al riparo!''- sento una voce a pochi metri da me. Quando mi giro, quella voce si materializza in un ragazzo con un mantello nero e un cappuccio. ''Vai dentro, parla con il proprietario e lui saprà ospitarti per questa notte''. Così passo la notte  in quella camera, facendo riposare le mie membra; e solo pochi secondi prima di addormentarmi, sento qualcosa di freddo sul petto, un materiale metallico forse, quando tocco l'oggetto con la mano, e lo vedo sotto la luce della luna, questo è un medaglione, un medaglione che non avevo mai visto prima.

  
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