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Autore: Fabio93    03/07/2007    9 recensioni
Il pirata Michael Brown si vedrà costretto a combattere per riavere la propria libertà, e per farlo dovrà affrontare il temibile SoleNero. Un compito apparentemente semplice, ma il vero nemico emergerà dall'ombra insieme alle altre protagoniste della storia: le due spade...
Genere: Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le due spade

Vi presento il primo capitolo della mia storia, lo scopo di quest’introduzione è chiedervi scusa in anticipo per eventuali errori ed imprecisioni nel testo, avviso anche che, riguardo ai possedimenti coloniali, potrei aver sbagliato qualcosa nel distribuire alle varie nazioni i territori caraibici, spero capiate che l’ho fatto per necessità narrative…Ora smetto di annoiarvi, vi auguro una buona lettura e non esitate a farmi presente di eventuali errori!!!
Il protagonista è, in parte, un omaggio a Jack Sparrow...


Capitolo 1: Tutto ebbe inizio quando…

Il sole aveva da poco fatto capolino dall'orizzonte illuminando il cielo d'oriente di una luce rosata in netto contrasto con le masse blu delle nuvole che coprivano a tratti il cielo; il mare placido rimaneva una sconfinata distesa scura, in quelle ore, più che di notte, incuteva timore a chi non si fosse ormai abituato a fronteggiarlo.
Nonostante la sua relativamente breve esperienza, il capitan Michael Brown era uno di questi uomini, si esponeva al vento frizzante della mattina dalla prua della sua caracca pirata appena rimessa in sesto al porto di Tortuga; scrutava l'orizzonte in cerca di un segno di vita da parte di qualche nave mercantile in rotta per Port Royale.
«Non avete ancora rinunciato ad avvistare qualcosa, eh?» gli chiese beffardo Sean, un omone pelato sulla quarantina con parecchi denti d'oro (a quanto diceva) che gli davano un'aria poco affidabile anche quando sorrideva.
«Vedrete che prima o poi succederà qualcosa ed allora mi dovrete delle scuse!» affermò Michael girandosi ad osservare l'amico, in confronto al quale era di corporatura più esile nonostante fosse più alto ma soprattutto poteva vantarsi della sua folta chioma di capelli nerissimi e dei suoi denti insolitamente candidi.
Michael passò oltre spostandosi per il ponte a controllare le funi, facendosi strada fra l'equipaggio che già lavorava sulla nave; ogni uomo, per quanto terribile e forte fosse, lo salutava con rispetto quando lo incrociava: era una piacevole sensazione sentirsi stimato, anche se per ottenere il rispetto di quella gente molto poco raccomandabile, aveva dovuto macchiarsi di peccati irripetibili.
«Io ti ripeto che è un rischio inutile restare così vicini a Port Royale!» continuò Sean seguendolo, era uno dei pochi che si potesse permettere un simile linguaggio colloquiale con Michael dato che le loro storie si erano incrociate molto tempo addietro a Cartagena durante una piccola scorribanda.
Il capitano non lo degnò di una risposta sporgendosi invece a poppa, ma anche da quella prospettiva il mare era piatto, fatta eccezione per la scia lasciata dall'imbarcazione che si allungava per parecchie miglia.
Il capitano emise un sospiro deluso, erano ormai parecchi giorni che tentavano di incrociare la rotta di un qualche mercantile, ma forse aveva davvero sbagliato i suoi calcoli restando così vicino a Port Royale; d'altra parte in quei dieci anni di attività si era guadagnato un bel po' di attenzione da parte della Compagnia delle Indie britannica.
«Nave dritta a prua!» annunciò con la sua voce squillante da ragazzino Jonatan dalla coffa, interrompendo, in modo tutt'altro che spiacevole, i suoi pensieri. Il capitano rivolse lo sguardo alla coffa togliendosi il cappello nero adornato da un ciuffo di piume rosse a mo' di ringraziamento al ragazzino di tredici anni che gli aveva appena illuminato la giornata, rivolse poi un sorriso beffardo a Sean prima di dirigersi alla suddetta prua.
Arrivato sfoderò il suo cannocchiale e dopo una breve ricerca scorse gli alberi di una nave che incrociava la loro rotta.
«Si direbbe un flute...» constatò con un lieve sorriso passando poi il cannocchiale a Sean.
«Un flute, sì! E da come è basso si direbbe anche bello carico!» aggiunse raggiante Sean ridando il cannocchiale al legittimo proprietario.
«Ordini?» chiese poi impaziente mentre tutto l'equipaggio puntava gli occhi su Michael.
«Beh, il flute è inglese, issate la bandiera inglese e correggete la rotta per farla convergere con quella del flute!» ordinò con semplicità lui senza nemmeno guardare l'equipaggio che già si metteva ai propri posti «Ah, dimenticavo, caricate i cannoni e qualcuno mi porti le mie pistole!» aggiunse poi sempre scrutando la preda che procedeva lenta verso di loro, ignorando il pericolo che la attendeva.
Dopo poco Duffy, un uomo poco più vecchio di lui dai capelli lunghi ed unti con le due spade che tintinnavano sbatacchiando sui suoi fianchi, gli porse le due pistole che lui portava sempre con sé sorridendogli e mostrandogli i suoi molti denti marci.
Il capitano prese la cintura che univa le due armi, personalizzate e modificate da lui stesso, a canna doppia, legandosele alla vita, cariche e pronte all'uso; poi rimase in attesa di raggiungere il flute mentre la sua caracca, la Dark Light, si inclinava leggermente di lato per intercettare la rotta dell'altra nave.
Dopo un'attesa quantomeno distruttiva, il flute era ormai distante poche centinaia di metri, Michael prese il cannocchiale, localizzando il capitado dell'altra imbarcazione che a sua volta lo scrutava da prua, lui sventolò il cappello per salutarlo, cercando di apparire innocuo, l'altro non diede risposta ma, al contrario, diede una qualche istruzione al timoniere correggendo la rotta per allontanarsi dalla nave: evidentemente la loro manovra avventata per avvicinarsi li aveva insospettiti.
Michael non diede importanza alla manovra, in fondo il flute stava esponendo il fianco ed ora era a portata di cannone, piuttosto portò lo sguardo sull'equipaggio di cui la nave sembrava scarseggiare.
«Bene!» disse riponendo il cannocchiale «Mostriamo loro la vera faccia della Dark Light! Fuori i cannoni!» urlò, subito acclamato dall'equipaggio che salì sul ponte munito di fucili e sciabole sguainate, il timoniere, ormai abituato, fece virare la nave per permettere una mira migliore ai cannoni, con un sonoro schianto i portelli si sollevarono mostrando minacciosi i quaranta pezzi d'artiglieria della caracca.
«Issate la bandiera!» ordinò poi senza fretta vista la lentezza del flute; le urla eccitate dei pirati quasi coprivano la sua voce mentre la bandiera inglese veniva sostituita con la bandiera della ciurma di Michael: un teschio su sfondo nero con in bocca un rubino rosso sangue che osservava minaccioso l'altra nave.
«Fuoco!!» urlò poi. Il suo ordine venne riferito sotto-coperta e, con un rombo assordante, tutti i cannoni di destra, rigorosamente caricati a mitraglia, fecero fuoco: la nave si inclinò per il portentoso rinculo mentre un fumo bianco e denso dall'odore acre della polvere da sparo copriva il flute alla visuale della caracca.
«Virate ed avvicinatevi a quei mammalucchi!» ordinò poi al timoniere, con un sorriso crudele dipinto in volto, in piena estasi guerriera. Con una stretta e brusca virata la nave oltrepassò la bianca cortina avvicinandosi velocemente al flute che intanto aveva estratto i cannoni; il fianco esposto ai pirati risultava tutto bucherellato dalle scariche delle batterie e gran parte dell'equipaggio era stato macellato dalle micidiali rose di piombo.
Appena la caracca fu abbastanza vicina, l'altra imbarcazione fece fuoco con le sue poche batterie e istintivamente Michael si abbassò tenendosi il cappello mentre le palle di cannone colpivano la barca alzando migliaia di schegge lignee. I pirati urlarono per la sorpresa, poi più forte per la rabbia: la paratia era semi-distrutta e l'albero di mezzana era stato danneggiato compromettendo la velocità di crociera.
«Fategli assaggiare un po' di piombo!» ordinò il capitano: ancora una volta i cannoni spararono assordandoli tutti, appena il fumo si diradò i pirati notarono con esultanza che l'equipaggio si era ridotto ad ormai una decina di individui.
«Prepararsi all'arrembaggio!» urlò raggiante Michael incoraggiato dalle grida dei suoi uomini. Mentre la caracca si avvicinava minacciosa al flute inerme, i pirati mulinavano urlanti le sciabole ed i fucili, impazienti di saziarsi del sangue dei marinai dell'altra barca.
Quando ormai la caracca stava per accostarsi, con un grido che coprì quello selvaggio dei pirati, decine e decine di uomini, anzi, soldati in divisa blu, sciamarono fuori dalla coperta, schierandosi poi ai lati del flute, coi fucili puntati.
«Non è proprio il carico che mi aspettavo...» commentò Michael mentre il sorriso gli svaniva dal volto, quei soldati inglesi superavano di molto il numero della sua ciurma: doveva allontanarsi immediatamente. «Via di qui e in fretta!» urlò al timoniere. Contemporaneamente i soldati fecero fuoco coi fucili e i proiettili sibilarono attorno al capo del capitano mentre qualche uomo cadeva in mare, fulminato, alcuni suoi uomini risposero al fuoco mentre gli altri prendevano i posti di manovra.
«Caricate i cannoni, affondate quella bagnarola!» ordinò aggrappandosi poi ad una fune dell'albero di bompresso mentre la caracca compiva una strettissima virata per allontanarsi inclinandosi pericolosamente di lato.
«Nave a prua!» gridò Jonatan; tutti, immediatamente, si girarono e videro una nave molto più grossa che si avvicinava minacciosa alla caracca: un possente galeone da guerra con una cinquantina di cannoni puntava dritto verso di loro. Michael rimase paralizzato per lo shock: la marina inglese gli aveva teso una trappola micidiale, senza via d'uscita. Per scostarsi dal flute, erano andati contro-vento, mentre il galeone li raggiungeva frontalmente, sospinto dalla brezza.
Un rombo simile a cento tuoni interruppe le sue riflessioni, le palle da cannone fischiarono rumorosamente sulle loro teste: erano palle incatenate e si impigliarono negli alberi, spezzandone gli alberetti e squarciando le vele.
«Maledetti bastardi!!» inveì Michael contro l’equipaggio del flute. Ora la nave, già contro vento, era completamente immobile ed inerme, ormai lo scontro col veliero era inevitabile.
«Fuoco al mio ordine!»disse e tutti i pirati rimasero col fiato sospeso mentre l’imponente nave gli sfilava davanti sovrastandoli con la sua mole.
«Fuuuoooco!!» sbraitò; le batterie della caracca fecero fuoco una dopo l’altra distruggendo e storpiando il fianco del galeone, eppure la nave sembrava incassare i colpi senza nessuna conseguenza.
I cannoni tacquero e poi fu il turno del galeone armato con cannoni più pesanti e potenti. Con un rombo assordante che li investì quasi in modo fisico, la caracca si inclinò quasi a rovesciarsi tremando sotto le palle di piombo, schegge di ogni dimensione si sollevarono in aria, alcuni dei suoi uomini vennero spazzati via, presi in pieno. La scarica sembrava non finire mai, ma alla fine un silenzio, assordante quasi quanto il rombo dei cannoni, calò sulla nave; l’albero di trinchetto pendeva fuori bordo, sbilanciando tutta la caracca col fianco dilaniato dalle palle di piombo, l’intera nave era avvolta dal fumo e dall’odore della polvere da sparo.
Tutti i pirati rimasero a guardarsi sbigottiti, Michael tremava di rabbia vedendo la sua nave rovinata. Delle urla spezzarono il silenzio mentre i soldati del galeone abbordavano la caracca grazie a delle funi; Michael lanciò un grido quasi disumano lanciandosi all’assalto sguainando la spada, un soldato gli si parò davanti menando un fendente verticale, lui lo bloccò senza problemi e con una spinta lo fece arretrare trafiggendolo poi con un affondo, il soldato si piegò in due con un rantolo; il capitano estrasse la spada passando al prossimo soldato che gli dava le spalle, con un grido gli trafisse un polmone. Continuarono così per parecchio tempo, tenendo testa ai soldati fino a impregnare il ponte di sangue.
Michael stava duellando con un soldato quando, con la coda dell’occhio, vide un lampo di luce, con un balzo si sottrasse al fendente rimettendosi poi in guardia a fronteggiare il nuovo avversario.
Si trovò davanti un uomo della sua età, biondo con gli occhi verdi e furbi, magro, ma muscoloso.
«Mi concede l’onore?» gli chiese quello tentando un affondo.
«Come potrei rifiutare un duello col capitano Cromwell?» rispose lui deviando il colpo e rispondendo, ma quello arretrò di un passo e la lama si limitò a sfiorarlo, poi tornò avanti con un fendente obliquo. Michael fermò la spada facendo incrociare le lame, applicando forza crescente.
«Commodoro, ora!» precisò l’altro disimpegnandosi con una piroetta alla quale seguirono altri veloci scambi.
«Oh, vi siete ripreso bene dall’incidente a Charles Town!» commentò il pirata in un momento di pausa prima di tornare a duellare. Il commodoro fece una smorfia ricordando la sconfitta del suo bastimento che aveva tentato di fermare Michael nei pressi della città.
Michael tentò di prevalere sull’avversario con la forza, ma quello era molto più veloce di lui ed evitava tutti i confronti diretti con la sua lama, attaccandolo con fendenti mirati e rapidi.
Dopo un po’ si rese conto che il commodoro stava per avere la meglio, allora tentò un affondo, ma l’altro lo eluse replicando con un fendente. Michael lo deviò appena in tempo, la lama però gli procurò un profondo taglio sulla spalla; il capitano arretrò, si concesse un attimo per riprendersi e tornò all’attacco con tutta la forza che gli rimaneva. La sua lama si abbatteva come un maglio sulla guardia di Cromwell che aveva la faccia contorta nello sforzo di resistere. Alla fine riuscì a disimpegnarsi tentando poi di trafiggere la spalla del nemico: quella mossa però, offrì l’occasione a Michael di incrociare le lame e con un sonoro stridio le spade si bloccarono. I due erano faccia a faccia, Michael con un sorriso tirato, consapevole della sua superiorità fisica, e il commodoro con la faccia rossa e contratta.
«Sei finito!»gli disse Michael con voce gracchiante per il prolungato sforzo; lentamente le due spade si avvicinavano alla faccia di Cromwell, spinte dalla forza di Michael.
Il capitano rivolse al commodoro un sorriso beffardo, sicuro della sua vittoria, ma sottovalutò l'agilità del suo avversario: infatti quello si disimpegnò e, prima che la spada del pirata lo raggiungesse, gli trafisse con la punta della lama la mano.
Il pirata si lasciò sfuggire un piccolo grido di dolore e lasciò cadere la spada. Spalancò gli occhi accorgendosi del suo errore, tentando di recuperare l'arma, ma la punta della sciabola del commodoro lo bloccò permettendo all’inglese di impossessarsene.
«Bell’arma!» commentò col fiato corto osservando la spada del pirata, ne inclinò la lama e la luce, in quel modo, creò dei riflessi rossi sul metallo.
«Ecco perché vi chiamano Spada Rossa!» aggiunse riportando lo sguardo sul pirata.
«Lusingato che vi ricordiate il mio soprannome...»ribatté lui con finta allegria «Beh, immagino di aver perso...» aggiunse aprendo le braccia in segno di resa, poi, con uno scatto fulmineo estrasse le due pistole caricandole e puntandole verso il viso del commodoro.
Cromwell non smise di sorridere, anzi, con un cenno del capo, invitò il pirata a guardarsi attorno: solo allora Michael si accorse che tutti i suoi uomini erano disarmati ed inermi, il pirata alzò le spalle tenendo le armi puntate sul nemico.
«Meglio andarsene con stile!» disse preparandosi a far fuoco, improvvisamente negli occhi gli esplosero migliaia di luci colorate, cadde a terra, colto da un dolore lancinante e l'ultima cosa che sentì fu il tonfo del suo corpo che si accasciava, svenuto, sul ponte.

   
 
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