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Autore: katvil    17/12/2012    3 recensioni
da quel giorno il mondo sembrava esserle crollato addosso. Quello che pensava fosse l’amore della sua vita, era finito e Paola voleva solo chiudersi in se stessa tagliando fuori tutto il resto del mondo. Ma sua sorella non ci sta e la trascina ad un concerto, dove conoscerà qualcuno che potrà cambiare la sua vita.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Dai Cry… lo sai che non ho voglia di uscire. Non insistere.”
“E invece no!!! Adesso ti alzi da quel cazzo di letto, ti metti una maglietta e un paio di jeans, ti lavi la faccia e vieni con me al concerto degli After! Ho già i biglietti perciò non mi farai buttare 15,00 € dalla finestra! MUOVITI!”
Sua sorella sta in piedi di fianco al letto, le mani sui fianchi, la testa leggermente chinata da una parte e un piede che batte nervosamente sul pavimento: stasera non avrà scampo. Così Paola si alza di malavoglia, posa il libro che sta “leggendo” (finge di dover studiare per ingannare Cristina, ma neanche quella tattica funziona), prende la maglietta dai Calibro 35, s’infila nei jeans e va in bagno per darsi almeno un aspetto umano. Ammazza che occhiaie! La scelta d’infilarsi una maglietta gialla non è stata molto felice: risalta ancora di più il colorito cadaverico del suo viso. E i capelli poi… mamma mia!! Sembra abbia un nido in testa! Si sistema i lunghi ricci biondi in una coda improvvisata, si passa un po’ di correttore sotto gli occhi (non che serva a molto a dire il vero…) e s’infila le scarpe. Tanto non staranno certo a guardare me… saranno tutti impegnati a seguire il concerto… Pensa tra se e se mentre esce dal bagno, non ancora convinta di quello che sta facendo.
“Eureka!! Finalmente sei pronta! Dai Paola che è tardissimo, lo sai che voglio stare in transenna davanti a Manuel!”
“Come se a lui interessasse qualcosa…”
“Come? Hai detto qualcosa Pa?”
“No niente… Dicevo solo di muoverci altrimenti se non ti vede lì davanti mica inizia!”
“Gneeeeeeeeeee!!” Cristina inizia a ridere e riesce a strapparle un sorriso mentre corrono giù dalle scale. L’entusiasmo della sorella la sta contagiando: forse ha ragione lei e le serve davvero una serata fuori per darle una scossa. Da quella sera non ha più messo il becco fuori da casa: proprio non ha voglia di vedere gente. Ovviamente non è riuscita ad evitare Cristina, che non l’ha lasciata sola un secondo. E’ come la sua seconda pelle: due sorelle così diverse, ma che non potrebbero vivere una senza l’altra. Qualsiasi cosa le accada, Paola sa che Cristina sarà lì ad aiutarla a rialzarsi dalle cadute o ad esultare con lei per le sue vittorie. E anche questa volta è stato così: quando la sua vita è andata in frantumi, ha trovato la sorella pronta a raccogliere i cocci con lei.
Quel pomeriggio le aveva detto che l’avrebbe trascinata a Bologna al concerto degli Afterhours. Aveva cercato in tutti i modi di opporsi, ma non c’era stato verso. Cristina aveva deciso che doveva darsi una scrollata e stasera sarebbe stata all’Estragon, sotto il palco, anche al costo di dovercela trascinare per i capelli ed era sicura che la sorella avrebbe benissimo potuto farlo! Cristina è così testarda e impulsiva che se si mette in testa qualcosa non la ferma nessuno. Come facessero ad essere sorelle non lo capiva proprio, visto che lei al contrario è più tranquilla e pacata. Cristina ha 23 anni e Paola 21, ma spesso sembra lei la maggiore, quella più saggia e assennata. Anche nell’aspetto fisico sono totalmente opposte: alta, con dei lunghi ricci biondi ad incorniciare un viso quasi angelico e due occhi azzurro cielo Paola (merito della mamma finlandese dalla quale ha preso l’aspetto fisico), bassina, con i capelli corvini lisci tagliati a caschetto e gli occhi neri come la notte Cristina (i geni tipicamente mediterranei del papà hanno fatto il loro lavoro).
Salgono in macchina e Cristina mette in moto.
“Non mi dire che hai intenzione di farmi subire tutta sera questa faccia…”
Paola guarda fuori da finestrino il paesaggio correre via con un’espressione malinconica: l’ultima volta che era salita in macchina era con lui… I ricordi si affollano nella mente: due anni non sono facili da dimenticare. Francesco è stato il suo primo amore, quello che per primo è riuscito a farla sentire davvero una donna e ancora non può credere che sia tutto finito. Quando due settimane prima l’aveva chiamata, aveva capito subito dal tono di voce che non sarebbe stato il solito appuntamento. Era salita in macchina e Francesco aveva iniziato a girare a vuoto per le campagne. Lo sguardo fisso davanti a se, come se avesse paura ad incrociare lo sguardo di Paola. Così, dopo un’ora di pellegrinaggio, si era decisa ad affrontarlo.
“Chicco, che c’è? E’ da un’ora che stiamo girando a vuoto e non mi hai ancora rivolto la parola. Vuoi dirmi che succede?”
“Paola… io… non so come dirtelo… ma… vedi… ecco… non ti amo più… Non me la sento più di stare con te.”
Sentendo quelle parole il cuore di Paola si era fermato. Era rimasta lì, incapace di muovere un solo muscolo anche solo per respirare. Non poteva crederci. Aveva capito che qualcosa non andava, ma non credeva che fossero arrivati al capolinea. Dopo un quarto d’ora di smarrimento in cui non si rendeva neanche più conto di dove fosse, aveva provato a chiedere spiegazioni per cercare di capire il perché, cosa stesse accadendo nella testa di Francesco, ma era stato tutto inutile. Così si era fatta riaccompagnare a casa. Dopo pochi giorni per caso l’aveva incontrato al centro commerciale, ma non era solo: era con Sara, una tipa che era entrata da poco nel loro gruppo di amici, e si abbracciavano e baciavano come due fidanzatini. Adesso si che le era tutto chiaro: non era lei ad essere sbagliata, lei non aveva fatto proprio niente. Semplicemente quella stronza si era messa in mezzo e lui si era lasciato infinocchiare da due begli occhi verdi e un paio di tette. Ecco dov’erano finiti due anni della sua vita: buttati via senza neanche avere il coraggio di dirle in faccia le cose come stavano veramente. Da quel giorno si era chiusa in se stessa senza volere più vedere nessuno, permettendo solo a Cristina di starle vicina, o almeno di provarci.
Gli occhi di Paola rincorrono le luci al lato della strada, una lacrima esce a rigarle la guancia sinistra.
“Ehi Pa…” La voce rassicurante di Cristina interrompe i suoi pensieri.
“Tranquilla Cry, è tutto a posto” Asciuga la lacrima vigliacca, si volta sorridendo verso la sorella e, come il solito, alza il volume dello stereo ben sapendo che è una cosa che la fa imbestialire. Cristina è una casinista nata, ma quando guida diventa peggio della nonna Abelarda!
“PAAAAAAAAAAAA!!! Smettila o mi farai diventar sorda prima di arrivare al concerto!” e iniziano la loro solita lotta con la manopola del volume.
“Finalmente siamo arrivate!” Gli occhi di Cristina risplendono mentre guarda il tendone dell’Estragon: non è la prima volta che assiste ad un concerto degli Afterhours, ma ogni volta le emozioni che vive la fanno sentire come se non fosse mai stata sotto quel palco. Vedere Cristina così radiosa fa bene al cuore di Paola: la musica è la vita di sua sorella, non potrebbe farne a meno, tanto che si è pure inventata una band con la quale gira per locali suonando cover. In realtà non è che l’abbia proprio “inventata” lei: con Klizia e Romina, batterista e bassista della band, si conoscono da una vita e fin da bambine fantasticavano e se chiedevi loro che lavoro avrebbero fatto da grandi, rispondevano “La rock star!”. Così un giorno, quando erano in seconda liceo, hanno deciso di provarci e sono nate le Crazy Pretty Rockers. Si divertono barcamenandosi tra cover dei Pearl Jam e dei Nirvana e magari un giorno faranno anche pezzi loro. Aveva provato a coinvolgere anche la sorella nel suo progetto, ma non c’era stato verso: Paola non è proprio la tipa da stare su un palco senza vergognarsi come una ladra!
Quando si tratta dei suoi Afterhours Cristina diventa davvero una bambina: non la si tiene più, sembra una teen-ager impazzita che salta e urla di gioia per ogni cretinata! Dopo qualche minuto di fila, entrano e si piazzano davanti alla transenna. Col passare dei minuti il locale inizia a riempirsi. Paola continua a guardare la sorella così sorridente ed entusiasta che parla di continuo facendo pronostici sul concerto. Adesso è davvero contenta di averla accompagnata: un sorriso di Cristina vale più di tutto l’oro del mondo. La band finalmente sale sul palco e Paola si fa trasportare dalla musica che ha imparato ad amare grazie ai cd che la sorella ascolta 24 ore su 24. La musica è davvero terapeutica, soprattutto se le note ti arrivano dritte nell’anima: è totalmente coinvolta dalle note che si spargono nell’aria, la sua attenzione catalizzata dai musicisti che si muovono sul palco e i pensieri per una sera si fermano dimenticando Francesco, almeno per un po’.
“Ma che ca…” Ad un tratto Paola viene interrotta da una spinta improvvisa. La ragazza si volta per prendere a parolacce quel cretino che le si è appena buttato sulla schiena, ma lui la precede.
“Scusami, non volevo. E’ stata colpa sua!” e ridendo indica uno dei suoi amici: quattro ragazzi tra i 25 e i 30 anni, alquanto alticci a dire il vero.
“Mmmmm……” Paola lo guarda stizzita e si torna a voltare verso il palco.
Tempo qualche minuto e il tipo torna all’attacco. Approfittando di una pausa, si avvicinano
“Scusa, posso dirti una cosa?”
Ma che cavolo vuole questo? Paola vorrebbe mandarlo a quel paese: è lì per il concerto e perché ce l’ha trascinata sua sorella, non di sicuro per subirsi un rompiscatole ubriaco. Però lo sguardo di quel ragazzo ha qualcosa che la colpisce: non capisce bene di che colore siano i suoi occhi vista la scarsa luce nella sala, ma sono così luminosi che fatica a staccarsene. Il taglio particolare, leggermente allungato, gli dona quel non so che di orientale (anche se i tratti non lo sono affatto) che l’affascina.
“Dimmi…”
“Sei davvero bellissima!”
“Grazie…” Risponde senza dare davvero peso al complimento appena ricevuto da un tizio che fatica a tenersi in piedi però la cosa la fa sorridere.
La musica riparte e con essa anche il tentativo di pogo messo in atto da quel tipo e dai suoi amici. Paola sulle prime è davvero spazientita da quella mandria di bufali impazziti, ma poi si dice che alla fine è uscita per divertirsi e quei tizi non stanno facendo niente di male così si unisce a loro trascinando con lei anche la sorella che la guarda come se avesse visto un fantasma “Paola che ti sei fumata???”
“Niente perché?” e inizia a ridere come una pazza guardando la faccia contrariata della sorella che non riesce a capire se sia sveglia o preda di una qualche allucinazione.
Fortunatamente il pogo di quei cinque disgraziati non è così selvaggio e le due ragazze riescono ad uscirne indenni. La musica si ferma per una pausa prima dei bis così il tizio ne approfitta per avvicinarsi di nuovo a Paola.
“Visto che è tutta sera che io e i miei amici vi saltiamo sulla schiena, posso almeno chiedervi come vi chiamate?” Il suo viso è sorridente e lo sguardo non è proprio di quelli più lucidi, ma è bello come il sole e Paola non riesce a staccargli gli occhi di dosso ogni volta che le rivolge la parola. Vincendo la sua timidezza, decide di rispondere.
“Io mi chiamo Paola... e lei… è mia sorella Cristina…”
“Io sono Filippo e loro sono Cristian, Nico, Palla e Roby”
Palla???? Che razza di soprannome è????Paola sorride guardando gli amici di Filippo senza capire chi sia chi, ma immagina che il famigerato Palla sia quel tipo un po’ cicciottello che si agita come un tarantolato stringendo la sua Ceres come fosse un trofeo. Ma la cosa che la fa sorridere maggiormente è il modo di parlare di Filippo: si mangia la r e lei ama i difetti di pronuncia.
Manuel Agnelli[1] e soci riprendono possesso del palco e Paola torna ad immergersi nella musica. Non può fare a meno però di notare che Filippo le si è posizionato di fianco e la sta guardando sorridendo leggermente appoggiato alla sua spalla. Non capisce bene se lo fa per avere un contatto con lei o perché ha trovato un punto d’appoggio sicuramente più stabile di quanto non lo siano le sue gambe, ma la cosa non le dispiace per nulla. Cristina ogni tanto si volta a guardare la sorella per capire se è tutto ok e vedendola sorridere non può che essere soddisfatta della serata: la sua missione di stanarla dalla sua camera e farla divertire almeno per una sera ha funzionato!
 
“Uddio Pa… sono stati fantastici!! Ho ancora il cuore in gola… Quando sono partite le note di Quello che non c’è[2] credevo di svenire… mamma mia quanto li amo! Ogni volta mi lasciano senza fiato!”
“Hai ragione Cry, sono davvero unici” Le due sorelle si scambiano le impressioni sul concerto appena vissuto in un modo tutto loro fatto di gesti e frasi che ormai costituiscono una specie di rito. Si avviano verso l’uscita quando vedono un tizio che si sbraccia per attirare la loro attenzione: è Filippo, quello che credevano di aver perso in mezzo alla folla dell’Estragon.
“Ehi… ragazze andate già via? Non vi fermate a bere qualcosa con noi?”
“No grazie, dobbiamo andare altrimenti non arriviamo più a casa.” Cristina si avviva verso l’uscita del locale lasciandosi dietro quello strano tipo.
“Beh… allora mi daresti almeno il tuo numero di telefono?” Filippo prende l’iniziativa e si volta verso Paola.
Ma è scemo questo????Paola guardava il suo interlocutore con gli occhi sbarrati Però è anche tanto carino… dai… magari è così ubriaco che manco riesce a scrivere… facciamolo contento… Vincendo la sua titubanza, Paola lascia il suo numero a Filippo che prova a trafficare con il cellulare nel tentativo di scrivere qualcosa, saluta lui e i suoi amici ed esce dal locale rincorrendo la sorella che nel frattempo è quasi arrivata alla macchina.
“Quando Manuel ha fatto roteare la chitarra mi sembrava di morire! Mamma mia quanto è figo!”
“Cry… ma Rodrigo[3]??? Dove lo mettiamo???”
“Avrei un’idea su dove mettere Rod! Ahahahhahah!”
Per tutto il tragitto le due ragazze ricordano i momenti salienti del concerto appena vissuto: le risate sono tante, come non ne facevano da settimane. Paola si rende conto di quanto sia importante la presenza di sua sorella, la sua ancora di salvezza, il porto sicuro dove sa di poter sempre approdare.
“Cry…”
“Dimmi..”
“Ti voglio bene”
“Anch’io scimmia”
Il tragitto verso casa procede veloce mentre lo stereo rimanda note che fino a pochi minuti prima partivano da un palco e Paola si sente finalmente serena e rilassata. Poi le torna in mente Filippo, quello che è successo…
Ma come cavolo mi è venuto in mente di lasciargli il numero? Devo essere proprio impazzita… Ma come mi è venuto in mente di lasciare il numero a quel tizio? Va beh che era davvero messo male! Sicuramente domani non saprà neanche più chi sono, figurati se si ricorderà di me. Ripensa agli occhi di Filippo e al suo sorriso, chissà se mai lo rivedrà e rimane assorta a fissare le luci che corrono veloci fuori dal finestrino.


[1]Cantate degli Afterhours
[2] Brano degli Afterhours del 2002
[3] D’Erasmo, polistrumentista e violinista degli Afterhours
   
 
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